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Il
3 maggio, come ormai è tradizione plurisecolare, in Ururi si è
svolta la corsa dei
carri trainati dai buoi.
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Quest’anno
ha vinto il carro dei “Giovanotti”.
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Diversi
sono i riferimenti storici da cui se ne fa discendere l’origine,
ma forse non moltissimi ricordano che esiste una leggenda che
associa la corsa alla venuta delle
popolazioni dall’Albania.
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Questa
leggenda la troviamo riportata nella tesi di laurea del dott. Ettore
Frate
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Secondo
questa versione, dunque, gli albanesi appena raggiunta la sponda
sorella dell’Adriatico, non sapevano dove andare né quale
direzione seguire.
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Stando
così le cose, essi decisero di affidare la scelta ai buoi che
trainavano i carri sopra i quali avevano messo poche cose in fretta
ed in furia, prima che gli Ottomani arrivassero.
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Dove
i buoi si sarebbero fermati, proprio lì sarebbero sorte le città
in cui le popolazioni avrebbero ricominciato a vivere.
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A
questo punto però leggenda e storia si confondono.
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La
conferma della ricostruzione sopra esposta è data da due elementi.
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Il
primo attiene, per quel che ci risulta, ad Ururi. Coloro che hanno
più di sessant’anni ricordano che cosa raccontavano gli anziani
dell’epoca in cui erano loro stessi bambini, e cioè ( si parla
della fine dell’800) che prima della corsa i carri venivano
rivolti verso oriente ed i buoi venivano fatti inginocchiare. Quindi
veniva elevata una preghiera, sotto forma di poesia, mediante la
quale si chiedeva a Dio che si realizzasse il desiderio di tornare,
un giorno, nella terra dei padri da dove gli Ottomani li avevano
costretti a scappare. Questa preghiera viene per lo più divulgata
nella versione “oj
More,“ ( Oh Morea il cuore si è fatto come un filo
di cotone).
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In
realtà c’è un’altra versione
che assumiamo a riferimento, quella che comincia con i versi
“Eja mirna Zoti jon “ (vieni a prenderci oh Dio su questo suolo
perché il cuore ecc.) i quali esprimono il desiderio anzidetto,
quasi che la corsa dei carri fosse un contrappasso e nello stesso
tempo un rito propiziatorio per tornare nella terra d’origine.
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Il
secondo elemento lo desumiamo che dal fatto che la tradizione della
corsa dei carri (
qerret) è stata mantenuta nei paesi arbëreshë
( Portocannone, Chieuti) ed ex arbëreshë
( S. Martino in Pensilis).
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Qualunque
sia l’origine della Corsa è importante soffermarsi sulla presenza
di questi riferimenti all’Arbëria
e sarebbe importante per il futuro tramandarli e rinnovarli
specialmente oggi che l’aspetto agonistico ha preso
il sopravvento.
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Per
esempio si potrebbe ripristinare l’uso della recita della
preghiera “Eja mirna Zoti jonë kah ky dhe”, non perché gli Ururesi vogliono tornare in Albania
(!!!), ma perché non esiste motivo valido per camuffare le proprie
origini occultando le tradizioni..
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Si
può essere di origine balcanica albanese pur senza finire sulle
pagine di cronaca nera.
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Fu
cosa molto apprezzata il fatto che nel 1998
don Adamo Manes impartì la benedizione , ai buoi ed ai
corridori , in lingua arbereshe “Ju
bekoft“. Assai lodevole è stato anche diffondere la
canzone composta più di vent’anni fa da Guido Tartaglione “
Kriqia Rurit që mbave
vjerr Ynzotin ( Santissima Croce che hai tenuto appeso Nostro
Signore), nella quale sono stati sapientemente uniti gli elementi
Corsa Carri – Fede e Cristianità (Legno della Croce) –venuta
dall’Arbëria, elementi
che distinguono la comunità di Ururi.
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