|
In un’epoca in cui automazione e tecnologia stanno ormai dilagando in
ogni ramo dell’attività umana, appare sempre più arduo rinvenire
luoghi in cui la
memoria del passato venga adeguatamente preservata dall’implacabile
trascorrere del tempo. Eppure, vi sono piccoli borghi rurali come Antillo
dove riescono tuttora a sopravvivere miracolosamente alcuni “mestieri d’altri
tempi” i quali, se per i nostri avi hanno rappresentato consueti gesti e
attività di ordinaria quotidianità, al contrario per i più giovani
significano un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo, alla scoperta
di una realtà quasi del tutto sconosciuta. Ed è per mantenere vivo il
ricordo delle più antiche e tradizionali professioni, che l’Amministrazione
Comunale, conscia del ruolo che essi hanno ricoperto nel progresso
socio-economico e culturale della nostra comunità, ha deciso di dedicare,
in estate, nell’ambito delle manifestazioni socio-ricreative, alcune
serate a quei tanti mestieri che oggi rischiano di scomparire.
Così un intero paese radunato nella piazza centrale ha potuto osservare: “u
picuraru” mentre “tunni
‘na pecora”, “u
cuntarinu” nell’atto
di “mmurdiri ‘u
sceccu”, sistemando
sul dorso del docile ed impagabile animale, fascine, pietre e sabbia, “u
furgiaru” intento
a modellare un informe pezzo di metallo dal quale ricavare “i
ferri du sceccu”
per poi inchiodarli agli zoccoli dell’asino. E poi non potevano certo
mancare gli esperti ed abili artigiani che, quasi d’incanto, da semplici
virgulti, ferule, canne e pezzi di legno ottengono “panara,
‘bbarrili, cucchiari, cuddari, cavagni”
ed altri innumerevoli utili oggetti per la casa e il lavoro. Un’iniziativa
davvero lodevole, coronata da un buon successo di pubblico e resa, ove
possibile, ancor più suggestiva dalla genuina passione profusa dagli
ultimi custodi di queste antiche arti che, di buon grado, hanno accettato
di proporre in scena gesti e attività che appartengono ad un passato
sempre più lontano, ma che essi, grazie alla loro mirabile maestria, sono
riusciti a rendere attuali. E, quello che più conta, a riportarli alla
ribalta di una comunità indissolubilmente legata alle proprie radici
storiche e culturali, ma soprattutto all’attenzione delle nuove
generazioni.
|
|
|