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1999

DOCUMENTO POLITICO  REDATTO DALL'ARCA - Centro di Iniziativa democratica 
in vista delle ELEZIONI AMMINISTRATIVE e CONSEGNATO ALLE FORZE POLITICHE DEL CENTRO-SINISTRA PER LA 
STESURA DEL PROGRAMMA DELL'ULIVO 
 GIUGNO '99

La città di Bari

  1. Lotta alla criminalità

  2. Il decentramento amministrativo

  3. La città metropolitana

  4. Il riassetto urbanistico

  5. Dalla cultura degli eventi a quella dell'appartenenza

  6. Bari città di frontiera

  7. Bari turistica

  8. Le politiche occupazionali

  9. Il candidato sindaco

Il coordinamento cittadino de L'Arca -Centro di Iniziativa Democratica e del Movimento per l'Ulivo, ha realizzato nel periodo'96/'98 una serie di iniziative volte a sviluppare una riflessione programmatica fra tutte le forze politiche dell'alleanza dell'Ulivo, le associazioni, i comitati di quartiere e singoli cittadini nella convinzione di poter creare un forte schieramento politico capace di invertire la tendenza alla decadenza civile e delle funzioni economiche, specialmente di quella commerciale, della città e di garantire ai suoi cittadini uno sviluppo regolato e socialmente equilibrato.Il forum "Un'idea di città: le priorità per Bari" (aprile-giugno'98) (*) è stato organizzato al fine di definire, unitariamente poi con le forze politiche dell'Ulivo attraverso la discussione e il confronto, le idee programmatiche da presentare ai cittadini elettori di Bari.


Il filo conduttore delle iniziative è stato quello di tenere saldamente uniti teoria e prassi.

La riflessione sullo stato della città deve coniugarsi con l'indicazione di una proposta per uno sviluppo possibile in cui i vari interessi cittadini possano ritrovarsi in un quadro unitario e in cui il rispetto dei doveri parta dalla realizzazione dei diritti di cittadinanza.

 

La città di Bari

E' un dato inconfutabile:
Bari da decenni ormai non riesce a produrre un progetto politico autonomo; per scelta della classe politica dirigente è stata ed è ancora dipendente dall'intervento pubblico
. Tale opzione ha finito col porre in forte crisi l'economia cittadina, favorendo l'allontanamento dei residenti dalla città verso i Comuni limitrofi. La città di Bari ha imboccato la strada di un inesorabile declino demografico e corre il rischio di trovarsi alla conta del 2000 con meno di trecentomila abitanti. Nel 1981 Bari, infatti, contava più di 370.000 abitanti e nel '91 ne mancavano all'appello già 30.000; nel '93 Bari aveva una popolazione già abbondantemente al di sotto dei 340.000 e il calo tende a continuare. 

I cittadini baresi hanno dovuto investire in abitazioni spostandosi verso la provincia trasferendovi a volte anche i propri interessi e col passare degli anni Bari ha smesso di essere il polo di attrazione della provincia, della regione ed anche della vicina Basilicata.

L'apertura di città virtuali (AUCHAN) in concorrenza con la precaria vivibilità delle strade cittadine spinge anche molti degli attuali residenti a spostare il riferimento dei propri acquisti al di fuori del contesto cittadino.

Il controllo del territorio da parte di una criminalità organizzata e non, che sempre più spavaldamente impone le sue regole a costo anche di coinvolgere nelle "missioni omicide" ignari cittadini, il trasporto ferrotranviario pubblico inefficiente e limitato, il centro sempre più congestionato, l'inquinamento acustico ed ambientale, i marciapiedi traballanti e invasi dai residui organici dei cani e dalle auto, gli scippatori pronti ad ogni angolo di strada, l'assenza di riferimenti culturali (teatri, musei etc.), il coprifuoco serale che impedisce alle parti più deboli della popolazione (donne, anziani, minori, ecc.) di vivere tranquillamente gli spazi urbani e di trasferirsi da sole da un punto all'altro della città, il livello 'drogato' dei fitti e dei costi delle abitazioni, l'attuale alternativa offerta da altri Comuni limitrofi, fanno sì che molti giovani nuclei familiari preferiscano abbandonare la città e non esclusivamente per una scelta legata alla "qualità della vita".

 

Tale fenomeno è aggravato dall'assenza di prospettive culturali radicate nella storia barese (oggi esiste una generazione di giovani che non conosce com'è fatto un teatro!). Non si può né si deve concepire la cultura come un insieme di eventi: questa politica culturale, anche dell'attuale amministrazione, contribuisce ad affievolire il senso d'appartenenza dei cittadini che sempre meno si sentono coinvolti dalle scelte amministrative come se queste non riguardassero il proprio futuro: per questo è stato possibile deturpare il lungomare barese con le costruzioni di Punta Perotti. 

La soluzione data al Nodo Ferroviario dall'attuale governo di centro-destra mostra lo scarso interesse verso i diritti di quartieri popolosi come Japigia e Madonnella che così sono inesorabilmente separati dal mare con una barriera di ferro. E' importante ora trovare le dovute coperture finanziarie per l'interramento dei binari in modo da evitare i danni anche di natura ambientale che ne deriveranno per tutta la città e correggere così la scelta governativa cittadina. In tale ottica va anche collocata la vicenda dei Giochi del Mediterraneo dove, con soldi pubblici, si sono riattivate strutture degradate soltanto per un breve periodo e subito si sono lasciate ad un rinnovato degrado, dal momento che si evita di farle gestire da parte delle realtà istituzionali e associative che operano nel territorio.

 

Bari offre ai suoi abitanti e non, servizi senza qualità! Questi infatti sono concepiti nell'ottica dell'interesse particolare e non per il soddisfacimento dei bisogni della comunità cittadina: è evidente il perché della mancata attuazione dello Statuto comunale, della non elezione del difensore civico; a Bari lo stesso referendum, previsto dallo Statuto, è abbandonato nel cassetto dei sogni, a causa della mancata volontà politica generale di scrivere i relativi regolamenti attuativi.

E' invece il territorio limitrofo che si attrezza di servizi di buon livello: offre scuole ed ospedali più che decenti, attrazioni culturali e una discreta qualità della vita. Bari non si è ammodernata, si è chiusa in se stessa non accorgendosi fra l'altro che ormai il vero polo decisionale si stava trasferendo altrove. Il declino di Bari, scritto dalle gestioni amministrative di questi ultimi decenni, ivi compresa l'attuale di centro-destra, ha la sua origine nel non aver voluto ridisegnare la città nella prospettiva dei grandi mutamenti in corso. Mentre altri Comuni si venivano in qualche modo attrezzando, Bari mostrava di preferire di fatto una politica difensiva, nella solita attesa di contributi statali piuttosto che accettare la sfida delle trasformazioni.

Il porto, l'aeroporto, la Fiera del Levante, l'informazione cittadina, sono gestiti come se Bari fosse un mero contenitore, o meglio come se Bari fosse una città senza cittadini.

Il prolungato vuoto di gestione democratica del potere, la mancanza di autonoma capacità decisionale hanno di fatto contribuito notevolmente al degrado delle Istituzioni, lasciando campo libero all'invadenza di interessi particolari: gruppi di potere trasversali hanno di fatto piegato gli interessi della collettività a quelli di un potere politico ed economico esterno alle istituzioni cittadine di governo. La mancanza di coerenza politica, di schieramenti e di singoli, è molto spesso premiata anziché essere punita, e ciò perché gli interessi particolari fanno aggio su quelli collettivi.

La subalternità delle forze politiche locali a quelle centrali ha di fatto alimentato la cultura della deresponsabilità.

E' da questo quadro politico della città che oggi si deve comunque ripartire e ritrovarsi nel percorso di costruzione di una proposta organica, aperta al confronto con tutti coloro che si sono opposti nella città all'attuale governo di centro-destra, capace anche di cogliere i nuovi fermenti nazionali.

 

Queste, intanto, sono alcune opzioni già individuate per un più articolato programma governativo.

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1) Lotta alla criminalità

Per vincere la criminalità nel territorio barese occorre procedere attraverso un rapporto integrato ed equilibrato fra repressione e prevenzione. 

Il rafforzamento del controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine, attraverso anche l'aumento dell'organico attuale ed un suo migliore dislocamento nella città, richiede nello stesso tempo politiche sociali e di promozione del lavoro rinnovate, capaci di rimuovere e debellare le cause del degrado cittadino che spingono verso la criminalità, l'illegalità e l'alegalità.

Premesso che la giustizia insieme con la libertà sono le idee della politica e che la giustizia unifica le varie idee che si hanno sulla città, è prioritario per Bari impegnarsi ad attivare la città legale. La stretta collaborazione fra Comune e Istituzioni di giustizia deve essere orientata alla prevenzione: perciò è importante, attraverso la trasformazione del welfare cittadino da distributivo a produttivo, avviare scelte sociali tali da recuperare, e non soltanto neutralizzare, le figure medio-basse della criminalità organizzata.

Purtroppo Bari è oggi controcorrente non avendo partecipato al processo di rivitalizzazione delle città.
Il rilancio
di Bari legale passa attraverso la rottura dell'intreccio fra affari e politica, più volte denunciato:
tale intreccio è stato alimentato dalla speculazione edilizia e dalla formidabile espansione delle strutture sanitarie private (a spese di un'inefficienza della sanità pubblica che va ben oltre i tradizionali livelli fisiologici del settore nel Mezzogiorno e che molti ritengono deliberatamente perseguita) fino a diventare il tratto dominante del panorama economico cittadino e, all'occasione, ad estendersi alle bande criminali che agiscono nel territorio locale.

E' necessario un cambiamento di rotta: passare dalla "gestione" dell'ambiente degradato al recupero di un'organizzazione urbana che aiuti l'integrazione e non la dispersione. Tale cambiamento si potrà attuare solo dando finalmente potere economico e decisionale alle periferie attraverso un reale decentramento amministrativo capace di riorganizzare la città dal basso.

Politica dei tempi della città, trasporti urbani efficienti nell'ottica metropolitana, riqualificazione dei servizi, sviluppo ambientale eco-sostenibile, incoraggiamento delle piccole iniziative capaci di rialzare la soglia della legalità, evitando che chi è senza lavoro finisca sotto il controllo della criminalità organizzata attraverso il contrabbando delle sigarette o anche il posteggio abusivo, sono le basi minimali per una ripresa legale della città.

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2) Il decentramento amministrativo

E' indispensabile passare dal concetto di delega a quello di competenza

Il governo del territorio esercitato dalle circoscrizioni dovrà articolarsi su materie riguardanti asili nido, scuole materne, attività culturali e ricreative, biblioteche, servizi sportivi, lavori pubblici e manutenzione del verde, servizi sociali per anziani e minori. Gli interventi dovranno essere inseriti in una programmazione integrata capace di prevenire i fenomeni di devianza minorile, di dispersione scolastica, nonché di degrado urbano, con la partecipazione dei cittadini e delle cittadine, delle associazioni operanti nel territorio.

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3) La città metropolitana

Il decentramento amministrativo va anche inserito sulla indubbia connotazione di Bari come città metropolitana (o meglio: come nucleo centrale di un'area metropolitana). Ciò impone tra l'altro, la revisione profonda ed estesa dei servizi utilizzati da una fascia sempre più ampia di cittadini dell' hinterland che lavora o che per vari motivi viene frequentemente in città. Essendo la città metropolitana un complesso meccanismo di governo, all'interno del quale gerarchie, funzioni ed equilibri devono essere costruiti attraverso un processo democratico, partecipato e concertato, ciascuno - sempre in un'ottica di sussidiarietà - dovrà cedere parti della propria sovranità in funzione di una crescita generale dell'area sistema.

 

L'istituzione dell'area metropolitana non può non tenere conto del principio di autonomia dei Comuni e della necessità che ogni aggregazione si fondi sull'espressa volontà dei soggetti coinvolti e sulle loro esigenze sociali, economiche, finanziarie e strutturali.Gli ambiti territoriali, gli standards dei servizi, le funzioni dell'autorità centrale e delle diverse municipalità, gli assetti istituzionali e periferici, le funzioni amministrative, le delegazioni municipali, devono essere definite e governate non in modo piramidale, ma a rete: insomma la città metropolitana come scelta di democrazia in grado di fornire risposte adeguate alle istanze che emergono dalla vita associativa e partecipata del nostro territorio.

Il superamento dell'anacronistica divisione fra centro e periferia e la costituzione di municipalità, piccole città autonome e coordinate, rappresentano il traguardo della Città Metropolitana, attraverso l'attuazione della legge 142/90 sulla riforma delle autonomie locali e procedendo ad un serio confronto con Regione e Provincia per la definizione delle funzioni da attribuire ai nuovi livelli istituzionali.

In tale prospettiva potrà (dovrà) anche essere presa in considerazione la trasformazione dei quartieri, con l'eventuale revisione dei confini nell'ottica del 'comune metropolitano autonomo', rafforzando in tal modo la scelta di un forte e radicato decentramento amministrativo.

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4) Il riassetto urbanistico

Bisogna tornare a "progettare" e ad immaginare collettivamente il futuro della città e del suo territorio, attraverso il rilancio della pianificazione urbanistica, il recupero delle aree dismesse , la riqualificazione del centro storico e dei tradizionali quartieri non periferici, riportando nel Comune e nella città, sia molti dei cittadini che ne sono usciti, sia, nello stesso tempo, le decisioni che politiche spregiudicate hanno di fatto spostato fuori. Basilare appare la riconsiderazione del Piano regolatore secondo il principio " meno cemento, più verde e più spazi collettivi di vita sociale".

La scelta del controllo dei processi 'spontanei' di cementificazione, significa avviare una sostanziale politica di recupero ambientale attraverso il riuso, la ristrutturazione, la riscoperta delle piazze e dei palazzi dei quartieri storici della città. Bari ha ampiamente e sgradevolmente dato esempio di come una città può perdere la propria identità (che è sempre anche 'storica'), distruggendo l'habitat del proprio passato.

In tal senso la rivitalizzazione della costa barese deve essere inquadrata nel giusto rapporto fra cittadini/mare evitando di allontanare dalla costa interi quartieri cittadini. Lo stesso eventuale porto turistico dovrà necessariamente essere pensato in tale rapporto senza alcun tipo di privilegio e nel pieno rispetto ambientale.

 

Occorre promuovere uno sviluppo ambientale sostenibile attraverso strutture pubbliche e/o private dedicate al monitoraggio e all'analisi delle trasformazioni urbano ambientali che possano- se necessario - funzionare da sistemi di allarme pubblico per il riconoscimento di situazioni di crisi e conseguente adozione di misure e politiche di abbattimento della generazione di inquinanti. E' necessaria una revisione e riconversione graduale di attività tradizionali produttive, di trasporto, di stili di vita in senso ecocompatibili.

Assai utile, soprattutto nell'ottica metropolitana, potrebbe essere la proposta di un'Agenzia Ambientale Metropolitana di tipo consortile, gestita in piena parità tra i Comuni.

Bisogna abbandonare il modello della semplice crescita fisica per puntare su quello dello sviluppo incentrato sulla buona qualità della vita, liberando energie tali da risanare le periferie e i tessuti degradati della città nelle sue parti consolidate. Ciò significa offrire una grande occasione per l'imprenditoria edilizia e il commercio chiamati a riqualificarsi eliminando la visione del corto respiro. 

Bisogna aiutare i molti costruttori della città ad abituarsi ad una nuova idea di gestione d'impresa volta al recupero di finanziamenti per il risanamento delle aree dequalificate nelle periferie e nella zona industriale e per la valorizzazione e il recupero di beni culturali e ambientali.

Bisogna spronare gli operatori commerciali locali verso quelle necessarie innovazione che il nuovo mercato con la concorrenza degli ipermercati e degli shopping center richiede. Importante pertanto in quest'opera è la ricostruzione di una città bella, ospitale, decongestionata, vivibile, dotata di servizi pubblici efficienti e di infrastrutture adeguate alla facilitazione della mobilità.

 

Il rinnovato assetto urbanistico deve saper intrecciare residenza e servizi qualitativamente validi, anche e soprattutto attraverso l'abbattimento di tutte le barriere architettoniche per facilitare una più piena fruizione della città anche da parte dei portatori di handicap.

Bari inoltre non riconosce più le sue piazze invase come sono dalle auto ferme o in movimento o dalle bancarelle abusive. Per riscoprire il vecchio splendore delle nostre piazze bisogna ritrovarle in qualche vecchia stampa o cartolina: solo allora ci si sorprende dell'attuale declino urbano. Occorre ad esse restituire dignità rendendole più visibili vietandovi la sosta delle auto intorno, rimuovendo, dove già è stato fatto, quelle patetiche, inutili, piccole recinzioni messe per protezione, impedendo che venditori ambulanti le utilizzino per appoggiarvi le proprie mercanzie o per agganciarvi i propri tendoni e, se proprio necessario, costruire, seppure a malincuore, sistemi di recinzioni effettivamente 'protettivi'. Gli stessi spazi pubblicitari dovrebbero essere rivisti nel loro impatto ambientale.

Il riassetto urbanistico dovrà essere anche collegato ad una reale politica del traffico capace di decongestionare la città, di evitare il parcheggio selvaggio favorendo l'uso della bicicletta con piste ciclabili in tutta la città e l'uso di mezzi pubblici pronti così in breve tempo a percorrere le strade cittadine.

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5) Dalla cultura degli eventi a quella dell'appartenenza

Certamente è cultura la produzione letteraria, cinematografica, teatrale, filosofica, musicale, pittorica, ecc. ma riteniamo che cultura sia anche, ed oggi soprattutto, la concezione politica dei modi di essere di una città.

A Bari, nell'illusorio tentativo di bilanciare in parte l'assenza di teatri e musei, sono stati creati 'eventi' che hanno richiesto l'utilizzo di ingenti somme di danaro pubblico ma che non hanno inciso, perché non potevano farlo, sul comune senso del vivere civico: 'invenzioni' di questo tipo, infatti, che sanno tanto di espedienti 'di regime', non possono generare alcun tipo di ricaduta culturale e civile sul tessuto sociale urbano. Siamo, insomma, alla solita: panem et circenses.

E' l'apparire ciò che conta nelle cosiddette politiche culturali attuali. La vita di una città non è quella che si realizza in talune particolari circostanze, ma quella che è nel quotidiano vissuto dei cittadini. Per questo oggi è prioritario fare una precisa scelta: intendere cultura anche lo stile di governo della città, la concezione che si ha dell'esercizio del potere, il senso di appartenenza, l'idea di città. Dobbiamo impegnarci che tale concezione diventi fatto ordinario come la lettura di un buon libro, la visione di un buon film etc.

Si tratta in definitiva di lavorare perché il barese si senta nuovamente appartenente alla sua città, coinvolto nell'evoluzione della sua storia, capace di partecipazione attiva alle scelte che strada facendo si operano.

E ciò significa recuperare tutti i 'ruderi' di questa città che rappresentano una parte della storia barese e riattarli nell'ottica del socialmente utile e non del solo profitto privato; avviare politiche di rispetto ambientale bonificando i siti dismessi come le aree ex Fibronit, ex Gasometro, ex Stanic proponendo soluzioni che contribuiscano a dare il verde alla città e non ulteriori aree di cemento.

 

Bari è bisognosa di un piano globale per la cultura: eliminare i cosiddetti contributi a pioggia a favore di gruppi, associazioni che riescano a trovare solo i giusti canali della politica per giungere ai finanziamenti amministrativi. Bisogna pensare a sollecitare e finanziare progetti tali da produrre storia nella città,tesi a valorizzare lo spirito di appartenenza e che siano in grado di facilitare anche l'autofinanziamento.

Le politiche culturali devono coinvolgere le istituzioni scolastiche ai vari livelli in una corresponsabilizzazione che, esaltando il ruolo degli operatori scolastici, aprano la scuola alla città e viceversa. Bari non ha ancora applicato a tal proposito quanto previsto dalla legge Bassanini.

Occorre valorizzare le poche biblioteche scolastiche, potenziandole perché diventino luoghi attivi nel territorio di conoscenze e saperi, anche attraverso incentivi per il personale addetto.

E' la cultura come servizio che può aiutare nelle risposte ai bisogni dei cittadini. La stessa devianza minorile non può essere relegata ad un puro fenomeno patologico, come taluni pensano, di un tessuto urbano sostanzialmente sano. Essa è il prodotto del degrado culturale e sociale della città.Una cultura quindi responsabile e responsabilizzante può aiutare a far rispettare i doveri del vivere civile nella realizzazione dei diritti di cittadinanza.

Il progetto per la cultura a Bari deve valorizzare l'innovativo contributo di chi opera nel territorio assegnando, a costo zero, luoghi comunali per ospitare la realizzazione di tutte quelle iniziative culturali capaci di produrre appartenenza alla città. Importante a tal proposito è la pronta riapertura dei musei e dei teatri cittadini: è talmente radicato il concetto privatistico nella gestione del potere che sorgono seri dubbi circa la volontà dell'attuale amministrazione di centro-destra di riattivare il Petruzzelli, il Piccinni,il Margherita,il Conservatorio etc.

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6) Bari città di frontiera

La forte spinta culturale deve modificare l'attuale concezione di Bari come città di frontiera vista esclusivamente in un'ottica economista.

La profonda crisi albanese, quella del Kossovo, che hanno e stanno riversando sulle nostre coste migliaia di cittadini del mondo desiderosi di una vita possibile tanto da far abbandonare la propria storia, non possono trovare una città indifferente alle cause di questa loro fuga.

La collocazione di Bari quale porta dell'Adriatico e del Mediterraneo verso l'Est non può non partire dal considerare come risorsa questo essere città di confine e non violenta che deve essere imperniata sul traffico delle merci e sullo scambio delle idee, di rispetto della storia altrui, delle culture e religioni diverse, dove la politica degli affari deve convivere con quella della ospitalità, della reciproca crescita, della sussidiarietà.

Non bisogna lasciare ai contrabbandieri la capacità di varcare i confini. La città di Bari, nel suo contesto europeo, è chiamata a svolgere un grande nuovo ruolo di riferimento per lo sviluppo dell'Est. Per questo deve sapersi attrezzare riscoprendo l'amore per il mare e lo sviluppo che da questo ne nasce. Bari pertanto deve essere città europea ma anche città-incontro tra religioni diverse, sede di un'università autenticamente mediterranea capace di allontanare le volontà colonizzatrici che inevitabilmente si fanno avanti:  
Bari dove il pubblico e il privato convergano nell'opera di valorizzazione delle ricchezze reciproche 
dei popoli che si incontrano e che alla fine si intrecceranno.

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7) Bari turistica

Bisogna prestare maggiore attenzione al turismo come fonte di ulteriore sviluppo economico valorizzando il patrimonio artistico, culturale ed archeologico della città. La messa in campo di politiche turistiche deve trovare il suo punto di forza nella piena rivalorizzazione, anche sotto questo aspetto, dell'asse Città Vecchia/Murattiano, sviluppando e coordinando l'offerta di formazione superiore e di cultura superiore(università, cinema, teatro, musica, musei, etc.), puntando alla riscoperta del patrimonio religioso e allo sviluppo dell'artigianato locale, in modo da potere attrarre flussi di turismo non solo di passaggio. Il richiamo al turismo, dunque, deve essere costante e non più episodico e legato solo ad alcune manifestazioni. 

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8) Le politiche occupazionali

Il lavoro è indicato come un valore importante dai giovani. Esso nella graduatoria delle cose più importanti è al secondo posto solo dopo la famiglia.

Certo il Comune da solo non può risolvere un problema di portata nazionale e che investe con particolare forza il Mezzogiorno. Ma molte cose in un quadro coerente di idee e di iniziative un buon amministratore può farle, però, soprattutto per creare le condizioni sia infrastrutturali che strutturali perché possano crescere opportunità di lavoro, soprattutto per i giovani baresi, che sono tanti.

Soprattutto il Comune può e deve attivarsi per la formazione culturale e professionale dei giovani trovando spazi autonomi di intervento, in accordo e non già in competizione con altre istituzioni.

Poi, ad esempio, delle accorte politiche amministrative, sul versante sociale, possono favorire la formazione di cooperative per servizi socialmente utili, e contribuire per questa via a rispondere alla richiesta di occupazione dei giovani offrendo loro concrete possibilità di proporsi sul mercato con fantasia e capacità professionale.

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9) Il candidato sindaco

Il prossimo candidato sindaco deve essere innanzi tutto il garante del programma politico della coalizione e deve rispondere in prima persona della sua realizzazione. In tale ottica egli deve scegliersi la squadra assessoriale lontana da logiche di vecchio stampo. Se eletto deve essere il costante punto di riferimento unitario della coalizione, se non eletto deve garantire la tenuta e la coerenza dell'opposizione in Consiglio comunale. 

Alla scelta di candidarsi a Sindaco deve corrispondere l'impegno a lavorare per l'intera legislatura amministrativa senza abbandoni perché chiamato ad altra carica istituzionale.

La figura del candidato sindaco deve essere la visibilità della ritrovata coerenza politica dell'intera coalizione. Se parlamentare o se dovesse ricoprire altra carica istituzionale dovrebbe dimettersi ufficialmente al momento dell'accettazione della candidatura; deve essere stato coerente testimone dell'alleanza governativa dell'Ulivo e comunque del centro-sinistra. 
La candidatura non deve rappresentare il premio per aver abbandonata la coalizione di centro-destra e deve filtrare attraverso le primarie o, se non possibile, attraverso assemblee a partecipazione popolare che devono potersi esprimere sulla scelta.

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*)  Al  Forum, coordinato da Carlo Paolini, hanno partecipato: 
Gianfranco Viesti, Lino Capriati, Dino Borri, Franco Chiarello, Nicola Colaianni,
Giovanni Fuzio, Antonio Damascelli, Enzo Persichella.