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Pegasos: il mito svelato




Il presente articolo č gią apparso sulla rivista:





Pegasos: il mito svelato
Anni or sono veniva annunciato dalle più gloriose riviste Amiga di quei tempi il fallimento Commodore, come una tragedia sulle prime pagine di un quotidiano: scelte sbagliate, errori di marketing, la rincorsa ad una tecnologia custom oramai poco conveniente sia sul piano delle prestazioni sia su quello economico, e tanti altri fattori in parte prevedibili portarono in breve tempo alla morte di una grande ditta. Ma non certo alla morte di una grande comunità. Nessuno avrebbe scommesso 2 lire su cosa sarebbe accaduto dopo, nè tantomeno la sottoscritta avrebbe mai immaginato, a quasi otto anni di distanza, di ritrovarsi nel delicato ed imbarazzante compito di recensire un "nuovo Amiga"...

Ho scritto questo delizioso appellativo tra vigolette nel rispetto dell'ideologia di quelle persone (e sono ancora tante!) che non se la sentono di definire tale un prodotto privo del marchio ufficiale di AmigaINC. Ma ha ancora senso una simile presa di posizione ? Sicuramente fa una certa impressione a chi vi scrive parlare di inuovo Amigan... il termine in sè ha assunto una quasi-sacralità dopo tutti questi anni. Ma il momento è arrivato, e come promesso tante volte vedremo di svelare -o sfatare, se è il caso- questo mito in modo chiaro e limpido come sempre. iIn groppa al cavallo, dunque, o prodi eroi sopravvissuti! Quali cieli mai ci attendono ?n


Uno sguardo al packaging ------------------------

Sono la prima in Italia ad avere messo le mani su una scheda madre Pegasos (anche se le cose dovevano andare un pò diversamente, n.d.r) Non c'è però da esserne propriamente orgogliosi, se si pensa che al momento di scrivere i pochi esemplari prodotti sono già stati tutti venduti a programmatori o betatesters, e alcuni problemi legati al chipset Articia ne hanno momentaneamente bloccato la produzione su larga scala, creando comprensibili polemiche e disagi tra i tanti desiderosi acquirenti. Ma una lode particolare va all'attenzione che Genesi (ex Thendic France) sta riservando all'aspetto promozionale e alle iniziative atte a fornire la scheda madre gratis o a metà prezzo per scopi pubblicitari o recensioni. Il pacchetto mi è stato recapitato in pochi giorni tramite Federal Express. All' interno del voluminoso imballo trovava posto una anonima scatoletta di cartone bianco da circa 20 x 30 cm di lato in cui alloggiavano, ben imballati e protetti in alcuni casi da plastica antistatica imbottita, i seguenti componenti: 1) la scheda madre vera e propria; 2) la schedina CPU; 3) un foglietto A4 piegato in 2 parti, riportante il logo di Genesi e di Pegasos e l'utilissima descrizione dei connettori della scheda madre; 4) un paio di simpatiche etichette autoadesive con il logo del Pegasos, atte a ornare come ciliegine sulla torta la macchina che ci accingiamo ad assemblare. La scheda madre è una micro ATX di fattura pregevole e ordinata, dotata di 3 slot PCI + 1 AGP, slot CPU, 2 sockets RAM PC133, connettore Floppy, 2 connettori IDE, connettore dedicato ai contatti di controllo frontali e connettore di alimentazione ATX. E' ben visibile un piccolo Chip a fianco del northbridge Articia: si tratta dell'"April 1" di cui tanto si è discusso, il cui compito è quello di patchare alcuni difetti del suddetto chip, che è stato sostituito con la versione II ma solo nelle macchine vendute di seguito. Sul retro sono presenti una porta Joystick/Midi standard a 15 poli, una seriale a 9 poli e una parallela a 25, oltre alle due porte PS2 per mouse e tastiera e i 3 mini jack audio dai colori normalizzati, 2 USB, 2 FireWire, una presa Ethernet RJ45 e persino una porta audio digitale S-PDIF. Sulla scheda madre sono poi disponibili connettori addizionali tra cui un ingresso microfonico, ingressi audio ausiliari e un ulteriore presa FireWire. Siamo rimasti invece molto perplessi nel notare la totale assenza di software, laddove ci aspettavamo come minimo la presenza di un CD contenente l'immagine di installazione di MorphOS e altri programmi annunciati, come per esempio Voyager, Frogger, TurboPrint e tanti altri nelle loro versioni native. Per fortuna Nicolas Sallin, contattato in proposito, ci ha fornito i dati per l'accesso al sito FTP dedicato ai "Betatester II", da cui prelevare l'immagine ISO di MorphOS (la 1.1 al momento di scrivere questa recensione) completa di istruzioni (circa 10 MB compressi) e successivi aggiornamenti. Inizialmente abbiamo avuto dei problemi nella creazione del CD di boot, poichè l'immagine ISO scaricata veniva rifiutata non solo da MakeCD ma addirittura da Nero sotto Windows, provocando in entrambi i casi messaggi di errore. Siamo riusciti nello scopo solo utilizzando l'ultimissima versione di MakeCD (3.2d public beta 10). Dando un rapido sguardo al contenuto del CD di boot appena creato abbiamo notato subito la presenza del kernel di MorphOS iboot.imgn (si tratta del file che viene caricato e lanciato dal Bios di Pegasos) e le classiche directory di sistema a cui siamo abituati tra cui
Classes, Devs, Fonts, Prefs, S, etc. Esiste anche una nuova directory chiamata MorphOS, assegnata per default come mossys:, all'interno della quale viene riprodotto un secondo "albero" simile a quello superiore contenente però quelle componenti di sistema che non dovrebbero essere modificate o rimosse. Si tratta di una scelta a mio avviso migliorabile, in quanto spesso è (a detta di altri beta testers) fonte di ambiguità o mancato riconoscimento di librerie, classi e devices. Oltre a Voyager PPC non abbiamo però riscontrato altri applicativi. Sul sito FTP erano anche presenti un archivio di APDF PPC, materiale per sviluppatori (GCC) e altra documentazione sul bios SmartFirmaware di Pegasos, che abbiamo provveduto a stampare per una successiva consultazione.


Primi... voli -------------
In attesa che fosse disponibile tutto il materiale ordinato, necessario per l'assemblamento definitivo della macchina, abbiamo voluto provare subito la scheda madre per verificarne il corretto funzionamento, servendoci di hardware "di fortuna". Abbiamo posizionato il Pegasos a fianco di un computer pre-esistente, prelevandone il cavo di alimentazione ATX e il connettore IDE di un CDROM, da cui fare il boot e la prima installazione. Come HD abbiamo recuperato un 20 GB configurato come Master e lo abbiamo connesso al connettore IDE primario, riservando il secondario per il CDROM. Abbiamo riciclato da un altro computer una scheda video AGP basata su SiS326, poichè attualmente era l'unica in nostro possesso a rientrare nella lista dei chip video supportati.

Con mouse e tastiera nessun problema: un comunissimo Mouse e una Tastiera PC (si, quelli coi connettori "colorati" ;) sono serviti egregiamente allo scopo.

Ultimo componente, ma non certo per importanza, la tanto problematica RAM! Il north-bridge Articia adottato impone delle restrizioni ferree al tipo di moduli DIMM che possono essere impiegati su questa piattaforma, obbligando alla scelta di moduli PC133 REGISTERED (= BUFFERED) e NON HYPERPAGE. Non avendo al momento modo di ottenere informazioni sui vari moduli RAM in nostro possesso, abbiamo scelto la via della sperimentazione. E in effetti ci è andata bene al primo colpo, con un modulo PC133 da 128MB "preso a prestito" da un malcapitato PC a nostra disposizione. Abbiamo dunque chiuso (per il momento manualmente con una pinzetta, ma voi magari siate più garbati...) l'apposito contatto Power del connettore misc e incrociato le dita: sul monitor davanti a noi ecco apparire dopo pochi istanti lo schermo del BIOS, segno che tutto (o quasi) era andato per il verso giusto. Seguendo le istruzioni abbiamo digitato l'apposito comando per compiere il boot da CD, e in pochissimi secondi è apparso il rassicurante logo di MorphOS della cgxbootpic.library, per lasciare subito posto allo schermo di Ambient, il "workbench" di MorphOS. Per la distribuzione è stato scelto un semplice schermo 640x480 a 75Hz ornato da una simpatica immagine di sfondo renderizzata. Ma la prima cosa a colpire l'avido occhio amighista sono state le icone a 24 bit con tanto di alpha channel (e quindi antialiasing nei confronti dello sfondo)! Una vera delizia oltre che una simpatica prospettiva di divertimento futuro nella creazione di icone personalizzate... Per essere precisi, 2 erano le icone presenti: quella del RAM disk e quella del CD "MorphOSBoot". Siamo stati piacevolmente colpiti dalla velocità di refresh praticamente fulminea in ogni operazione svolta, ma ci saremmo stupiti del contrario visto che si tratta di hardware abbastanza "a passo coi tempi" rispetto alle nostre medie abituali... Navigando per i cassetti del CD abbiamo subito notato altre icone molto avveniristiche, di cui quasi tutte sembrerebbero realizzate con un programma di grafica 3D, molto curate nei dettagli. E la domanda sorse spontanea: ma avranno curato con la stessa minuziosità anche altri aspetti molto più vitali del sistema ? Simpatico anche il nuovo look delle finestre Intuition e della barra dei titoli dello schermo, e altrettanto simpatica l'idea che sia tutto quanto configurabile a piacere dell'utente, così come lo sarà in AmigaOS 4. Anche il puntatore del mouse mostrava tutte le sue sfumature e l'uso dell'alpha channel. A questo punto però abbiamo deciso di completare l'installazione per rimandare il divertimento ad un secondo tempo.
Sempre seguendo scrupolosamente le istruzioni, abbiamo lanciato il programma SCSIConfig (vi ricorda qualcosa ?) nel cassetto Tools, per procedere al partizionamento dell'HD. Sinceramente eravamo abituati all'interfaccia molto più grafica ed intuitiva di HDToolBox, ma non abbiamo incontrato difficoltà a creare
2 partizioni del tipo voluto: la prima di circa 50MB atta a contenere l'immagine del kernel (boot.img), il cui filesystem deve essere assolutamente FFS (la versione nativa PPC residente, poichè il BIOS attualmente può leggere solo partizioni FFS); la seconda di lunghezza arbitraria, atta a contenere il sistema operativo come d'abitudine, e per ragioni di presunta maggiore sicurezza ed efficienza abbiamo optato per SFS (sempre in versione nativa e residente). Dopo aver dato l'OK, assecondando tutti i requester di avvertimento, e resettato, ci aspettavamo di trovare le icone delle 2 partizioni "uninitialized" sul desktop al riavvio per una successiva formattazione, ma stranamente non rispondevano all'appello. Neppure per il DOS erano visibili i nomi (DH0: e DH1:) delle partizioni appena create, e neppure per il comando Format di Ambient, sintomo che probabilmente SCSIConfig non aveva salvato un bel niente delle nostre modifiche. Dopo buone mezz'ore di prove disperate abbiamo deciso di abbandonare momentaneamente l'impresa. Fortuna vuole che la sottoscritta si ricordasse di un messaggio apparso tempo prima sulla mailing list di MorphOS, in cui si faceva riferimento alla necessità (abbastanza inspiegabile, del resto) di adottare cavi IDE ad altà densità (80 poli). E proprio con l'adozione di un 80 poli fu finalmente possibile partizionare e formattare l'HD senza problemi. Fatto ciò, abbiamo copiato il kernel boot.img in DH0: e tutto il restante contenuto del CD di boot in DH1: tramite shell, impostate le variabili del Bios per compiere l'autoboot da questa partizione, e finalmente il sistema ha potuto avviarsi da HD senza problemi. Come note riguardo al BIOS dobbiamo dire che ci avrebbe fatto piacere l'adozione di un BIOS un pò piu' "evoluto", magari dotato di interfaccia grafica a menu come quelli presenti sui moderni PC, anzichè essere interamente in linea di comando... Può inoltre capitare che si generino strani messaggi di errore o addirittura il bios vada in tilt, se durante la fase di inizializzazione viene mosso il mouse (ma si tratta di un problema noto).

prime... cadute ---------------
Sistemato provvisoriamente l'hardware, abbiamo voluto incominciare a "giocare" un pò con Ambient e sondare le caratteristiche del sistema, per farci una prima impressione e capire i seppur minimi dettagli che differenziano questa versione di MorphOS per Pegasos da AmigaOS standard. La verità è che, trascorso un primo momento di euforia, ci siamo imbattuti in gravi problemi di instabilità del desktop: dopo aver raggiunto pochi livelli di directory o compiendo semplici operazioni con le icone, il sistema si bloccava irrimediabilmente. In simili tragici frangenti si tende a pensare che sia tutta colpa dell'hardware, e nel nostro caso la maggior indiziata era la RAM, a detta di tutti la componente piu' problematica. Forse la DIMM da noi impiegata non era esattamente del tipo corretto...? Invece questa volta l'hardware funzionava a puntino ed era il caso di accantonare momentaneamente l'eventuale martello o tanica di benzina...

Discutendo del problema sulla apposita mailing list dedicata ai BT II ci è stato confermato che effettivamente Ambient (almeno fino alla versione 1.10 in nostro possesso) *è* altamente instabile; per questa ragione la maggior parte degli utenti Pegasos avrebbe installato l'ottimo Dopus Magellan come degno sostituto!
Una verità abbastanza paradossale, con tutto il mio rispetto per il buon Magellan che già mi vedevo prossimamente nel compito di installare (quasi quasi...)! Ma non bisogna mai disperarsi: il destino vuole (e qui purtroppo dobbiamo tirare in ballo il destino, in quanto la scelta di separare i ibetatester In dai ibetatester IIn riservando a questi ultimi solo gli aggiornamenti mensili o più "cospicui", è per certi versi un pò sadica e infelice...) che il giorno dopo venisse rilasciata sul sito FTP la nuova immagine ISO di MorphOS 1.2 contenente, cosa più importante, anche Ambient in versione 1.17! Eseguita nuovamente la semplice procedura di installazione descritta poc'anzi, ci siamo finalmente trovati davanti a un desktop apparentemente usabile e senza segno di cedimenti. Ora però si era reso disponibile tutto il materiale necessario ordinato (a questo proposito vorrei ringraziare il caro amico Roberto Traverso di iPunto Servicen - S.Margherita Ligure per la sua deliziosa disponibilità e collaborazione) ed abbiamo deciso di procedere all'assemblamento definitivo di Pegasos prima di passare all'analisi dettagliata del software.


All'...assemblaggio! --------------------
Allo scopo abbiamo scelto un normalissimo case mid-tower ATX dall'estetica gradevole con alimentatore di medie dimensioni, un HD Maxtor IDE da 60GB, un masterizzatore Samsung RW 40-12-40, un lettore CDRom LG 52x e un utilissimo ZIP Iomega 250 interno. Abbiamo dovuto optare per dispositivi IDE in quanto, purtroppo, il supporto di controller SCSI da parte di MorphOS sembra non sia ancora affidabile o garantito, benchè nella lista di compatibilità vengano elencati diversi modelli basati sui chip Symbios. Ma avremo modo in futuro, eventualmente, di verificarne il funzionamento. Anche i floppy (orrore, orrore!) non sono ancora supportati da MorphOS, ma per completezza (e per il suo costo irrisorio) abbiamo voluto montarne uno ugualmente. Come scheda grafica la scelta è ricaduta su un'economica (ma sempre almeno 100 volte più potente dei nostri "vecchiumi", coi suoi 64MB di VRAM DDR) ATI Radeon 7000, dal momento che le Radeon fino al modello 9000 erano tutte elencate nella compatibility list, e non ci sembrava il caso di spendere ulteriori soldi per una 9000, visto che nessuno ci garantisce un adeguato supporto per le accelerazioni 3D da parte di MorphOS.
Se il primo avvio è stato il momento più emozionante, l'assemblamento del Pegasos è stata la fase più divertente in assoluto e completamente priva di scogli: è bello poter disporre di una scheda ATX standard senza bisogno di apportare modifiche artigianali in pieno stile "amighista". E' bello poter contare su connettori standard, come quello dei contatti frontali, per esempio, dove poter connettere tranquillamente i tasti di reset, accensione e spegnimento, led di attività degli HD, altoparlante interno, senza più bisogno di impazzire o inventarsi soluzioni custom e complesse come eravamo abituati precedentemente, nell'atto di towerizzare o apportare modifiche ai nostri amati/odiati Amiga! E' bello poter comodamente fissare la motherboard al fondo metallico del case usando le viti in dotazione (al case) e vedere tutti i forellini combaciare, senza l'incubo di vedersi già armati di trapano e filettatore... ed è anche bello poter inserire una scheda AGP, basta solo non pensare che quello del Pegasos è ancora un "lento" AGP 2X... ma sempre meglio dello "pseudo-PCI" delle vecchie CyberStormPPC! Per quanto riguarda i dispositivi IDE abbiamo deciso di riservare il primo canale (in totale il Pegasos offre 2 canali) all'HD, impostato come master (mi raccomando, l'HD da cui si esegue il boot deve sempre essere Master e collegato all'ultimo connettore, questa almeno è la teoria) e lo ZIP come slave. Sul canale secondario abbiamo collegato il masterizzatore e il CDRom. Su entrambi i canali, per sicurezza e visti i gusti un pò "difficili" della macchina, abbiamo utilizzato cavi IDE ad alta densità (80 poli). Anche se dalle prove fatte in precedenza si è notato che la dissipazione di calore del PowerPC G3 600 montato su questa macchina è relativamente bassa, abbiamo preferito dotare il dissipatore in alluminio di una ventolina, che è stata agevolmente collegata all'apposito connettore standard a 3 poli posto nelle vicinanze, sulla scheda madre. Dopo aver verificato minuziosamente ogni operazione svolta abbiamo potuto avviare la macchina accendendo l'interruttore dell'alimentatore, e quindi agendo sull'apposito pulsante di avvio ATX.


In volo con le farfalle -----------------------
Dalle prove che abbiamo potuto eseguire compatibilmente con la realizzazione di una prima rapida recensione, emerge fondamentalmente un fatto: non si tratta (ancora) di una macchina adatta al grande pubblico, di un sistema "chiavi in mano" e che non richieda una notevole perizia, amighisticamente parlando, per la messa a punto del lato software. In effetti per ora nessuno ha mai affermato il contrario, anzi: la verità "ufficiale" è che la fase di beta-testing non si è ancora conclusa, e non potremo parlare di distribuzione e di un packaging definitivo prima di quel momento. Principalmente, un computer per poter essere usato con produttività necessita di un Desktop che ci fornisca ialmenon tutte quelle comodità cui noi eravamo abituati grazie al Workbench 3.9, potenziato dai vari DefIcons, RAWBInfo, utility e commodity varie e tutti i programmi di contorno quotidianamente e umilmente al nostro servizio. Attualmente Ambient non è in grado di offrire tutto questo, poichè si tratta di un "workbench-replacement" ad uno stadio ancora molto embrionale. Per rendere meglio l'idea lo potremmo paragonare ad un vecchio Workbench 1.2, sperando con il cuore che i tempi necessari per diventare anche solo "3.9" non siano dello stesso ordine di grandezza... Ma veniamo ai dettagli. Non esiste alcuna funzionalità di "deficons", ovvero non è possibile definire dei tipi custom di icone con relativo tool di gestione da associare ai vari tipi di files, e non c'è modo di far funzionare il programma DefIcons originale. Esiste solo un supporto molto elementare, limitato ai tool, project, disk... in pratica come sui nostri Workbench 3.5/3.9 senza l'uso di DefIcons. Non clonando Ambient l'API del Workbench originale in tutta la sua completezza, siamo ugualmente impossibilitati ad usare RAWBInfo; il requester "information" di Ambient è molto spartano e non supporta il dragging delle icone al suo interno, e se si seleziona "Save" quando non esiste un'icona associata al file, nessuna icona di default viene creata. Lo spostamento di icone multiple spesso genera errori o blocchi oppure viene copiato solo il primo file della selezione. Altra grossa mancanza è il modo "ViewByName" per listare il contenuto di una directory testualmente: per adesso i files possono venire visualizzati solo come icona, e neppure in modo del tutto corretto (spesso la rudimentale funzione "SortByName" non funziona per niente, a volte le icone spariscono o non possono essere selezionate, o persino vengono disegnate fuori dal bordo sinistro della finestra e non esiste modo di ordinarle). Anche la funzione di Snapshot, per memorizzare all'interno di un'icona le modalità di visualizzazione della relativa finestra, o semplicemente la posizione dell'icona stessa, sembra non funzionare sempre. Lo stesso menu di Ambient ha funzionalità molto ridotte rispetto a quello del Workbench tradizionale: non esiste alcuna voce per riordinare le icone, per aprire la directory precedente e neppure per duplicare un file. Invece sembrerebbe finalmente funzionare un comodissimo meccanismo di notifica: se si crea, cancella o rinomina un file esternamente, e la sua directory è rappresentata da una finestra di Ambient aperta, la sua icona verrà aggiornata in modo coerente. Non esiste ancora alcun editor di icone, però ci è stato spiegato che è sufficiente creare un'immagine PNG a nostro piacimento, anche completa di alpha channel, e rinominarla da Pippo.png a Pippo.info e il gioco è fatto! Gli editor di preferenze sono stati unificati in un unico programma MUI diviso in sotto-pagine. Da qui è possibile modificare alcuni aspetti del sistema corrispondenti a quelli cui siamo avvezzi (Time, Input, Locale, Font, etc.)

Anche qui, può capitare che giocando troppo con alcune opzioni (specialmente quelle relative alla localizzazione o ai colori) si generino comportamenti anomali o blocchi. Siamo invece rimasti piacevolmente colpiti dal supporto per l'antialiasing del testo: nella directory Fonts sono installati una buona quantità di font TrueType e ci è stato possibile vedere finalmente testo antialiased nelle icone o nelle barre dei titoli! Per quanto riguarda invece la possibilità di configurare il look della GUI (bitmap dei pulsanti di sysiclass, pattern di finestre e barre dei titoli e box dei menu,...) non esiste ancora un editor e momentaneamente chi volesse divertirsi in questo compito è ancora limitato all'uso di un file di configurazione testuale. Questo ovviamente riguarda in modo indiretto anche la scelta dei colori di base del sistema. Una piacevole nota per tutti gli amanti degli ZIP: la nostra si è rivelata una scelta audace ma ottima, l'ide.device di MorphOS lo supporta divinamente. E' sufficiente che i dischi dispongano di un RDB e noi li potremo inserire, espellere e cambiare in qualsiasi momento: la relativa icona appare o scompare sempre e in modo corretto. Non abbiamo potuto testare molti applicativi vista la condizione di "precarietà" in cui verte ancora la nostra installazione del
Sistema Operativo, abbiamo però visto che ImageFX e persino TVPaint funzionano in modo corretto anche se purtroppo... non propriamente veloce come ci attendevamo: infatti l'ultima nota, dolente, riguarda proprio l'attesissimo, quasi agognato direi, emulatore JIT. Ci siamo accorti con rammarico che è attualmente disabilitato, perchè a detta loro "non ancora allo stesso livello di quello real-time". Eppure ci sembrava di aver capito che le cose stessero diversamente... Ci auguriamo venga riattivato al più presto, perchè lo consideravamo una parte chiave del sistema in grado di permettere l'utilizzo di vecchie applicazioni 68K non ancora rimpiazzate da equivalenti native (ImageFX e compattatori-scompattatori vari in primis), altrimenti lentissime (nota a posteriori: l'emulatore JIT è stato finalmente introdotto a partire dalla versione 1.4 di MorphOS la cui completa recensione apparirà su questa testata in futuro).


Conclusioni -----------
Il tempo è tiranno e lo spazio non è da meno, abbiamo pertanto deciso di suddividere questa recensione in diverse puntate via via più dettagliate. In questo modo anche noi avremo il tempo materiale per approfondire aspetti sempre più nascosti della macchina che finalmente abbiamo potuto esaminare e soprattutto del suo software, MorphOS, e fare emergere sempre nuovi elementi da evidenziare o anche problemi da risolvere. Quelle poche, prime impressioni emerse dopo circa una settimana di test, confermano che si tratta ancora di una piattaforma in fase preliminare, soprattutto per quanto concerne il software: stilare un giudizio, ora, è decisamente controproducente. Attualmente, la mancanza di un desktop agevole, affidabile e completo costituisce senza dubbio una grossa limitazione. In quanto a stabilità e compatibilità non siamo invece ancora in grado di pronunciarci. Ma, nell'ipotesi di raggirare in qualsivoglia maniera il «problema Ambient», Pegasos potrebbe rappresentare già da subito un'ottima piattaforma su cui lavorare produttivamente, e in grado di dare quelle soddisfazioni che noi tutti, per tanti anni, abbiamo sognato di ottenere da un inuovo Amigan. Ma forse sarebbe più coretto lasciarlo crescere e maturare ancora qualche mese, senza voler bruciare le tappe a tutti i costi: in fondo, non scordiamolo, si tratta ancora di una beta release! Chi vi scrive si è cimentata nel folle (e mooolto contestato!) tentativo di installare su questa macchina il Workbench 3.9 da usare sotto emulazione, cosa che non a torto può infastidire leggermente i "puristi" di MorphOS, tra cui gli autori stessi. In realtà si tratta di un lavoro che sconsiglio anche perchè è stato necessario patchare la workbench.library in modo da farle aprire tutte le finestre in modalità SmartRefresh (il nuovo IntuitionPPC a quanto pare non è più compatibile con il modo in cui il workbench gestiva le sue finestre SimpleRefresh)
Altrimenti, nel peggiore dei casi e in attesa che Ambient raggiunga un maggiore stadio di maturità, proveremo a cimentarci nell'installazione di altri desktop, come potrebbero essere lo stesso Magellan o anche Scalos. Nel bene o nel male vi terremo informati, sperando che questi mesi tra cui vi diamo appuntamento siano forieri di grosse novità e di maggiore chiarezza. Stay tuned!

Elena Novaretti



Ambient

Ambient

Assemblaggio 1

Assemblaggio 2

B.I.O.S.

Connettori

Modulo C.P.U.

Workbench al posto di Ambient

Link suggeriti:

www.pegasosppc.com
www.morphos.net
www.morphzone.org
www.morphos-news.de




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