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- ARBITALIA presenta
- da e per IL MONDO ALBANESE
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- SPECIALE IBRAHIM KODRA
DA
"LA GAZZETTA DEL SUD" EDIZIONE DI COSENZA
S. Demetrio / Le
tele del pittore arbėresh Kodra
Atto d'amore verso la diaspora
Pasquale De
Marco
S. DEMETRIO CORONE
Il pittore di origine albanese Ibrahim Kodra uno degli esponenti dell'Arte
contemporanea ha recentemente realizzato 13 opere su altrettante comunitą
arbėreshe del Cosentino. Un atto d'amore verso questi paesi della diaspora
albanese dove il Maestro, da diversi anni, trascorre parte delle sue vacanze. Le
opere, su iniziativa del Comune, sono state esposte nel Collegio di
Sant'Adriano.
Maestro, come si sente tra gli arbėreshė di Calabria? «Come a casa mia.
Sono tra fratelli che hanno il mio stesso sangue e le mie identiche radici
culturali. Qui ho molti amici. Questi paesi, poi, con le loro colline piene di
uliveti, verde e fiori, costantemente illuminate dal sole, sono il Paradiso
terrestre».
Cosa dipinge nelle sue opere? «La vita che, secondo la concezione
atomistica, č movimento, contrasto di forme e di colori. Come la natura.
Nessuna linea orizzontale avrebbe infatti significato se non ce ne fosse
un'altra verticale. Ed č, dunque, la mia una pittura di ispirazione platonica
con forti impulsi spirituali».
I suoi lavori sono invasi da «robot» e «idoli» che simboleggiano una
societą omologata e, per molti versi, oppressa. L'uomo di domani potrą essere
libero? «Pur essendo un ottimista, nutro qualche dubbio a tal proposito. Il
Potere omologante, infatti, si fa sempre pił forte e sofisticato ed č quindi
pił difficile sconfiggerlo».
Negli ultimi anni alle sue tematiche tradizionali si č aggiunta la «Nuova
urbanistica». «Sģ. Č la mia proposta di cittą a misura d'uomo. Quelle di
oggi sono ormai invivibili. Troppe auto. Molto inquinamento. Poche opportunitą
di rapporti umani».
Su quale valore l'umanitą dovrebbe convergere? «Sull'unitą. Non intesa
perņ come unanimismo, ma sintesi di pluralitą. Punto d'arrivo di un'ampia
dialettica. Pił spazio alla cultura che unisce ed č foriera di Pace, al
contrario della politica». E la parola «Pace» illumina il volto di vecchio
saggio. Un maestro che ha conosciuto i pił autorevoli esponenti della cultura
del Novecento da Picasso a Russel, da Ungaretti a Montale e che, a
ottantadue primavere, rimane ancora «Il primitivo di una nuova civiltą», come
lo definģ il poeta francese Paul Eluard nel 1947. «Fedele alle sue origini
come ha scritto Carlo Bo nonostante le innumerevoli funzioni che ha
esercitato nelle chiese dell'avanguardia europea».