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Tradizioni popolari e folklore

Noi pensiamo che anche le tradizioni popolari e il folklore siano una risorsa importante, culturale ed economica insieme, del nostro territorio.
Presso molti popoli della terra c’è oggi un significativo recupero di questa ricchezza, utile per sentire di avere radici in un posto determinato, indispensabile per sapere chi siamo e per farci conoscere, necessaria per confrontarci con gli altri in uno scambio produttivo e paritario.
Per quanto riguarda la musica vedi le pagine dedicate a Gavino Gabriel.
Parleremo adesso brevemente delle antiche feste, della cucina e del folklore.
Le antiche feste legate al lavoro I nostri nonni ricordano con nostalgia i tempi in cui i lavori più importanti della comunità diventavano occasione di festa e di incontri. E ci raccontano di quando si cardava la lana (graminatogghju) prima della filatura e della tessitura, preceduta dalla preparazione dell’ ordito da sistemare nel telaio (ulditogghju).
La trebbiatura del grano (agliola) era una festa soprattutto per i bambini, che potevano trascorrere all’aperto più d’una giornata, giocando liberamente nei campi, mentre le donne preparavano il pranzo per tutti.
In alcuni paesi e scuole della Gallura si stanno riproponendo queste antiche usanze, tramontate con la trasformazione del lavoro.
Alcune famiglie ancora praticano un maniera comunitaria l’uccisione del maiale (l’ammazzatogghju di lu polciu) la cui carne serve, come nel passato, per la produzione di salami, salsicce, prosciutti, strutto e lardo, provviste ancora fondamentali nell’economia famigliare.
Tra le antiche feste legate alla campagna quella ancora più diffusa e popolare è la vendemmia (binnenna).

[Ragazze tempiesi in costume] Molti uomini, invece di portare le uve alla Cantina sociale, preferiscono ancora preparare con cura i loro vini non midicinati nella casa della vigna, secondo gli antichi insegnamenti e segreti tramandati di padre in figlio.
Oltre ai canti, fanno parte delle nostre tradizioni anche i balli, gli strumenti che li accompagnano, gli antichi costumi. Bambini, giovani e adulti fanno parte di gruppi folkloristici che diffondono in molte parti del mondo i nostri suoni e le nostre danze, che eseguono accompagnati spesso da organetto e chitarra e indossando i costumi di un tempo.
Molto ammirato il costume femminile nero, ravvivato soltanto da un velo di pizzo bianco fermato da una spilla, che ricopre la testa e il collo ricadendo morbidamente sul petto.

La cucina tradizionale

Le antiche ricette della cucina tradizionale tempiese, celebrate ancora all’interno della famiglia grazie all’arte delle nostre mamme e nonne, sono oggi apprezzate anche dai non galluresi non solo presso le aziende agrituristiche, ma anche nei moderni ristoranti del luogo.
Anche tutti noi sappiamo che a casa il giorno è speciale quando si portano in tavola la suppa cuata, li pulilgioni dulci o li fiuritti. E sappiamo anche che non c’è carnevale senza li frisgioli longhi, né altre feste dell’anno senza cucciuleddhi e meli, casgiatini, papassini, dulci di saba e siati.



Gli alunni delle classi IIA - II B - II C della Scuola Media Nicola Spano coordinati dai docenti : Giuseppina Denti , Anna Marcucci, Margherita Pirina, Franca Pischedda, Maria Caterina Sanna, Maria Erminia Satta, Assuntina Soi
[Margherita Pirina - scrivi a: pirinamarg@tempioweb.com]