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LE PRINCIPALI RAZZE DI API DI RICONOSCIUTO VALORE ECONOMICO.

Le principali razze di api utilizzate dagli apicoltori a fini produttivi sono quattro. Esse si distinguono per alcune caratteristiche comportamentali morfologiche e biometriche.

Esse sono :

  1. Apis Mellifica Ligustica (SPIN) detta ape gialla o ape dorata. Originaria dell’Italia nord occidentale il suo areale di distribuzione comprende la nostra penisola Sicilia esclusa. L’aggettivo e giustificato dalla colorazione giallo arancione di alcuni tergiti dei segmenti addominali. I dati biometrici che differiscono da razza a razza sono :

1        lunghezza del tomento

  • villosità
  • lunghezza della ligula
  • indice cubitale

Per quanto attiene le caratteristiche comportamentali e biologici questa razza è caratterizzata da :

  • scarsa tendenza alla sciamatura
  • ottima tenuta del favo
  • discreta docilità ed operosità
  • attitudine alla propolizzazione
  • scarso senso dell’orientamento che ha come diretta conseguenza una inclinazione al saccheggio e alla deriva
  • precoce ripresa primaverile
  • ottimo adattamento a tutti i climi tranne che a quelli eccessivamente freddi.
  1. Apis Mellifica Mellifica (L.) detta ape nera. Originaria dall’Europa nord orientale il suo areale di distribuzione si estende dalla Penisola Iberica alla Scandinavia e dalle Isole Britanniche alla Russia Europea.

Caratteri fisiologici e comportamentali :

  • temperamento nervoso e aggressivo con scarsa tenuta del favo
  • dimensioni corporee superiori alla Ligustica, ma dotata di ligula più corta
  • scarsa tendenza alla sciamatura e forte inclinazione al saccheggio
  • ottima resistenza alle basse temperature, con sviluppo primaverile lento e stentato inadatta allo sfruttamento delle fioriture precoci.

Valori Biometrici medi :

§        colorazione della banda gialla

  • lunghezza tomento
  • villosità
  • lunghezza ligula = 6,3
  • indice cubitale.
  1. Apis Mellifica Carnica (POLLMAN) detta ape grigia, originaria dell’Austria meridionale. Il suo areale di distribuzione coincide praticamente con l’immenso bacino Danubiano.

Caratteri Bio - Fisiologici ed Etologici comportamentali :

  • apparentemente più grande della Ligustica, ma ciò è dovuto al rivestimento villoso del corpo che le conferisce una particolare colorazione grigiastra
  • caratterizzata da una docilità e mansuetudine straordinaria accompagnata ad una ottima tenuta del favo
  • forte tendenza alla sciamatura accompagnata da una elevata prolificità
  • fa poco uso del propoli, ed è resistente alle malattie della covata quale peste Americana ed Europea
  • scarsa tendenza alla deriva a causa del notevole orientamento con scarsa tendenza al saccheggio
  • resistente alle basse temperature e rapida ripresa della covata primaverile.

I valori Biometrici riguardano :

  • colorazione del secondo tergite
  • larghezza tomento del quarto tergite
  • lunghezza ligula = 6,6 mm.
  • indice cubitale
  1. Apis Mellifica Caucasica (Gorb) detta ape di montagna. Originaria delle alte vallate del Caucaso Centrale (Api Griziniane e Mingreliane) .

E’ diffusa in tutta la Russia Asiatica.

Caratteri Bio - Fisiologici ed Etologici comportamentali :

  • è del tutto simile alla Carnica con la lunghezza della ligula addirittura superiore
  • meno docile e mansueta della Carnica
  • ottima raccoglitrice di propoli
  • soggetta all’attacco del nosema.

I valori biometrici riguardano :

  • colorazione del secondo tergite
  • lunghezza tomento quarto tergite
  • villosità del quinto tergite
  • lunghezza ligula = 7 mm.

 

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CLASSIFICAZIONE

In natura esistono solo gli individui. Ogni classificazione in unità di parecchi individui è artificiale e risente dei caratteri soggettivi del ricercatore che fa la classificazione.

Linneo (1707 - 1778) il grande naturalista Svedese definì un’unità fondamentale della sistematica, la specie, dicendo che vi sono tante specie quanto al principio ne creò l’ente supremo.

Più specie molto simili tra loro vennero da Linneo riuniti in un genere. Così alla nostra ape si dà il nome di Apis e poiché i nomi specifici vengono indicati con un aggettivo o con un sostantivo che si fa seguire al nome del genere chiameremo Apis Mellifica la nostra ape. Per indicare una specie si usa pertanto dare due nomi dei quali il primo è un nome generico e il secondo il nome specifico. Una nomenclatura così fatta di uso generale in biologia prende il nome di Nomenclatura Binomia o Nomenclatura Linneana.

Molte specie, appartenenti al genere Apis vengono a loro volta riuniti in un gruppo più vasto la famiglia degli Apidei che comprende le api senza pungiglione o Melipone, le Xilocope e i Bombi. Più famiglie formano le super famiglie degli Apoidei i cui membri hanno tutti alcuni caratteri comuni come la presenza sul tegumento di peli ramificati e un’alimentazione a base di nettare e di polline.

Più superfamiglie formano il sottordine degli Apocriti che insieme ad altri sottordini formano il grande ordine degli Imenotteri con circa 100.000 specie.

Gli ordini riuniti insieme formano la grande classe degli insetti le classi a loro volta sono riunite nel tipo. Il tipo è una grande unità sistematica ed è stato introdotto per la prima volta da Cuvier nel 1812. Si riuniscono in uno stesso tipo molte specie (quindi generi ) che nelle linee generalissime della loro organizzazione appaiono fatte secondo lo stesso piano.

L’affermarsi delle idee evolutive ha portato a sostituire la parola Phylum dalla parola tipo, intendendo con Phylum una linea seguita dall’evoluzione.

Al grane Phylum degli Artropodi appartengono :

insetti, crostacei, miriapodi, centopiedi, ragni acari ecc.

Riepilogando quindi i tipi si dividono in classi, le classi in ordini, gli ordini in famiglie, le famiglie comprendono i generi e questi come si è detto le specie.

L’ape di cui si parla appartiene quindi al tipo degli Artropodi, alla classe degli insetti, all’ordine degli Imenotteri, alla famiglia degli Apidi al genere Apis, alla specie Mellifica.

 

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MORFOLOGIA E ANATOMIA DELL’INSETTO PERFETTO.

Il corpo dell’ape è costituito da un esoscheletro chitinoso la cui rigidità lo fa apparire come scheletro esterno. Tuttavia a livello delle articolazioni l’involucro rimane elastico e sottile. All’interno si trovano numerosi organi con diverse funzioni vitali non ancora completamente noti. Il corpo dell’ape si suddivide in tre segmenti : testa, torace e addome.

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LA TESTA

E’ composta da due occhi laterali composti coperti di peli microscopici, composti da circa 3000 faccette (OMMATIDI) per l’operaia e da 6 - 7000 per il fuco. L’occhio dell’ape è sensibile all’ultravioletto e insensibile al rosso che è percepito come nero. Da tre occhi semplici detti Ocelli situati sulla parte superiore della testa per la visione ravvicinata al buio e all’interno dell’alveare.

Due antenne orientabili costituite da un tronco detto Scapo sul quale si innesta una frusta costituita da 12 articoli detto Flagello. Le antenne sono organi di senso. Nel caso dell’operaia contano 2400 placche sensibili mentre nel fuco ne esistono circa 30.000.

La bocca fornita di due mandibole per plasmare la cera, raccogliere il propoli e rompere le antenne dei fiori contenenti il polline. Inoltre esiste una ligula o proboscide che serve ad aspirare il nettare e l’acqua. La lunghezza della ligula può variare come abbiamo visto da 5,5 mm a 7. La ligula dei fuchi è molto più corta di quella delle operie e poco adatta a bottinare il nettare.

All’interno della testa si trovano gli organi di senso e la parte iniziale del tubo digerente nonché le ghiandole ipofaringee e mandibolari necessarie per la secrezione della gelatina reale.

La testa è unita al torace tramite un collo molto corto.

IL TORACE

E’ costituito da tre anelli saldati tra loro. Su ciascun anello si articolano un paio di zampe mentre sul secondo e terzo anello sono articolate due paia di ali membranose. All’interno del torace si trova l’esofago. Si trovano anche i sacchi aerei in comunicazione da un lato con diversi organi (ali e zampe) e dall’altro tramite le trachee con l’esterno. Inoltre esistono dei muscoli verticali necessari ad azionare le ali.

LE ZAMPE

Sono costituite dai seguenti segmenti tra loro articolati :

anca o coxa, trocantere, femore, tibia, tarso.

Il tarso comprende un grande articolo prolungato, da quattro piccoli articoli terminanti con due artigli e una ventosa.

Le zampe anteriori sono munite di un intaglio a lunotto per pulire le antenne.

Le zampe intermedie sono munite di uno sperone per staccare le pallottole di polline delle cestelle, dentro le celle dei favi, all’arrivo nell’alveare.

Le zampe posteriori sono munite di cestelle dove viene accumulato e trasportato il polline sotto forma di pallottole.

Le ali sono membranose, muscolose, cave e trasparenti e tese su una nervatura rigida. Le due ali anteriori sono articolate sul secondo anello o mezzo torace mentre le due posteriori sono articolate sul terzo anello metà torace. Ciascuna ala posteriore è munita sul bordo anteriore di una ventina di uncini che si agganciano ad un apposito canale situato sul bordo posteriore dell’ala anteriore. Formando in volo un corpo unico. La frequenza dei battiti alari di un’ape può variare tra i 180 e250 cicli al secondo.

L’ADDOME

L’addome delle api è costituito da sette anelli. Il primo si articola col torace restringendosi, mentre all’estremità opposta, sull’ultimo anello si trova il pungiglione ( solo nelle femmine operaie e regine) i maschi sono sprovvisti. Sotto l’addome sono situate le ghiandole ceripare necessari alla secrezione della cera per la costruzione dei favi.

Nell’addome sono contenuti molti organi essenziali quali :

La vescichetta melaria, una sorta di ampolla nelle quale le api raccolgono il nettare e l’acqua per trasportarli nell’alveare. Solo una piccola parte passa nello stomaco come alimento per le stesse.

L’intestino medio con funzione digestiva degli alimenti.

L’intestino posteriore comprendente l’ampolla rettale dove si accumulano le deiezioni e vengono trattenute anche per diverse settimane in caso di avverse condizioni atmosferiche prima della loro espulsione.

L’apparato circolatorio per la circolazione dell’endolinfa necessaria ad alimentare i vari tessuti e organi.

Il sistema nervoso costituito come in tutti gli imenotteri da gangli perisofagei e da una catena gangliare ventrare.

I tubi Malpighiani che hanno funzioni escretorie e il compito di convogliarli all’ingresso dell’intestino posteriore.

Le ghiandole velenifere, una alcalina l’altra acida che hanno la funzione di secernere il veleno che viene accumulato nella vescichetta velenifera.

Tale vescichetta comunica col pungiglione sorta di stiletto uncinato che le api usano come difesa contro i nemici.

All’estremità dell’addome tra il 6°e 7° tergite troviamo la ghiandola di Nasanoff, visibile ad occhio nudo quando la sfoderano come richiamo attrattivo con l’emissione di un feromone che esplica questa funzione.

Gli organi riproduttori.

Sono atrofizzati nelle operaie. Nella regina sono costituite da due ovari piriformi a loro volta formati da 180 ovarioli ognuno dove si formano e maturano le uova prima della loro emissione. L’uovo maturo attraversa l’ovidutto dove sbocca il dotto della vescichetta spermatica. Quando l’uovo deve dare luogo alla nascita di un’operaia o di una regina viene fecondato dagli spermatozoi, quando invece deve dar luogo ad un fuco esso passa senza ricevere gli spermatozoi in quanto l’uovo del fuco si sviluppa per partenogenesi.

Nel fuco o maschio l’apparato riproduttore è costituito da due testicoli, due vescichette seminali dove sono contenuti gli spermatozoi e dall’apparato copulatore che si strappa all’atto della fecondazione della regina e il fuco muore.

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CASTE E LORO CICLI DI SVILUPPO

Esistono notevoli differenze temporali di sviluppo delle tre caste ; regina operaia e fuco che popolano l’alveare. L’esatta conoscenza di tali differenze è molto importante non solo per l’apicoltore, ma in modo particolare per gli specialisti che si dedicano all’allevamento specializzato delle api regine.

La durata in giorni dei diversi stadi di sviluppo delle tre caste è evidenziata nel sguente prospetto


TPO DI APE UOVO LARVA PUPA O NINFA INSETTO


PERFETTO

REGINA 3 5,5 7,5 16

OPERAIA 3 6 12 21


FUCO 3 6,5 14,5 24

Questi dati dimostrano l’importanza che rivestono i cicli biologici nella perpetuazione della specie.

La regina infatti pur essendo tra le tre caste l’insetto più completo e complesso richiede per il proprio sviluppo il tempo più breve essendo l’unica madre di tutto di tutto il suo popolo e dalla quale dipende l’esistenza dell’intera famiglia.

Le operaie nelle varie circostanze di morte o di sciamature devono fare in fretta ad allevarne una nuova. Il rinnovamento della regina in una famiglia di api assume una grandissima importanza e rappresenta una operazione tanto delicata dal cui fallimento può dipendere l’estinzione dell’intera società.

Si giustifica così la notevole differenza tra la durata della vita di una regina e quella di un fuco e di un’operaia.

La regina dopo i voli di ricognizione e di accoppiamento è relegata per tutta la vita all’interno del proprio alveare ed esce solo durante la sciamatura, protetta da un nugolo di api che l’accompagnano.

Inoltre in un alveare orfano (sciamatura naturale morte accidentale) le api per essere certi di avere una nuova regina non si limitano ad allevarne una sola ma arrivano addirittura a costruire 15 - 20 celle reali e alcune razze di api addirittura centinaia con notevoli dispendi di energie pur di arrivare al loro scopo ultimo che è la conservazione della specie.

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CICLO DI VITA DELLA REGINA

La regina, madre di tutto il suo popolo nasce da un uovo fecondato e cioè diploide. E’ deposto in una cella particolare a forma di stalattite detta appunto cella reale. Come abbiamo visto nel prospetto precedentemente riportato il ciclo biologico si conclude in 15 giorni dalla deposizione dell’uovo e al sedicesimo sfarfalla l’insetto perfetto.

Dal quinto al sesto giorno della nascita la regina compie il volo di fecondazione. Tale durata può prolungarsi anche per due settimane in caso di avverse condizione atmosferiche. Se non si accoppia in questo periodo la regina perde l’estro e diventa fucaiola, cioè arrenotica.

Dopo due giorni dalla fecondazione che avviene con più fuchi ( mediamente 6 - 8) la regina inizia la deposizione delle uova. La vita di una regina può durare fino a 5 anni e in casi eccezionali anche di più.

In ogni famiglia di api esiste una sola regina che è a capo di più di 50.000 operaie e di alcuni migliaia di maschi. Una regina depone in piena stagione 1000 - 2000 uova al giorno, qualche ottima regina anche di più.

In una stagione può deporre oltre 200 - 300.000 uova, e deporre oltre un milione di uova durante la propria vita. Ciò rappresenta 900 volte il proprio peso.

Del resto una deposizione giornaliera di 2000 uova corrisponde a un peso di 40 - 0,45 g. il che significa un peso in uova deposte quasi il doppio del peso corporeo della regina che è all’incirca di 0,25 g.

 

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L’UTILIZZAZIONE E LA DIFFUSIONE DELL’APIS MELLIFERA NEL MONDO.

Nonostante gli infruttuosi tentativi degli apicoltori di realizzare un’arnia che potesse servire a razionalizzare le operazioni di raccolta del miele le api hanno avuto dal 1500 al 1850 una grande diffusione.

L’ape mellifera apparteneva al vecchio mondo : in America, Australia e Nuova Zelanda, cioè nel nuovo mondo non c’erano api, poiché esse appartenevano al vecchio mondo : l’intera Europa, l’Africa e L’Asia regione quest’ultima dalla quale si sono evolute attraverso i secoli le attuali api da miele. Così come gli armenti e la diffusione delle piante l’uomo nelle sue conquiste di nuove terre e di nuovi continenti ha portato con se anche le api compreso il nuovo mondo. Circa la diffusione delle api nel nuovo mondo si hanno poche notizie ma sembra ormai certo che qualche decennio dopo la scoperta dell’America i Portoghesi le portarono in Brasile nel 1530 e probabilmente in America settentrionale centrale e meridionale nel corso dello stesso secolo.

Le testimonianze certe sull’importazione delle api nel nord America risalgono al 1638. A Sidney in Australia giunsero le prime partite di api nel 1822 e due decenni dopo in Nuova Zelanda spedite direttamente dal Regno Unito.

Nella fascia occidentale del nord America non ci sono state api fino al 1850, quando arrivarono in California dalla California si diffusero nelle altre regioni del nord, praticamente è da circa 150 anni che le api appartenenti al genere Apis si diffusero nei cinque continenti. Italia compresa.

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SCOPERTE FONDAMENTALI DELLA VITA DELLE API.

Nel 1586 Luis Mendel De Torres descrive per la prima volta l’ape Regina come ape ovificatrice.

Nel 1609 l’Inglese Chales Butler dimostrò che i fuchi erano maschi.

Nel 1637 Richard Remnat scoprì che le operaie erano femmine imperfette e che possedevano organi riproduttori atrofizzati.

In Italia nel 1625 il principe Cesi, disegnò le strutture delle api servendosi del microscopio.

Nel 1568 il tedesco Nickel Jacob scopriva che le api potevano allevare regine a partire a partire da uovo fecondato o da giovane larva.

Nel 1771 lo sloveno Anton Janscha scoprì i fatti essenziali che portano all’accoppiamento della regina col fuco.

H.C. Hornbostel tedesco ha indagato sulla produzione della cera d’api ottenuta dal miele e secreta dalle ghiandole ceripare che si trovano negli sterniti dell’addome delle api operaie.

L’inglese Artur Dobbs scopriva che il polline raccolto dalle api e trasportato nelle cestelle sotto forma di pallottole impastato con miele altro non è che il seme maschile presente nelle antere dei fiori e che serve a fecondare l’ovulo contribuendo così attraverso il processo di impollinazione alla formazione dei frutti e dei semi.

La funzione delle api come agenti impollinatori è stata descritta con molti particolari da C.K. Sprengel nel 1793 dopo appena un anno dalla pubblicazione del geniale Francois Hubert nato a Ginevra nel 1750 e diventato cieco nella sua prima giovinezza che gettò le basi essenziali della moderna apicoltura.

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