Antonio Mura
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«Quello che conta per un poeta è lasciare qualche cosa che, quando egli non abbia più occhi, si trovi dinanzi occhi attenti, ammiranti, qualche volta pieni di lagrime... La vita del poeta comincia allora, comincia di là...»

Giosuè Borsi

Con queste parole citate da Nicola Valle, critico d'arte e amico di Antonio Mura, in un articolo scritto dopo la morte dell'artista, presentiamo un'antologia delle sue opere.

Antonio Mura fu soprattutto un artista di ispirazione religiosa, tanto da essere definito "francescano" da alcuni dei suoi critici. Egli esercitava la pittura come missione e scopo della vita, per l'elevazione della sua anima e come atto di devozione nei confronti di Dio. Un'arte intesa quindi come servizio all'Altissimo, come atto liturgico che serve ad avvicinare l'uomo all'Onnipotente.
Consacrò le sue opere a Santa Teresa del Bambin Gesù e per questo motivo su molti dei suoi quadri si legge, accanto alla firma, la sigla .
Ecco cosa scriveva Nicola Valle nel 1933:
"Mura si tormenta di continuo nel tentativo di estrinsecare la sua religiosità: ora amoreggiando con i classici del '300 e del '400, ora più modernamente con l'approfondire ciò che è volume, eliminando l'abbellimento ed il superfluo: cercando la sintesi, in una parola. A sentir lui, non aspira se non ad esprimere quest'alto senso del sovrumano, questa religiosità sentita con animo moderno."
E lo stesso Mura dichiarava:
«Nei miei quadri di soggetto sacro, presumo di apparire sincero senza ostentazione classica pittorica; ma non dimenticando che essendo l'arte cosa squisitamente spirituale deve parlare agli spiriti in senso religioso con espressione attuale, moderna insomma.
Per tutto il resto non ho preoccupazioni di tendenze o di scuole: non sono un colorista esasperato, per quanto, lo confesso, mi piacerebbe di diventarlo perchè il colore lo sento, sensualmente; mentre d'altra parte forse il mio temperamento mi porta a dipingere in toni bassi.
Obbedisco in tutto, sempre e ciecamente, alla mia ispirazione senza forzarla mai. Segua chi può il novecentismo e gli altri "ismi" più o meno alla moda: io preferisco non irregimentarmi con essi per quanto non sia difficile nè di difficile successo. Ma valgono più gli errori e le incertezze di chi è sincero, che non gli appariscenti prodotti delle ultime ricette della moda.»

Dal punto di vista stilistico, osservando i dipinti di Antonio Mura non si può fare a meno di notare una chiara evoluzione da uno stile di tipo più dettagliatamente figurativo (orientativamente sino alla fine degli anni '30), ad uno che potremmo definire "di sintesi".
Come si osserva in quest'opera del 1929, le figure delle persone sono nitide e ben definite, i dettagli delle mani e dei vestiti molto curati, i volti caratterizzati da espressioni mute e pesanti.

L'Adorazione del Venerdì Santo
L'Adorazione del Venerdì Santo - 1929

Ne "Il Battesimo", del 1952, la pittura diventa invece sintesi di luci e colori, dove immagini, sfondi e sentimenti si fondono insieme creando un universo armonico che cattura l'attenzione senza distrarre l'occhio nella ricerca del particolare. Il dettaglio, tanto curato nella pittura del primo periodo, è bandito mentre emerge la capacità di raffigurare usando solo la lirica dei colori.

Il battesimo
Il battesimo - 1952

Le tecniche utilizzate da Antonio Mura per le opere maggiori furono soprattutto la pittura ad olio, la tempera e la xilografia, mentre ci sono rimasti diversi studi e lavori minori eseguiti a pastello e a carboncino.
Nel presentare questa raccolta di opere è stato scelto di raggrupparle per soggetto, per meglio apprezzare come, attraverso l'uso della tecnica pittorica o dell'incisione su legno, si sia espressa l'ispirazione dell'artista.





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