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SPAZIO A CURA DI MARIELLA CAPPARELLI
LE
VALLJE A FIRMO Firmo/Ferma.
Una mistura di ricorrenze per il 1° Maggio a Firmo. Oltre
alla Festa nazionale del Lavoro - passata ovviamente in sordina -
come preannunciato, si sono svolte le Vallje
dedicate a S. Atanassio, Patrono del paese. Nonostante
le insidie del tempo, che si č mantenuto minaccioso per buona parte del
pomeriggio, molti gruppi hanno sfilato per le vie di Firmo, esibendosi malgrado
la pioggia. Cosģ, mano a mano che tutte le comitive si snodavano lungo le vie
del paese, facendo sosta presso i banchetti allestiti da molte gjitonie, ed
abbreviando il percorso per via del maltempo, il Convento andava colmandosi di
suoni e danze pure molto diverse tra loro. Sicché
proprio grazie alla pioggia, tutti gli angoli del Convento dei Domenicani sono
diventati splendido scenario per le singole esibizioni dei gruppi, che in
tal modo hanno potuto fruire di un teatro naturale, del tutto spontaneo. Ognuno
di loro ha, infatti, saputo trovare la sua giusta collocazione, ribaltando la
prospettiva, sģ da far diventare gli spettatori itineranti. Ed, in questo
percorso alternativo, era possibile incontrare Skolla Fillore e Fermės (il
Gruppo della scuola elementare di Firmo), Skėndillat
(il Gruppo dei piccoli) ed il Gruppo di adulti di Civita; quello di Frascineto,
Mongrassano, S. Sofia, S. Caterina Albanese, nonché il Gruppo Rilindja
(Rinascita) di Lungro, il gruppo canoro di S. Basile ed il ricostituito
gruppo di alcuni veterani delle Vallje
firmensi, Ziarret e Zėmres, cosģ chiamati in onore a Salvatore Donato,
cantautore arbėresh autoctono,
scomparso qualche anno fa. La
manifestazione delle Vallje che, per lunghi anni, ha rappresentato lunica
espressione dellorgoglio Arbėresh,
oggi, dopo il riconoscimento formale della minoranza in questione, puņ servire
ad avvalorare e riconfermare quel senso di appartenenza, che sopravvive da oltre
Cinquecento anni. La
Vallja č, insieme, unoccasione dincontro con popoli di comune
appartenenza, ma č anche il giorno in cui si sfoggiano costumi antichissimi o
riprodotti, e ci si esibisce in canti e danze tradizionali. La
riproposizione delle gesta eroiche del patriota Skanderbeg rappresenta il filo
conduttore di molti versi, intonati proprio in siffatte manifestazioni. Unoccasione
per prendere coscienza della propria storia e delle proprie origini, dunque, ed
un valido pretesto per acquisire gli elementi fondanti della propria esistenza. Cosģ,
mentre luniversalismo determina in maniera sempre pił radicale la mescolanza
di popoli ed etnie diverse, i particolarismi sinsinuano in taluni interstizi
liberatori, in cui la coscienza di appartenere ad un gruppo diventa una necessitą
che va acclamata: Kur na Arbėreshė gjėndėmi
bashkė
Marrmi dorin na vullezra se na jemi gjaku i shprisht..(Quando noi
Arbėresh ci ritroviamo
ci prendiamo
per mano come fratelli, perché siamo frutto di un medesimo sangue, sparso per
il mondo). Cosģ recita un bellissimo
canto, scritto dal nostro compaesano Pietro Lanza. Ed č questo, oggi, a parer
mio, il senso profondo di una manifestazione come le Vallje,
per noi giovani Arbėresh. In
sostanza, la nostra č uno scorcio di storia Albanese, che ha subito destini
diversi, rispetto al paese dorigine, per via dei diversi contesti in cui si
č svolta. Con
le Vallje, ma soprattutto attraverso la conservazione di usi e costumi, č quasi
come se avessimo cristallizzato dei momenti della nostra genesi, nella memoria
collettiva, e ce li riproponessimo, di volta in volta, onde evitare di perderli
irrimediabilmente. In
questa sorta di rivisitazione storica, ma anche in uno scenario molto pił
goliardico e gioviale si sono mossi tutti i gruppi che, a fine serata, si sono
esibiti sul palco, in maniera davvero esemplare. Mariella Capparelli |