Il Monte Tiriolo

 

Aspetto geografico e morfologico di Tiriolo

La fauna

L'ambiente

La montagna di Tiriolo ed i suoi dintorni presenta una tale varietà di aspetti ed interessi che sicuramente appagheranno il visitatore intraprendente che vorrà svelarne i segreti naturalistici, geologici e archeologici.

La formazione geologica di questo monte è di natura prevalentemente calcarea intervallata e spaccata qua e la da lingue di rocce e minerali che emergono oppure sprofondano sulle falde, sui fianchi ed ai piedi di esso, dovute alla formazione, alterazione e trasformazione delle rocce stese. Ai piedi di questo massiccio a cavallo della valle "Donna Angelica" "Cicconi", "Vallazzaru" affiorano nel calcare azzurro rosato i cristalli della famosa "GAHNITE" minerale ricercato da collezionisti ed appassionati, associato a volte a piccoli cristalli di spinello verde ed a quello della vesuvianite.

A Sud-Est verso la località "Arieste" tra le argille ed il calcare metamorfico troviamo i cristalli di gesso in forme lenticolari, a rosette e scistosa

A Nord-Est tra la valle del "Diavolo" e" Sovarico" incontriamo rocce granitifere di un colore grigio-violetto molto resistenti non facili da frantumare che contengono al loro interno cristalli di granato almandino soventemente alterati dall'esuberante presenza di muscovite e siderofillite. A "Sovanco" si può trovare anche la selce in nuclei taglienti di colore bruno fiuno.

Risalendo la montagna verso il colle "Farinella" incontriamo rocce contenenti silice e mica mentre muovendoci verso Gimigliano tra sedimenti di rocce verdognole ferruginose troviamo pirite ed i cristalli lenticolari verdi trasparenti delle serpentine. Tra le cave e le grotte naturali sulla cima del monte Tiriolo vediamo invece una varietà cangiante di cristalli di calcare ed inglobati in alcune rocce anche resti fossili di conchiglie che fanno parte della costituzione delle stesse.

E' ricco di grotte di natura carsica, tra le più belle della provincia, che sono molto interessanti sia da un punto di vista paleontologico, sia da un punto di vista archeologico perché hanno conservato molti resti risalenti al periodo paleolitico. Tre sono le principali grotte: quella del Re Nilio, con un cunicolo lungo 23 metri, alto da uno a tre metri e con una larghezza massima di un metro; la grotta della cozetta, così chiamata per la sua forma simile ad una calza, presenta un ambiente lungo più di sette metri al termine del quale, dopo un salto di tre metri, si può accedere ad una galleria lunga oltre 20 metri; la grotta nota con il nome di Meandro del Fico, di recente scoperta (1986) è la più profonda delle tre, circa 109 metri, e convoglia le acque piovane che scorrono in superficie.

La misteriosa profondità delle caverne (nella foto quella del Re Nilio) e l'impervia natura della montagna hanno spinto la fantasia popolare ad immaginare la presenza nelle grotte di personaggi quali il Re Nilio (La leggenda del Re Nilio), antico Re, che essendo stato condannato da una maledizione a sciogliersi come cera, si era rifugiato in una grotta del monte per non esporsi alla luce del sole.

Dopo aver esaminato brevemente questo aspetto morfologico, vediamo ora come è altresì interessante l'ambiente ricco di flora e fauna dovuto alle condizioni ottimali che la montagna conserva Ecco dunque che sul versante Est incontriamo una variegata serie di uccelli che qui nidificano, tra questi spiccano alcuni uccelli rapaci come il" Falco Pellegrino" che alla fine di marzo nidifica negli anfratti della "Timpa di Sovarico", una parete di roccia alta più di l00 mt dove si può osservare questo falco (ambita preda dei falconieri che lo catturano per addestrarlo alla caccia) nelle sue acrobatiche evoluzioni quando trasporta le prede al nido e quando addestra i piccoli alla caccia Nel bosco vicino alla roccia nel folto di un lecceto vediamo invece nidificare il piccolo ed agile spaviere che nasconde il suo nido di frasche tra i rami degli alti e sempreverdi lecci. Più a valle tra le querce e i castagni troviamo la goffa e pigra poiana che si nutre di topi, serpi e piccoli uccelli. Nei tronchi vuoti dei vetusti castagni di "Soluri" nidificano gli allocchi ed i barbagianni. Quasi alla cima del monte invece, su di un accidentato costone di roccia è il nido del chiasssoso e giocherellone corvo imperiale che tra Agosto e Settembre lo vediamo mentre addestra i suoi piccoli a veleggiare ed a rincorrersi nell'ampio spazio di cielo che incombe sulla montagna Nel sottobosco di carpini e lecci troviamo la volpe, il tasso, la donnola, la faina, il ghiro, ed il simpatico moscardino, mentre nella pineta di monte "Farinella" da poco tempo si è insediato lo scoiattolo nero che arriva qui dalla boscosa Sila. In questa pineta è facile incontrare la vipera e quindi bisogna fare molta attenzione a non calpestarla per evitare di essere morsi, questo rettile sembra che oggi sia in sensibile aumento dovuto fosse alla rottura di alcuni anelli del nostro sistema ecologico tenuto sotto tenue controllo solo dai ricci e da alcuni rapaci come la poiana ed i gheppi, questi ultimi si vedono spesso volteggiare sostenuti da venti favorevoli sulle radure aperte in cerca di rettili: serpi, lucertole, salamandre e ruscencole. Oltre a questa varietà di animali la montagna ospita innumerevoli specie di piante ed erbe di natura anche medicinale come la fetida ed acre ruta, la lunaria officinale, il pungitopo, l'aspango, l'origano, il timo serpillo, la rosa canina, il tarassaco officinale, la pervinca, la verga d'oro, la cicuta maggiore, l'anice ed il finocchio selvatico, l'aparine, l'asfodelo, la fenda e la valeriana, il ciclamino, il colchico, i ranuncoli, l'aglio e la cipolla selvatica, la cicoria, il soffione, l'edera, la vitalba, la salsapariglia ecc..

Piante a piccolo e medio fusto come la ginestra di Spagna, la ginestra dei carbonai, il mirto, l'olivastro, il corbezzolo, la fussagine, il biancospino, l'uva ursina, la robinia, e piante di alto fusto come i lecci, gli ontani, le querce, gli olmi, i frassini, i carpini, il pero selvatico,i cipressi ed i pini.

Vi sono poi innumerevoli fiori tra i quali spiccano per colorazione e varietà di forma una serie di splendide orchidee selvatiche che fioriscono tra aprile e maggio, poi svariati insetti dai maggiolini ai calabroni, e poi api, vespe, farfalle e ragni come la "lycosa tarentula" con il caratteristico nido a tubo scavato nel terreno umido con l'imbocco mascherato da uno sportellino mimetizzato, ed ancora scorpioni, scolepandre, mantidi, cavallette e tanti altri insetti tipici dei terreni e della vegetazione delle zone montuose di origine calcarea.

Dopo aver esaminato questi aspetti fisici ed ambientali, proseguiamo l'escursione seguendo le impronte ora nascoste, ora evidenti che l'uomo, con il passare del tempo ha impresso a vari livelli sulla superficie di questa montagna. L'attività umana indicata ed avvalorata da diversi rinvenimenti archeologici avvenuti sulla cima e sul versante Sud-Est, ci dicono che qui l'uomo vi si insediò sin dal lontano neolitico, ed a tale proposito sono diversi e rilevanti i reperti litici qui recuperati come le selci scheggiate, le microlame e le punte di freccia d'ossidiana, materiali raccolti su tutta la superficie della vetta ed in particolare nelle vicinanze di una grotta che servì forse da rifugio in quel periodo. Altri ancora sono i materiali che ci portano in piena era dei metalli e sono i frammenti di ceramica lisciati e decorati a stecca di vasi cotti a diretto contano con il fuoco, le innumerevoli scorie di bronzo e ferro, una cuspide di lancia in bronzo ed altri reperti che documentano questo periodo tracce di un insediamento che si formò forse per meglio sfruttare i minerali di ferro dei giacimenti posti più in alto sul colle "Farinella". Più vicino a noi sono poi le tracce del periodo brettio-romano e poi medioevale, di quest'ultima fase storica sono infatti i ruderi di una fortezza o cittadella fortificata che occupa tutta la parte pianeggiante della montagna, della quale la parte più antica sembra essere quella posta a Nord, dove vediamo i resti di due torri e spesse mura che costituiscono il primo castello fortificato. Nel centro vediamo all'interno della cerchia murale vi sono invece i resti delle case e di una chiesa. A Sud dove la montagna declina una cerchia di mura a collana detta ancora oggi "giudecca" conserva le tracce di una stretta porta con difesa a tenaglia, che doveva essere l'entrata della città. Tra questi ruderi copiosa è stata la raccolta di ceramica di epoca medioevale ed altresì interessante il recupero di alcune monete antiche, medioevali e moderne che ci indicano la frequentazione che questa città ha avuto in tempi antichi per motivi di sicurezza e di difesa.

 

I Minerali

Tiriolo è conosciuto dagli studiosi e dai collezionisti per i campioni di Gahnite (Zn Al2 O4) (nella foto accanto), minerale raro che si presenta in cristalli ottaedrici azzurro scuro, ma il suo sottosuolo e le rocce di varia natura offrono una grande quantità di minerali molto apprezzati.

Fra essi vanno segnalati:


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Una giornata a Tiriolo