L' ansa di “MARISABELLA”

L’ansa denominata “Marisabella” corrisponde allo specchio d’acqua antistante la Fiera del Levante, dal CUS al Molo Pizzoli  e si estende per 50 ettari di cui 20 già coperti da una colmata di cemento.

E’ situata su un tratto storico del Lungomare Vittorio Veneto ed è cosi intitolata in onore della regina Isabella D’Aragona.

Ha costituito per secoli uno dei tratti più suggestivi del lungomare Nord di Bari, quello da cui si comincia a delineare il profilo del borgo antico, cuore della nostra città.

La variante al Piano regolatore ha individuato nell’asse di Marisabella il tratto terminale del cosiddetto asse Nord-Sud procedendo già ad una parziale colmata, che da subito ha evidenziato seri problemi agli edifici a causa del sollevamento del livello di falda dell’opera (2 km. di Lunghezza, 200 m. di Larghezza, 5 m. di spessore).

La colmata costituisce uno sbarramento artificiale alle acque superficiali provenienti dall’entroterra, originariamente e naturalmente smaltite dall’ansa Picone (km 40) e dall’ansa la Mareliese (km36), ora smaltite da un canale deviatore all’interno di un’altra ansa (Lamasinata) che sfocia a mare a nord della città.

Nella realizzazione della colmata non sono state valutate né  la quantità di acque meteoriche ricadenti nell’areale compreso tra il canale deviatore e la zona di colmata di Marisabella, né la quantità di acque della falda carsica, che arrivano a mare attraverso risorgive presenti nell’areale incluso tra il canale deviatore e la zona di colmata Marisabella, né la quantità di acque della falda carsica che arrivano a mare attraverso risorgive presenti nell’area portuale

L’impedito deflusso di tali acque e l’innalzamento del livello di falda potrebbero provocare problemi alle caratteristiche statiche delle fondazioni presenti nell’area urbana posta a monte della colmata in concomitanza di eventi plurimetrici anche normali.

Gli scantinati dei locali del quartiere murattiano presentano già gli effetti della colmata di Marisabella con la presenza di una notevole umidità che prima non era presente.

Dal momento che gli insediamenti urbani sottesi, sono vecchi e degradati, i pericoli più gravi si innescheranno su vecchie costruzioni prive di fondazioni in cemento armato diffusamente presenti nelle zone urbane

Altri effetti devastanti saranno quelli legati all’innalzamento della temperatura (da 20° a 70-80°) dei quartieri circostanti la colmata prima e, di tutta la città poi, dato che questa diverrà una superficie radiante (si pensi all’insostituibile azione del mare e a ciò che accadrà quando sarà soffocato dal cemento); lo stravolgimento del paesaggio con l’installazione di containers e silos, senza tenere in giusta considerazione la Legge regionale 20 del 2001, che sottolinea l’importanza della ”Dimensione simbolica del paesaggio”, la distruzione della biodiversità ittica del porto, con la relativa scomparsa delle attività sportive che, da sempre, hanno contraddistinto la zona.

Si ricorda , infine, che mai nessuno ha risposto alla domanda di valutazione d’impatto ambientale e che al porto di Bari, è stato riconosciuto dal  piano regionale trasporti solo  la funzione passeggeri e negata quella di porto containers.

a cura di Silvana Grilli - Presidente Comitato Marisabella