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Shtėpia e Arbėreshėve tė Italisė La Casa degli Albanesi d' Italia  

 

QUADRO STORICO-CULTURALE DELLA PRESENZA ALBANESE IN ITALIA

 

L'emigrazione

L'emigrazione albanese in Italia č avvenuta in un arco di tempo che abbraccia circa tre secoli, dalla metą del XV secolo alla metą del secolo XVIII.

Questa emigrazione non si compģ ad un tratto, ma a varie ondate, anche se la maggior parte delle colonie albanesi furono fondate dopo il 1468, anno della morte dell' eroe nazionale, Giorgio Castriota Scanderbeg. La migrazione continuņ a pił riprese nel corso dei secoli successivi, fino al 1744, anno in cui venne fondata Villa Badessa, in Abruzzo.

Nel XV secolo, prima e, soprattutto, dopo l' invasione ottomana e la caduta di Scutari (1479), si registrano anche passaggi di gruppi consistenti di emigrati albanesi a Venezia, dove formarono una fiorente colonia, e nei territori soggetti alla Serenissima. Essi trovarono in queste nuove terre un ambiente culturale favorevole che permise loro di esprimere un importante e originale contributo di opere e di idee nell' ambito del Rinascimento europeo: gli umanisti Giovanni, Paolo e Andrea Gazulli, Michele Marullo, Marino Barlezio, Niccolņ Tomeo, Marino Becichemi e Michele Artioti, lo scultore Andrea Alessi, i pittori Vittore Carpaccio e Marco Basaiti appartengono a questa schiera di intellettuali albanesi costretti ad abbandonare la patria d' origine e a emigrare in Italia in seguito alle drammatiche vicende che si sono succedute nei Balcani nel corso del secolo XV.

Dai documenti di cui si dispone si sa inoltre che passaggi di gruppi sporadici di albanesi in Italia hanno avuto luogo anche prima dell' invasione ottomana, e precisamente nel 1272, nel 1388 e nel 1393. Altri nuclei si erano stanziati principalmente in Puglia, ma anche in Calabria e in Sicilia, nei feudi che Scanderbeg e gli altri condottieri albanesi avevano ottenuto dal re di Napoli, Alfonso I d' Aragona, in cambio dell' aiuto militare che gli avevano prestato durante le continue lotte contro i baroni locali. Oltre che nei territori della Repubblica veneta, che fu per molti secoli legata all' Albania da stretti rapporti politici e commerciali, l' emigrazione albanese si indirizzņ soprattutto nelle regioni rivierasche del regno di Napoli (Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria e Sicilia) per la vicinanza geografica, ma anche per le buone relazioni esistenti tra il Castriota e i re di Napoli della Casa d' Aragona.

Gli albanesi in Italia fondarono o ripopolarono quasi un centinaio di comunitą, la maggior parte delle quali concentrate in Calabria. Gli immigrati albanesi costituirono qui colonie di contadini e di soldati alle quali venne data piena autonomia amministrativa; fu loro concesso di fondare o ripopolare nuovi villaggi, dopo aver stipulato favorevoli "capitoli" con i feudatari del luogo.

Con le immigrazioni albanesi si assiste in Calabria e nel Meridione in genere, ad una nuova fase di espansione demografica, che si accentua alla fine del '400 e continua per tutta la prima metą del '500. Solo alla fine del '500 e agli inizi del '600 si assiste alla costituzione di vere e proprie comunitą albanesi, col loro rito religioso, le loro feste, i loro costumi e la loro lingua.

Trova: Altimari, Bolognari, Carrozza, L' esilio della parola, 1986, ETS, Pisa.

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