COSE LAPICOLTURA Lapicoltura è
stata praticata dalluomo adottando metodi diversi in funzione delle conoscenze
tecnologiche, per procurarsi il miele che fino a tempi recenti era lunico
dolcificante noto e largamente impiegato.
Attualmente
le api vivono in ogni parte del mondo ad eccezioni che nelle estreme regioni polari. Ancor
prima del 1500 erano confinate nel terzo mondo dove erano apparse, evolvendosi e
diffondendosi largamente prima della comparsa delluomo sulla terra.
Luomo
primitivo apprese a procurarsi il miele saccheggiando i nidi costruiti dalle api nei
tronchi degli alberi cavi, negli anfratti e nelle fessure delle rocce.
Un dipinto
ritrovato in Spagna Orientale eseguito durante il Mesolitico probabilmente circa 7000 anni
avanti cristo, mostra come quegli uomini primitivi praticassero la raccolta del miele.
Attualmente
la caccia alle api viene praticata in diverse parti del mondo e il miele può tuttora
costituire un cibo di emergenza per popolazioni primitive in tempo di carestia.
La vera
apicoltura ebbe inizio, da quando luomo riconoscendo limportanza delle api, ha
iniziato a salvaguardare le famiglie dapi che scopriva nei tronchi cavi degli alberi
o in altre anfrattuosità curandoli e proteggendoli.
Progressivamente
arnie costruite in maniera rudimentale usando materiali diversi (i cosiddetti bugni
villici) sostituirono i ricoveri naturali adottati dalle api e vennero riunite per ragioni
pratiche e di sicurezza in apiari.
La
costruzione delle arnie era condizionata da materiali reperibili in loco e dalla capacità
inventiva delle comunità locali.
E ormai
certo che larnia non ebbe un unica origine ma costituì in ogni regione popolata
dalle api una evoluzione inevitabile man mano che luomo da cacciatore di miele e
nomade si trasformava in agricoltore dando inizio a un sistema di vita sedentario.
Dove esisteva
disponibilità di legno come per esempio nelle foreste europee la prima arnia fu
probabilmente ricavata da un tronco dalbero abbattuto dai fulmini e nel quale le api
selvatiche avevano preso possesso.
Un materiale
che viene ancora oggi utilizzato è la corteccia di sughero, in Sicilia si usa la ferula e
in altre zone tavole assiemate ricavate dai tronchi degli alberi.
In Medio
Oriente si utilizzavano vasi in terracotta per alloggiare gli sciami naturali. E poiché
luomo si dedicò alla produzione di vasellame in terracotta fin dal 5000 A.C. ancora
oggi in alcuni paesi del mediterraneo si utilizzano le olle per lacqua in terracotta
come arnie.
Nellantico
Egitto si utilizzavano i tubi di argilla cotta o di materiale diverso, accatastati
orizzontalmente.
Le comunità
pastorali utilizzavano come arnie panieri di fibra vegetale impastate con argilla per
chiudere le fessure. Panieri realizzati con altri materiali come ramoscelli di nocciolo
sono stati trovati in Egitto.
Tutti i
ricoveri apprestati dalluomo avevano scopi diversi ed essenzialmente erano rivolti
alla protezione delle api dai rigori del freddo, dal caldo torrido, dal vento, dalla
pioggia ecc.
Tutte erano
dotate di porticine molto piccole in modo che le api potessero difendersi dai naturali
nemici.
Le arnie
primitive o "Bugni Villici" non consentivano di ricuperare il miele per cui
luomo primitivo ricorreva allapicidio. La ragione di queste arnie piccole
consisteva nel fatto che le api trovandosi in spazi angusti nel periodo favorevole
tendevano a sciamare. Era allora lunico metodo per ottenere nuove famiglie per
rimpiazzare quelle sacrificate con lapicidio.
Col
trascorrere dei secoli luomo ha cominciato a proteggersi dalle punture delle api ed
usare il fumo per placare lira delle api saccheggiate dalluomo.
Dallepoca
preistorica fino al 1500 il calendario dellapicoltore è rimasto invariato. In
primavera si dedicava alla raccolta degli sciami, al termine del flusso nettarifero
mandava a morte le migliori famiglie per ricuperare il miele e la cera. In ottobre
alimentava le famiglie più bisognose per farle svernare.
Non potendo fare osservazioni allinterno dellalveare
ben poco si sapeva della loro organizzazione. Si ignorava che il grande Re descritto da
diversi autori era in realtà la Regina, né era noto il sesso dei fuchi e delle operaie.
Si ignorava laccoppiamento della Regina con i fuchi e il fatto che le api
secernessero la cera utilizzando il miele. Ignoravano inoltre che le api provvedevano
attraverso il processo dimpollinazione entomofica incrociata alla formazione dei
semi e al miglioramento dei frutti.
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LE GRANDI SCOPERTE DI TECNICA APISTICA.
Sempre nel
periodo che intercorre tra il 1500 e il 1851 si scoprì che aggiungendo alla sommità del
Bugno, una specie di cappuccio, che fungesse come lattuale melario, le api
deponevano il miele che lapicoltore poteva utilizzare senza mandare a monte la
famiglia.
In questo
periodo si costruirono arnie di osservazione in campane di vetro per studiare la biologia.
Nel 1687
secondo quanto racconta lastronomo italiano Moraldi nellOsservatorio Reale di
Francia a Parigi, si trovava unarnia di osservazione a vetri a favo singolo.
Circa un secolo
dopo apparve larnia a libro scomponibile di Huber. Consisteva in un certo numero di
telaini tenuti insieme da una cerniera e scomponibili come le pagine di un libro.
Nel periodo tra
il 1650 e il 1850 si adottarono varie soluzioni nella costruzione delle arnie senza
risolvere però il problema fondamentale , cioè quello del favo mobile.
Qualunque fosse
il tipo di portafavo adottato, la api saldavano il favo alle pareti per cui era necessario
tagliarlo per poterlo recuperare ed estrarre il miele.
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1851 UN ANNO DA RICORDARE PER LAPICOLTURA
MONDIALE.
E con la
scoperta del "Passo dApe" che lapicoltura mondiale compie dei passi
da gigante. Questa importante scoperta ha consentito di razionalizzare tutte le operazioni
inerenti lallevamento e le tecniche di produzione dei vari prodotti
dellalveare. Oggi che larnia razionale è a portata di tutti gli apicoltori la
scoperta del passo dape sembra una cosa banale. Ma la sua importanza si intuisce
allorquando si pensa che tutti gli sforzi compiuti dalluomo sono stati ostacolati
dal fatto che non disponevano di arnie razionalmente concepite.
Come già
accennato in precedenza il passo che ha permesso di cambiare il modo di concepire
lapicoltura fu compiuto nel 1851 ad opera di un giovane pastore di Andover nel
Massachussetts certo Lorenzo Lorraine Langstroth con la scoperta del passo dape o
spazio dape. Longstroth era nato in America e precisamente a Filadelfia dove
dimorava in quel tempo. Affascinato dal mondo delle api, apicoltore lui stesso aveva letto
molti libri tra i quali Lettere di Huber procurandosi larnia a libro da lui
inventata.
La scoperta
dello spazio dape consiste nel lasciare tra coprifavo e portafavo e tra i montanti
dei telaini uno spazio di 9,5 mm. Questo spazio permise a Langstoth di rimuovere i telaini
senza che questi venissero fissati, cioè propolizzati alla parete e al tetto.
Era così nata
larnia a telaino mobile. La sensazionale scoperta è stata descritta in maniera
mirabile nel suo libro che rimane ancora oggi la pietra miliare di questa branca
dellapicoltura.
Larnia da
lui concepita e la sua intuizione si dimostrano giustificate. Nello spazio da lui lasciato
libero le api non costruirono né favi né ponti e il telaio diventò veramente mobili.
Larnia a telaino mobile entrata nelluso comune nel 1861 in
America si diffuse in Inghilterra lanno successivo e da qui in tutte le parti del
mondo
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CONSIDERAZIONI SULLA MODERNA APICOLTURA.
Con la scoperta dello
"spazio dApe" le arnie si diffusero in tutte le parti del mondo e la
razionalizzazione delle operazioni ha comportato produzioni unitarie fino ad allora
impensate.
Gli schemi adottati in
apicoltura sono diversi nel nuovo e nel vecchio mondo. Nel nuovo mondo si hanno raccolti
più copiosi, mentre nel vecchio mondo si hanno un maggior numero di alveari,
proporzionati alle popolazioni. Per quanto attiene il materiale apistico esistono notevoli
differenze e diversità di strutture. Nel nuovo mondo i materiali apistici tendono alla
standardizzazione e alla meccanizzazione di tutte le operazioni per contenere i prezzi
della manodopera.
Le arnie adottate sono
le Longstroth e le Dadant. In Europa così come in italia larnia adottata Dadant
Standard a 10 telaini molto utilizzata dagli apicoltori che adottano la pratica del
nomadismo per produrre mieli differenti.
Con gli attuali
sistemi di standardizzazione i singoli apicoltori possono accudire qualche centinaio di
alveari, mentre in California gli apicoltori, ricorrendo alla meccanizzazione delle
operazioni possono accudire un migliaio di alveari ciascuno.
Le produzioni di miele
variano da regione a regione e dipende in modo particolare dalla potenzialità nettarifera
che le api sono portate a sfruttare.
In Europa esistono ad
oggi oltre 12 milioni e mezzo di alveari.
Nonostante
lelevato numero di alveari in produzione il miele consumato in Europa supera di gran
lunga la produzione e gran parte del miele consumato è dimportazione.
In Italia si consumano circa 120.000 quintali di miele di cui il 50%
risulta importato.
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LAPICOLTURA RAZIONALE
A differenza
dellapicoltura villica quella razionale permette di seguire lo sviluppo degli
alveari indirizzandoli verso produzioni quantitativamente e qualitativamente migliori,
inoltre permette una raccolta di miele nel pieno rispetto delle api senza uccidere le
famiglie ed i favi.
Esistono molti
tipi di arnia razionale compresi in due principali categorie: arnie tedesche e arnie
americane; entrambi i tipi presentano come caratteristica la mobilità dei favi che
permette di controllare e far fronte ai problemi dellalveare.
Lapicoltura
razionale comprende inoltre tre elementi fondamentali:
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i fogli cerei: tavolette di cera che
hanno impressi sulle due facce i fondi delle celle femminili dei favi. Una volta posti nei
telaini questi fogli vengono trasformati dalle api in veri e propri favi formati solo da
celle femminili, in questo modo si evita che le api formino, nella parte terminale del
favo, troppe celle maschili; limitando il numero dei maschi si ha un notevole risparmio di
miele.
-
Lo smielatore: una macchina che utilizza
la forza centrifuga per estrarre il miele dai favi senza danneggiarli;
-
Larnia razionale, formata da:
fondo, nido, melario, coprifavo, tettoia, telaini da nido e da melario, diaframma; questa
arnia può essere popolata in diversi modi: introducendovi gli sciami in determinati
periodi dellanno, spostandovi alveari di tipo villico.
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Le
attrezzaure dell'apicoltore
La maschera da apicoltore è l'accessorio più
essenziale, deve svolgere una funzione protettiva per il volto. Le api quando vengono
disturbate reagiscono usando il pungiglione, il veleno è comunque sempre fastidioso anche per
gli apicoltori.
I requisiti essenziali di una maschera devono essere la leggerezza, la praticità e buona
visibilità.In commercio ne esistono di vari tipi, ma tutte hanno una reticella nella parte
frontale. Vi sono mascherequadrate, le preferite perché non battono contro il viso, e rotonde
con il cappello o senza, ma anche maschere a camiciotto e a tuta. Il colore della maschera è
in genere chiaro, bianco o giallo perché riflette i raggi solari. |
I guanti sono una protezione
per chi non è abituato alle punture delle api, ne esistono di vario tipo corti o lunghi fino
al gomito. La caratteristica principale deve essere la sensibilità e praticità nell'estrarre
i telaini durante le visite, vi è chi usa i guanti di gomma ma per lo più si usano guanti di
pelle. La controindicazione all'uso dei guanti è dovuta alla propoli che durante le
operazioni si appiccica e può essere veicolo di malattie. |
L'affumicatore
già dall'antichità si usava per affumicare i nidi e procurarsi il miele, da una pittura
rupestre in Rhodesia si ha un esempio di raccolta risalente a migliaia di anni fa.
L'affumicatore è costituito da una caldaietta cilindrica della capacità di uno o due litri
nella quale viene introdotto il combustibile, da un beccuccio e da un mantice in legno e
vinilpelle. Il mantice serve per insufflare aria alla base del cilindro tramite un foro.
I combustibili che si usano per produrre il fumo sono quelli che favoriscono la persistenza
del fumo, in genere si usano sacchi di juta, tutoli di mais, cortecce d'alberi. Il fumo
prodotto deve essere denso e freddo azionando il mantice si dirige il getto sui telaini per
calmare l'aggressività delle api che si precipitano verso il basso e si ingozzano di
miele.L'uso del fumo deve essere moderato, l'obiettivo è calmare le api e non farle reagire
in modo violento. I migliori affumicatori sono quelli con protezione esterna metallica, di
diversa conducibilità termica, per evitare accidentali scottature. |
La
leva è necessaria per sollevare i coprifavi e ispezionare le famiglie. I
coprifavi, parte mobile dell'arnia, sono fissati al corpo dell'arnia dalle api con la propoli
e la cera. La leva deve avere un estremità piatta e affilata per incunearsi tra coprifavo e
nido o melario, l'altra estremità è incurvata ad angolo retto per estrarre i telaini. Altra
leva usata è quella cosidetta a raschietto, utile per staccare la propoli e la cera tra i
telaini e raschiare la cera sotto il coprifavo.
La spazzola è costituita da un pezzo di legno, a un'estremità sono inserite delle setole
lunghe circa 5 cm. In genere è usata dagli hobbisti quando prelevano i favi dai melari,
comunque è sempre utile averla con sé. |
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Come
inserire i fogli cerei Inserire i fogli cerei nei telaini da nido o da melario è una delle pratiche
piu' importanti per un'apicoltore. Questo lavoro di solito viene svolto nei periodi invernali,
preparando le nuove arnie ad ospitare nuovi sciami.
Questi sono gli 8 punti principali segui le istruzioni:
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Fig.1 - Telaino da Nido o melario |
Fig.2 - Utilizzare un filo di stagno |
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Fig.3
- Inserire il filo nei fori |
Fig.4
- Raggiungere questo risultato |
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Fig.5
- Tirare i fili con lo zigrinatore |
Fig.6
- E adesso inserire il foglio cereo |
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Fig.7
- Fissare il foglio con l'elettricità |
Fig.8
- Il telaino è pronto per l'arnia |
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Larnia
deve essere posta:
1) ad unaltezza di
30-35 cm da terra;
2) con orientamento a
levante o a mezzogiorno;
3) in uno spazio abbastanza ombreggiato (ma non troppo);
4) riparata da venti , lontano da vie di comunicazione e
fonti di cattivi odori;
5) non troppo distanti
da una sorgente o un corso dacqua, in caso contrario si può rimediare con degli
abbeveratoi.
Inoltre ,
tenendo conto che le api coprono un raggio di circa 3km dallalveare, per una produzione
varia ed abbondante si devono considerare le fioriture arboree, arbustive ed erbacee comprese
nel raggio dinfluenza dellalveare stesso.
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Lalveare deve essere visitato periodicamente, soprattutto
in primavera e autunno. Per avventurarsi in questa visita è necessario, soprattutto per gli
inesperti, munirsi di una speciale tuta provvista di guanti e maschera per essere protetti da
eventuali punture, è inoltre necessario avere un affumicatore per tenere lontane le api ed
una leva, indispensabile per aprire larnia sigillata dalle api con la propoli.
Bisogna sempre stare dietro larnia durante la visita, e
soprattutto mai davanti; una volta aperta una piccola fessura tra il coprifavo e il nido (o il
melario) è consigliabile spruzzarvi dentro un po di fumo prima di sollevarlo del tutto.
A questo punto, cercando di tenere calme le api con il fumo (e soprattutto restando noi calmi)
si può controllare lalveare e fare le necessarie operazioni.
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LALVEARE
ORFANO DELLA REGINA
Ad un certo punto della vita dellalveare la regina può
morire, a quel punto tra le api si crea una situazione di anormalità che può portare alla
morte dellintero alveare.
Le api tuttavia hanno la possibilità di farsi una nuova regina
ricorrendo al processo delle celle suppletive. Questo processo però può avvenire solo se
nellalveare cè covata (quindi né a inizio primavera, né a fine autunno) e
comunque in un momento in cui ci siano anche i fuchi necessari a fecondare la nuova regina che
altrimenti sarebbe inutile.
Lapicoltore può in questi casi rimediare a questo stato
anomalo introducendo nellalveare una nuova regina già fecondata (allevata o
acquistata), in questo caso però la nuova regina deve essere protetta da una speciale
gabbietta fino a quando le api non si abituino a lei, ed inoltre si dovranno distruggere le
eventuali celle reali costruite dalle api sui favi.
Un'altra soluzione può essere quella di introdurre nei favi
celle reali mature prese da un altro alveare, oppure introdurvi un favo che contenga delle
uova.
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