ANORESSIA E BULIMIA NERVOSA


U.O. DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
Gruppo Multidisciplinare Diagnosi Terapia Disturbi dell'Alimentazione
Dir. Resp. dott. Vito Salvemini
Ospedale S.Eugenio - Roma -

Disturbo da Alimentazione Incontrollata

Negli ultimi anni fra le sindromi parziali è emerso un quadro clinico definito Disturbo da Alimentazione Incontrollata o Binge Eating Disorder. (DSM IV Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali: "Possibili nuove categorie nosografiche": Masson, Milano, 1996) 

Il termine Binge Eating, che significa letteralmente "orgia alimentare", viene proposto per la prima volta da Stunkard in un lavoro del 1959 in cui, osservando il comportamento di un campione di soggetti obesi, descrive la presenza di periodiche crisi alimentari durante le quali il paziente perde il controllo sul cibo e si alimenta in modo compulsivo ingerendone grandi quantità. 

Attualmente il DSM IV, nell'appendice dedicata alle possibili nuove categorie nosografiche,  ne indica i criteri diagnostici in appendice come proposta futura di una categoria nosografica autonoma . Tale sindrome è caratterizzata da ricorrenti episodi di alimentazione impulsiva in assenza dell'uso regolare di comportamenti compensatori (come il vomito autoindotto, abuso di lassativi ed altri medicamenti, digiuni ed eccessivo esercizio fisico) che si riscontrano invece nel soggetto affetto da Bulimia Nervosa. L'episodio di Alimentazione Incontrollata o comportamento Binge-Eating, che costituisce il sintomo cardine di tale sindrome, si caratterizza per la presenza di entrambi i seguenti elementi:

 a)la quantità di cibo ingerito in un periodo di tempo circoscritto è significativamente maggiore di quella che la maggior parte della gente mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili;

b) la perdita di controllo sul proprio comportamento alimentare: il soggetto           sente di non essere      in grado di smettere o di decidere la quantità e la qualità del cibo.

E' importante ricordare che tale abitudine alimentare è un sintomo presente in tutte le sindromi che compongono la categoria dei Disturbi del Comportamento Alimentare ed è indipendente dall'indice di massa corporea (BMI).

Nel Disturbo da Alimentazione Incontrollata, durante questi episodi, che per lo più avvengono in solitudine a causa dell'imbarazzo che tale comportamento provoca, il cibo viene ingerito molto rapidamente ed in grande quantità, indipendentemente dallo stimolo della fame, fino a sentirsi spiacevolmente pieni. 

Solitamente i cibi consumati durante le crisi alimentari non fanno parte della dieta abituale e sono per lo più costituiti da dolci ad alto contenuto calorico.  

Vengono riferiti casi di persone in cui il comportamento alimentare incontrollato è scatenato da pensieri o situazioni che producono alterazioni disforiche, come depressione o ansia. Altri soggetti riferiscono invece sentimenti di tensione che trovano sollievo, unicamente, nell'abbuffata alimentare. Altre persone descrivono esperienze dissociativa: riferiscono infatti di sentirsi, durante la crisi alimentare, come "ipnotizzati", "intorpiditi" o "fuori di sé" 

La durata e la frequenza del comportamento binge-eating sono variabili. Molti soggetti, per esempio, hanno difficoltà a distinguere il comportamento alimentare incontrollato in episodi separati. Alcuni mangiano infatti tutto il giorno, senza programmare i pasti. Tuttavia possono facilmente ricordare se l'abbuffata si è o meno verificata in un certo giorno. Per fare diagnosi di Disturbo da Alimentazione Incontrollata gli episodi di abbuffata devono verificarsi, in media, almeno per due giorni alla settimana per un periodo minimo di sei mesi. A tale crisi di ingordigia segue senso di colpa, disgusto verso la propria persona ed un marcato abbassamento del tono dell'umore.

Sono inoltre presenti preoccupazioni circa le conseguenze a lungo termine degli episodi ricorrenti di abbuffata sul peso e la forma del corpo.

I soggetti affetti dal Disturbo da Alimentazione Incontrollata, che presentano gradi variabili di obesità ed una storia di diete, fallimenti e fluttuazioni di peso marcate, riferiscono che le loro inusuali abitudini alimentari ed il loro peso interferiscono nelle loro relazioni interpersonali, nel loro lavoro e nella propria autostima. Tali soggetti riferiscono più frequentemente, in confronto a soggetti di peso uguale ma senza queste abitudini alimentari, disprezzo di sé, disgusto per le dimensioni corporee, depressione, ansia, preoccupazioni somatiche e vulnerabilità nei rapporti interpersonali. Si può riscontrare nel corso della vita una più elevata prevalenza di Disturbi Depressivi Maggiori, Disturbi Correlati a Sostanze e Disturbi di Personalità.

Nei dati epidemiologici a disposizione, molto poveri a causa della relativa dimestichezza che si ha con tale sindrome, la prevalenza globale in pazienti che approdano a programmi di dietoterapia- varia da circa il 15% al 50% (con una media del 30%). Nei campioni di popolazione generale è stato riportato un tasso di prevalenza dallo 0,7% al 4%.

Il sesso femminile è rappresentati circa una volta e mezzo in più rispetto al sesso maschile.

L'insorgenza del Disturbo da Alimentazione Incontrollata avviene tipicamente nella tarda adolescenza o all'inizio della terza decade, spesso dopo una significativa perdita di peso ottenuta attraverso una dieta fortemente restrittiva. 

A questo proposito sembra interessante evidenziare due specifici comportamenti che possono essere presenti nel soggetto con comportamento Binge-Eating: la restrizione e la disinibizione alimentare. La restrizione alimentare indica la tendenza del soggetto a ridurre consapevolmente l'apporto calorico al fine di limitare e controllare un incremento ponderale indesiderato. Tale atteggiamento alimentare predispone a fenomeni di disinibizione alimentare che consiste nell'assunzione più o meno compulsiva di una ingente quantità di alimenti. Il concetto di restrizione e di disinibizione alimentare appare comunque un dato valido e importante. Infatti il soggetto sottoposto a restrizione alimentare per un lungo periodo di tempo se esposto a particolari stimoli alimentari risponde con una assunzione di cibo maggiore di una soggetto non restrittore. Tale fenomeno è dato dalla perdita di controllo sulla propria alimentazione (disinibizione) ed è innescato dalla consapevolezza del soggetto stesso di aver superato la quantità di cibo precedentemente pensata e reputata "giusta". Questi concetti eziopatogenetici riferiti al concetto di restrizione e disinibizione alimentare sono dunque elementi centrali rispetto al superamento del trattamento dell'obesità da Disturbo da Alimentazione Incontrollata con la semplice dietoterapia.

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