Le
conclusioni dello studioso Saverio Salomone
Albanesi
più antichi degli Illiri
Gli
invasori trovarono i “divini Pelasgi”
Abbiamo
incontrato Saverio Salomone, uno dei
più appassionati studiosi delle origini della lingua e del
popolo albanese e del mondo indo-europeo, profondo conoscitore dell’Illirico-albanese.
Parlare con lui è stato come sentire su una fantastica macchina
del tempo e galoppare indietro nei secoli, via via fino ai primordi
della civiltà balcanica. Nato a piana degli Albanesi nel 1922, ha
studiato nei collegi greco-albanesi di Palermo, di Grottaferrata e di
Roma. Si è laureato in Filosofia presso il Pontificio Ateneo
“Angelicum” di Roma e in Giurisprudenza presso l’Università di
Palermo. Ha dedicato diversi anni agli studi della ricerca delle lingue
indoeuropee publicando le seguenti opere:
Nel
mondo delle lingue indoeuropee – Dall’Albanese alle origini e le
origini dell’Albanese;
Lingue
e popoli d’Europa;
Le
comuni origini.
<<Credo – dice Salomone
– che tutti, specie nella nostra infanzia, abbiamo provato sensazioni
di mistero nel sentire strane e vaghe denominazioni di luoghi lontani da
Dio e dagli uomini. Analoga impressione dovettero provare i Greci per le
remote regioni nordiche; per quelle al di là dell’Epiro. Li infatti
si fermano le loro conoscenze geografiche. Oltre esisteva I’lliria:
territorio vasto e indefinito, popolato dagli Illiri, popoli altrettanto
misteriosi, sparsi fra diverse tribù (Istri, Giapidi, Liburni, Dalmati,
eccetera), dalle lingue più astruse, come conferma Tucide osservando
che gli Etoli erano incomprensibili nel loro dialetto e i Caoni, come
gli Epirioti, barbari>>
Gli Illiri erano popoli irrequienti.
Non riuscivano a star fermi. Curiosi, passarono in gran numero
l’Adriatico e scorazzarono per le regioni italiche lasciando
imperitura loro impronta nelle lingue ivi parlate; nel latino, nell’osco-umbro,
nel messapico, nel sicolo, eccetera. Gli Illiri rimasti al di là
dell’Adriatico (approssimativamente nei territori dell’attuale ex
Jugoslavia), pressati, verso il settimo secolo a.C., dai Celti e dagli
Sciiti, da nord-ovest, verso le coste adriatiche della Dalmazia e
dell’attuale Albania. In questa nuova Illiria dalle proporzioni
ridotte si formerano due raggruppamenti; la Dalmazia con capitale
Delminium e Illiride greca (su per giù l’attuale Albania) con
capitale Scutari.
<< Le notizie storiche su
queste regioni – continua Salomone – iniziano da tali vicende, con
informazioni su fondazioni di città come Apollonia, Butrinti e Durazzo
(VII-VI secolo a.C.) per proseguire con ragguagli sulle imprese di
Bardhilli (IV sec. a.C.) re degli Enchelei, di Glauco re dei Taulanti,
di Agrone, re degli ardici e di Teuta, sua moglie; poi con le relazioni
vere e proprio sulle guerre con i Romani.
E' noto che lo studio sistematico
delle origini e delle vicende dei vari popoli iniziò appena il Medio
Evo uscì dal luogo letargo. Qualcuno si occupò anche del popolo
albanese, nel 1774 un certo Thunnmann espose le proprio ricerche sulle
origini degli Albanesi arrivando alla conclusione che essi erano la
continuazione autoctona dell’antica popolazione illirica.
Percorrendo vie diverse, altri
studiosi (come lo Xilander, il Von Han, il Meyer, il N. Jokl) facevano
derivare la lingua albanese dall’Illirico o da un misto fra questa e
altre lingue ( tracia, macedone).>>
Dagli insegnamenti di quegli
studiosi scaturiva una comune opinione che gli Albanesi fossero
discendenti degli Illiri, popolazione da loro ritenuta antichissima
sempre vissuta in Albania e quindi autoctona. Secondo il Bopp, lo Stie,
lo Shleicher, la lingua albanese doveva considerasi indoeuropea, una
lingua, cioè, appartenente al gruppo linguistico di popoli originario
zone caucasiche.
Un certo Nicicle, nel 1855,
pretese perfino di demolire l’autoctonia degli Albanesi affermando che
essi rappresentavano una delle tante popolazioni barbare pervenute da
zone caucasiche.
Queste nuove teorie sconvolsero la
cultura ormai dominante secondo la quale gli Albanesi sarebbero stati un
popolo autoctono perché discendente dagli Illiri, allora ritenuti
abitanti, da sempre, in quelle terre albanesi. Ne segui un’aspra
controversia. Ma eminenti albanologi intravidero un certo fondamento di
verità in quelle nuove teorie.
Il Camarda, famoso filologo arbëresh
di Piana degli Albanesi, autore della Glottologia comparata della lingua albanese (1864), sorvolato sulla
questione della lingua albanese, si preoccupò di precisare la propria
opinione sull’origine popolo albanese: popolo autoctono perché
discendente da un ramo dei Pelasgi, da tempo immemorabile abitanti della
penisola balcanica. In modo analogo si esprimeva un altro albanologo
italio-albanese, il poeta Gerolamo De Rada, ma mentre il Camarda non si
curò degli Illiri, il De Rada espresse l’opinione che gli Albanesi
“nel tempo presero vari nomi” fra i quali quello di Illiri.
<<La convinzione dei nostri
albanologi – dice ancora Salomone – sull’origine pelasgica dei
popolo albanese la ritroviamo anche in altri eminenti glottologi come il
Pisani. Dagli insegnamenti dei citati famosi studiosi (Bopp, Stir,
Camarda, De Rada, Pisani) sulla lingua e sul popolo albanese si deducono
le seguenti verità. Ormai inconfutabili, dsa me opera “Nel
mondo delle lingue indoeuropee – Dall’Albanese alle origini e le
origini dell’Albanese”
pag.158 la lingua albanese non è una lingua Illirica e gli Albanesi non
sono affatto i discendenti degli Illiri.
La lingua albanese è il riflesso,
nel mondo moderno, dell’antico idioma dei Pelasgi inquinato da
influenze indoeuropee illiriche. La lingua albanese ha potuto conservare
fino ai nostri giorni la propria natura di lingua essenzialmente
pelasgica perché gli Albanesi hanno potuto vivere per millenni fra le
loro montagne al riparo da influenze devastatrici. Gli albanesi sono un
popolo autoctono perché
diretto discendente di una stirpe stanziata nei territori albanesi da sempre.
Gli Albanesi sono e rappresentano i “divi Pelasgi” di omerica
memoria, pacifici abitatori del Mediterraneo greco come i Lèlegi e i
Cauconi.>>
<<Gli insegnamenti citati non sono mie opinioni ma tesi
di studiosi famosi. Con la mia opera io ho voluto dimostrare che ormai
non e più accettabile che ancora si scriva sui libri, offerti a persone
da ritenere intelligenti, che gli Albanesi – si sono un popolo
autoctono perché discendente dagli Illiri arrivati in Albania da
lontano cioè forestieri (të
huaj)! Analoghi giudizi vengono espressi un po’
dappertutto. Ad esempio, con quasi uguale perifrasi del Koliqi si
esprime un certo Clirim Bidollari in un volume dell’Istituto
Universitario Orientale di Napoli. Albanesi
Novantasette “I nomi di luoghi e di uomini testimoniano
l’origine illirica e il carattere autoctono degli Albanesi sui
territori odierni”>>.
<<In sintesi: illirico
significa forestiero; autoctono significa del posto, nato in quella
terra. Per cui, ciò che è illirico non può essere autoctono. Gli
Illiri, giunti in Albania, portarono ai Pelasgi ivi abitanti propria
civiltà e la propria lingua che, col tempo, si trasfuse in quella
pelasgica. A distanza di millenni le tracce dell’Illirico
nell’Albanese si evidenziano in tutto la loro primordiale purezza
perché conservate fra quelle inaccessibili montagne e aiutano a
scoprire corrispondenti isoglosse nelle altre lingue indoeuropee>>.
<<Se lo storico – filosofo
Giacomo Devoto avesse avuto
una buona conoscenza della lingua albanese non avrebbe affermato che
“poche decine sono le parole albanesi che abbiano un qualche interesse
per conclusioni di portata indoeuropea” (in Origini indoeuropee), e
non avrebbe potuto sostenere che l’origine dei popoli indoeuropei era
da ricercare nel Nord continentale anziché in quello subcaucasico>>.
Armando
Roda