Kaliroj Bello
e le ragazze di Berat.
Le
ragazze di Berat
La
scrittrice Kaliroj Bello difende la sua città
di
Armando Roda
Intervista alla scrittrice
Kaliroj Bello nata a Berat il 16 agosto 1969. Dopo
il diploma di Scuola Industriale ha conseguito la laurea in Lettere. Ha
collaborato a diversi giornali in e lavorato come insegnante di lettere.
Ha deputato come scrittrice con un libro di poesie, prose e fiabe dal
titolo “I miei momenti”. In Italia ha pubblicato “Anime Lontano”
e “Baci nel cuore”. Ha vinto un premio al concorso letterario
artistico “Fiori d’inchiostro – Una penna di primavera”
organizzato a Firenze.
PORDENONE: La rivesta “Cittadini” di Padova ha
scritto che 1470 prostitute in Italia provengono da Berat: ma chi può
averle mai contate?>. A difendere il buon nome della città museo per
eccellenza dell’Albania scende in campo la scrittrice Kaliroj Bello,
che a Berat e nata e dal 1997 vive a Padova. Berat una città bellisima,
è chiamata la città dalle mille finestre. E costruita nella roccia del
monte Tomorr, iol più alto del nord dell’Albania. Vengono da tutto il
mondo a visitarla. Oggi Berat sta paganto a caro prezzo le conseguenze
del regime: le sue mille finestre sono rimaste, chiuse per
cinquant’anni per spalancarsi poi su una realtà fatta soprattutto di
miseria. Negli ultimi tempi la mia città viene spesso citata, a torto,
come fulcro generatore di criminaletà e prostituzione esportata
all’estero. Ciò danneggia la sua immagine e ferisce l’orgoglio dei
suoi abbitanti>> <<
Conosco la sorte di molte ragazze uscite dal loro Paese in cerca di un
futuro migliore che poi si sono dovute adattare alla strada, ma dare
delle cifre mi sembra azzardato. Vi chiederete: cosa spinge una persona
a lasciare la propria famiglia i parenti, gli amici? Semplice: la
miseria! Nei villaggi i contadini lavorano ancora dalla mattina alla
sera, sotto il sole accecante e la pioggia battente, con mezzi obsoleti
senza ricavare neppure l’indispensabile per mangiare. Lavorano da
mangiare! Le famiglie sono spesso numerose e il futuro sempre più buio.
Le fabbriche sono chiuse oppure hanno molto diminuito il numero dei
lavoratori. Non c’è davvero futuro là almeno per il momento!
Spiegare perché la maggior parte degli Albanesi che emigra venga in
Italia è un po’ difficile>> La scrittrice Bello si abbandona al
ricordo della sua città morente al di là dell’Adriatico. L’Albania
è una terra bellissima e povera. Poco conosciuta dall’Europa
occidentale. E un Paese ricco di cultura, tradizioni e costumi davvero
affascinanti. Voglio dar voce alla Berat vera, non a quella che appare
in notizie vaghe e dubbie. Tutte le città albanesi da dicci anni
soffrono la miseria. Berat sta scomparendo, le sue case sono state
devastante da un recente terremoto. Le strade, carenti di manutenzione,
sono per lo più assai sconnesse, la disoccupazione è una piaga che
spezza le speranze di vita umana, la mancanza di denaro spinge uomini e
danne oltre confine. La città attraversata dal fiume Osum conta oggi
solo 60 mila abitanti di cui la metà sono senza lavoro; 3 mila di loro
possono sopravvivere solo grazie all’assistenza sociale del Comune e 4
mila persone sono senza tetto. L’industria tessile più grande del
Paese era a Berat, ma adesso è sull’orlo del fallimento. I suoi
dipendenti sono stati ridotti da 1.200, la maggior parte di loro erano
donne che adesso non sanno dove sbattere la testa. Molti cittadini di
Berat, soprattutto i più giovani, hanno ancora la fiducia e la volontà
di lottare per la ripresa, per ricostruire ciò che è crollato. Tutto
questo sfascio è accaduto senza che le istituzioni siano intervenute
per mancanza di una guida e di un’organizzazione corretta e precisa.
Attualmente gli imprenditori italiani stanno cambiando la vita della
città di Berat con la creazione di nuove fabbriche. Berat si distingue
per l’industria alimentare, per la vendita di fichi, olive, sottaceti,
pomodoro e altra frutta e verdura che si coltivano nella zona. Inoltre
è rinomata anche perla produzione e la lavorazione di vino, grappa, e
altri liquori; per l’imbottigliamento di acqua naturale e gassata, che
sgorga a 1.200 metri di altezza. Ha una montagna bellissima, che fa
pensare alla Svizzera, ma le strutture di accoglienza turistica sono
arretrate e insufficienti. Di fronte a tutto questo le persone si
organizzano come possono e spesso non hanno la possibilità di
scegliere. Partono, accecati dalle immagini di opulenza offerte dalla
televisione italiana, ma ben presto si trovano con un pugno di mosche
tra le mani>>. <<Spesso per noi donne d’Albania non c’è
possibilità di scelta all’estero. Anche se abbiamo studiato dobbiamo
adattarci ai lavori più umili perché il nostro titolo di studio è
carta straccia. Alcune si porgono per strada. Molte finiscono nei guai,
mentono sulle proprie generalità perché non vogliono far sapere nulla
a casa. Nella mentalità di molte famiglie, soprattutto quelle più in
vista, pesa ancora come una macigno il principio dell’onore: tante
ragazze, cascate nella rete della prostituzione all’estero, ritornate
in patria ano trovato porte sbarrate, non solo tra i compaesani ma anche
tra i famigliari. Si compiono anche delitti in nome dell’onore. C’è
chi tenta la strada del denaro facile, attraverso la prostituzione: vere
piaghe sociali che evidenziano un’arte di arrangiasi negativa che
prima era presso ché inesistente nel mio Paese, che ha trovato terreno
morbido sul quale appoggiarsi a causa della perdita di valori dilagante
in tutto il pianeta. La prostituzione esiste perché ci sono uomini che
vogliono fare soldi a buon mercato sulla pelle dei loro simili e altri
uomini, che per vari motivi, alzano le richieste!>> <<
Poche sono le donne che si prostituiscono per scelta, tante invece lo
fanno per necessità. In ogni parte del mondo ci sono donne costrette a
vendere il loro corpo, i loro pensieri, la loro giovinezza per tirare
avanti. A volte, è vero, per compare con più disponibilità
economiche, perché accecate dal mito del benessere. Eric Fromm diceva:
“La stupidità umana non discende da una carenza di intelligenza
innata, ma dalla mancanza di libertà”>>.