Il Vicariato del Monte di Brianza
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Se
è impossibile tracciare i confini esatti della Martesana, impresa ancor
più ardua è cercare di identificare quelli della Brianza
nell'accezione moderna di questo termine. Il nome risale, probabilmente, al celtico BRIG = altura, territorio collinoso e, riferito alle popolazioni, non gode, certo, di buona fama: tutti sappiamo, infatti, cosa significhi essere un brig...ante! I Milanesi, poi, per indicare una persona maldestra o poco raccomandabile, dicono "el ven giò di Bricch" (vien giù dalle colline). A conferma dell'origine celtica del nome, non è difficile trovare dei riferimenti in altre località ultramontane: Briançon, Bregenz, ecc.
Il
nome Brianza rimase nel linguaggio parlato delle antiche
popolazioni locali e in quelle limitrofe, ma, per trovare dei riscontri nei
documenti, bisogna arrivare al 1450 circa. Fino a quell'epoca, fece parte, sia
dal punto vista giuridico-amministrativo sia da quello
ecclesiastico-religioso, del Contado della Martesana. Attorno al 1450, fu
istituito il Vicariato del Monte di Brianza: per mezzo di tale
istituzione, il Podestà locale poteva amministrare la giustizia minore
senza dover ricorrere ai Capitani della Martesana. Questo vicariato
era formato dalle pievi di Garlate, Brivio, Oggiono, Agliate, Missaglia, con sedi
successive a Barzanò e a Mariano. Se dovessimo disegnare una Brianza
"storica" limitandoci a questa definizione, troveremmo i
seguenti confini geografici: i fiumi Adda e Lambro - con leggero
sconfinamento, a Occidente, di una parte della pieve di Agliate -, per quanto
riguarda l'asse Est-Ovest; le colline che collegano Monticello, Missaglia,
Montevecchia e Merate segnerebbero il confine Sud, mentre i laghi di
Garlate, Annone e Pusiano fungerebbero da confine Nord; un territorio
decisamente limitato e ristretto: a cosa dobbiamo, allora, le smisurate
dimensioni che sembra aver assunto, anche sui libri specifici e nel linguaggio
moderno, la Brianza attuale? |
Vimercate: il ponte fortificato di S. Rocco sopra il Molgora |
A
partire dal '700 e fino a tutto il '900, le famiglie del
patriziato milanese trascorrevano le vacanze estive fuori città e una
delle mete preferite furono proprio le prime colline del Nord-Est
milanese: facili da raggiungere, perché erano quelle più vicine,
diventarono ben presto sinonimo di località di villeggiatura e delizia.
Naturalmente, tutti sapevano che gli abitanti di quella zona avevano un
carattere piuttosto rustico e scorbutico, che erano dei taccagni che
pensavano solo a lavorare per accumulare denari e, anche fisicamente, a
causa dei matrimoni quasi sempre tra compaesani, non rappresentavano certo
un campione di bellezza: magri, dinoccolati - anche a causa della scarsa e
cattiva alimentazione - e, a volte, perfino scoordinati
nei gesti e nei movimenti. A loro volta, i Brianzoli contraccambiavano le
cortesie reciproche chiamando con altrettanta stima gli abitanti della città: Milaness baüscia e Milaness ganassa (Milanesi sbruffoni, millantatori e
prepotenti).
Pian
piano, cadde inesorabilmente in disuso il termine "Contado della
Martesana", che si trascinava, nell'immaginario collettivo, anche i
difetti dei villani che lo popolavano e divenne sempre più frequente
citare il medesimo territorio con il nome di Brianza, quasi si
trattasse di un luogo nuovo e diverso, abitato da gente più gentile e più
alla mano di coloro che vi risiedevano realmente. Sembra incredibile, eppure, al giorno d'oggi, il nome di Martesana è rimasto solo ad indicare il Naviglio che parte da una svenatura dell'Adda presso Concesa, attraversa la pianura proprio sulla linea di demarcazione tra i terreni asciutti - nella parte Nord - e la zona irrigua dei fontanili - a Sud - e qualche paese vicino al suo percorso; mentre il nome di Brianza viene abusato, per indicare, addirittura, tutta la zona in piano situata appena sopra Milano, nonché il Canturino, parte del Comasco e su, su, fino alla valle Assina. |
Trezzo sull'Adda: le rovine del castello |
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