La
Madrice
Nel XIV secolo la popolazione di
Castellammare era costituita da poche famiglie insediate nel
primo nucleo della cittadina, costituito dal Castello, e dalle
abitazioni che vi si raccoglievano intorno, circondato per
intero dalle acque del mare, ed unito alla terra ferma da un
ponte levatoio. Fu intorno a tale secolo che
iniziarono le costruzioni di abitazioni oltre il ponte,
nell’attuale Via Re Federico, e solo intorno alla metà del
secolo successivo, aumentata la popolazione, fu eretta la
prima parrocchia. Il Sacerdote D. Michele Carollo
riferisce, nei suoi scritti, dell' ampliamento di una prima
Chiesa, ampliamento che fa risalire alla fine del XVI secolo a
spese del principe Moncada. L’arciprete D.
Tommaso Accardi dice che nel 1726 la Chiesa Matrice fu
riedificata per la terza volta fin dalle
fondamenta. La prima costruzione quindi è
probabile risalga alla seconda metà del XV secolo. La Chiesa è posta al limite della
citta murata, sopra una roccia di pietra tufacea che si
innalzava originariamente a picco sul mare per circa 25 metri.
L'attuale fabbrica fu iniziata il
mese di maggio nel 1726 per conto e spese del Principe
Baldassare Naselli, Principe d’Aragona e Signore di
Castellammare del Golfo, ed ultimata ed aperta al culto ai
primi del mese di gennaio del 1736. Architetto fù Giuseppe Mariani il quale
fece i disegni anche nei particolari e ne diresse i lavori,
costruttore "mastro" Carlo Bruno
palermitano. Giuseppe Clemente Mariani era
nato a Pistoia il 26 febbraio 1681. Il 1 ottobre 1702 entrò a
Palermo tra i PP. Ministri degli Infermi (Crociferi) e fece la
professione di voti il 7 dicembre 1704. Nel 1707 fu per
quattro mesi a Roma e nello stesso tempo dirigeva i lavori
della Chiesa dell’Ordine in Castellammare. Nel 1721
sottoscrisse la relazione per la Chiesa di Alcamo ( S. Cosimo
e Damiano); nell’anno 1722 lo troviamo ricoprire la carica di
architetto della Real Corte a Palermo; nell’anno successivo
firma una relazione per misura e stima della Collegiata del
SS. Crocifisso a Monreale e nel 1714 un altro documento del
genere per un reliquiario della Cappella Palatina in Palermo.
Nel 1725 riceve quaranta onze per la Cupola di S. Giuseppe dei
Teatini a Palermo. Morì a Lentini (Sicilia) nell’agosto
1731. Il Mariani,
legandosi alla tradizione classica, nella facciata della
Chiesa Madre adopera uno stile slanciato e semplice con linee
ben armonizzate, anche nell’interno della Chiesa con la grande
navata centrale intonata al presbiterio e alle navate
laterali. I portali dei tre ingressi e la finestra della
facciata (la facciata è stata rivestita con intonaci tipo "
Livigni" nel 1911 ed è attualmente in restauro)
richiamano quelli dei SS. Cosimo e Damiano di Alcamo, nonché
le finestre della Cupola di S. Giuseppe a Palermo. Il capitolato d’appalto steso
dallo stesso Marini e da lui sottoscritto ordinava
all’impresario Carlo Bruno palermitano di: " fare tutta
quella quantità di fabbrica di rustico delle Grotte (oggi Via
Sole e Via Grotte) dove al presente si trova aperta la
perriera… deve essere di buona qualità senza bullone e
stonature ". La pietra, invece, da intaglio doveva essere
prelevata dalle cave di Guidaloca: " …la pietra dei
pilastroni, pilastri, archi, cosciature di porte e finestre,
architrave di esso cornicione ed altri… deve essere della
pirrera denominata Guidaloca e nella meglio qualità ". La
pietra necessaria per la costruzione delle voltine doveva
essere quella di Favignana. La chiesa ha tre porte d’ingresso
verso occidente, una centrale relativa alla navata principale
e due di inferiori dimensioni relative alle navate laterali.
Ha una lunghezza di metri 33 ed una larghezza di metri 17,25.
La navata principale ha una larghezza di metri 8,75, mentre le
navate laterali hanno entrambe una larghezza di metri
4,25. L’interno, tipo latino, dallo
stile di semplice barocco, è ornato e decorato con stucchi e
intrecci diversi ed arricchito di affreschi e di policromi
marmi di Castellammare. Le navate sono divise da tre colonne
quadre per lato che sorreggono sei archi rotondi. Il
presbiterio è diviso dal vano della Chiesa da una balaustra in
marmo rosso e da due gradini. La Chiesa è dedicata alla Vergine
SS. Del Soccorso, Patrona principale del paese . Nello stesso lato seguono
in fondo alla navata laterale di
destra si trova La chiesa, aperta al pubblico
agli inizi dell’anno 1736, fu completata negli anni
successivi. Gli affreschi
La Chiesa
Madre nelle sue decorazioni e pitture sentì necessariamente
l’influsso del tempo il quale, in tutte la manifestazioni
d’arte richiamava il barocco nelle sue diverse gradazioni di
pesantezza o di sfumature. In questa prevale il barocco
piuttosto leggero e semplice nelle sue applicazioni decorative
ed ornamentali quale gli stucchi e le foglie
stilizzate. Gli affreschi
subiscono l’influenza dello stile e vengono tracciati con
vivacità di colori, svolazzi, pur non essendo trascurata
l’armonia nell’insieme e in tutti i particolari.
In essa
si trovano nove altari:
Pur avendo una testimonianza sull’autore degli affreschi della navata principale su uno dei quali si legge: " Ioseph Tresca fecit A.D. 1767 ", tuttavia da altre testimonianze risulta che non fu solo il Tresca a fare tali affreschi.
Lo scrittore Agostino Gallo, parlando di Giuseppe Velasquez (Velasco) dice che questi in giovanile età fu con il suo maestro Giuseppe Tresca a Castellammare per dipingere tre affreschi nella volta centrale della Chiesa Madre.
Giuseppe Velasco nacque a Palermo il 10 dicembre 1750 dove morì il 7 febbraio 1827; di origine spagnola, si faceva chiamare Velasquez. Studiò pittura prima come allievo di Gaetano Mercurio e poi di Giuseppe Tresca che ben presto superò.
Gli affreschi della volta vengono trattati elegantemente e con grande maestria. Il primo affresco, posto sopra l’ingresso principale, rappresenta la regina Ester dinanzi al re Aussero in atto di chiedere la salvezza del suo popolo.
Nell’altro, vicino l’arco del presbiterio, si ammira l’eroica Giuditta, tracciata con vera ricchezza di colori misti a spontaneità e disinvoltura di forma e di gesto.
Il grande medaglione centrale raffigura, nella grandiosità dei personaggi, l’Assunzione della Madonna al cielo sollevata dagli Angeli quasi ne facessero una presentazione alla SS. Trinità, nell’immagine del Padre rappresentato come un bel vecchio dalla barba bianca, del Figlio con il segno della Redenzione e dello Spirito Santo sotto forma di colomba.
Il primo titolo della Chiesa viene svolto negli affreschi del Coro, dove a coronamento del Sacrificio di Gesù, il cui epilogo è rappresentato nel grande Crocifisso in legno posto al centro dell’altare maggiore, l’artista presenta quattro quadri, due del Nuovo Testamento dal lato del Vangelo, e due del Vecchio Testamento dal lato dell’epistola.