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Gli Arbëreshë della Calabria - SAN DEMETRIO CORONE

SPAZIO A CURA DI GENNARO DE CICCO

IN PREGHIERA VERSO “LA GROTTA DI SAN NILO”

San Demetrio Corone / Shën Mitri Korone.- In occasione della festa di San Nilo, nell’eremo dedicato al Santo Rossanese, in contrada Sant’Elia, è stata celebrata dal papàs Andrea Quartarolo una divina liturgia per ricordare il fondatore del Monastero di Sant’Adriano.

Partendo dal piazzale della chiesa di Sant’Adriano, numerosi fedeli si sono recati in processione dove si trovano ancora oggi i resti di quella che viene chiamata “la grotta di San Nilo”, ridotta, però in un cumulo di macerie e di rovine.

Sulla parete resiste ancora uno sbiadito affresco raffigurante San Nilo orante davanti al Crocifisso.

Questo dipinto che il Gay fa risalire al XVI e l’Orsi al XVII secolo, che potrebbe avere avuto i pregi di un’opera artigianale di maestranze locali, ha certamente un ideale legame, per la comune fonte d’ispirazione con il dipinto del Domenichino del XVII secolo che ritrae San Nilo orante e che si ammira nella cappella della badia di Grottaferrata.

Questi ruderi, secondo tradizione, indicano ancora a distanza di secoli il luogo dove San Nilo, mille anni fa, s’inginocchiava e pregava, affinché l’anima si avvicinasse alla poesia, alla pietà e alla santità, mentre l’ombra del medioevo offuscava le menti.

San Nilo accusava, a volte, una struggente nostalgia della vita solitaria, che lo portava, in determinati momenti, ad appartarsi nel sito dove, in epoca molto posteriore, veniva eretto il romitorio.

Probabilmente avvertiva la nostalgia della grotta di San Michele, nella valle del Mercurion, nel confine occidentale della Lucania.

E lì che iniziò a condurre vita ascetica il rossanese Nicola Malena, che divenne monaco dopo aver preso i voti a San Nazario, presso Salerno, con il nome di San Nilo, in onore del Santo omonimo Nilo Sinaita, vissuto intorno al III-IV secolo.

Dopo un periodo di rigoroso ascetismo, per sfuggire alle incursioni saracene, si ritirò in una campagna di proprietà della famiglia, presso un oratorio eretto dai monaci orientali e dedicato ai Santi Adriano e Natalia per poter continuare a pregare nella solitudine, usando, per dimora la grotta naturale che partendo da Sant’Adriano, secondo leggenda, arrivava nella zona scoscesa e rocciosa del burrone Sant’Elia.

 GENNARO DE CICCO 

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