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Il Vaso di Pandora
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ottobre 1999 - Le indagini iniziate su quanto il Pentagono ha definito ‘incidenti’ nell’isola portoricana di Vieques, hanno aperto il classico vaso di Pandora.
In un commento antecedente in questa stessa rubrica avevamo considerato che i fatti più recenti che avevano provocato sia le proteste sia le due commissioni, una dello stesso governo di Porto Rico e l’altra presidenziale, ordinata da Clinton nel giugno scorso, non fossero che la punta dell’iceberg di ciò che succede in questa piccola isola-municipio di circa 30 chilometri di lunghezza.
Il breve tempo trascorso lo ha confermato ampiamente.
Da un lato la Commissione presidenziale ha raccomandato al segretario della Difesa, William Cohen, che la Marina ottenga il permesso per riprendere le manovre a Vieques, però coprendosi le spalle nell’aggiungere che queste non devono superare le 130 all’anno e che si trovi una soluzione per abbandonare il luogo in cinque anni.
Nel mentre, la Commissione creata in maggio su richiesta del governatore di Porto Rico, Pedro Roselló, pretende la cessazione delle manovre e il ritiro immediato della Marina in quanto vengono violati i diritti fondamentali riconosciuti dalla comunità internazionale e hanno effetti pregiudizievoli sulla qualità della vita e sull’ambiente.
Naturalmente la Marina nordamericana respinge i termini delle due commissioni e per mezzo dell’ammiraglio Jay Johnson insiste sul fatto che gli addestramenti a Vieques sono per lei essenziali e, per di più, assicura che non vi è nella zona altra località simile che raggruppi simili condizioni.
Se si pensasse che la Marina restasse senza protezione di fronte alle raccomandazioni della Commissione presidenziale e all’apparente accettazione da parte del segretario Cohen, con lancia in resta al suo fianco si è schierato niente di meno che il presidente del Comitato delle Forze Armate del Senato John Warner, repubblicano eletto per la Virginia, che ha assicurato, secondo il giornale ‘The Washington Times’, che avrebbe fatto "tutto il possibile per evitare che il Governo di Porto Rico ottenga che la Marina si ritiri da Vieques".
Il fatto è che persino il governatore Roselló, che guida il Partito Nuovo Progressista, che spinge per l’annessione, ha testimoniato alla Commissione presidenziale nordamericana, reiterando la necessità del ritiro della Marina.
Questo tema – come avevamo segnalata nel servizio precedente – ha unito la Nazione portoricana.
Per di più, nella stessa isola di Vieques, prosegue la disobbedienza civile e un pescatore – i quali negli anni ‘70 sono stati i portabandiera di questa battaglia – Michael Pablo Connelly, deve essere giudicato il prossimo novembre dal Tribunale degli Stati Uniti per Porto Rico (situazione che chiarisce perfettamente la condizione di colonia dell’Isola) con l’accusa di essere entrato illegalmente in territori della Marina lo scorso 25 maggio.
Da maggio, uno dei leader dell’indipendentismo, Rubén Berrios, si è insediato in un improvvisato accampamento a Vieques per manifestare fisicamente la sua protesta.
Gli avvenimenti di quest’anno, per quanto spaventosi, vengono sbiaditi da quanto si sta scoprendo.
Adesso l’annessionista Roselló ha espresso il suo disagio, termine quanto meno lieve, perché ha scoperto che il Pentagono da anni nasconde ai governi portoricani di aver immagazzinato armi atomiche in questa Isola dal decennio del 1960.
Il segreto è stato svelato dalla rivista ‘The Bulletin of Atomic Scientists’ – citata dall’agenzia PL – la quale, con la Legge della Libertà di Informazione, ha avuto accesso a documenti declassificati dallo stesso Pentagono che indicano come, tra il 1956 e il 1975, siano stati immagazzinati a Porto Rico 150 bombe nucleari aeree e di profondità.
Il vaso di Pandora è stato aperto. Sicuramente dovremo ancora sapere molto sulla Marina a Vieques e a Porto Rico in generale.

Vieques, la punta dell'iceberg
ottobre 1999 - Le attività della Marina degli Stati Uniti a Vieques costituiscono una violazione dei diritti fondamentali riconosciuti dalla comunità internazionale e hanno un effetto che pregiudica e che va a detrimento della qualità della vita e dell'ambiente, per cui si esige la fine immediata di queste attività e il ritiro da questa piccola isola, nel municipio di Porto Rico.
Non si tratta di una considerazione del riconosciuto movimento indipendentista portoricano che continua a denunciare questi problemi dagli anni '40, né un'opinione personale della giornalista. Basta un breve esempio - dopo le amplieremo - delle conclusioni raccolte nella "Relazione al Governatore di Porto Rico, onorevole Pedro Rosello", pubblicato dalla Commissione Speciale di Vieques, creata nello scorso maggio per studiare la situazione in questa isola.
La Commissione era presieduta da Norma Burgos, segretaria di Stato, da senatori e da rappresentanti dei partiti Nuovo Progressista, Popolare Democratico e Indipendentista Portoricano; dai sindaci di San Juan e di Vieques, Sila Calderón e Manuela Santiago; da rappresentanti dell'Associazione dei Pescatori e delle Organizzazioni Civiche e da monsignor Roberto González, arcivescovo di San Juan. La sua creazione è stata la conseguenza diretta dei più recenti avvenimenti a Vieques: la morte nello scorso aprile di un civile e il ferimento di altre quattro persone, nell'Accampamento García, a causa del lancio di una bomba da 500 libbre da un aereo F-18 della Marina, proveniente dalla portaerei John F. Kennedy.
Evidentemente è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, dato che dopo questo errore - così qualificato dalla Marina per spiegare il fatto - ci sono state numerose testimonianze e denunce, ora documentate dalla Commissione governativa, in cui, come si può rilevare, ci sono personalità di tutto il ventaglio politico, sostenitori dell'annessione di Porto Rico come Stato n° 51, quelli che propugnano il mantenimento dello status quo e gli indipendentisti.
Vieques - per cominciare - è una piccola isola di 11 Km. di lunghezza per 2 di larghezza, situata a sud-est di Porto Rico, con una popolazione di 9.300 abitanti. Delle sue terre, i tre quarti sono occupati dalla Marina dal 1939, anno in cui gli abitanti sono stati obbligati a 'rilocalizzarsi' in altre aree.
La relazione precisa che le attività della Marina nordamericana a Vieques sono cominciate durante la Seconda Guerra Mondiale "come parte della politica di difesa militare", fatto che continua a tutt'oggi.
Secondo il documento "sono state ridotte l'area residenziale e le attività commerciali della popolazione civile a una striscia di terra di circa tre miglia di lunghezza nel centro dell'isola", con la proibizione della pesca, principale sostentamento economico dei suoi abitanti, fatto questo che ha provocato i maggiori scontri nel decennio '70, ha spiegato Edwin González, rappresentante a La Habana del Nuovo Movimento Indipendentista Portoricano.
La lotta ora è diversa - ha proseguito - si è ampliato il ventaglio di persone che partecipano alle grandi proteste, dai pescatori agli indipendentisti, a tutta la nazione portoricana, per far sloggiare la Marina.
C'è un dettaglio significativo nel documento. La Commissione si dichiara "perplessa" per la scoperta che a Vieques sono state utilizzate munizioni rivestite di uranio ridotto. Hanno ottenuto il documento per mezzo del 'Freedom Information Act'.
In aprile, a proposito dell' "incidente" riferito, il portavoce della Marina nordamericana a San Juan, Robert Nelson, ha confermato che nel mese precedente era accaduto un altro "incidente isolato": un aereo da combattimento aveva sparato per errore 263 proiettili all'uranio ridotto in un poligono di tiro, a solo 20 Km. da un villaggio.
Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti afferma nella sua pagina di Internet che "c'è una grande ignoranza sull'uranio degradato", però grazie alle loro informazioni sappiamo, per esempio, che ha una radioattività del 40 % rispetto al naturale, che è molto infiammabile e che sono necessari anni per il suo completo degrado (dei 263 proiettili se ne sono potuti recuperare solo 57, indica la Relazione) e intanto si infiltra nel suolo e nelle acque sotterranee.
Non è sorprendente allora comprovare che l'incidenza del cancro a Vieques è il doppio della media di Porto Rico, fatto segnalato nello stesso modo dalla Commissione, oltre a maggior mortalità infantile, alla presenza di componenti esplosivi (RDX e Tetril) nelle riserve di acqua potabile, che il 73.3 % della popolazione si trova sotto il livello di povertà, la disoccupazione è del 5.9 % maggiore di quella di Porto Rico, e la qualifica di effetti dannosi e inesorabili sull'ambiente, sull'ecologia, sulle risorse naturali e nelle acque adiacenti.
La Commissione raccomanda, da una parte, di continuare le ricerche, e dall'altra parte la cessazione immediata di tutte le attività della Marina nordamericana a Vieques e il passaggio, con celerità, dei terreni in suo possesso alla gente di quest'isola.
Una recente inchiesta ha dato come risultato che il 73 % dei portoricani appoggia l'espulsione della Marina da Vieques, un 44 % si oppone alle presenza del Comando Sud e un 40 % sostiene l'inserimento di Porto Rico nella lista dei territori coloniali.
Nello scorso luglio, il Comitato dei 24 o di Decolonizzazione delle Nazioni Unite ha approvato una Risoluzione dove ribadisce il diritto del popolo portoricano alla sua indipendenza e comprende il ritiro della Marina nordamericana da Vieques.
Il presidente Clinton, di fronte alla protesta e alla grave situazione a Vieques, ha ordinato di creare una Commissione del Pentagono sul tema, la quale non ha ancora emesso le sue conclusioni, però autorità della Marina insistono sul fatto che si tratta di un'enclave essenziale per la "sicurezza nazionale" e per l'addestramento della flotta atlantica.
Vieques - ha ricordato Edwin González - è un pezzo, anche se importante, nel complesso di basi americane a Porto Rico, che occupano un 13 % del suo territorio (8.897 chilometri quadrati). Una presenza militare che sta crescendo, come intitola il settimanale 'Claridad' un documentato articolo sul tema.
Questo aumento è comprovato innanzitutto con l'assegnazione dello Stato Maggiore del Comando Sud a Fuerte Buchanan, nell'area metropolitana di San Juan, e con lo stanziamento delle truppe - che devono abbandonare Panama per i trattati sul Canale Torrijos-Carter - a Guaynabo.
Con una metafora si può affermare che Porto Rico è una grande base militare nordamericana, in quanto le installazioni si trovano ai quattro punti cardinali e all'interno del territorio.
Il paese ha la maggiore concentrazione di risorse militari nordamericane in America Latina. Per sottolineare questo stato coloniale, questi terreni sono di proprietà degli Stati Uniti e non affittati.
Risulta quanto meno ironico che questa situazione continui a esistere a tre mesi dalla fine degli anni '90, all'inizio del XXI secolo e del terzo millennio, quando le Nazioni Unite hanno dichiarato il decennio '90 come fine del colonialismo nel mondo.

Un settembre portoricano
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settembre 1999 - Quindici portoricani sono stati per quasi due decenni nelle carceri degli Stati Uniti. In questo settembre undici di essi sono usciti in libertà condizionata, il che tuttavia significa un trionfo della causa per cui hanno sofferto questi anni, la causa dell’indipendenza.
Gli undici che usciranno dopo aver accettato la strana amnistia proposta dal presidente Clinton, sono Dilcia Pagán, Alicia Rodríguez, Ida Luz Rodríguez, Alejandrina Torres, Carmen Valentín, Edwin Cortés, Elizam Escobar, Adolfo Matos, Ricardo Jiménez, Luis Rosa e Alberto Rodríguez.
Per Juan Segarra e Oscar López è stato proposto una diminuzione della pena, accettata dal primo, ma rifiutata da López (condannato a 70 anni), recluso a Terre Haute, Indiana.
Però non si fermerà qui la campagna per la libertà dei prigionieri politici portoricani, poiché ai rimanenti due, Antonio Camacho e Carlos Alberto Torres, non è nemmeno stato proposto nulla.
Settembre è un mese speciale nella secolare storia della lotta di questa isola caraibica. Il 23 settembre 1868 Ramón Ermeterio Betances avrebbe iniziato – con il ‘Grido di Lares’ – la ribellione nazionale contro il colonialismo spagnolo. E il 12 settembre, ma del 1891, nasce don Pedro Albizu Campos, guida del nazionalismo portoricano.
"Porto Rico ha diritto all’indipendenza, poiché quando venne firmato il Patto di Parigi (1898), grazie al quale gli Stati Uniti si impossessarono dell’Isola, Porto Rico già godeva di una sovranità riconosciuta internazionalmente. Pertanto la Spagna non aveva il diritto di cederla, né gli Stati Uniti di acquisirla".
Così, con brevi e precise parole, don Pedro avrebbe riassunto la illegalità del trapasso di Porto Rico dal colonialismo spagnolo a quello nordamericano.
Proprio la lotta nazionalista – al suo apice degli anni ‘50 – sarebbe stata la causa dei primi prigionieri politici portoricani, Rafael Cancel Miranda, Lolita Lebrón, Oscar Collazo, Andrés Figueroa Cordero e Irving Flores, i quali restarono reclusi in condizioni di rigore – come i prigionieri attuali – in carceri del territorio nordamericano.
Di essi, proclamati eroi nazionali, sono ancora in vita nella loro Isola, Rafael Cancel e Lolita Lebrón.
I 15 prigionieri politici portoricani sono stati imprigionati nello scorso decennio. La durata delle condanne a loro comminate varia tra i 65 e i 90 anni. Edwin González, capo della missione a La Habana del Nuovo Movimento Indipendentista Portoricano, ha commentato che la sentenza eccessiva che hanno loro imposto non è proporzionata a quelle comminate ai peggiori criminali nordamericani.
Il presidente del Collegio degli Avvocati di Porto Rico, Eduardo Villanueva, ha riferito al settimanale ‘Claridad’ che il crimine di cospirazione sediziosa attribuito al gruppo di prigionieri politici portoricani, in altre parti del mondo comporta una pena massima di cinque anni, mentre negli Stati Uniti la sentenza applicata costituisce in pratica un ergastolo.
Inoltre, durante la permanenza nelle carceri degli Stati Uniti – che secondo Gonzáles sono un altro esempio della situazione coloniale di Porto Rico – i 15 prigionieri politici erano sottoposti a condizioni lesive dei diritti umani e persino penali.
Ciò è stato confermato a ‘Granma Internacional’ dall’avvocato Rafael Anglada, il quale ha precisato di essere a conoscenza nei particolari dei casi di Juan Segarra e di Dilcia Pagán per aver rappresentato entrambi nelle procedure della libertà su parola.
"Tutti i prigionieri politici portoricani, confinati federali, avevano diritto alla libertà su parola poiché la data dei fatti era precedente alla legge del 1987 secondo la quale la sentenza deve essere scontata per circa l’85 %. Vale a dire che dopo dieci anni potevano richiederla, ma mai venne loro accordata. Una volta, nel caso di Dilcia, questa fece un magnifico esposto. La presidente della Giunta le rispose soltanto: "Ci vedremo tra 15 anni". Una crudeltà e un’arbitrarietà.
Anglada ha ritenuto che tutte le condizioni imposte per l’amnistia sono offensive sul piano morale, come per esempio il fatto che la Giunta Libertà Su Parola possa controllarli per detenzione di droga ogni volta che lo voglia. Ma la cosa più problematica sembrerebbe essere stata quella del rifiuto della violenza. Tuttavia in un comunicato datato 7 agosto, il Comitato Pro Diritti Umani a Porto Rico avvisava che essi "si erano già impegnati nel 1997, vale a dire due anni prima del perdono presidenziale condizionato, a prescindere da ogni metodo politico portante alla violenza, per unirsi al processo democratico di Porto Rico e al problema del suo status".
E’ interessante considerare che, esigendo la rinuncia alla violenza per cambiare lo status di Porto Rico (quello definito Stato Libero Associato) di fatto lo stesso presidente Clinton li riconosce come prigionieri politici, ciò che è un altro importante trionfo per la causa indipendentista.
Undici prigionieri politici portoricani sono fuori dalle carceri nordamericane. Indubbiamente la forte campagna per la loro liberazione, a Porto Rico e negli Stati Uniti, ha avuto successo. Di questa vi è qualcosa che deve essere messa più in rilievo: è un trionfo della nazione portoricana, più oltre – ha affermato Edwin González – dei settori indipendentisti.
Nazione portoricana – con la sua lingua, la sua cultura, le sue tradizioni – che un secolo di dominio nordamericano non ha potuto cancellare.
Settembre continua a essere un mese di particolare rilievo per la secolare lotta di Porto Rico per la sua sovranità. Quest’ultimo anno del decennio ‘90 conferma questo capriccio della storia.

Indignazione per le manovre della Marina statunitense
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giugno 1999 - La ripresa delle esercitazioni militari della Marina da Guerra degli Stati Uniti in una zona prossima alle acque territoriali dell’isola di Vieques ha risvegliato l’indignazione dei portoricani che hanno anche indetto varie e massicce proteste a San Juan.
Due mesi fa i portoricani avevano iniziato una campagna di rifiuto della presenza di questo corpo armato nordamericano nell’isola e avevano intensificato la loro protesta dopo la morte di un civile e il ferimento di altri quattro a causa delle bombe sganciate da un aereo da combattimento.
Una delle organizzazioni che protestano è il Partito Indipendentista (PIP) che sostiene la sua denuncia sul fatto che la Marina statunitense sta violando varie disposizioni legislative federali a Vieques, compreso le leggi sulle Specie in via di Estinzione, sull’Acqua Pulita e dell’Ordinamento sulla Giustizia Ambientale.
Gli stessi ufficiali hanno ammesso il 10 maggio, in risposta a un’istanza di un’organizzazione non governativa degli U.S.A., detta Progetto sui Prodotti Militari Tossici, che avevano sperimentato munizioni all’uranio nell’isola. Si tenga presente che, secondo gli stessi regolamenti statunitensi, una particella di uranio dello spessore di un millesimo di millimetro, introdotta in un polmone umano, può generare una quantità di radiazioni 800 volte superiore al livello di guardia per la salute.
Quanto al danno ecologico, i consulenti ambientalisti del PIP hanno scoperto che l’area utilizzata per le manovre è l’habitat del pellicano marrone, in pericolo di estinzione, e della testuggine franca, la più grande del mondo.
"Questa è una prova dell’arroganza con cui il Governo degli Stati Uniti tratta Porto Rico", ha commentato il congressista nordamericano José Serrano, nato in questo paese caraibico.
La Marina statunitense ha occupato la maggior parte del territorio di Vieques nel 1941 e da allora lo utilizza per fare esercitazioni militari che comprendono esperimenti di bombardamenti aerei.

Errori radioattivi della flotta statunitense
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giugno 1999 - Lo scorso aprile un aereo militare statunitense sbagliò mira e scagliò due bombe da 227 Kg. che uccisero una guardia della sicurezza civile nell'isola di Vieques. Ancora indignati per questo fatto, i portoricani sono tornati alla carica contro la Marina da Guerra nordamericana, dopo essere venuti a conoscenza di un altro dei suoi "errori", ha riportato Prensa Latina.
Secondo fonti ufficiali di Washington, la forza navale che occupa dal 1939 due terzi dell'orientale isola-municipio ha sparato 263 proiettili con uranio a soli 20 Km. da un villaggio, durante un'esercitazione militare nello scorso marzo.
Anche se la Flotta lo considera un fatto isolato, l'ammissione dei fatti dimostra l'utilizzo di materiale altamente radioattivo e, di conseguenza, la violazione del Trattato di Tlatelolco, del quale gli Stati Uniti sono firmatari. La denuncia presentata dal Partito Indipendentista Portoricano (PIP) sarà analizzata dal governatore Pedro Rosello per comprovare l'infrazione di un accordo internazionale, secondo Kenneth MacClintock, presidente della Commissione per gli Affari Federali del Senato della nazione caraibica.
Il portavoce della forza navale, Robert Nelson, ha ammesso l'illegalità dell'uso di questi proiettili a Vieques, isola che, con l'enclave giapponese di Toril Shima, a Okinawa, sono gli unici due posti al mondo dove si effettuano esercitazioni di tiro con questi proiettili all'uranio che pesano da 300 a 700 libbre ciascuno.
Le accuse contro la flotta si basano inoltre sul rischio che corrono i 9.300 abitanti di Vieques, dove la radioattività dell'uranio ha provocato un'incidenza di cancro di 208 per ogni 100.000 persone, quasi il doppio della media di Puerto Rico.
Tutti i settori della società portoricana, compreso il congressista democratico nordamericano Peter Deutsch, si sono uniti alla campagna per cacciare la Marina statunitense dall'isola.
La Commissione per i Diritti Civili della nazione caraibica ha richiesto al presidente Clinton - secondo la EFE - di ordinare l'immediata sospensione dei bombardamenti con munizioni reali in questo posto e richiede inoltre una valutazione della situazione ambientale da parte di organismi nazionali e nordamericani per la presentazione di soluzioni fattibili dei problemi che deve affrontare questa comunità.
Già nel 1970, questa Commissione aveva inviato a Washington una relazione in cui venivano rilevate serie violazioni ai diritti civili degli abitanti di Vieques, ma non ha mai ricevuto risposta.
Giorni fa, di fronte alla bellezza del paesaggio in una spiaggia di Vieques controllata dalla Marina degli Stati Uniti, il presidente del PIP, Rubén Berrios, non ha potuto fare a meno di esclamare: "Come possiamo permettere che ci tolgano questo?!".

La contaminazione delle basi nordamericane

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febbraio 1999 - Nelle ultime settimane, il ritiro totale degli Stati Uniti dal Canale di Panama il 31 dicembre di quest’anno ha richiamato l’attenzione, per diversi motivi.
Per esempio, il Governatore di Porto Rico, Roberto Roselló che ha appena perso un referendum con il quale voleva integrare l’Isola come stato dell’Unione - si vanta dell’inizio dei preparativi per il trasferimento da Panama dell’Esercito Sud degli Stati Uniti.
Secondo la notizia, il passaggio - che darà completezza al Trattato Torrijos-Carter del 1997 - comincerà nel marzo prossimo e l’inaugurazione ufficiale del così detto Forte Buchanam avrà luogo in luglio.
Roselló aveva compiuto ingenti sforzi affinché L’Esercito Sud - che svolge le sue funzioni in tutta l’America Latina - si insediasse a Puerto Rico, ma nel 1996 il Dipartimento nordamericano della Difesa lo aveva messo da parte e aveva optato per la Florida. Ciò nonostante, adesso si vanta dei milioni di dollari che saranno investiti a Puerto Rico per ospitare l’Esercito Sud nella sua nuova base.
Tuttavia, l’esistenza delle basi nordamericane, in questo caso a Panama, parlando solo dal punto di vista della sicurezza e dell’ecologia, non si rivela una panacea.
Secondo gli stessi accordi sul Canale, gli Stati Uniti devono "decontaminare" le aree dove sono stabilite le basi. Ma un rapporto dell’Esercito nordamericano, citato da IPS, consegnato alle autorità panamensi alla conclusione della prima fase nel 1990, avverte che "circa un terzo dei 15.100 ettari contaminati da proiettili inesplosi, in tre luoghi differenti contigui al Canale, non possono essere bonificati per motivi ecologici".
Oltre i proiettili inesplosi - continua - nelle 14 basi militari che gli Stati Uniti hanno avuto sulle rive del Canale, si trovano ancora inquinanti, come resti di idrocarburi e residui di armi chimiche immagazzinate o usate per esperimenti.
Tra le armi chimiche sono state identificate sostanze che attaccano il sistema nervoso, altre che provocano la morte per asfissia e il così detto "gas mostaza", utilizzato nel Viet Nam.
Il quotidiano
The New York Times ha scritto che certamente gli Stati Uniti si stanno ritirando da diverse basi militari nel mondo, ma ciò che lasciano dietro è pericoloso per la popolazione e per l’ambiente.
Panama, che sta riuscendo a disfarsi delle basi nordamericane installate nel suo territorio dal 1914, ha motivi per avvisare il governatore Roselló che avrà più problemi che vantaggi come risposta ai tanti sforzi che dice di aver fatto per portarle a Porto Rico.