AVANCARICA E POLVERE NERA.
Di Ghirlanda Giancarlo

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Introduzione
Ho voluto realizzare questa modesta opera con l'unico scopo di presentare una breve guida sulle armi ad avancarica, escludendo volutamente tutte le armi moderne, questa opera non dovrà spingere all'acquisto di armi, non incentiverà a girare armati, ma solo cercherà di avvicinare e spero appassionare nuovi tiratori di avancarica, che tanta soddisfazione ha saputo regalare a quanti si sono accostati a questa antica forma di tiro.
Eviterò deleteri entusiasmi in favore di un'arma anziché di un'altra, cerchando d'infilarmi il più possibile nei panni dei meno esperti per fornire loro i primi ragguagli, i neofiti potranno inseguito approfondire meglio le loro conoscenze direttamente sulle linee di tiro.
Analizzerò soltanto due tra i modelli di armi corte più utilizzate, non tratterò i fucili ad avancarica in quanto i sistemi di azionamento, sono alquanto simili con le pistole ad avancarica, siano questi a percussione che a pietra focaia.
Spero di fare cosa gradita impegnandomi in questa opera che non vedrà la luce delle vetrine, ma forse servirà a farvi trascorrere una lieta lettura o avvicinarvi all'avancarica, farò ammenda per quanti saranno contrari a questo tipo di opera, chiedo scusa fin d'ora per eventuali errori, omissioni, e quant'altro possa recare offesa ai lettori.

Giancarlo Ghirlanda

 

Capitolo 1°

Fin da bambino ho sempre avuto una certa attrazione per le armi incoraggiato sicuramente da mio padre e da mio fratello più grande. Abitavamo in un podere della cintura di Torino, possedevamo un ampio terreno a ridosso tra il comune di Nichelino e quello di Moncalieri, ereditato dal nonno Domenico, anche lui era un cacciatore. In casa mio padre teneva alcuni fucili tra cui un monocolpo cal. 12 con il quale nelle domeniche più fredde e grigie d'inverno mi recavo in una serra poco distante dall'aia con in tasca cinque o sei colpi per appostarmi in attesa che qualche passero si posasse sulle piante da frutto antistanti, nonostante le basse temperature invernali io mi sentivo bene, ero sereno, rilassato e attento. Anche sé ero molto giovane mio padre non mi ha mai detto come dovevo comportarmi con un'arma in mano, lui mi guardava in silenzio è mi vedeva muovere con sicurezza, oggi penso che non abbia mai dovuto preoccuparsi di miei atteggiamenti pericolosi e quando rientravo con un paio di merli e qualche passero mi aiutava a pulire l'arma con cura per poi riporla nell'armadio a muro che aveva costruito in una parete della cucina. Ha sempre cercato di coniugare la prudenza ed il buon senso senza rimproverarmi continuamente. Io non mi sono mai fatto male, la consapevolezza di quello che facevo e la responsabilità di cui mio padre mi faceva carico mi ha reso forte di spirito e sicuro nel maneggiare armi.
Crescendo molte cose sono cambiate, la passione per le armi no, appena raggiunta la maggiore età mi sono iscritto al TSN di Torino e li ho potuto continuare la mia preparazione. Oggi sono un armiere abilitato dal Ministero degli Interni, anche se non esercito questa professione sono molto legato alla cultura armigera Italiana. La polvere nera ha sempre suscitato in me una certa curiosità, legata forse anche ai personaggi che popolano il poligono "E", delle Basse di Stura, signori anziani, con capelli bianchi si fanno custodi di una tradizione armigera che ormai nel nostro paese tende a lasciare il posto ad armi sempre più tecnologiche, che non d'anno spazio a vecchi ferri a pietra focaia.
Giacche blasonate con stemmi d'associazioni e poligoni di tutta l'Italia che molto dicono di questi uomini che ad ogni occasione vengono qui all'E sulle linee di tiro.
Si chiudono dentro, fanno gruppo a sé, non d'anno molta confidenza ad altri tiratori bisogna stuzzicarli per carpirgli qualche parola.
In un angolo riposa un signore molto anziano, sta li da solo non parla è appoggiato ad un carretto come quello che si usava una volta per portare la spesa più pesante, credo che li tenga tutta la sua attrezzatura ed un pesante fucile, riconosco il sistema a pietra, io lo osservo in silenzio non oso disturbarlo, all'improvviso si alza afferra la canna ed inizia ha versarci dentro della polvere nera, non serve l'imbutino la canna è molto grande, saranno tre o quattro grammi di polvere poi spinge con una bacchetta d'ottone una borra di feltrino; Prende in mano una palla di piombo e l'allunga verso di me, si è accorto che lo guardo forse vuole farmi notare il diametro, saranno 16 /18 mm la infila nella canna e con la bacchetta spinge fino al fondo picchiettandoci sopra per comprimere il tutto. Da una piccola borraccetta lascia cadere un cucchiaino di polvere nel bacinetto, saranno circa 1/1,5 grammi che serviranno per innescare lo sparo, arma il cane, mi guarda, abbassa la martellina e punta il bersaglio, spara.
Una grossa vampa si sviluppa dal lato destro del pesante fucile ed una nuvola di fumo lo avvolge. Quando il fumo svanisce lui con un gesto del capo mi fa notare un 10 appena basso, io gli sorrido e mi allontano, non ho mai saputo il suo nome ma è rimasto impresso in me il ricordo di quest'uomo, uno che appartiene ad un tempo ormai passato ma ritorna a vivere all'E.

 

Capitolo 2°

La polvere nera ha sempre incuriosito i frequentatori di poligoni o almeno in quei poligoni dove vi siano gruppi d'archibugieri.
Nel mio poligono (Basse di Stura) tira assiduamente il gruppo: Archibusie d'Piemont.
Da 15 anni sparo regolarmente in pgc. e con carabina libera a 50 m, molto spesso in varie occasioni mi sono ritrovato incollato al vetro che separa il poligonetto dell'Avancarica da una sala di disimpegno, utilizzata anche per gli esami di tiro, a guardare questi tiratori.
Il fumo che lascia la polvere nera dopo lo sparo non ha niente a che vedere con le polveri infumi. Ho ricaricato il 38 WadCatter per molto tempo con varie polveri anche da caccia, ma nell'aria non rimaneva quell'odore di carbone bruciato e polenta, un fumo intenso che avvolge tutto, ogni particolare del poligonetto assume un tono diverso, un soffio di mistero antico riempie i miei polmoni e la mente inizia a viaggiare indietro nel tempo fino a farmi apprezzare personaggi come Pietro Micca, di cui a scuola non mi importava niente, un giorno dovendomi recare in Questura per il rinnovo del porto d'armi, ed avendo lasciato l'automobile alquanto distante, mi ritrovo ha percorrere a piedi un tratto di via Guicciardini, che conduce verso l'ingresso laterale della Questura, mi fermo per leggere gli orari di apertura, poi continuo a camminare.
All'uscita dagli uffici di Polizia torno a passare davanti all'ingresso del museo, entro, ero solo mi accolgono come se fossi il primo visitatore dell'anno, un giovane mi accompagna per tutto il percorso.
Ho avuto come un'attrazione per un personaggio di cui non ricordavo neppure come si fosse procurato gli allori della storia., ho potuto scoprire in quell'occasione anche altri aspetti di Torino e delle sue Fortificazioni, erette per resistere all'assedio francese.
Dopo qualche settimana mi accorgo che nella bacheca del TSN vi era una comunicazione; L'associazione "Archibusie d'Piemont" offriva un corso d'avancarica, mi sono iscritto subito, quella notizia è arrivata proprio come il cacio sui maccheroni, ora attendo con ansia di incontrare quelli che consideravo già miei amici i rettori del corso, Franco e Giovanni, personaggi veramente particolari, sanno tutto quello che c'è da sapere sulla polvere nera, entrambi sono anche dei grandi tiratori di pistola e di revolver, veri campioni.


Capitolo 3°

La prima parte del corso prevede solo teoria, i miei occhi ed orecchie si sono trasformati in superconduttori, s'iniziò a discutere della sicurezza, poiché le armi ad avancarica devono essere necessariamente ricaricate sulle linee di tiro, bisogna arrivare in poligono con le dosi di polvere già pesata e riposta negli appositi contenitori. Per le pistole tipo la " Le Page e Mang in Graz ", circa 1.20 grammi di polvere nera svizzera N°1 per il revolver Remington 1858 0.90-1,10 grammi di polvere, per i fucili a Pietra o a capsule anche 3-4 grammi più 1/1,5 g nel bacinetto.
quindi bisognerà arrivare con le dosi già pronte per non portare grandi quantità di polvere, la quale a causa delle grandi vampate prodotte al momento dello sparo potrebbe esplodere per contatto accidentale; Quindi è essenziale pesare bene le cariche a casa, riporle in contenitori adeguati, vanno benissimo le fialette delle analisi mediche in pvc o pirex, il vetro invece ci spiegano che attira le cariche elettrostatiche.
Franco e Giovanni usano contenitori di legno (bossoli) perché fatti con legno di Bosso.
Sono molto preparati, io guardo con interesse le loro valigette, hanno attrezzi di ogni tipo, i bossoli di legno sono numerati ne intuisco il motivo, gli serviranno certamente per preparare diversi tipi di cariche, inbutini d'ottone, bacchette con pomi, non immagino ancora a cosa possano servire tante cose, ed ascolto in silenzio le loro parole.
A parte qualche precauzione es: non fumare, non giocare con accendini, le norme di sicurezza per l'avancarica non sono molto diverse, valgono le solite regole nel maneggio delle armi, una nota di attenzione bisogna porla per la protezione di occhi ed orecchie , infatti sia con le capsule che con la pietra focaia , vi sono alte possibilità che vengano lanciate schegge verso il tiratore; Pertanto fanno notare che nel tiro ad avancarica è obbligatorio indossare i mezzi di protezione ed aver superato l'esame di abilitazione motivo per cui eravamo tutti li.
Queste armi non hanno una vera sicura escludendo la mezza monta del cane, e sono fornite di stecher al grilletto.

 

Grilletto regolabile o stecher

 

Lo stecher ci spiegano, è un sistema di armamento del grilletto, va tirato in avanti verso la volata per inserirlo, ma poi per sparare si tira indietro,
come un grilletto normale, bisogna armarlo solo con l'arma pronta e puntata verso il bersaglio è un dispositivo molto sensibile, bastano pochi grammi di forza per far scattare il cane e potrebbero verificarsi partenze impreviste del colpo.
Potrebbe capitare che dopo aver sganciato il grilletto ed esplosa la capsula, o la carica nel bacinetto non parta la palla, è importantissimo restare in posizione, con l'arma puntata verso il bersaglio ancora per qualche secondo (contare fino a 20) spesso lo sparo può essere compromesso da una capsula difettosa, da polvere umida o dalla pietra che non colpisce in modo ottimale la martellina producendo una debole cascata di scintille, quindi mai puntare l'arma verso persone in una situazione del genere, ma restare in punteria e sostituire la capsula, oppure riaffilare la pietra riempire il bacinetto e tentare di nuovo, se poi non succede niente può anche essere che non abbiamo messo la polvere, bisogna porre sempre molta attenzione durante le operazioni di caricamento, evitando di farsi distrarre da amici tiratori.


Capitolo 4°

Qui ci introducono nel discorso della pietra focaia, si dice cascata di scintille quando il cane che ha montato un morsetto per stringere in posizione la pietra, colpisce la martellina di materiale durissimo producendo una cascata di scintille verso il bacinetto che contiene la carica di accensione, qui si produce una grossa vampa che attraverso un forellino
(detto focone) posto orizzontalmente alla culatta incendia la vera carica di lancio che farà partire la palla verso l'esterno della canna (effetto Ventura).
Franco e Giovanni, fanno notare che caricando un'arma ad avancarica a differenza di una retrocarica dove la cartuccia da inserire è già completa, qui può accadere di mettere una palla in canna senza aver messo prima la polvere, e bisognerà tirarla fuori; Esiste un attrezzo da avvitare in punta ad una bacchetta d'ottone che termina come un cavatappi, una specie di vite parker, si usa proprio come un cavaturaccioli, s'infila dalla volata e si cerca di avvitarla nella palla di piombo da estrarre, se l'operazione non funziona bisogna smontare l'arma, togliere la culatta ed estrarre la palla battendo da un lato della canna.
Continuando a discorrere, siamo passati ad esaminare una delle armi che l'associazione ha messo a disposizione per il corso e che in seguito proveremo sul campo, dalle loro valigette tirano fuori una Mang in Graz, spiegano che il suo nome deriva dall'armiere Tedesco Mang che produceva le sue armi nella città di Graz, una Le Page utilizatissima nel periodo Napoleonico e due revolver, il primo è un Remington N.N. mod.1858 originale ha 142 anni e spara benissimo, appena si nota l'usura del tempo sulle bruniture, l'altra una replica di Pietta della stessa arma il calibro ovviamente e 44, in questa la brunitura e splendida di un intenso blu royal, il coprigrilletto e d'ottone lucido.
La meccanica di queste armi e semplice, un manico di legno, una batteria di scatto, canna, culatta, luminelli, tamburo e qualche vite per unire il tutto, nella percussione il cane colpisce direttamente la capsula, nelle armi a pietra, questa viene montata sul cane sul cane, e viene fatta battere contro la martellina, per permettere un caricamento sicuro, la martellina deve essere alzata per tenerla fuori dal raggio d'azione del cane.
La culatta chiude posteriormente la canna ed è collegata esternamente dal luminello o dal focone.

 

 

 

 

Capitolo 5°

Caricare l'arma e estremamente facile, vediamo adesso come caricare la Mang in Graz a percussione (canna liscia).
Tenendo il cane abbassato sul luminello per sicurezza, inseriamo dalla volata l'apposito inbutino nel quale versiamo la carica che abbiamo preparato con cura.
Come borraggio utilizziamo della farina di Grano da polenta, va bene anche il semolino, in commercio vendono degli apposite borre di feltro funzionano molto bene, ottime quelle di Pedersoli ma non sono le sole.
Importanti le pezzuole lubrificate con grasso animale (strutto) queste devono avvolgere le palle nella maniera più dolce possibile senza strapparsi, quindi si posiziona la pezzuola sulla volata della canna e vi si adagia sopra la palla sottocalibrata di piombo puro.
Con un martellino di gomma si spinge la palla all'interno della canna
liscia aiutandosi con un attrezzino di legno o di plastica per circa 10 cm. infine con l'apposito attrezzo si spinge la palla fino in fondo, si deve comprimere la borra senza esagerare, l'arma è carica basterà mettere la capsula sul luminello portando il cane in mezza monta, l'arma è ancora in sicura, per sparare bisognerà alzare completamente il cane e premere il grilletto.
Prima ho detto che la palla deve essere sottocalibrata perché va tenuto conto dello spessore della pezzuola, infatti più la pezzuola è spessa più la palla deve essere necessariamente piccola. Anche in questo caso il fai da tè consiglia l'uso di camicie di cotone vecchie ritagliate in cerchio, il diametro esterno della pezzuola deve corrispondere al diametro della palla più 4 o 5 millimetri, va poi ingrassata con grasso animale "Strutto", la palla va fusa del diametro opportuno, una palla troppo grande taglierebbe la pezzuola ingrassata la quale perderebbe il suo potere lubrificante durante la corsa nella canna al momento dello sparo, chi non vuole fondere le sue palle ne troverà in commercio di ottime e preparate per le pezzuole più opportune.
Vediamo ora come caricare il Remington mod. 1858, in questo tipo di armi troviamo un tamburo da 6 camere e 6 luminelli, uno per ogni camera di scoppio, infatti in tutti i revolver lo scoppio avviene necessariamente nelle camere del tamburo.
Ora per caricare il tamburo l'arma è dotata di un braccio posto sotto e parallelo alla canna (calcatoio), questo serve per spingere la palla dentro le camere.
La 1° operazione da fare è liberare il tamburo portando il cane in mezza monta (prima posizione del cane) questo ci permetterà di far ruotare il tamburo per caricarlo, alla destra del tamburo, noteremo la prima camera utile libera qui con l'ausilio di un piccolo imbuto faremo cadere la polvere all'interno della camera del tamburo, qui metteremo del semolino per borra al posto della farina per polenta, e appoggeremo direttamente la palla sopra la polvere senza la pezzuola.
Quindi togliamo l'imbutino ed appoggiamo la palla direttamente sull'orlo della camera che stiamo caricando, noteremo che non entra, perché di diametro maggiore, non useremo pelle sottocalibrate ma al contrario leggermente sovradimensionate.
Una volta appoggiata la palla sul foro, faremo ruotare il tamburo per portare la camera sotto il calcatoio, fermato il tamburo faremo leva verso il basso per spingere la palla dentro la camera, compiendo quest'operazione noteremo che la palla entrando trafilerà leggermente, non allarmatevi, questa è la procedura corretta, se al contrario la palla non trafilasse affatto potremo pensare di avere una palla troppo piccola, bisogna tenere conto che in questi revolver abbiamo una canna rigata, non come nella Mang che è liscia.
Durante lo sparo, la palla forza ancora nel cono di forzamento (tratto iniziale della canna che introduce alle rigature) posto all'inizio delle rigature.
Ne conviene che la palla per imprimere correttamente nella rigatura deve essere del diametro più opportuno, apprezziamo quindi una certa trafilatura della palla quando la spingiamo all'interno della camera di scoppio.
Adesso avremo pronta la camera successiva, ripeteremo l'operazione imbuto-polvere-palla-calcatoio, quando avremo caricato tutte sei le camere, utilizzando in grasso da noi preparato con strutto e cera d'api riempiremo lo spazio liberoall'interno dei fori, fino ha renderlo raso con la faccia del tamburo, la grassatura ha due scopi, lubrificare la palla durante la corsa nella canna, ed evitare che la vampata vada ad infilarsi nelle camere vicine.
Anche nei moderni revolver tra il tamburo ed il cono di forzamento vi è uno spazio aperto che lascia sfogare i gas e la vampa lateralmente.
Una volta caricate le camere e riempite di grasso possiamo mettere la capsula d'accensione sui luminelli, anche in questo caso è bene mettere tutte sei le capsule per lo stesso motivo, se i fori dei luminelli fossero aperti, ed una scintilla incandescente s'infilasse attraverso un luminello laterale alla canna questa esploderebbe ma la palla non troverebbe il giusto sfogo anteriore, creando danni anche gravi, Portesani ci ricorda che è obbligatorio l'uso degli occhiali protettivi.

 


 

Capitolo 6°

La polvere nera è altamente corrosiva oltre a lasciare molte morcchie, i residui della combustione sono in grado di corrodere facilmente l'acciaio delle nostre armi pertanto la pulizia dell'arma è molto importante.
Bisogna smontarla completamente per poter procedere con cura, il luminello va sempre smontato pulito e lubrificato, altrimenti le incrostazioni lasciate dalla polvere nera vi impediranno di farlo in seguito.
Per pulire un'arma ad avancarica possiamo dire che non occorrono particolari solventi, acqua e sapone (quello dei piatti) va benissimo, l'acqua ben calda oltre a favorirne la pulizia, farà si che i pezzi caldi asciughino prima, quindi immergere completamente la canna in una bacinella con acqua e sapone ad utilizzare la bacchetta che usiamo per cacciare dentro la palla come fosse una pompa per biciclette tirando su e giù dalla volata l'acqua calda entrerà ed uscirà nella canna, bisognerà continuare sino a quando l'acqua non sarà pulita, eventualmente sostituite quella sporca e ripetete, quando saremo sicuri di aver pulito tutto e bene asciugheremo completamente l'arma, ho visto tiratori usare un vecchio Phon per capelli, quello buono serve alla moglie, anche per la bacinella è meglio procurarsene una da usare in tranquillità (quella vostra).
Lubrificheremo leggermente, non dobbiamo impregnarla d'olio un velo sottile è sufficiente io uso olio per macchine da cucire anche in armi semiautomatiche, soprattutto in armi nuove, l'olio in eccesso sarà spinto fuori dal movimento delle azioni, le basse tolleranze delle lavorazioni a controllo numerico e gli aggiustamenti manuali effettuati dai nostri armieri offrono chiusure dette a rifiuto d'olio, questa prova è valida anche per decidere l'acquisto di un arma usata, consiste nel lubrificare abbondantemente per poi verificare che l'olio venga sputato fuori, questa prova servirà per accertare che l'arma in questione non abbia eccessivi giochi fra i vari componenti, fermandoci invece alle armi ad avancarica un'eccessiva lubrificazione del luminello pregiudicherà la partenza del 1° colpo perché l'olio impregnerà la polvere, per evitare questo spareremo il primo colpo in bianco facendo esplodere solo la capsula, la vampa prodotta pulirà completamente l'olio in eccesso. Ora, non resta che provare le armi sul campo di tiro, posizionati i bersagli a 25 m e disposta l'attrezzatura sul bancone iniziamo ha caricare le armi, ci fanno provare sia la Le Page che la Mang entrambe a percussione ed a pietra focaia, eseguiamo la procedura correttamente, anche sé con qualche incertezza riusciamo a mettere la palla in canna ed a sparare, l'emozione e grande e le nuvole di fumo non sono da meno, il divertimenti è assicurato.
Dopo le pistole, carichiamo i due revolver Remington, si caricano molto agevolmente, ed i colpi vanno via uno dietro l'altro, i soliti fortunati riescono ha piazzare anche dei 10, la seduta di tiro è veramente entusiasmante, avremo sparato alcune centinaia di colpi, ed il tempo scorre via velocemente, senza rendercene conto ci attardiamo sino al crepuscolo, e qualche roseo bagliore si insinua fra le barriere del poligono ormai saturo di fumi ed odori tipici della polvere, della polenta e dello strutto, anche i nostri abiti ormai trasmettono questi meravigliosi odori, sul tardi ci salutiamo, stringendoci la mano ringraziamo i nostri amici, Franco e Giovanni dell'associazione Archibusiè d'Piemunt è promettendoci di rivederci presto sulle linee di tiro qui all'E delle Basse di Stura.



 

 

COMPOSIZIONE DI UN'ARMA AD AVANCARICA

1) Canna                                     6) Congegno di chiusura
2) Castello                                  7) Congegno di puntamento
3) Cassa                                     8) Sistema di percussione
4) Calcatoio                                9) Grilletto o Stecher
5) Congegno di alimentazione

La Canna è un tubo metallico di determinato diametro e lunghezza che contiene la palla ed utilizza al momento dello sparo l'azione dei gas della carica per la propulsione del proiettile.
Inoltre la canna al suo interno reca un sistema di rigature (solchi o righe) e pieni (nervature fra i due vuoti) ad andamento elicoidale che servono ad imprimere al proiettile una rotazione intorno al proprio asse per migliorarne la stabilità nell'aria.
Il numero delle righe varia a seconda delle armi e del costruttore.
Le canne possono anche essere prive di dette rigature (lisce).

Il Castello sostiene la canna, allineandola con le camere del tamburo e unisce le varie parti dell'arma.

La Cassa si suddivide in: Fusto, e impugnatura. Il fusto è la parte anteriore che regge la canna; L'impugnatura è la parte dove trova appoggio la mano che spara, data la particolare forma delle armi ad avancarica, questo tipo di impugnatura è detto a "banana".

Il Calcatoio presente nei revolver, serve a premere la palla all'interno delle camere del tamburo, si trova longitudinalmente alla canna ed è vincolato al castello.

Il Congegno di alimentazione (tamburo) serve a contenere la polvere da sparo (polvere nera), la borra e la palla, caricando il tamburo si hanno più colpi pronti per lo sparo.

Il Congegno di chiusura o di otturazione, in queste armi è costituito dalla "culatta" esso realizza la completa chiusura dei gas della deflagrazione per lo sviluppo della propulsione, la culatta chiude posteriormente la canna, e comunica con l'esterno attraverso il "Luminello" dal quale penetrerà la vampa di accensione.

Il Congegno di puntamento, serve per effettuare il giusto allineamento della canna col bersaglio, serve a tale scopo il mirino e la tacca di mira.

Il sistema di percussione, è quel meccanismo atto allo sparo che determina la deflagrazione della polvere nera ed il lancio della palla, è chiamato comunemente "cane".

Il Grilletto è quel meccanismo che azionato dal tiratore determina il movimento di tutti i congegni meccanici dell'arma provocando l'abbattimento del percussore (cane) completando l'azione di sparo.


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