La Critica

 

 

 

 

GESUALDO BUFALINO

Versi gradevolmente legati a remote aure poetiche (penso a Becquer, per esempio). Oggi che l poesia somiglia spesso a una camera di tortura sperimentale, può essere meritorio coltivare un’educata grammatica dei sentimenti.

 

 

 

GIUSTO MONACO

La poesia della Bonfiglio si colloca nel solco della migliore tradizione europea.

 

 

ANDREA CAMILLERI

Nella poesia di Anna Maria Bonfiglio c’è una perfettamente espressa adesione, in un certo senso gioiosa, alla vita e tutto in modi di espressivissima semplicità, una semplicità che sta su un sorvegliatissimo filo di rasoio, un equilibrio che le consente di non essere mai banale e mai allo stesso tempo ricercata.

 

 

GIORGIO BARBERI SQUAROTTI 

Ho letto la sua nuova raccolta di versi sempre piena di un’acuta sensibilità morale che conduce il Suo discorso poetico verso la meditazione e la sentenza con una nettezza di modi e di forma che lo rendono sempre vivo e persuasivo.

 

 

GIACOMO FERRO 

La Bonfiglio rivela un’innata bravura e sincerità di ispirazione attraverso un poetare scaltro (non scade mai nel sentimentalismo), maturo, colto. Una liricità moderna e ricca di musicali risonanze trasforma le riflessioni in gradevole canto.

 

 

 VINCENZO SANTANGELO

(….) Su un tessuto memoriale si snoda una vicenda personale punteggiata di pensieri e sensazioni che acquistano il sapore di paradigma dell’esistenza.

 

 

 

ANTONINO CREMONA 

Anna Maria Bonfiglio sa perfettamente che il suo mondo si frantuma in realtà e sogno, cronaca e perennità, elementi che respingono e si attraggono, si specchiano, tendono ad unificarsi nella sintesi lirica. L’ossimoro è la morsura che incide la lastra: il tempo che occorre per lasciare il segno, insieme è l’acido che graffia la lastra, il segno che la percorre. Nello stupore della realtà, dunque nello stupore della poesia.

 

 

 

LINA RICCOBENE 

….Si coglie un saggio di estrema perizia stilistica: una sapiente allitterazione con sapienti rime interne, l’uso di un lessico corposo e appropriato e la sintesi estrema che mette a nudo l’idea o il vissuto centrale.

 

 

 

ENRICA DI GIORGI LOMBARDO

L’amarezza che talvolta sgorga dai versi della Bonfiglio non e’ vuota querimonia: il controllo dei sentimenti, unito a un linguaggio colto e misurato, costruito con frasi di sapiente originalità, sfuma le personali scontentezze in situazioni più vaste di universale risonanza e la delusione si corregge in un distaccato sorriso ironico, impietoso anche verso l’autrice stessa.