A presto:
un saluto nell'aria
ch'é promessa ed attesa
un refrain dolceamaro
che sospende e rinvia
Forse é tardi
per un viaggio nel cuore?
E' fuggito il momento
che svelava i segreti?
O é la vita bastarda
che ha rubato i respiri
e ha soffiato crudele
sui possibili amanti
A presto:
é una voce che parla
sconosciuta e lontana
sono occhi strappati
a un'immagine ignota
E la vita cammina
col suo passo veloce
generosa e distratta
ogni tanto ci guarda
E la vita continua
con i forse ed i mai
si concede ogni tanto
non si lascia stuprare
A presto:
diligente saluto
dice tutto ed é niente
é una corda sospesa
fra promessa ed attesa.
Più triste sulla pietraia il passo
dopo la canzone degli abbracci
e la parola ombra sul filo
dell'assennata verità
Dell'indagata geometria
alga segreta nei discoperti contorni
Non basta a ricomporre il cerchio
la misura del volo il cappio sciolto
il ramo di ginestra ad infiorare il seno
Forse é naturale consegna
quest'assenza che nessuno reclama
l'ombra solo a me visibile
negli occhi di chi mi parla
L'azzurro é svolato
verso cieli che ignoro
la notte é segreto
che taglia il respiro
Ovunque la pena
Attendere lune chiare
fra i rami secchi del platano
mentre tu navighi altre barche
e tendi a svalutare
l'oro del mio cuscino
Svegliarsi e sentire
la vita che torna
un grembo profondo
per nascere ancora
Così la sera - bambola
scolorita e leggera
mi siede sul grembo
cercando una culla
una nenia un nonnulla
che l'aiuti a passare
le ore notturne.
Una vampa m'accende
e ritarda il riposo.
Che voglio?
Un lieve respiro
vicino al mio collo
un bacio soffiato
tra i fili ribelli
scompiglio ai capelli
un braccio che giri
attorto alla vita
sottile conforto
rubato alle dita
Stelle racchiuse fra le labbra
sotto il carrubo dove la notte
danzano i fantasmi
Sull'arida collina scuote
le stoppie il vento
Silenzio d'abbracci
Solo il mare ha voce
di conchiglia e braccia lunghe
Il mare ha creste di colomba
I gabbiani gli fanno la corte
placidi e sonnolenti
sembrano finti- immagini
che un ceruleo specchio
trattiene
Sulla barca è danza d'acqua
brividi d'oro fra i capelli
Il mare promette
lussuria di carezze
perfino le sirene
hanno lasciato il fondo
per turbarmi
Avanzano le vele
mentre il mare s'insanguina
al colore del tramonto
Ali bianche che recano
lontano odore di zolfo
e gusto di sale rappreso
sulla bocca degli scafi
Formano un cerchio
merlettato che ,s'apre
all'ospitale abbraccio
della banchina
Voce d'esilio l'acqua
e il vento che percuote
l'oleandro
Nel ventre del paese
giace l'infanzia
con il lungo silenzio
di un'estate consunta
fra gli arbusti
dell'erica selvaggia
Sempre il ritorno
enumera le assenze
e andare o rimanere
non muta
l'essenza delle cose
Già sale la marea
e si trascina eredità
di ansia e di veleno
Lungo il meriggio
-estenuante attesa
del notturno nulla
Sul gelso tacciono
i grilli e le cicale
il vento suona
le campane dei convolvoli
A notte il gelsomino
abbraccia il sonno
ma i sogni hanno
bocche perfide
raccontano bugie
frammenti di un'estate
che non m'appartiene
Lo zoccolo del vento
sferraglia ai cancelli
-parola d'aria
e sangue del silenzio
nel pomeriggio
che il sole respinge
e la sera s'attarda
ad oscurare
Il verde dell'erba
e il rosa della pervinca
non bastano a colorare
l'orizzonte dove
sfuma il mare
Sapore d'Africa
sulla costa di marna
negli occhi di sale
del pescatore di vongole
Agosto è un buco enorme
fra il prima e il dopo
un vuoto fra chi ricorda
e chi ha dimenticato
Palermo è un fazzoletto
che solo il vento
si cura d'agitare
L’atteso falco
ecco
planare sul mio tetto
ripiegare le ali
sulla cenere dei muri
e con regali artigli
rampare alle commessure
Ma breve è il transito
e al sofferto richiamo
oppone
l'alterigia del distacco
In tempo estraneo
compie la sua
totale ascesa
a graffi e strappi
procurando tatuaggi.
Il mattino distribuisce i suoi doni
S'apre il mare allo sguardo d'oriente
e fugge via la nottivaga Lilith
che ha frugato a tutte le porte
per cercare l'amore perduto
(luna-donna luna-notte
luna-vita luna-morte)
Si spacca il cielo
-nòcciolo d'albicocca
ad ungermi la bocca col suo umore
Da lontane fonti sgorga
il suono cristallino dell'acqua
-linfa spersa per le vene
di chi non sa ascoltare
Il saluto della sera
é il silenzio
che spegne i passi
sulle scale
Domani le stanze
conosceranno ancora
il tuo respiro
rallegrate dal dono
ameranno anche il buio
dentro al quale mi cerchi
Canteranno carezze
Il desiderio affilerà
i coltelli sulla pelle
Hai lasciato cadere una nota
mio suonatore di cembalo
ed ora essa si è sparsa
in mille risonanze
ognuna delle quali mi percuote
Fra sonno e veglia
ha spezzato il silenzio
e mi racconta
la lunga libertà del desiderio
Ma teme il mattino che accoglie
la canzone dell’allodola
e la fa muta e triste
tinnante brevità
che s’inorgoglia d’avere
suscitato un’emozione
Oh come il miele
vischiose quelle labbra
canto di vasta pena
a suscitare
Hanno del marmo
il freddo sepolcrale
della conchiglia
la dura concrezione
Spuma che si dissolve
al vento il loro
bugiardo palpitare
L'anima solca acque agitate o quiete
in cerca di un altrove
ma è dura ogni volta la partenza
nel respiro del vento nemico
Ali di albatro e voli d’aironi
sfruttano il passaporto per il mare
In quale oceano si sono inabissati
i tesori di zaffiro e granato?
A quale bucaniere hanno affidato
il comando del vascello pirata?
Alba di sfatte labbra si consuma
notte di cera scioglie
i nastri azzurri del mattino
La barca è sottomessa all’orizzonte
albero e vele abbracciano la brezza.
UN TRENO DI CANZONI
Lupo con la cravatta stretta a cappio
soffocherai nel letto della sera
per cercare di me l'odore e il sesso
Caveranno la luna con le lame
dal tuo petto scarnito e dai tuoi piedi
fuggiranno i rantoli dei passi
Mi troverai fra le carezze
graffiate sulla pelle per venire
con te- gioia e dileggio
ombra della tua ombra e conversione
Andremo con un treno di canzoni
Sopra il tetto
apriranno le ali le colombe
La luce di un'altra estate illumina
quell'angolo dove i tuoi passi padre
erano il fumo della sigaretta
che tu rubavi al sorvegliato assillo
Le nostre solitudini assediate
da quel dolore giunto ancora prima
che si verificasse la partenza
E questo nodo che mi artiglia il petto
nel ricordo della tua sofferenza
che fui impaziente di veder cessare
è un'altra solitudine; più amara;
una catena d'infiniti anelli
da cui non salva nessun'amnistia
Ora la stessa luce è un'altra luce
e un altro suono ha lo stesso riso
e niente è più perverso
di questa luce che avvelena gli occhi
di questo riso che arde nella gola.
VOLO
Ma tu che vuoi
che infilzi gli aculei
nel velluto del sonno
e chiedi il passo
all'ambiguo declino?
Nell'afasia che opprime
il desiderio
é luce ed aria
l'accennata carezza
brivido che s'attarda
sulla pelle per vincere
residue resistenze
Al fondo della
tenera avventura
forse troveremo l'amaro
di ciò che s'è compiuto
la magica pozione
che ci addormenterà
mentre cerchiamo
isole e sirene
Per questo (ed altro
ancora) l'Icaro che
pure mi possiede
ha sciolto la sua cera
e rimane impigliato
ad una tela che più
non è possibile disfare
Ma resta bello
distendere le mani
e brevemente
sfiorare le tue ali