ALFABETO CECO

Dario Giansanti

SOMMARIO
 

Praga, la Città d'Oro...


LINGUA E LETTERATURA

Il cèco [ český] appartiene, insieme a slovacco e polacco, al ramo slavo settentrionale della grande famiglia indoeuropea. Ora, poiché i tre paesi corrispondenti, cioè Cechìa, Slovacchia e Polonia, hanno radici cattoliche, usano l'alfabeto latino e non il cirillico, imitati in questo dagli altri tradizionali cattolici del mondo slavo, Sloveni e Croati. Il cèc è oggi parlato da circa 12 milioni di persone, perlopiù nella Repubblica Cèca, dov'è lingua nazionale.

La letteratura cèca è piuttosto antica, risalendo i primi documenti tra il XII e il XIII secolo. Tuttavia, per molto tempo ancora, si continuò a usare il latino per la prosa d'arte (sono in latino le più antiche cronache cèche, come la Chronica Bohemorum). A elevare il cèco a dignità letteraria fu però il teologo Jan Hus (1369-1415), che plasmò il dialetto di Praga col talento di un grande scrittore, codificandone l'ortografia e trasformando quella che fino ad allora era stata la lingua semidimenticata di una popolazione slava, in un potente mezzo espressivo. Nei successivi due secoli, la letteratura cèca tenne testa al latino in un prolungato scontro dottrinale tra cattolici e protestanti. Ma dopo la Defenestrazione di Praga e la rotta della Montagna Bianca (1620), i due episodi da cui ebbe inizio la Guerra dei Trent'Anni, la Controriforma, manovrata dai Gesuiti, iniziò a soffocare la giovane letteratura cèca. Il filosofo Jan Amos Komenský (1592-1670), meglio conosciuto come Comenio, fu costretto all'esilio. Gli Asburgo intrapresero una forzata germanizzazione della Boemia, la quale culminò nell'editto di Giuseppe II (1744) che vietava l'uso del cèco negli uffici pubblici e nelle scuole. Ma verso la fine del '700, nonostante anche degli insigni slavisti, come Josef Dobrovský (1753-1829), sconsigliassero l'uso letterario del cèco, la letteratura in questa lingua cominciava una nuova ascesa: all'inizio in un'atmosfera filosofica e scientifica, e da metà dell'Ottocento, col movimento romantico, anche con l'impeto nazionalista. È questo il periodo di grandi poeti e scrittori: Vítězlav Hálek (1834-1891), Jaroslav Vrchlický (1853-1912), Julius Zeyer (1841-1901). Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e la dissoluzione dell'Impero Austro-Ungarico, la Cecoslovacchia ottenne finalmente la propria indipendenza. E per tutto il XX secolo, nonostante le complicate vicissitudini del piccolo paese, fino al recente smembramento tra Cechia e Slovacchia, la letteratura cèca ha prodotto autori e opere di grande levatura, entrando a buon diritto tra le grandi letterature europee.

Il cèco è una lingua robusta e colorita, molto sonora, con un ritmo rapido e quasi rude. Il lessico è vasto, avendo conservato molte radici dall'antico slavo alle quali si attinge per la continua produzione dei neologismi richiesti dalla vita moderna. Morfologicamente, il cèco presenta una declinazione con sette casi, sei coniugazioni distinte nei due aspetti (perfettivo e imperfettivo) tipici delle lingue slave, ma anche forme verbali caratteristiche come il supino e il transgressivo.

 


LESSICO FONDAMENTALE

Uomo

Muž

Donna

Žena

Padre

Otec

Madre

Matka

Cielo

Obloha

Terra

Země

Sole

Slunce

Luna

Měsíc

Acqua

Voda

Albero

Strom

Cane

Pes

Gatto

Kocour

 


ALFABETO

Dopo essere stato reso per secoli secondo le trascrizioni tedesche o polacche, l'alfabeto cèco ha sviluppato un proprio alfabeto nazionale di 34 lettere. Le prime riforme ortografiche in questo senso sono piuttosto antiche: già intorno agli inizi del XV secolo, Ján Hus codificò l'ortografia ceca su basi fonetiche, proponendo un sistema alfabetico con avesse una perfetta corrispondenza tra le lettere e i suoni. Da questo primo alfabeto cèco si sarebbe sviluppata l'odierna ortografia cèca.

Nell'attuale alfabeto cèco, opportune distinzioni vengono rese con particolari segni diacrici, analogamente a quanto avviene negli alfabeti latini di altri paesi slavi, ovvero con accenti dolci (ma anche apostrofi) per distinguere le consonanti normali da quelle palatilizzate. Il digamma ch è considerato lettera a sé stante e nell'ordine alfabetico viene posto subito dopo h.

 


VOCALI

Le vocali fondamentali dell'alfabeto cèco sono sette:

Vi è una parziale sovrapposizione di suoni, in quanto i ed y hanno la medesima pronuncia, così e ed ě. La fonetica cèca distingue queste vocali in molli e dure. La differenza sta semplicemente nel fatto che le vocali molli palatilizzano la consonante precedente (in particolare d n t), come se queste fossero precedute da una [j] semiconsonante, le dure si comportano come le normali vocali italiane e ed i.

Molli

ěi

Dure

e y

Segue poi la serie delle vocali lunghe, per lo più ricavate dalle rispettive brevi con l'aggiunta di un accento acuto.

Le vocali ú ed ů sono entrambe da pronunciarsi [u:] lunga; in questo caso la distinzione è filologica: ú cade all'inizio di parola, ů al centro di parola.

Nel cèco, come in altre lingue slave, le liquide r ed l possono assumere valore vocalico, qualora siano articolate a una consonante e non seguìte da vocale, funzionando così da apice sillabico.

 


CONSONANTI

Il sistema consonantico del cèco è piuttosto ricco e complesso, comprendendo ben 26 consonanti.

Accenti dolci o apostrofi fungono da diacritici per distinguere per lo più le consonanti normali (o dure) da quelle palatilizzate (o molli). Tra le lettere particolari abbiamo le tre diacriticate č š ž, le quali, comuni alla maggior parte delle lingue slave, equivalgono rispettivamente ai gruppi c(i) e sc(i) dell'italiano e alla j francese.

Naturalmente, c senza diacritici è una z aspra [ts].

In comune con lo slovacco, vi è poi la molle ň corrispondente alla gn italiana, anch'essa contrassegnata con un accento dolce.

 

Comuni a cèco e slovacco, ď e ťsegnano le occlusive palatali (simili ai suoni iniziali nelle parole italiane "ghiaia" e "chiave" ma assai più schiacciate). Si noti che per ragioni tipografiche si è imposto, nel caso di queste due lettere, l'uso dell'apostrofo in luogo dell'accento dolce, che invece si trova nelle forme maiuscole.

Considerato lettera a sé stante, il gruppo ch (che nella successione alfabetica viene dopo h) è da pronunciarsi come il ch sordo [x] nel nome del compositore Bach.

La vibrante fricativa ř è consonante tipica del cèco. Suono di non facile apprendimento (gli psicologi ricordano che è l'ultimo suono che i bambini cèchi imparano a pronunciare), può essere resa come una r italiana combinata con la j dolce francese.

 


CLASSIFICAZIONE DELLE CONSONANTI E PALATILIZZAZIONE.

Come le vocali, anche le consonanti sono distinte in dure e molli, a cui si aggiunge il gruppo delle bivalenti.

Dure:

d h ch k n r t

Molli:

c č ď j ň ř š ť ž

Bivalenti:

b f l m p s v z

Le consonanti molli sono palatilizzate, cioè pronunciate come se fossero seguìte da una [j] semiconsonante. Ciò comporta tutta una serie di trattamenti fonetici nell'incontro tra consonanti e vocali. In generale si può dire che le vocali molli palatilizzano le consonanti dure e che le consonanti molli si pronunciano palatilizzate anche quando sono seguite da vocali dure.

Ad esempio, le consonanti dure d n t, vengono pronunciate normalmente quando sono seguite dalle vocali dure e ed y, ma qualora siano seguite dalle vocali molli ě ed i si leggono come fossero i loro equivalenti molli d' ň t'.

Analogamente, la vocale ě palatilizza le consonanti bivalenti b f m p v, le quali si pronunciano come fossero seguìte da una rapida [j] semiconsonante.

 


DIGRAMMI

Oltre al gruppo ch, che è considerato una vera e propria lettera e nella successione alfabetica viene subito dopo h, il cèco presenta altri due digrammi:

Questi due gruppi consonantici, che il cèco ha in comune con altre lingue slave e baltiche, si pronunciano rispettivamente come la z dolce e la g(i) dolce italiane.

 


MODIFICHE FONOLOGICHE

In cèco l'incontro di più consonanti dà luogo ad alcune modifiche fonologica. Come in tedesco, una consonante sonora, seguita da una sorda o posta in fin di parola, diventa sorda a sua volta.

Il contrario, infatti, che una sorda diventi sonora, è raro in cèco (ma frequente in slovacco). In ogni caso questo è lo specchietto delle sonore e delle loro rispettive sorde:

La lettera ř, che in condizioni normali è sempre sonora, essendo pronunciata rzh (un misto tra r e j francese), qualora si trovi in ambiente sordo o in fin di parola, muta la sua pronuncia e diviene rsh (un misto tra r e sc(i) italiana).

Stessa cosa si può dire della x, lettera che il cèco usa per ragioni legate all'origine della parola, che è normalmente pronunciata [gz] sonora davanti a vocale o ad h, mentre davanti a consonante sorda assume la consueta pronuncia [ks].

 


GEMINATE

La differenza tra consonanti scempie e geminate, in cèco, è puramente ortografica, in quanto le une e le altre si pronunciano come fossero scempie:

 


ACCENTO TONICO

L'accento tonico cade in cèco sempre sulla prima sillaba, indipendentemente dal numero di sillabe.

 


SCHEMA GENERALE

 


BIBLIOGRAFIA E LETTURE CONSIGLIATE

 


UN MONDO DI SCRITTURE

Scritture latine: Alfabeto Irlandese

Scritture latine: Alfabeto Gallese

Scritture latine: Alfabeto Bretone

Scritture latine: Alfabeto Cèco

Scritture latine: Alfabeto Slovacco

Scritture latine: Alfabeto Polacco

Scritture latine: Alfabeto Sloveno

Scritture latine: Alfabeto Lettone

Scritture latine: Alfabeto Lituano

Scritture latine: Alfabeto Estone

Scritture latine: Alfabeto Finlandese

Scritture latine: Alfabeto Ungherese

L'ANGOLO DI DARIO