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I ritrovamenti
archeologici nei cantieri del metrò
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Proseguono i
lavori per riportare alla luce il gymnasium (09/03/04)
Ancora due settimane di scavo, nel cantiere di
piazza Nicola Amore, per avere le idee chiare sull’edificio di età
imperiale riemerso durante i lavori del metrò. E ogni giorno che
passa un nuovo tassello architettonico in perfetto stato di
conservazione si aggiunge al disegno dell’imponente struttura
giulio-claudia, tempio per il culto augusteo oppure gymnasium:
frammenti del frontone, pezzi delle colonne, parti del pavimento a
mosaico che - secondo gli esperti - si poggia su una base ancora più
antica. Ed è proprio su questo strato che ora si concentra
l’attenzione dei tecnici. «Una volta riportato alla luce il
precedente piano di calpestìo sul quale è stato costruito il
monumento - spiega il soprintendente archeologico regionale Stefano De
Caro - avremo una visione esatta della stratigrafia dei luoghi e
potremo fare le giuste valutazioni in tema di restauro e conservazione
dei reperti».
In piazza Municipio, intanto, due barche romane e i frammenti di una
terza aspettano il momento buono per rivelarsi agli occhi del mondo.
Due settimane fa il sopralluogo degli esperti del laboratorio «Arc
Nucléart» di Grenoble, già incaricato del recupero dei relitti nel
sito archeologico di Pisa-San Rossore. A che punto siamo? Le
imbarcazioni saranno tirate fuori e sistemate in una teca trasparente,
come aveva annunciato il Comune, oppure si studiano altre soluzioni?
«L’intervento non è semplice - precisa Laurent Cortella,
componente dell’equìpe di specialisti francesi - da parte nostra,
abbiamo suggerito tre modalità di lavoro per il sollevamento e il
trattamento degli scafi perché il legno non si deteriori a contatto
con l’atmosfera. Uno è quello attuato a Pisa dopo una prima
sperimentazione negli scavi di Ercolano, con la tecnica del ”guscio
chiuso”. Il fasciame, ricomposto all’interno di una struttura in
stagno e resina, viene ”nutrito” con una soluzione d’acqua e
polietilene glicol per tutto il tempo necessario a consolidare la
struttura. Con questo sistema, però, non sarebbe possibile assistere
dall’esterno alle varie fasi del restauro, così come vorrebbero i
vostri amministatori». La seconda possibilità? «Il guscio
semiaperto. Che, comunque, non saremmo orientati a posizionare nei
pressi del cantiere». Terza ipotesi? «Il cosiddetto sistema a
”pane di terra”, che personalmente considero più funzionale per
la buona riuscita dell’intervento. Invece di tirare fuori le barche
pezzo dopo pezzo, per ricostruirle altrove, si asporterebbe tutto il
blocco che le contiene e si provvederebbe, poi, a una graduale
eliminazione del terreno».
Quanto ai tempi e ai costi dell’operazione, Cortella precisa che «non
è stato ancora preso un impegno ufficiale con la soprintendenza, il
Comune e la società Metropolitana. A noi interessa molto svolgere
questo lavoro, ma nessuno ci ha dato conferma sul conferimento
dell’incarico. La vostra amministrazione è orientata a fissare una
scadenza nel breve termine, possibilmente prima dell’estate, ma la
definizione del calendario dipende molto dalla tecnica scelta. In
linea di massima, se avremo la disponibilità del personale necessario
compatibilmente con tutti gli altri impegni del nostro laboratorio,
possiamo impiegare un mese per il sollevamento e almeno tre o quattro
mesi per avviare il trattamento del fasciame, che per avere un buon
effetto dovrebbe proseguire per circa due anni. Della questione
economica non si è ancora parlato. Non ritengo, comunque, si possa
scendere al di sotto del milione di euro. Restauro escluso: noi non
siamo archeologici, siamo esperti nella rimozione e nella
conservazione del materiale estratto dagli scavi».
Ufficialmente i giochi sono fermi, in attesa del
parere definitivo degli archeologi. Ufficiosamente si attende la
trasferta romana del soprintendente regionale Stefano De Caro, che nei
prossimi giorni presenterà la sua relazione al comitato tecnico del
ministero perché si prenda, in quella sede, la decisione definitiva
sul futuro della stazione di piazza Nicola Amore.
Sulla variante al progetto della fermata Duomo per consentire il
recupero e la valorizzazione dei reperti non c’è mai stata perfetta
identità di vedute. L’ipotesi di uno spostamento della stazione
piace agli esperti di cose antiche, molto meno a chi si pone
l’obiettivo di completare la ferrovia sotterranea senza andare
troppo oltre la prevista tabella di marcia. L’ostacolo potrebbe
essere aggirato con la previsione di uno scavo su due livelli, che in
termini economici corrisponde a un aumento dei costi pari a circa 15
milioni di euro e in termini tecnici pone, comunque, una serie di
problemi piuttosto delicati. Primo fra tutti, la messa in sicurezza
delle aree che circondano il cantiere con un sistema di paratìe
parallele in grado di scongiurare ogni rischio di smottamento del
terreno. Alla luce di queste considerazioni non può considerarsi un
fatto casuale, né una semplice visita di cortesia, il recente
sopralluogo dell’ingegnere Goffredo Lombardi, responsabile del
dipartimento difesa del suolo, già impegnato nel difficile compito di
«sollevare dal baratro» il manto stradale di via Settembrini.
L’ultima parola spetterà dunque a Roma, come ha avuto modo di
sottolineare il ministro Giuliano Urbani prima della sua visita nei
cantieri del metrò: «Spostare la stazione? Non è escluso.
Aspettiamo che gli archeologi completino il loro lavoro: poi, dal
momento che si tratta di scelte molto delicate, affideremo la
decisione al comitato di settore, che è il nostro massimo organismo
tecnico, una specie di corte di cassazione di materia di beni
culturali». E proprio in sede di comitato, nei prossimi giorni, sarà
chiamato a rappresentare il suo pensiero il soprintendente
archeologico regionale Stefano De Caro.
Due settimane ancora, fanno sapere gli addetti ai lavori, e avremo le
idee chiare sull’edificio imperiale di piazza Nicola Amore. Il
monumento sta venendo fuori in ottime condizioni, più di quanto fosse
possibile immaginare quando ne sono state individuate le prime tracce,
e si fa sempre più pressante l’esigenza di non spostarlo per non
mettere a rischio le strutture architettoniche e i preziosi mosaici
pavimentali. Due settimane ancora, aggiunge il presidente della
Metropolitana ingegnere Giannegidio Silva, e sarà possibile sedersi
di nuovo intorno al tavolo per prendere una decisione definitiva: «Per
quanto ci riguarda - precisa - siamo pronti a riscrivere il progetto
della stazione Duomo. Quello che sta venendo fuori dal cantiere
rappresenta qualcosa di eccezionale, non possiamo non tenerne conto».
(Fonte: Paola Perez su IL MATTINO
del 09/03/2004)
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Scavi, strappo
Comune-Sovrintendenza (27/02/2004)
Da tempo c’è freddezza fra Palazzo
San Giacomo e la sovrintendenza archeologica, nonostante lo scavo
della metropolitana con i cantieri di piazza Nicola Amore e piazza
Municipio stia contribuendo a far venire alla luce i tesori
dell’antichità. Questioni di approccio alla materia diametralmente
opposte alla base del mancato feeling. Ieri, tuttavia, c’è stato
qualcosa di più. Valeria Sampaolo, sovrintendente reggente per i beni
archeologici di Napoli ha organizzato un convegno dove ha illustrato
attraverso diapositive i recenti ritrovamenti nei due cantieri, ma al
tavolo non c’era nessuno del Comune, semplicemente perché non
invitato. Spiega bene come stanno le cose Rachele Furfaro, assessore
alla Cultura: «Credo che se accade una cosa del genere in città,
come il ritrovamento di simili tesori, come minimo l’assessore alla
Cultura debba essere invitato e invece così non è stato».
Uno strappo vero e proprio quello consumatosi ieri che fa seguito ai
mille piccole tensioni di queste ultime settimane, ultimo in ordine di
tempo l’assenza anche di Giulia Parente, assessore ai Grandi Eventi,
che comunque era attesa al convegno. Dissidi nati, oltre che sulla
modalità, su come proseguire lo scavo anche per le modalità di
comunicazione. Con il Comune che spende centinaia di milioni di euro
per il metrò e, causa i ritrovamenti, vorrebbe dire alla città cosa
sta emergendo per giustificare i ritardi con i quali termineranno i
lavori. E dall’altro lato la sovrintendenza che invece ritiene di
tenere «nascosti» quei tesori per necessità didattiche e di studio.
Tant’è, ieri la Sampaolo ha intanto chiarito che la statua
ritrovata a piazza Nicola Amore, la testa marmorea, non raffigura
Nerone. «Più probabile che si tratti di un altro esponente di spicco
della gens Giulio-Claudia, forse del nipote di Augusto, Germanico, o
di un fratello dell’imperatore Caligola». Nerone o no, il
ritrovamento di piazza Nicola Amore costringerà i tecnici ad una
serie di accorgimenti nel prosieguo dei lavori del metrò: «Di certo
la stazione Duomo non verrà spostata, non ci sono gli spazi. Ci
saranno degli adattamenti al progetto per consentire la convivenza del
moderno con l’antico che esisteva e che merita di essere conservato
sul posto. Pensiamo, per esempio alla eliminazione delle scale mobili».
Anche sui tempi di realizzazione ci potrebbero essere novità:
l’idea è di smontare i reperti trovati, in particolare le mura e i
resti dell’edificio, salvo ricollocarli a stazione ultimata nel
posto in cui sono stati rinvenuti. Escamotage che consentirebbe
ritardi minori rispetto a quelli prospettati. «Con il prosieguo degli
scavi - conclude la Sampaolo - ci aspettiamo nuove scoperte: in
particolare, da Piazza Municipio altri elementi caratterizzanti del
porto. Per piazza Nicola Amore pensiamo che dovrà emergere
l’edificio, il gymnasium, e la piazza antistante nella sua
interezza. Gli scavi dovrebbero essere completati entro la fine
dell’estate».
(Fonte: Luigi Roano su IL MATTINO
del 27/02/2004)
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Ancora una scoperta:
una testa marmorea di Nerone (20/02/2004) Ancora
un importantissimo ritrovamento archeologico nei cantieri del metrò
di piazza Nicola Amore. Una testa marmorea che potrebbe raffigurare
Nerone, è venuta alla luce dagli scavi.
A favore dell'identificazione con Nerone gioca la datazione della
statua attribuibile al 50 d.C. Qualche dubbio invece riguarda la barba
e la capigliatura che non corrisponde esattamente alla classica
iconografia dell'imperatore, anche se potrebbe trattarsi di una
raffigurazione più giovanile. Dal punto di vista storico, il
ritrovamento costituirebbe una testimonianza che l’area di scavo
(dove già è venuto alla luce l’edificio del gymnasium) era
sicuramente un luogo di culto imperiale. Naturalmente il prosieguo
degli scavi potrebbe portare a nuovi ritrovamenti in tal senso. E'
anche significativo che il rinvenimento sia avvenuto poco lontano dal
teatro dove intorno al 60 d.C., Nerone si esibì in performances
canoro-musicali.
E si racconta che durante l'esibizione il teatro crollò, ma non per
la sua esibizione, bensì per una violenta scossa di terremoto. La
scoperta della testa marmorea apre nuovi scenari sul passato di Napoli:
dopo anni di studi, ricerche e intuizioni finalmente molte domande
potrebbe trovare una risposta. Resta aperto pertanto il discorso su
come portare avanti lo scavo e, soprattutto, cosa comporterà una tale
scoperta sul futuro dei lavori del metrò. Perché, mentre finora si
pensava di trovarsi di fronte al rinvenimento di un edificio (il
gymnasium) abbattuto volutamente dagli antichi e pertanto privo di
qualsiasi statua, ora si pensa che l'edificio possa essere crollato in
conseguenza di un evento disastroso (terremoto, alluvione, ecc.) e
pertanto lo scavo potrebbe nascondere ulteriori statue ed oggetti. La
soluzione che il Comune vorrebbe portare avanti è quella di
continuare i lavori lasciando per ultima la stazione di Piazza Nicola
Amore in attesa della conclusione degli scavi archeologici. Si tratta
di una soluzione che creerebbe meno problemi per i lavori del metrò,
ma naturalmente andrebbe valutato se i reperti potrebbero restare
interamente in situ. In alternativa si potrebbe spostare la stazione
di Piazza Nicola Amore, soluzione che non intaccherebbe gli scavi
archeologici, ma farebbe lievitare costi e tempi per la stesura di un
nuovo progetto. Ci sarebbe anche una terza via, la più utile per gli
archeologi: portare a un livello di profondità diverso lo scavo della
stazione. Anche qui il ragionamento tecnico da fare non è facile,
perché bisogna considerare che la profondità attuale è già di
cinque metri sotto il livello del mare. Tuttavia in questo modo gli
archeologi potrebbero arrivare fino al tufo e quindi esplorare
l’intera stratificazione della città. In
piazza Municipio, invece, lo scenario è diverso: c’è il progetto
per istallare in una teca di vetro la barca ritrovata. Tanto che il
Comune ha già preso contatti con le compagnie navali del settore
crocieristico per concordare con loro un tour archeologico per il
Maggio dei monumenti.
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I reperti in deposito
a Secondigliano (12/02/2004)
Mentre il ministro
per i Beni e le Attività culturali Giuliano Urbani ha garantito
l’intervento del Governo per il completamento dei lavori di scavo e
la sistemazione delle aree archeologiche emerse dai cantieri della
linea 1 della metropolitana, il Comune ha concesso in
comodato d’uso gratuito alla soprintendenza per Beni Archeologici un
edificio situato nel Deposito officina di Secondigliano di circa 1.000
metri quadrati per ospitare i reperti rinvenuti.
Il provvedimento era stato già reso noto lo scorso gennaio in
occasione del ritrovamento dell’imbarcazione romana negli spazi
della stazione Municipio “A breve - annuncia il vice sindaco Rocco
Papa - sorgerà un museo annesso alla stazione che sul modello
dell’esperienza ateniese, ripercorre la storia e il tracciato della
città, mentre i reperti di verranno trasferiti nella periferia nord
in un laboratorio di restauro, e una volta recuperati, sistemati nel
museo di prossima apertura”.
Gli spazi messi a disposizione della Sovrintendenza saranno utilizzati
per la custodia, la catalogazione ed il restauro dei reperti
archeologici rinvenuti negli scavi per la realizzazione delle stazioni
del metrò.
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La terza barca ed il ritrovamento
della necropoli (30/01/04) Emergono anche
le tracce di un'altra barca dai lavori di scavo per la stazione della
metropolitana in Piazza Municipio a Napoli. Adesso le barche romane
saranno tirate fuori, sistemate in una grande struttura trasparente a
pochi passi dalla futura stazione e restaurate sotto gli occhi dei
cittadini e dei turisti.
Nel frattempo in Piazza Nicola Amore (dove sono già
emersi i resti dell'antico gymnasium, l'edificio pubblico che i greci
destinavano a luogo di formazione per i giovani) gli operai hanno
riportato alla luce un'anfora funeraria contenente lo scheletro di un
bambino. Il ritrovamento dello scheletro di bambino in piazza
Nicola Amore potrebbe lasciar pensare alla presenza di una necropoli.
Lo scheletro è stato rinvenuto in un’anfora
di terracotta tagliata a metà. Si tratta di una tecnica di sepoltura
infantile detta ”enchitrismos” che per tradizione risale ai tempi
degli antichi greci ma è stata utilizzata anche nella Roma imperiale
e nei secoli successivi. Pur essendo Napoli di origine greca, è il
primo reperto del genere che viene alla luce in città.
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Ecco il futuro dei reperti:
intervista al Ministro Urbani
«La metropolitana dell’archeologia è una una
grande opportunità per Napoli, una marcia in più per calamitare
l’attenzione dei turisti. Lungo questo percorso passato e futuro
possono marciare di pari passo, senza ostacolarsi l’uno con
l’altro. Ancora qualche settimana di scavi e avremo le idee chiare».
Così il ministro per i beni culturali Giuliano Urbani, che tra un
mese sarà in città per un sopralluogo nei cantieri di piazza
Municipio e piazza Nicola Amore.
Quale ritiene sia la strategia migliore per la conservazione dei
reperti?
«Ho appena ricevuto una relazione dettagliata dal soprintendente
regionale Stefano De Caro. E ho avuto anche occasione di trattare
l’argomento con il sindaco Rosa Iervolino, che ha evidenziato
l’importanza della metropolitana per Napoli. Il mio punto di vista?
Bisogna fare tutte le verifiche necessarie e, subito dopo, completare
l’opera pensando a una forma di convivenza tra ferrovia sotterranea
e meraviglie dell’antichità».
Nessun problema tecnico?
«Per quanto riguarda piazza Municipio, nessuno. Gli archeologi hanno
sempre lavorato di concerto con la Metropolitana, partecipando alla
fase decisionale della progettazione del percorso: sapevano fin
dall’inizio cosa avrebbero trovato, ma anche dove l’avrebbero
trovato, e hanno saputo operare in modo da non compromettere
l’integrità dei reperti».
Quale sarà, allora, il futuro delle barche romane e delle altre
tracce dell’antico porto?
«Quel che è stato possibile recuperare sarà in parte musealizzato,
in parte conservato nella sede originaria. I viaggiatori potranno
usare il metrò e beneficiare di una suggestiva ”finestra sugli
scavi”. Tutto secondo programma: il tesoro è svelato, i lavori
possono proseguire senza ostacoli e non ci dovrebbe essere necessità
di apportare modifiche ai piani già stabiliti».
Per piazza Nicola Amore, invece, il discorso è diverso.
«In piazza Nicola Amore bisogna continuare a scavare per capire il
valore e l’entità delle scoperte. Nel giro di qualche settimana, al
massimo entro un mese, contiamo di avere le idee chiare
sull’edificio di età imperiale che un po’ alla volta gli
archeologi stanno mettendo insieme».
E poi?
«Poi bisognerà prendere una decisione».
Spostare la stazione?
«Non è escluso».
A chi spetta l’ultima parola?
«Poiché si tratta di scelte molto delicate si è deciso di affidarle
al comitato di settore, massimo organismo tecnico del ministero. Una
specie di corte di cassazione».
L’intervento del comitato è stato sollecitato, data l’importanza
delle scoperte, dal soprintendente De Caro?
«Il bravo soprintendente non è quello che dice sempre di sì, e
nemmeno quello che dice sempre di no. Il bravo soprintendente è
quello che cerca soluzioni per integrare la tutela dei beni culturali
con l’applicazione di altre esperienze tecnologicamente valide»
Un esempio?
«Durante la costruzione della metropolitana di Atene i tecnici si
sono trovati di fronte a problemi non molto diversi da quelli di
Napoli, ma sono riusciti a risolverli. Ed è questa la strategia che
si intende seguire».
Il ritrovamento del tesoro archeologico, insomma, non deve essere
d’ostacolo al regolare proseguimento dei lavori.
«Qualche settimana di scavi, al massimo un mese, dovrebbero essere
sufficienti per avere le idee chiare e organizzare al meglio
l’attività del cantiere. Ed è un lasso di tempo che conviene
concedersi, data l’importanza dei ritrovamenti. Ma parlo sempre di
piazza Municipio. Per quanto riguarda piazza Nicola Amore occorre
maggiore cautela, soprattutto se dovesse emergere la necessità di
delocalizzare la stazione».
Immaginava che Napoli avrebbe restituito tanti tesori?
«Me lo aspettavo. Qualche anno fa sono stato nella vostra città per
un convegno e ho avuto occasione di visitare gli scavi di San Lorenzo
Maggiore. È stata un’esperienza fantastica. Basta uno sguardo per
rendersi conto che il sottosuolo di Napoli è una miniera di
meraviglie e di sorprese». (Fonte: Paola Perez su IL MATTINO)
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I nuovi ritrovamenti:
la seconda barca
Ancora un nuovo sensazionale
ritrovamento
dal cantiere del metrò di Piazza Municipio a Napoli. A poca distanza
dalla barca rinvenuta capovolta poco tempo fa, è affiorata la sagoma
di un secondo natante, uguale al primo. Il
ritrovamento di questo secondo natante, mette in moto tutta una serie
di ipotesi sull'utilizzo di queste imbarcazioni, considerate le
dimensioni quasi identiche:dieci metri di lunghezza per due di metri
di larghezza, e fa pensare a una flottiglia di scafi, dallo scarso
pescaggio, che in epoca romana avrebbero fatto la spola tra il
naviglio da trasporto pesante, all'ancora in acque profonde, e i moli
del porticciolo dell'antica Neapolis. Al recupero dei legni, adesso,
dovrebbero provvedere i tecnici che hanno riportato alla luce le navi
pisane. Le primissime indagini sugli oggetti trasportati da
quest'altra imbarcazione, hanno evidenziato la presenza di vasi,
ceramiche, gioie e monili, suole di scarpe, pezzi di corda.
Dal "pozzo" di Piazza Nicola Amore,
invece, è spuntato un tratto di pavimento che i tecnici hanno
ritenuto fosse quello posato all'ingresso del Gymnasium: quella sorta
di tempio dello spirito e del corpo, usato dai giovani sia come
palestra per svolgere esercizi fisici che come luogo d'eccellenza dove
ascoltare filosofi, pesantori, letterati e poeti o esercitarsi nella
musica. Tutti i reperti, a partire dalla fontana medioevale, per
continuare con gli elementi recuperati nella necropoli, saranno
rapidamente restaurati. Per quelli che dovranno necessariamente
rimanere in situ, si sta pensando a un percorso pedonale che darebbe
la possibilità di ammirarli nonostante i cantieri siano ancora
attivi. (fonte: Culturalweb.it)
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I ritrovamenti iniziali: la barca e
l'edificio imperiale
E' accaduto tutto a fine del 2003.
Durante gli scavi per la costruzione della stazione della
metropolitana di Piazza Municipio, sono venuti fuori reperti romani.
Il successivo scavo ha permesso di individuare un'antica insenatura
che si insinuava in un remoto cratere vulcanico fino all'interno
dell'attuale Piazza Municipio. In tal modo è stato possibile
ricostruire l'antica linea di costa di questa zona ove sorgeva un
impianto portuale di Neapolis. La sistemazione dell'area risale al II
secolo d.C. Ma il reperto più interessante è sicuramente una barca,
lunga 10 metri, rinvenuta capovolta e straordinariamente simile a
quella rinvenuta nel 1982 di Ercolano. La scoperta della linea di costa era
prevedibile ma senza i lavori di scavo della metropolitana non sarebbe
stato possibile portare alla luce i resti.
L'area dello scavo è in una zona
fangosa dove si scorge il profilo della antica barca affondata che
verrà portata alla luce interamente entro sei mesi. Tutt'intorno si
scorgono pali lignei, praticamente integri, conservati perfettamente
dalla presenza dell'acqua, una serie di banchine dove venivano
ancorate le imbarcazioni. Infine la linea di approdo disseminata
di vasi ed anfore, alcune delle quali ancora sigillate col tappo di
sughero. Ovviamente si spera di continuare gli scavi più in
profondità per ritornare ancora più indietro nel tempo. Il
progetto potrebbe essere quello
di creare un museo di esposizione all'interno della stessa stazione
di piazza Municipio, dove ospitare la grande quantità di reperti.
Grazie ai rinvenimenti è stato ricostruito l'antico profilo della
costa in questa zona: il mare si insinuava in un cratere che sorgeva
accanto all'attuale Maschio Angioino. Si trattava di una baia
protetta che consentiva l'approdo in tutta tranquillità. Il mare
si è poi ritirato nel corso dei secoli, interrato da dilavamenti e
frane e nel sesto secolo venne costruita una strada.
A poca distanza da Piazza Municipio,
nel cantiere per la costruzione della stessa metropolitana a Piazza
Nicola Amore, ancora testimonianze della Napoli antica. Qui sono
emersi i resti di quello che era un imponente edificio pubblico,
edificato in epoca augustea probabilmente per i giochi Isolimpici.
Nello stesso scavo, a pochi metri di distanza, è venuta alla luce
una bellissima fontana in marmo del 1200, con graffiti raffiguranti
barche che navigano verso un castello.
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