Como, 1888 - 1916

 

Il futurismo proponeva nel 1914, attraverso la presentazione delle tavole delle "Città Nuova" di Antonio Sant'Elia, un modello di architettura legato sopratutto alla funzionalità più che alla bellezza, lasciando spoglia la struttura, senza alcuna sovrapposizione ornamentale.

Antonio Sant'Elia esprime e sintetizza le sue idee in otto punti, nel manifesto dell'architettura futurista da lui redatto e pubblicato l'11 Luglio 1914:

PROCLAMO:

  1. Che l'architettura futurista è l'architettura del calcolo, dell'audacia temeraria e della semplicità; l'architettura del cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra tessile e di tutti quei surrogati del legno, della pietra e del mattone che permettono di ottenere il massimo della elasticità e della leggerezza;

  2. Che l'architettura futurista non è per questo un'arida combinazione di praticità e di utilità, ma rimane arte, cioè sintesi, espressione;

  3. Che le linee oblique e quelle ellittiche sono dinamiche, per la loro stessa natura, hanno una potenza emotiva superiore a quelle delle perpendicolare e delle orizzontali, e che non vi può essere un'architettura dinamicamente integratrice all'infuori di esse;

  4. Che la decorazione, come qualche cosa di sovrapposto all'architettura, è un assurdo, e che soltanto dall'uso e dalla disposizione originale del materiale greggio o nudo o violentemente colorato, dipende il valore decorativo dell'architettura futurista;

  5. Che, come gli antichi trassero ispirazione dell'arte dagli elementi della natura, noi - materialmente e spiritualmente artificiali - dobbiamo trovare quell'ispirazione negli elementi del nuovissimo mondo meccanico che abbiamo creato, di cui l'architettura deve essere la più bella espressione, la sintesi più completa, l'integrazione artistica più efficace;

  6. L'architettura come arte delle forme degli edifici secondo criteri prestabiliti è finita;

  7. Per architettura si deve intendere lo sforzo di armonizzare con libertà e con grande audacia, l'ambiente con l'uomo, cioè rendere il mondo delle cose una proiezione diretta del mondo dello spirito;

  8. Da un'architettura così concepita non può nascere nessuna abitudine plastica e lineare, perché i caratteri fondamentali dell'architettura futurista saranno la caducità e la transitorietà. Le case dureranno meno di noi. Ogni generazione dovrà fabbricarsi la sua città. Questo costante rinnovamento dell'ambiente architettonico contribuirà alla vittoria del Futurismo, che già si afferma con le Parole in libertà, il Dinamismo plastico, la Musica senza quadratura e l'Arte dei rumori, e pel quale lottiamo senza tregua contro la vigliaccheria passatista.

 

In queste parole si vede come il pensiero dell'architetto di inizio '900 sia cambiato. C'è in cantiere un ideale di bellezza del tutto nuovo: la "Casa Moderna", proposta da Sant'Elia, è simile ad una gigantesca macchina. In tale esaltazione della macchina, già mito dei futuristi, c'è il legame oltre che con l'industria, anche con la scienza.

Questo "mito" non è una pura invenzione del futurismo poiché viene ripreso anche da artisti di movimenti differenti, i quali studiarono la funzionalità dell'abitazione ottenendo risultati apprezzabili.

E' il caso di Charles-Edouard Jeanneret, nato nel 1887 in Svizzera e meglio noto come Le Corbusier. In verità la sua patria, teatro di attività critica e progettuale, sarà poi la Francia.
Dai suoi schizzi giovanili, realizzati soprattutto a penna o a matita e poi velocemente acquerellati, si comprende subito la vocazione architettonica dell'artista. Essi non sono semplicemente degli abbozzi, ma veri e propri studi. Accanto ad ogni disegno, infatti, abbondano note e appunti sui colori, sui materiali e sulle forme. Nel 1917, stabilitosi a Pisa, dà vita al Purismo, un movimento pittorico che, pur partendo da posizioni teoriche proprie dei cubisti, ne semplifica alcuni aspetti, introducendo le forme "pure", geometriche ed immediatamente riconoscibili degli oggetti prodotti dall'industria.

Nel 1921 Le Corbusier progettò la Maison Citrohan, che, se alzata su pilotis, sembrava anticipare i 5 punti della nuova architettura. Il nome "Citrohan" era un po' un gioco di parole sul marchio della già famosa industria automobilistica, per indicare che tale "Maison" sarebbe stata prodotta in serie, proprio come un'automobile.

Si tratta di una casa progettata come un'automobile, concepita e disposta per soddisfare al meglio le esigenze dell'uomo che la avrebbe dovuta abitare. Sembra un po' una rivoluzione contro il vecchio modello di casa borghese che utilizzava lo spazio in modo indifferente rispetto alle diverse funzioni, rendendo l’alloggio un organismo poco adatto a soddisfare le reali esigenze abitative dell’uomo.
Fino a quel momento la casa era stata un agglomerato poco coerente di molte grandi stanze; in ogni stanza c'era sempre dello spazio in eccesso o dello spazio mancante.
Le Corbusier, come per altro Sant'Elia, considerava la casa come una macchina da abitare o come un utensile.
Viene così progettata una cellula abitativa, economica, e,  proprio per quest'ultimo motivo, necessariamente disposta in maniera proficua e razionale. Ogni spazio della casa viene progettato in relazione alla funzione che deve assolvere. Le finestre, diaframma tra interno ed esterno, devono aumentare le proprie dimensioni per consentire l'accesso di aria e luce. La bellezza di tale architettura viene raggiunta, come per l'estetica d, mediante l'utilizzo di volumi semplici e attraverso le proporzioni, "particolare per niente costoso al proprietario".

Lo stesso Le Corbusier paragona la casa ad un piroscafo: "una casa è una macchina da abitare. Bagni, sole, acqua calda, acqua fredda, calore a volontà, conservazione del cibo, igiene, bellezza e proporzione..."

Le Corbusier, nel 1926, esprime sinteticamente attraverso i "cinque punti" quale fosse il suo modo di concepire l'architettura:

  1. i pilotis (esilissimi colonnini in cemento armati che servono per reggere l'intera struttura);

  2. il tetto-giardino;

  3. la pianta libera;

  4. la finestra a nastro;

  5. la facciata libera.

Il miglior prototipo dei cinque punti di questa nuova architettura è senz'altro la "Villa Savoye", realizzata a Poissy tra il 1929 e il 1931.

 

 

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