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- Terragni, Avanguardia e Passato -

 

"...Un mezzo cubo, perfetto e bianco. Un prisma astratto, senza basamenti, elevazioni, cornicioni che si riverbera in una piazza anch'essa bianca e liscia. Si tratta dunque di un oggetto che si misura con quei campi spaziali rarefatti e quei volumi puri che emrgevano a partire da De Chirico, Sironi, Carrà e Morandi. Duomo e Casa del fascio coesistono così e si esaltano l'un l'altro in ragione della loro assoluta diversità." ( Giuseppe Terragni vita e opere, p.43)

Giuseppe Terragni ha scelto una via tutt'altro che facile per confrontarsi con i manufatti storici di Como. Ma lo ha fatto con mano sicura, con il coraggio di chi sa di aver compreso l'intima natura dell' architettura italiana. Dunque nessuna soluzione mimetica (la sua fede verso l'astrazione nega a priori tale soluzione). Quello che oggi è probabilmente l'emblema della produzione dell'architetto comasco non può nemmeno essere considerato (come purtroppo spesso è avvenuto..) un "alieno", un "gioco" intellettuale. La grandezza della Casa del fascio (e di molte altre opere in generale) sta nella capacità di conservare e allo stesso tempo di riproporre con maestria ciò che da sempre rende singolare l'architettura italiana: il volume. Sia che l'edificio venga sollevato dal suolo o tenacemente ancorato, sia che venga scavato, slittato o privato del proprio telaio, il volume non è mai negato. Terragni, alla pari dei pittori metefisici, ha compreso bene la sua importanza. Tuttavia, a differenza della malinconica rassegnazione e il senso di alienazione che sprigionano le opere di de Chirico o Sironi, gli edifici di Terragni possiedono il dinamico vigore di un'opera classica. L'avanguardia di Terragni rompe con la tradizione, guarda al futuro, ma un filo sottile la lega al passato.

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