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Programma nazionale dei servizi di sviluppo agricolo

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Pubblicato sul
Supplemento ordinario alla "Gazzetta Ufficiale" della Repubblica Italiana n. 217 del 16 settembre 1995 - Serie generale.
C.I.P.E. (Comitato Interministeriale per la programmazione economica)
Deliberazione 10 maggio 1995

Il Comitato Interministeriale

per la Programmazione Economica

Vista la legge 8 novembre 1986, n.752, concernente l'attuazione di interventi programmati in agricoltura, che si propone il fine di assicurare continuità pluriennale e coerenza programmatica alla spesa pubblica nel settore agricolo e in quello forestale;

Visto in particolare l'art. 2 della citata legge n. 752/1986 che oltre ad attribuire al CIPE le funzioni precedentemente esercitate dal CIPAA di programmazione in materia di politica agricola, agroalimentare e forestale stabilisce che lo stesso Comitato su proposta del Ministro dell'agricoltura e delle foreste, adotti le determinazioni in cui si articola il Piano agricolo nazionale: il programma quadro, i piani specifici di intervento, le direttive di coordinamento:

Vista la legge 4 dicembre 1993, n491 concernente il riordinamento delle competenze regionali e statali in materia agricola e forestale e istituzione del del Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali;

Vista la delibera del CIPE, in data 13 ottobre 1989, che approva la revisione del programma quadro del Piano agricolo nazionale 1986 - 1990, predisposto dal Ministero dell'agricoltura e delle foreste, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 278 del 28 novembre 1989;

Vista la legge 23 agosto 1988, n. 400, ed in particolare l'art. 12, che istituisce la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le provincie autonome;

Vista la nota del Ministero dell'agricoltura e delle foreste n. 16212/54712 del 21 novembre 1992 con la quale è stato trasmesso il "Piano nazionale servizi di sviluppo agricolo".

Considerato che su detto piano il Comitato tecnico interministeriale di cui all'art. 2, comma 2, della legge n.752/1986 ha svolto la prevista istruttoria in data 4 febbraio 1993;

Vista la nota n.50029 dell'11 gennazio 1995 con la quale il Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali ha trasmesso il testo definitivo del "Programma nazionale dei servizi di sviluppo agricolo" approvato dal Comitato permanente delle politiche agroalimentari e forestali di cui all'art. 4 della succitata legge n. 491/1993;

Considerato che su detto Programma nazionale dei servizi di sviluppo agricolo si è espressa favorevolmente in data 12 gennaio 1995 la Conferenza Stato-regioni;

Udita la relazione del Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali;

Delibera

E' approvato il "Programma nazionale dei servizi di sviluppo agricolo", documento programmatico per l'avvio di una nuova fase di orientamento dei servizi di svilupo agricolo, di concerto tra lo Stato, le Regioni e le Provincie autonome, allegato alla presente delibera.

I finanziamenti saranno assicurati nell'ambito delle risorse destinate al settore agricolo.

Roma, 10 maggio 1995

Il Presidente delegato: Masera

Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali

Programma Nazionale servizi di sviluppo agricolo

Preambolo al Programma nazionale dei servizi di sviluppo agricolo proposto dalle Regioni e dalle Provincie autonome

Premessa

Il Programma nazionale dei servizi di sviluppo agricolo rappresenta il documento programmatico attraverso il quale si avvia una nuova fase di orientamento e coordinamento dei Servizi di sviluppo agricolo i concerto fra lo Stato e le Regioni. Esso mira pertanto a definire una strategia generale da porre in essere ai diversi livelli istituzionali ed il rapporto fra questi livelli e le organizzazioni del mondo agricolo, anche attraverso un'attenta ricognizione delle risorse finanziarie, umane e strutturali disponibili e una loro utilizzazione sinergica e coordinata.

Considerando che i servizi di sviluppo agricolo sono strumenti per l'attuazione di politiche agrarie, a ciascun livello istituzionale compete ciò che la corretta interpretazione della legislatura vigente gli attribuisce.

Ruoli nazionali e regionali nei S.S.A

Al livello nazionale competono le funzioni di indirizzo generale e di coordinamento, lo stanziamento delle risorse per finanziare attività di esclusiva valenza nazionale e per il cofinanziamento di eventuali programmi e supporti interregionali o nazionali.

A livello regionale compete l'organizzazione sul proprio territorio di tutte le attività dei servizi di sviluppo che riguardano il rapporto diretto con l'impresa agricola e le azioni interregionali di supporto, lo stanziamento delle risorse per il finanziamento di tali attività.

Considerato che a livello operativo l'assistenza tecnica e la divulgazione sono attività di esclusiva competenza delle Regioni. Le stesse Regioni devono essere direttamente coinvolte nel processo decisionali da cui trae origine la creazione di supporti interregionali.

Tutti i programmi, compresi quelli realizzati con i fondi resi disponibili attraverso il bilancio dell'EIMA nel caso che siano rivolti a svolgere attività di assistenza tecnica alle imprese, per essere attuati, devono essere preventivamente concordati con le Regioni interessate.

Le Regioni provvedono alla formazione professionale dai tecnici agricoli facenti parte del proprio organico e definiscono le modalità di impiego degli stessi.

Il Ministero esercita funzioni di indirizzo e coordinamento e verifica, in particolare, il rispetto dell'esecuzione dei programmi realizzati in attuazione dei Regolamenti CEE nn. 270/79, 2052/88 e successive modifiche e integrazioni.

Per soddisfare le esigenze di programmazione nazionale e regionale e creare un'efficiente sistema di supporto alle decisioni, è necessaria una progressiva azione di aggiornamento del Sistema Informativo Agricolo Nazionale, che tenga anche conto dell'esperienza dei supporti informativi regionali per la pianificazione sul territorio.

A tal fine occorre in primo luogo prevedere la creazione di standard informativi e di comunicazione che si basino su un unico sistema di anagrafe aziendale, articolato a livello aziendale.

Anche l'informatizzazione della spesa pubblica e delle relative procedure deve essere promossa e sostenuta per incentivare l'introduzione del controllo di gestione.

Il problema delle risorse finanziarie

Il problema del reperimento delle risorse necessarie per i S.S.A.va affrontato tenendo presente che:

è necessario garantire la continuità dei flussi per gli interventi di base;

in presenza di interventi straordinarii, realizzati anche con le risorse finanziarie di derivazione comunitaria (obietivo 1, obietivo 5b), per esigenze di riequilibrio territoriale e/o di riconversione produttiva delle aziende, occorre prevedere un correlato incremento dei servizi a supporto dell'intervento stesso;

l'ampliamento dell'intervento nel settore costituisce un aspetto fondamentale della riqualificazione della spesa per l'agricoltura anche in rapporto alle nuove prospettive di politica agraria.

L'obiettivo di cui al punto a) va perseguito considerando obbligatoria la spesa relativa oltre che al personale anche ai programmi di attività ordinari.

L'obiettivo di cui al punto b) va perseguito prevedendo la costituzione presso il livello istituzionale interessato (CEE, Stato, Regioni) di un fondo specifico, alimentato da quota parte degli stanziamento disposti.

Il concetto espresso al punto c) comporta che, in presenza di una rigidità sulla spesa complessiva per il settore primario, i S.S.A., vanno sostenuti mediante la riallocazione delle risorse.

All'interno del più generale problema della riqualificazione della spesa pubblica per l'agricoltura, va infine analizzata la possibilità di creare un fondo addizionale per i S.S.A., alimentato attraverso la riallocazione delle risorse che si renderanno disponibili per il prospettato minore impegno a sostegno dei mercati e dei prezzi.

Programma Nazionale servizi di sviluppo agricolo

PREMESSA

1. L'esigenza di attivare un'organica politica nazionale dei Servizi di Sviluppo Agricolo (S.S.A.) fu posta in evidenza dal Piano Agricolo Nazionale (P.A.N.) pertanto il Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali (Mi.R.A.A.F.), d'intesa con le Regioni, individua con il presente Programma Nazionale sui Servizi di Sviluppo Agricolo (P.N.S.S.A.), una specifica azione orizzontale.

2. La leva dei servizi di sviluppo assume oggi un carattere strategico per l'intervento pubblico in agricoltura, in risposta alla riforma della PAC, all'accresciuta competizione internazionale ed ai nuovi compiti sociali ed ambientali che l'agricoltura è chiamata a svolgere.

La progettazione di una azione orizzontale per i S.S.A. assolve a due priorità:

Riqualificare gli strumenti della politica agraria e

rafforzare i processi di riorganizzazione in atto nel sistema dei S.S.A.

3. Il Programma fa proprio il concetto di sistema integrato dei S.S.A. che si impernia sui servizi più direttamente collegati alle imprese (consulenza e formazione professionale) e su quelli di supporto, ma comprende anche la ricerca, la sperimentazione, la divulgazione, la formazione professionale e l'informazione.

La creazione di un sistema dei servizi rende necessario attuare delle azioni di coordinamento a tutti i livelli. E' pertanto necessario colmere, laddove esistono, i vuoti normativi ed operativi a livello regionale, garantire la coerenza tra i livelli decisionali regionali e nazionali e quindi assicurare il collegamento verticale tra i segmenti del sistema nonchè la gestione dei servizi strategici nazionali che andranno a coprire gli spazi innovativi.

4. Il P.N.S.S.A. in sede di analisi prende in considerazione l'insieme dei segmenti nei quali si articola il sistema dei S.S.A. In sede di proposta il Programma privilegia le azioni rivolte alla adozione degli strumenti di attuazione del priano stesso e al consolidamento e al potenziamento delle strutture portanti del sistema proposte alla erogazione dei servizi di sviluppo agricolo. Per i servizi generali (ricerca, statistica, ecc.) e per la formazione professionale che pure costituiscono parte integrante e qualificante del sistema dei S.S.A. data anche la loro collocazione istituzionale, il Programma si limita ad individuare le connessioni con i restanti servizi formulando indirizzi per il superamento delle carenze più evidenti.

Occorre quindi ribadire che se da un lato l'analisi critica del sistema si colloca in una prospettiva di lungo periodo, dall'altro le azioni previste dal piano costituiscono un approccio di breve periodo e sono quindi necessariamente limitate rispetto al contesto generale.

FINALITA' E ARTICOLAZIONE DEL PROGRAMMA

Finalità del Programma

5. Il processo di trasformazione che investe il sistema agro-industriale italiano si presenta ampio e profondo. Ai ruoli tradizionali dell'agricoltura, come fornitrice di beni alimentari e fonte di reddito e di occupazione, si affiancano nuovi compiti in relazione alle esigenze di salvaguardia dell'ambiente e di gestione del territorio, nonchè alle richieste di qualità e sanità dei prodotti da parte dei consumatori.

6. In relazione a quanto appena esposto e a quanto definito in sede di trattativa GATT per l'agricoltura, il processo di adattamento dello sviluppo agricolo al nuovo corso di politica comunitaria può essere favorito ampliando l'azione ed il ruolo di strumenti alternativi di politca agraria che puntino in modo diretto od indiretto alla salvaguardia ed allo sviluppo dei redditi in agricoltura.

7. Considerato che i S.S.A. rappresentano uno degli interventi di politica agraria che più possono concorrere a mantenere i livelli di concorrenzialità e competitività dell'agricoltura nazionale, rendendone più agevole e rapido il processo di adattamento dei ruoli e delle funzioni, il P.N.S.S.A. si prefigge di favorire lo sviluppo integrato del territorio ed il miglioramento delle condizioni economiche, sociali, professionali, culturali dei produttori agricoli intesi come presenze attive e soggetti dello sviluppo agricolo e rurale.

8. L'intervento pubblico nel campo degli S.S.A. dovrà assicurare il perseguimento degli obiettivi generali di politica agraria, in particolare quello di favorire il consolidamento di imprese agrarie che, sempre più integrate nel sistema agro-industriale, siano in grado di adeguarsi in modo autonomo ai cambiamenti dei mercati agricoli ed alle esigenze dei consumatori (servizi verticali di filiera). Allo stesso tempo andranno sviluppate le azioni ed i programmi necessari per favorire la ristrutturazione, di quelle aree o regioni che più intensamente sono interessate dalla riforma della PAC, agevolando la piena utilizzazione delle risorse umane e naturali, anche attraverso possibili riqualificazioni produttive e destinazioni alternative della produzione agricola e degli spazi rurali (servizi orizzontali di distretto).

Articolazione del Programma.

9. La complessità della materia trattata, unitamente alle pluralità dei soggetti coinvolti ed alla eterogeneità delle situazioni che si rinvengono sul territorio a livello regionale, comporta le seguenti necessità:

a) delineare il quadro di riferimento in merito all'attuale organizzazione dei S.S.A. alle competenze, al ruolo dei soggetti e al campo di applicazione dei servizi;

b) formulare le strategie generali e individuare glistrumenti di attuazione del programma a carattere nazionale;

c) fornire elementi conoscitivi, di analisi e di proposta per gli specifici interventi settoriali;

QUADRO DI RIFERIMENTO GENERALE

Organizzazione dei S.S.A.

10. L'esigenza di attivare servizi di supporto allo sviluppo delle imprese agricole è sempre stata presente negli interventi a favore dell'agricoltura previsi dallo Stato e, in anni più recenti dalle Regioni. Dalle esperienze delle cattedre ambulanti in gricoltura negli anni venti, alla istituzione degli ispettorati provinciali dell'agricoltura nel 1935 fino alla costituzione degli Uffici Agricoli di zona, degli Enti di riforma e dei CAT nel Sud dell'Italia negli anni cinquanta e sessanta, lo Stato ha sempre provveduto direttamente all'erogazione dei servizi all'Impresa. Nel tempo, però, queste strutture perdono la loro funzione tecnica per svolgere prevalentemente attività amministrativa. Con il secondo Piano Verde (legge n° 910/66 si prefigura per la prima volta un sistema di assistenza tecnica pubblico-privato riconoscendo il sostegno di iniziative autogestite.

Con il D.P.R. 616/77, tranne la ricerca di interesse nazionale e l'informazione connessa all'attività di programmazione, tutte le competenze in materia di servizi passano alle Regioni. Da quel momento in poi, le normative regionali hanno dovunque consolidato un sistema d'intervento misto pubblico-privato, non potendo però incidere in maniera significativa sul ruolo e sulle professionalità delle strutture operative ereditate dallo Stato.

11. A partire dalla fine degli anni '70 si verifica una inversione di tendenza, che si manifesta innazitutto con l'inserimento nel settore di nuove unità tecniche (L. N. 285/77 e informatori socio ecnomici previsti dalla L.N. 153/75). Il Piano agricolo nazionale per la prima volta individua nei servizi di supporto alle imprese uno strumento di politica agraria strategico; tuttavia è con provvediemnti comunitari che il settore dei servizi riceve maggiori impulsi: prima con il Reg. 270/79 per la formazione e l'inserimento di divulgatori agricoli e la costituzione dei CIFDA, poi con Reg.797/85 per la costituzionedi servizi di gestione autogestiti e quindi con Reg.2052/88 per la realizzazione di uno specifico programma di divulgazione agricola nelle Regioni dell'obiettivo 1.

Anche se con lentezza il processo di riorganizzazione dei S.S.A. è andato quindi avanti con esperienze in taluni casi anche molto avanzate ma in un contesto generale non stabilizzato e con notevoli squilibri.

I modelli organizzativi attivati si diversificano da Regione a Regione, dando un peso differenziato ai servizi direttamente gestiti dalle strutture pubbliche e quelli autogestiti dalle organizzazioni agricole.

12. Specifiche analisi hanno evidenziato gli aspetti salienti dell'organizzazione dei S.S.A. sia a livello nazionale che regionale. Tali indicazioni possono essere sinteticamente riassunte come appreso:

a) nella maggior parte dei casi l'organizzazione dei S.S.A. e l'assetto delle competenze non appaiono coordinate e coerenti rispetto ad un modello complessivo capace di:

- evitare sovrapposizioni nelle azioni sostenute dall'intervento pubblico:

- assicurare l'esercizio efficace e continuo dei compiti di programazione e soprattutto di controllo:

- garantire una ripartizione territoriale delle risorse equilibrata e razionale:

-permettere lo svolgersi di processi di adattamento continuo dei criteri organizzativi alle nuove esigenze ed ai nuovi vincoli che si appalesano man mano. In conseguenza dell'innovazione tecnologica e dello sviluppo agricolo in generale:

b) sia nelle amministrazioni pubbliche che nelle organizzazioni agricole, il fenomeno della commistione dei compiti e dell'utilizzazione impropria del personale non ha cessato di esistere:

c) con la recente approvazione della legge in Puglia, tutte le Regioni hanno emanato leggi di riorganizzazione e potenziamento dei servizi:

d) le risorse destinate agli interventi nel settore non garantiscono una adeguata continuità dei flussi finanziari neccesari per l'attività istituzionale dei servizi, dall'altra non consentono di attuare azioni di supporto alle aziende che beneficiano di aiuti per la riqualificazione delle produzioni e/o per la ristrutturazione aziendale. Non tutte le Regioni dispongono di una quantità di divulgatori vicina ai livelli ritenuti soddisfacenti.

Assetto delle Competenze

13. L'attuale assetto delle competenze amministrative in materia di agricoltura è delineato dalla legge 4/127/1993 n.491, relativa alla istituzione del Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali. Per quanto rguarda gli interventi compresi nei S.S.A. tale legge non è innovativa rispetto al citato DPR 616/77 in quanto in gran parte già definiti di competenza regionale. Per alcuni interventi di interesse anche nazionali (ricerca e informazione), l'art.2 della 491 assegna ad un Comitato permanente delle politiche agroalimentari e forestali la definizione degli indrizzi e dei criteri d'intervento.

Infine, anche in materia di S.S.A. come per tutta la materia agricola e forestale, competono allo Stato le funzioni di indirizzo e coordinamento e quelle attinenti i rapporti internazionali e con la UE.

14. L'assetto complessivo delle competenze sul piano operativo discende anche dalle normative regionali, le quali, in modo differenziato nei contenuti e nei tempi, hanno successivamente previsto:

a) l'attribuzione di competenze ad enti strumentali (es. Enti di sviluppo):

b) l'attribuzione di competenze ad Enti territoriali subregionali (es. Comunità montane):

c) il sostegno alle azioni di sviluppo gestite direttamente da organismi di rappresentanza dei produttori agricoli.

La realtà istituzionale ed organizzativa in atto prevede il coinvolgimento, ai diversi livelli decisionali e operativi, di soggetti pubblici, quali lo Stato, le Regioni, e gli Enti di Sviluppo, e di soggetti sociali, rappresentati dalle Organizzazioni proffesionali agricole a vocazione generale, dalle Associacizioni cooperative e dalle associazioni dei produttori:

Campo di Azione

15. Il campo di azione dei servizi e di sviluppo si è progressivamente ampliato dai tradizionali servizi di assistenza tecnica a servizi sempre più mirati alla gestione delle imprese. per l'introduzione del progresso tecnico e di pratiche idonee a salvaguardare i redditi agricoli, fino ad interessare aspetti sempre più ampi e generali come quelli della protezione deel'ambiente e della gestione del territorio. allo stesso tempo, sempre più importanti sono divenuti i servizi di supporto neccesari per svolgere un'azione di consulenza aziendale mirata e di qualità.

Nel complesso, quindi, tutte queste attività concorrono a definire un sistema di servizi formato dai seguenti segmenti:

1. ricerca e sperimentazione

2. informazione

3. consulenza all'impresa

4. orientamento tecnico

5. orientamento commerciale

6. servizi tecnici di supporto

7. ststistica agraria

8. formazione professionale

9. formazione dei quadri tecnici.

STRATEGIE E STRUMENTI DI ATTUAZIONE

Il Co.N.Se.S.A.

16. Nel rispetto dell'attuale assetto delle competenze, il Comitato Permanente per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestli, di cui alla legge n.491/93 detto Comitato Permanente, per l'attuazione del presente programma si avvarràdel supporto di un organismo tecnico denominato Comitato Nazionale per i Servizi di Sviluppo Agricoli (Co.N.Se.S.A.). Il Co.N.Se.S.A. è nominato dal Ministro di concerto con il Comitato Permanente, che ne definsce anche i compiti e le modalità di funzionamento entro trenta giorni dall'approvazione del P.N.S.S.A. da parte del Cipe. Il Co.N.Se.S.A.sarà composto da rappresentanti del Ministero, delle Regioni e Province Autonomee delle Organizzazioni Professionali Agricole più rappresntative a livello nazionale.

Ai lavori del Co.N.Se.S.A. saranno chiamati a partecipare rappresentanti di altri organismi appartenenti al mondo agricoloed in primo luogo della cooperazione e dell'associazionismo in rapporto agli argomenti posti all'ordine del giorno. Nell'ambito del Co.N.Se.S.A. potranno essere istituiti uno o più Comitati ristretti la cui composizione e campi di attività saranno definiti dal Ministero di concerto con il Comitato Permanente. Le funzioni attualmente esercitate dal Comitato Interregionale per la divulgazione agricola (CIDA), dalla data di approvazione del presente programma da parte del CIPE saranno svolte dal Comitato Permanente

Il Programma delle Risorse Umane

17. Il programma individua nella risorsa umana un fattore strategico da affrontare in via prioritaria per rendere efficaci gli interventi negli altri segmenti del sistema.

In attuazione del Reg. 270/79 e del P.O "Sviluppo della divulgazione agricola" nelle regioni meridionali al 31 dicembre 1993 il numero dei divulgatori formati è di 1589 unità, di cui 1318 impiegati,altri 312 divulgatori sono in formazione ed entro il 1994 si avvieranno corsi di formazione per altri 305 tecnici. In complesso, quindi, la formazione ha interessato 2206 nuovi tecnici rispetto ai 2455 divulgatori previsti dal Piano quadro di divulgazione.

In relazione all'evoluzione delle strutture agricole verificatesi nell'ultimo decennio, alle tecnologie di divulgazione oggi disponibili e agli obiettivi della PAC. sarà compito del Comitato Permanente o per sua delega del Co.N.Se.S.A.verificare se il rapporto "numero d'imprese/divulgatori e i profili professionali definiti per l'applicazione del citato reg.270 del 1979 sono ancora validi.

Tuttavia un adeguato numero di tecnici è condi<ione necessaria ma non sufficiente per dare una soddisfacente risposta alla domanda di servizi che esprime l'esercizio della moderna agricoltura; risulta infatti ugualmente importante assicurare un elevato standard di preparazione professionale degli addetti anche mediante attività di aggiornamento e riqualificazione. Per tale finalità appare indispensabile un'azione di riordino delle strutture formative interregionali (CIFDA) e delle OO.PP., promosse nell'ambito dell'applicazione del Reg. 270/79 (specifici orientamenti sono contenuti nell'apposita scheda di segmento).

18. I fattori che influenzano la "qualità" professionale dei divulgatori sono essenzialmente rappresentati da:

a) strutture preposte alla formazione ed all'aggiornamento;

b) selezione dei tecnici;

c) collegamento tra formazione ed impiego.

I problemi relativi alle strutture sono analizzati nella scheda "Formazione dei quadri tecnici". Per quanto attiene alla selezione va rilevato che essa ha finora rappresentato una dei punti più carenti del sistema in essere, in quanto in molti casi manca del tutto, in altri è stata operata secondo criteri non rispondenti alle finalità d'azione. Peraltro finora non è stato preso mai in considerazione in modo razionale il problema della verifica, dopo un primo periodo di impiego, circa l'idoneità professionale in relazione alla migliore collocazione all'interno del sistema stesso.

Infine, del tutto carente appare l'attuale situazione in ordine al collegamento tra formazione ed impiego dei divulgatori. infatti da una parte l'incertezza circa la destinazione dei partecipanti ai corsi non ha consentito la migliore finalizzazione delle attività formative; dall'altra i lunghi tempi che spesso sono intercorsi tra il compimento della formazione e l'inserimento nel mondo operativo hanno influito negativamente sulla stessa preparazione e spesso hanno determinato la perdita di unità formate a vantaggio di altri settori.

19. Un problema ancora irrisolto è quello relativo alla tutela della professionalità dei divulgatori una volta inseriti. Nel campo della divulgazione sia la Pubblica Amministrazione che le organizzazioni agricole hanno da sempre praticato diffusamente forme di utilizzazione impropria dei tecnici addetti, soprattutto affidando loro compiti di tipo amministrativo e burocratico. Gli effetti deleteri di tali comportamenti sono di vasta portata e vanno dall'abbassamento qualitativo delle azioni, alla mancanza di continuità nell'intervento, fino alla vera e propria assenza di servizi in alcune zone, malgrado siano in esse presenti strutture preposte.

La risoluzione di tale problema deve essere perseguita con assoluta priorità, per non vanificare le azioni di potenziamento degli apparati. Occorre pertanto rimuovere quelle che appaiono le due principali cause del fenomeno:

a) la commistione dei compiti nelle strutture operative;

b) la mancanza di specificità contrattuale del divulgatore agricolo.

La prima va rimossa attraverso le normative regionali di riorganizzazione dei servizi pubblici. Per gli stessi motivi, le forme di autogestione dovrebbero organizzativamente soddisfare i principi indicati per il pubblico, il cui rispetto nel tempo andrebbe sottoposto a periodiche verifiche.

La specificità contrattuale và perseguita a livello nazionale, inserendo nei contratti collettivi sia pubblici che privati il profilo del divulgatore, definendono le relative mansioni ed adeguando alle peculiarità delle stesse gli altri istituti contrattuali (orario di servizio, missione, straordinario, ecc.)

Garantite le due condizioni predette, risulta possibile provvedere in modo razionale al necessario aggiornamento permanente dei divulgatori.

20. Un aspetto non secondario relativo alla tutela e allo sviluppo della professionalità dei divulgatori attiene al superamento dei tutte quelle situazioni che vedono attualmente i divulgatori di bale spesso in situazioni di disagio rispetto al personale operante persso le strutture centrali. E' necessario affermare (in linea di principio ma anche nelle leggi, nei regolamenti e nelle qualifiche professionali) l'assoluta parità delle funzioni svolte nelle sedi periferiche e centrali: ciò deriva dal concetto stesso di sistema cioè dalla complementarità delle sue componenti (e quindi pari importanza di tutte ai fini del risultato finale).

Anche l'identificazione tra la struttura centrale e le attività di consulenza di tipo specialistico rappresenta un concetto da rimuovere. Nei modelli organizzativi dei moderni S.S.A. gli specialisti devono operare sia a livello centrale che a livello periferico; a livello centrale l'attività prevalente sarà quella di curare i collegamenti e la collaborazione con le istituzioni di ricerca (quale vera e propria "interfaccia" tra questa e gli apparati dei S.S.A. , mentre a livello periferico, gli specialisti devono stare a contatto delle realtà produttive collaborando anche con il consulente di gestione.

21. Il problema delle risorse finanziarie da destinare ai S.S.A. va visto sotto il duplice aspetto della copertura delle necessità rilevanti connesse al potenziamento delle strutture e della garanzia del soddisfacimento delle esigenze.

Il potenziamento delle strutture comprende prioritariamente l'attività di aggiornamento, riqualificazione e perfezionamento dei divulgatori e del personale già in servizio per coprire tutto il fabbisogno e l'attivazione delle strutture di supporto.

Nelle fasi successive, data la natura dell'intervento, la garanzia di continuità nella erogazione dei servizi risulta essere un presupposto indispensabile per la loro stessa efficacia e produttività, infatti l'intervento, oltre a comportare una spesa corrente (personale e funzionamento uffici), si articola in azioni generalmente a carattere pluriennale ed integrato.

22. Per quando attiene all'impegno per i S.S.A. dei soggetti primari di politica agraria, in base alla situazione attuale è possibile operare la seguente distinzione:

- la U.E. si fà carico in modo parziale e non continuo del finanziamento di programmi a carattere straordinario e strategico (es. l'impiego dei divulgatori, alcuni temi di ricerca, la sperimentazione nel campo della statistica ed in quello della telematica applicata all'agricoltura, ecc.);

- lo Stato sostiene direttamente gli oneri per i servizi generali e per le azioni promozionali di competenza nazionale (sistema informativo nazionale, ricerca e sperimentazione di carattere nazionale, statistica agraria, ecc.) In molti casi le iniziative nazionali coinvolgono direttamente e/o hanno una ricaduta immediata sui servizi regionali;

- le Regioni utilizzano per i S.S.A. quota parte dei finanziamenti indivisi per l'agricoltura.

23. Le priorità da perseguire nell'attuazione del Programma sono:

- funzionamento dei nuovi organismi operativi previsti dal programma;

- riqualificazione ed aggiornamento del personale già inserito in correlazione all'attuazione degli interventi previsti dal Programma e mediante il coinvolgimento dei CIFDA;

- promozione di proggetti integrati di ricerca, sperimentazione e divulgazione e relativi servizi di supporto, anche in relazione alle opportunità fornite dalla PAC;

- promozione di progetti integrati di interesse nazionale o interregionale articolati regionalmente e attivati con i meccanismi di cofinanziamento compresi quelli già attivati (lotta fitopatologica integrata, ipofertilità, ecc.) anche in relazione alle opportunità fornite dalla PAC.

- Monitoraggio della spesa pubblica in materia di SSA al fine di formulare proposte per la qualificazione degli interventi e la ricerca di sinergie tra i diversi soggetti che sono coinvolti.

24. Il problema del reperimento della risorsi necessarie per i S.S.A. va affrontato tenendo presente che l'ampliamento dell'intervento ne settore costituisce un aspetto fondamentale della riqualificazione della spesa per l'agricoltura, anche in rapporto alle nuove prospettive di politica agraria. E' pertanto necessario che:

a) venga garantita la continuità dei flussi per gli interventi di base compresi quelli necessari per il funzionamento del riordinato sistema dei CIFDA. Deve intendersi pertanto obbligatoria la spesa relativa al personale e ai programmi di attività ordinaria;

b) ogni programma d'intervento nazionale e regionale diretto allo sviluppo dell'impresa agricola, e in primo luogo per quelli che derivano dall'applicazione della PAC, deve prevedere un automatico correlato incremento dei finanziamenti destinati ai servizi da attivare a supporto dell'intervento stesso;

c) si attivino concrete azioni di indirizzo, coordinamento e monitoraggio della spesa pubblica destinata ai S.S.A.

Sia per quanto riguarda le priorità definite per il Programma che per il reperimento delle risorse finanziarie in favore dei S.A.A., il comitato permanente è chiamato a promuovere specifiche iniziative.

Il problema dei modelli organizzativi

25. Il Programma Nazionale non si pone come obiettivo necessario la definizione di un unico modello organizzativo dei S.S.A., da applicarsi in ogni tempo ed in ogni luogo. Il P.N.S.S.A. sottolinea invece l'esigenza che le forme organizzative e gestionali rispettino alcune condizioni irrinunciabili ai fini della creazione di un efficiente ed efficace sistema dei servizi.

Sembra comunque opportuno, in questa sede, affrontare alcune essenziali condizioni generali il cui rispetto si rende necessario, o quanto meno opportuno, ai fini della riorganizzazione del sistema dei S.S.A. Esse sono:

- la flessibilità;

- il controllo permanente;

- la pertecipazione al sistema in presenza di pluralità di soggetti.

26. La flessibilità del sistema rappresenta una condizione indispensabile, innanzi tutto per affrontare la fase di riconversione dei servizi esistenti nelle nuove strutture ed, in secondo luogo, per consentire l'adattamento premanente e rapido delle nuove strutture alle future esigenze. La flessibilità si realizza in primo luogo attraverso la FORMAZIONE PERMANENTE DEL PERSONALE, la cui competenza professionale deve essere costantemente aggiornata e riqualificata, anche per permettere la mobilità dei tecnici all'interno del sistema; in secondo luogo richiede la creazione dei servizi modulari e reciprocamente compatibili che possono essere combinati in diverso modo secondo le specifiche esigenze di ogni tipo di agricoltura.

27. La capacità di adattamento spazio-temporale, presuppone l'attivazione si strumenti di controllo permanente alle performances dei servizi nelle diverse zone e tipologie di azienda.

Il controllo ha una valenza interna ed una esterna: il sistema deve disporre di un flusso costante di informazioni necessario per attivare i meccanismi interni di autocorrezione (feedbacks) e per guidare i processi di adattamento; ma al tempo stesso il sistema nel suo insieme deve essere aperto ai controlli esterni ai fini di valutazione (anche in termini di costi e benefici) delle attività dei S.S.A. rispetto agli obiettivi generali e specifici della politica agraria.

La flessibilità ed il controllo devono essere garantiti dallo stesso organo di responsabilità primaria che ha capacità normativa.

28. Tenuto conto di tali esigenze va chiarito che l'assetto delle competenze all'interno delle diverse strutture pubbliche e la regolamentazione dell'autogestione devono essere affrontatre verificando l'efficienza dei servizi attraverso il superamento delle attuali carenze in merito a:

- la sovrapposizione delle competenze;

- la indeterminatezza delle procedure e delle funzioni di controllo;

- un uso dell'istituto della delega che impedisca l'integrazione tra i diversi livelli dei servizi e che al tempo stesso affidi agli enti inferiori, per dimensioni e configurazione giuridico amministrativa, compiti operativi complessi.

- la burocratizzazione degli apparati preposti che limiterebbe i rapporti con l'utenza ed in generale non renderebbe possibile espansioni di dinamismo e creattività indispensabili per il successo delle azioni di sviluppo.

29. La dislocazione territoriale delle strutture e la composizione del personale tecnico rispetto alle specifiche professionalità non possono essere previste in modo uniforme.

La flessibilità del sistema deve consentire la possibilità di agire sulla dotazione di personale tenendo conto di eventuali esigenze straordinarie. Dal punto di vista strutturale non trovano quindi nessuna giustificazione quei modelli organizzativi nei quali ad una consistente struttura centrale corrispondono strutture periferiche poco consistenti e viceversa.

Si deve concordare infine che tutto il sistema dei servizi si basa in grandissima perte sulla professionalità dei divulgatori. Un buon modello organizzativo dei S.S.A. deve pertanto garantire l'autonomia professionale dei tecnici, mettendoli al riparo da ingerenze esterne di varia natura (commerciali, politiche, sindacali, ecc.), qualora tali ingerenze possano portare ad una compromissione o ad un'alterazione della piena espressione della professionalità dei tecnici

ORIENTAMENTI ED AZIONI VERTICALI

Gli ambiti operativi

30. Il Programma fa proprio il concetto di sistema di servizi di sviluppo agricolo composto da sub-sistemi regionali/zonali, e/o di singoli interventi tra di loro strettamente integrati fino a formare un vero e proprio sistema nazionale. In base a tale concetto, i S.S.A. si configurano come uno strumento di politica agraria, modellabile sulle più varie esigenze del mondo produttivo e, quindi, molto flessibile. Come principale chiave di lettura del Programma si deve chiarire che il documento non intende riferirsi a tutti i possibili servizi tecnici e generali di supporto alle imprese agricole, bensì si limita a formulare obiettivi ed indirizzi soltanto per gli interventi propri del sistema dei S.S.A. idonei a garantire le finalità di politica agraria e di crescita economico-sociale degli imprenditori agricoli. Rispetto a dette finalità i S.S.A. si configurano quindi, in generale, come attività di interesse pubblico.

31. Nel sistema dei S.S.A. rientrano:

- la ricerca e la sperimentazione,

- la consulenza all'impresa,

- l'orientamento tecnico e commerciale,

- i servizi tecnici di supporto,

- la formazione professionale e dei quadri tecnici.

Il P.N.S.S.A., individuati i segmanti del sistema, le sue articolazioni territoriali ed i momenti che le istituzioni e le forze sociali possono essere chiamati a gestire, pone un'enfasi particolare:

a) sulle attività che possono essere gestite a livello nazionale ed interregionale;

b) sulla promozione ed il completamento delle strutture a livello regionale.

Obiettivi ed indirizzi per segmento

32. Pur affermando ...

LAVORI IN CORSO !!! Completeremo fra breve l'inserimento del testo.

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