Try Anything Once

Try Anything Once è l'album che fa debuttare (26 ottobre 1993) AP come solista dopo una lunga assenza dalle scene. L'Arista propone contemporaneamente il CD in Europa (74321 16730 -2) e negli Stati Uniti (18741 -2), la cassetta in Europa (74321 16730 -4) e negli Stati Uniti (18741 -4) ed il 24K Gold CD negli Stati Uniti (18744 -2); in Giappone il CD uscirà solo il 21 novembre 1993 con etichetta Arista/BMG Victor (BVCA-625).
C'è uno stereogramma sulla seconda pagina del libretto del CD (in quarta pagina sui CD statunitensi) che mostra un uomo - a sinistra - e una donna - a destra -, entrambi sottosopra, appesi con una fune, le cui mani si toccano; lo stesso stereogramma, molto più difficile da vedere, si trova anche sul disco. Lo stereogramma non si trova invece con la cassetta, né con il 24K Gold CD, dove il disco riporta solo le scritte "Try Anything Once" ed "
Alan Parsons".
È interessante notare che la copertina è stata disegnata da Storm Thorgerson, che ha lavorato precedentemente con Hipgnosis, realizzando molte copertine degli album di
AP e dei Pink Floyd. La copertina mostra sei persone con bombetta e sei clowns che penzolano a testa in giù, appesi per i piedi ad una corda.
AP ha confessato di non aver voluto cercato di fare un concept album, ma che forse un filo conduttore esiste. Ed in effetti "la corda" sembra avere questa caratteristica...
Complessivamente quest'album (che dura quasi un'ora, ed esattamente 59:58,321) non è male; ci sono sempre le solite atmosfere "alla
Alan Parsons", ma The Alan Parsons Project senza EW è come i Pink Floyd senza Roger Waters: non male, ma non esattamente la stessa cosa.

1. The three of me (5:52,866), lead vocal David Pack.
Inizia forte, in un modo un po' strano, poi passa ad un fantastico pianoforte, e poi va alla grande quasi come un'esplosione (la sola parte strumentale, introduttiva, dura poco più di due minuti). Ricorda qua e là dei pezzi di "Jesus Christ Superstar". Le battute del brano sono variabili, ma fa da ottima apertura al CD. Da segnalare una risata (minacciosa?) tra i 4:17 e i 4:22. Questo brano sembra evidenziare lo stress che si accompagna alle maschere che portiamo, ed al senso di schizofrenia paranoide che lo accompagna: può condurre al termine della corda!
David Pack suona anche sintetizzatori e chitarre, Stuart Elliott alla batteria, Andrew Powell ai sintetizzatori e nel ruolo di bassista (non è insolito: ha suonato il basso anche nel suo "Play the best of the APP"); le chitarre sono affidate a Ian Bairnson, Richard Cottle agli altri sintetizzatori, e il violino è suonato da Graham Preskett.

2. Turn it up (6:13,134), lead vocal Chris Thompson (un singolo al suo attivo, "Beat of Love", con Harold Faltermeyer; è stato il vocalist del gruppo "Night" nel 1979 e negli anni '80 ha suonato con la Manfred Mann's Earth Band, ha fatto parte del gruppo Cafe Jacques con Phil Collins, è apparso su "Earth moving" di Mike Oldfield e su "K2" di Don Airey, ha fatto anche il solista...), backing vocals Ian Bairnson, Alan Parsons, Jacqui Copland (il suo nome da sposata è Garnier. AP la voleva con sé per il tour europeo del 1995, ma Jacqui aveva appena avuto un bimbo. Nella sua carriera ha cantato anche in tour con i Duran Duran, come backing vocalist).
Strana canzone, bella batteria (
Stuart Elliott) e ottimo lavoro vocale, anche se ci si aspetterebbe maggiore carattere da Thompson. Verso i 3:57 Jacqui Copland sussurra qualcosa tipo "Innocent of our crimes, we're born in pain. Let your indulgence (conscience?) set me free". Il compito di factotum è affidato a Ian Bairnson: chitarre, basso, sintetizzatori. Sintetizzatori: Richard Cottle e Alan Parsons.

3. Wine from the water (5:43,426), lead vocal Eric Stewart, backing vocals Alan Parsons, Ian Bairnson.
Eric Stewart qui è molto diverso da Freudiana. "Wine from the water" somiglia molto ad "Eye in the sky", anche se usa quello stile vocale profondo e gli effetti di "Dr. Tarr & Prof. Fether" (in Tales of Mystery and Imagination), e a mille altre canzoni di Eric Woolfson. Il ritornello ("'Wine from the water / Gold from the Tree / I wouldn't fool you / There's nothing up my sleeve") continua a ronzare in testa anche dopo che il brano è finito: appunto, è un qualcosa di molto familiare, una specie di ritorno alle origini. Un brano che fa pensare ad un diverso tipo di corda: avete presente quella usata da Houdini?
Basso:
Alan Parsons. Chitarre: Ian Bairnson. Piano elettrico: Andrew Powell. Batteria: Stuart Elliott. Sintetizzatori: Richard Cottle.

4. Breakaway (4:07,267), strumentale.
Ricorda da vicino l'inizio di "I Robot", non solo per l'uso dei sintetizzatori (
Alan Parsons, Richard Cottle) ma anche perchè la melodia di base è molto simile; come tempo somiglia invece ad "Hawkeye" (in Vulture Culture), e non bisogna dimenticare il sax (ancora Richard Cottle) che lo fa molto simile ad "Hawkeye". Ian Bairnson alle chitarre e ai bassi, Stuart Elliott alla batteria, Andrew Powell suona l'autoharp.

5. Mr Time (8:17,533), lead vocal Jacqui Copland.
Il fatto che questo brano sia cantato da una voce femminile richiama subito le canzoni di Eve (e non contiamo Freudiana), anche se il tipo di suono è simile ad una versione più lenta di "The tell-tale heart" (da Tales of Mystery and Imagination): stesso tempo e arrangiamento. È anche la traccia più lunga del CD, e forse questa lunghezza è eccessiva. Ai sintetizzatori abbiamo
Richard Cottle, Stuart Elliott (che suona anche la batteria) e Ian Bairnson (che suona anche le chitarre). Al piano c'è Andrew Powell. Le chitarre acustiche sono suonate da Alan Parsons. Il brano è stato co-scritto dalla stessa Copland.

6. Jigue (3:24,467), strumentale.
O la vendetta degli italiani... Si tratta di una giga "standard" presa e messa a nuovo nello stile di
Alan Parsons (Project?). A proposito: la giga è un'antica danza di origine italiana o francese, diffusa in Europa alla fine del XVI secolo, ed il cui ritmo è molto veloce (è stata usata anche da Bach). A proposito: il movimento che un corpo fa dopo essere stato impiccato - ad una corda - si chiama "la giga dell'impiccato"... Il cast: Alan Parsons - sintetizzatori. Graham Preskett - violino e mandolino. Andrew Powell - basso e synths. Stuart Elliott - batteria. Ian Bairnson - chitarre. Richard Cottle - sax.

7. I'm talkin' to you (4:38,240), lead vocal David Pack.
In stile con le canzoni di
Alan Parsons, soprattutto per via degli arrangiamenti corali usati. Oltre a cantare, Pack (qui non fa rimpiangere John Miles) suona anche le chitarre. Doppio strumento anche per Andrew Powell, basso e sintetizzatore. Stuart Elliott, come sempre, è alla batteria, Richard Cottle ai sintetizzatori. Passiamo alla sezione chitarre: chitarre armoniche Ian Bairnson, chitarre acustiche Alan Parsons, chitarre tout court Jeremy Parsons (è il figlio di Alan).

8. Siren song (5:01,067), lead vocal Eric Stewart.
Riecheggia "Time" (da Turn of a friendly card), ma anche e soprattutto "To one in Paradise" (da Tales of Mystery and Imagination) e "Day after day" (da I Robot). In sottofondo si può sentire il canto... di una sirena!
Chitarre, basso e pedal steel sono affidati a
Ian Bairnson, la batteria a Stuart Elliott, i sintetizzatori a Richard Cottle. "Sing a Siren Song so I can never leave"...

9. Dreamscape (3:01,293), strumentale.
Brano che induce alla tranquillità, ottimo per sedersi, rilassarsi, chiudere gli occhi... Tra l'altro anche l'immagine sul libretto che accompagna il CD (un tranquillo paesaggio agreste) dà un senso di quiete. Qui non c'è praticamente nessun riferimento a precedenti lavori. Grandissima classe di
Ian Bairnson alle chitarre (ai sintetizzatori: Richard Cottle).

10. Back against the wall (4:38,533), lead vocal Chris Thompson, backing vocal Jacqui Copland.
Qualcuno ha detto che in questo brano
Alan Parsons abbia voluto riprendere un tema alla James Bond. Beh, in effetti la parte iniziale gli somiglia abbastanza (in trappola; non si sa che fare; le spalle contro il muro...), poi però il brano va - musicalmente - in altre direzioni.
Ian Bairnson suona chitarre, basso e sintetizzatori, Stuart Elliott la batteria, Richard Cottle i sintetizzatori.

11. Re-Jigue (2:28,334), strumentale.
Con la presenza della Philharmonia Orchestra arrangiata e diretta da
Andrew Powell (che si cimenta anche al piano e al basso), Stuart Elliott alla batteria, Ian Bairnson alla chitarra.

12. Oh life (there must be more) (6:32,161), lead vocal David Pack.
Pack suona anche chitarre e sintetizzatori, la batteria è suonata da Stuart Elliott, il flauto iniziale è di Alan Parsons, come pure le tastiere, mentre al pianoforte c'è Andrew Powell.

 


I TESTI DEI BRANI E LE TRADUZIONI

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