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Billie Holiday

LA VITA Billie Holiday nasce a Baltimora il 7 aprile 1915 con il nome di Eleonora Fagan e sin da subito la sua è una vita dura e solitaria. Figlia di un musicista, Clarence Holiday, che preferisce la band alla famiglia, e di Sadie Fagan, una donna povera e disperata, Eleonora cresce da sola, fra razzismo e povertà, ma sempre armata di una straordinaria energia e voglia di vivere.
A sei anni già si mantiene: secchi e stracci alla mano, fa le pulizie nelle case dei bianchi. Ma non smette di sognare una vita diversa: cambia il suo nome con quello della sua attrice preferita, Billie Dove e, a soli 12 anni, fugge ad Harlem in cerca di fortuna. Di lavorare a servizio, non ne vuole più sapere. E’ così che inizia a prostituirsi. “Guadagnavo più lì in una settimana che a fare la cameriera un mese. Ma non ero tagliata per quel mestiere. Avevo paura”. Paura degli uomini. Non c’era da meravigliarsi, con le ferite che, a dodici anni, aveva già subito.

LE FERITE A dieci anni Billie viene stuprata da un vicino di casa. Ingiustamente incolpata di averlo adescato, viene rinchiusa in un riformatorio cattolico dove subisce un trattamento così crudele da segnarla per tutta la vita. “Quando facevi qualcosa di contrario alle regole ti mettevano un vestito rosso e nessuno poteva rivolgerti la parola (…) Una ragazza era morta e l’avevano sistemata in una stanza dell’istituto. Per punizione mi rinchiusero tutta la notte, vestita di rosso, insieme col suo cadavere”.
Due anni dopo, Billie subisce un altro stupro. Ma le ferite che gli uomini le hanno inflitto non finiscono qui.
Per aver rifiutato un cliente, un nero che a quei tempi era il padrone di Harlem, Billie finisce in galera. E poi di nuovo in riformatorio: “era un posto lurido. Cinquanta ragazze pigiate in un reparto, alcune tisiche. Ci davano da mangiare della spazzatura, e i topi qui erano più grossi che a Baltimora”. Ingiustizie,violenza, solitudine: questa è l’adolescenza di Billie Holiday.

LA MUSICA Billie scopre il jazz a sette anni, in un bordello: in cambio delle pulizie può ascoltare i dischi di Louis Armstrong e Bessie Smith. Billie canta sempre, mentre lava i pavimenti, ma la sua carriera comincia per un puro caso. E’ il 1929. Billie è in cerca, disperata, di lavoro.
“Ero a New York, nella 133 esima, la strada dello swing, brulicava di locali. Quando arrivai da Pod’s e Jerry’s ero alla disperazione. Volevo fare la ballerina, anche se sapevo solo due sgambetti.
Il capo mi fa: “sai mica cantare, bimba?”. “Certo che so cantare. Ma a che serve?”. Tutta la vita avevo cantato, ma non pensavo che potesse dare dei guadagni veri e propri. Dissi al pianista di suonare Travellin’ all alone, che rispecchiava il mio stato d’animo di quelle ore. Quando ebbi finito, tutti stavano lacrimando nelle loro birre, e racimolai trentotto dollari. Ebbi il mio primo posto fisso per cantare”.
La carriera di Billie comincia al Log Cabin. Con la sua voce straordinaria riempie i locali, diventa presto una celebrità e incontra i grandi del jazz: Louis Armstrong, John Hammond, Lester Young, Benny Goodman, Joe Glaser, Bernie Hanighen, Count Basie, Artie Shaw.
Canta con gli artisti più bravi, nei migliori locali di Harlem. Il pubblico è tutto per lei. Ma un nemico la perseguita: il razzismo.

LADY DAY Billie è troppo timida, e orgogliosa, per andarsi a prendere le mance dai tavoli, come fanno a quei tempi le ragazze dei night club. Vuole i soldi direttamente nelle sue mani. Le altre ragazze la prendono in giro, dicono: “ma chi si crede di essere quella? Una Lady?!”. Ma Billie è riuscita a cambiare questa abitudine e il nome Lady le è rimasto. In seguito, Lester Young, il suo unico vero amico, ci ha aggiunto Day, diminutivo di Holiday. E’ nata così Lady Day.

L'AMICIZIA Lester Young, the “Prez”, è l’unico vero amico di Billie Holiday. Il suo sassofono è l’accompagnamento che Billie preferisce. Si incontrano durante una jam session e nasce subito fra loro una vera amicizia. “Per me Lester era il migliore del mondo. Lester quando suona, racconta. Lo ascolti, e sembra di sentire le parole. Amavo la sua musica e alcuni dei miei dischi preferiti sono quelli dove lui è con me a suonare uno dei suoi splendidi assoli”. Lester viene accolto in casa da Billie - che lui chiama “Lady” - e da sua madre – che prende a chiamare “Duchessa”. Dividono gioie e dolori, periodi di magra e tournèe trionfali. “Abbiamo fatto la fame insieme e gli vorrò sempre un bene dell’anima, a lui e alla sua musica”.

GLI AMORI Tre matrimoni. Mille amori negati, tradimenti. La travagliata vita sentimentale di Billie Holiday è la fonte principale della sua malinconia, della sua vulnerabilità. Cresciuta senza padre, Billie non ha mai trovato un uomo in grado di amarla, comprenderla, rispettarla e proteggerla. Lei ha amato, sì, ma gli uomini non hanno saputo ricambiare il suo immenso bisogno di affetto, colmare i suoi vuoti, comprendere le sue sofferenze. Prova ne è l’indifferenza del suo ultimo marito, che l’ha fatta morire da sola in un letto d’ospedale e ha lasciato la sua tomba nuda, senza nemmeno una lapide per ricordare la regina del blues.

LE CANZONI Strange Fruit è il suo capolavoro, il suo grido disperato contro le ingiustizie razziali, scritto nel periodo cui canta al Cafè Society . “Non ero certa di arrivare a far comprendere a un pubblico di svaporati e di cocchi di mamma tipo night club ciò che la mia canzone voleva dire. Quando la cantai la prima volta, alla fine del pezzo neanche un briciolino di applausi, non il più leggero brusio. Poi attaccò un isolato a battere timidamente le mani e in un attimo gli applausi scrosciarono da tutte le parti”. Dont’explain, altro successo straordinario, è una storia di uomini che tradiscono e di bugie. Meglio “niente spiegazioni” che bugie, scrive Billie, a proposito delle infedeltà di suo marito, Jimmy Monroe. Lover man, invece, è un pezzo scritto da un giovane soldato, Jimmy Davis, che l’ha mandato a Billie prima di partire per la guerra, dalla quale non è mai tornato.
Billie ha usato la sua voce malinconica per ricordare gli artisti di talento scomparsi in guerra. “Tutto l’onore di Lover man andò a Ram Ramirez, ma questa non è che una minima parte della storia di questa canzone”.

I DISCHI Il primo disco lo incide con Benny Goodman. “Benny mi venne a prendere e mi portò in uno studio, giù in centro. Quando vidi il microfono fui presa da una fifa matta. Non avevo mai cantato dentro un microfono”. I primi dischi di successo li incide nel 1935 con il gruppo di Teddy Wilson, suo partner per molti anni. Dal 1933 al 1944 Billie incide oltre 200 canzoni, ma non riceve alcun premio, né diritti d’autore, per un tale tesoro.

IL CONCERTO Nel 1948 Billie finisce in prigione per detenzione di stupefacenti. Appena esce, neanche il tempo per le prove, Billie trionfa in un concerto al Carnegie Hall Theatre davanti ad una folla in delirio. Non crede ai suoi occhi. E’ sconvolta dall’affetto del pubblico, dopo un anno di buio. “In camerino mi arriva un fascio di gardenie. Qualcuno si era ricordato. Me le piantai tra i capelli, di lato. Ma c’era uno spillone e io me l’ero ficcato bello dritto nella zucca. Ero così eccitata dal concerto che non sentii niente e andai in scena col sangue che mi colava sugli occhi”.

LA VOCE Billie presta la sua voce per interpretare drammi alla radio. E anche il cinema la cerca, per una porticina in un film con Louis Armstrong. Ma la sua vocazione, la sua ricchezza, è cantare. “La gente mi chiede qual è il mio stile, da cosa è derivato…ma io non so mai cosa dire.. Quando ti capita una melodia con dentro qualche cosa non c’è bisogno di seguir tanti stili, lo senti e basta, e mentre tu la canti anche gli altri sentono qualcosa”.

LADY DAY Fatale, la lotta di Billie contro la droga. Una lotta che la conduce alla rovina. Fra arresti, persecuzioni giudiziarie e disperati tentativi di disintossicazione, la carriera della Signora del blues è letteralmente distrutta da alcool ed eroina. La voce, specchio della sua anima, subisce un inesorabile declino. Acre, miagolante, urtante: sono gli aggettivi che si accompagnano alla voce di Billie negli ultimi anni della sua carriera. Le sue condizioni fisiche sono tali da compromettere le tournèe in Europa. La morte arriva mentre è in un letto d’ospedale, consumata dalle droghe, perseguitata dalla giustizia, il 17 luglio del 1959.