Antonio Mura
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La critica

Si riportano di seguito alcuni pareri critici apparsi su vari quotidiani e riviste italiane.

Composizioni e figure disegnate con cura e dipinte con serenità ben considerando i valori plastici e gli effetti prospettici senza tuttavia esagerare nel sintetismo, mantenendo fede ai sani principi dettati dai maestri della forma e del colore.
Nei suoi ritratti v'è l'esaltazione dello spirito. Quindi, poichè il contenuto pittorico in essi è notevole, l'opera d'arte può essere considerata pienamente riuscita.
Piero Scarpa - Il Messaggero


L'ispirazione religiosa, se ha spinto il Mura ad affrontare certi temi con evidente reminiscenza classica, è però un elemento connaturato del suo carattere e come tale giustifica l'intento.
G. Susini - L'Unione Sarda


Nel paesaggio Mura appare meno preoccupato di rigorosi valori stilistici e più abbandonato ad esterne esigenze sensazionali. La vivificazione del quadro paesistico, che assume un nuovo impegno espressivo, viene ottenuta approfondendo gli impasti ed arricchendo il quadro cromatico, che dà esiti di un sensualismo coloristico fuso in una atmosfera luminosa ed arieggiata, a rapporti modulati di toni.
E. Birocchi - Sardegna Cattolica


Occhieggiano dalle tele di Mura monelli furbi e paffuti, e bambine dallo sguardo mite, che ti guardano dolcemente come se ti chiedessero una carezza.
La realtà è veduta con un ottimismo convincente. Il paradosso è bandito come un abominevole deformatore: perchè il creato è opera di Dio, e bisogna guardalo con purità, se non lo si vuol profanare.
N. V. - L'Unione Sarda


Mura è essenzialmente pittore, egli cerca, cioè, di risolvere le sue immagini esclusivamente attraverso il colore e la linea. Colore e linea intesi come pura forma, nuda e disancorata da qualunque significato che non sia quello del colore e della linea. In altri termini, nella pittura del Mura non vi è un problema di metafisica ma semplicemente un problema di conoscenza immediata.
F. Alziator - Trasmissione radiofonica


Orientato, per naturale inclinazione e per cultura, verso una giusta modernità, si sente chiaramente che non ha mai voluto farne ostentazione; e la sua apparente impassibilità finisce per risultare piuttosto un sereno ed onesto amore del vero, e sincerità di sentimento.
Accentuando od attenuando, secondo quanto gli dettava il suo temperamento, i lineamenti di un vedutismo tradizionale pervenutogli attraverso gli insegnamenti di antichi maestri o di amici contemporanei, è giunto a risultati che sono suoi e solo suoi, pur senza scostarsi molto da quella che, con l'andar del tempo, è andata sempre meglio delineandosi come una vera e propria scuola di paesisti sardi.
Nicola Valle - L'Unione Sarda




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