|
Eritrea, viaggio nato per caso e vissuto come un'avventura con tanti imprevisti, ritardi e cambiamenti di programma, ma nel complesso una sola convinzione: ne valeva la pena! Scrivere un articolo sul viaggio compiuto a fine febbraio 2003 dall'ANA in Eritrea è un impresa non da poco per via dei tanti avvenimenti, incontri e sensazioni. Perché proprio l'Eritrea? Perché l'alpino Parozzi di Bresso lì opera e lì ha parte del suo cuore, tanto da proporre e organizzare un viaggio più unico che raro in quella ch'è stata la prima colonia Italiana. Alla Malpensa il 20 febbraio lo spirito era il solito che anima gli Alpini alla partenza e i passeggeri in transito se ne sono accorti: eravamo solo in centosessanta ma facevamo "casino" come 1600. Tra ritardi ed imprevisti partiamo in tarda mattinata ed atterriamo ad Asmara alle 23.00, dove hanno 2 ore in più rispetto al nostro orologio. Prima sorpresa: gli autobus dalla forma molto famigliare - il nostro portava la scritta "SEDRIANO". Guardando meglio, si svela il mistero: erano vecchi autobus ATM, di quelli che una volta facevano la tratta MILANO-MAGENTA, proprio uno di quelli che usavo per andare a scuola. Insomma, dopo otto ore di viaggio ero ancora a casa, e questa sensazione non mi ha mai lasciato. Le giornate sono state un continuo andare in giro, con sveglia e partenza alle ore più svariate in funzione alla distanza della località da raggiungere: Adi Quala, Cheren, Dogali, Massaua, e altri ancora. Queste località per alcuni di noi non dicevano nulla, mentre per altri erano spunto perché la mente corresse all'indietro nel tempo alla fine del 1800, quando iniziò l'avventura coloniale e cominciammo a pagare il territorio conquistato a suon di vite umane. Dogali, luogo del primo grande tributo di sangue, la prima sconfitta italiana in terra di Eritrea (non eravamo ancora al 1890): lì il Colonnello De Cristoforis perì con tutti i suoi soldati italiani ed indigeni, cadendo in un'imboscata; poi Adi Quala, dove sorge il monumento a ricordo dei caduti di Adua del 1896. Dalla cima del colle su cui sorge l'ossario si vedono le ambe (colline poste sull'altipiano eritreo) oltre le quali si trova Adua - in territorio Etiopico - che annettemmo poi nel 1836 e per
|
|