SOLOFRA CONTEMPORANEA:

Beni Culturali a rischio di estinzione.

 

Nel  1998  Francesco Guacci affronta, in un studio/prototipo, il censimento del Patrimonio Culturale di Solofra ereditato al 1980, rapportato a quello conservato, disperso o  distrutto, con una meticolosa serie di grafici  e relativi codici di riferimento (periodo-beni Culturali ereditati). Il risultato definitivo dell’inventario al 1998 è stato scioccante, in particolare per i Beni architettonici  di rilevante pregio storico/ambientale. L’indagine nasce dal 1970 ; essa è meticolosamente documentata con foto  di tutti i segni visivi di notevole entità storica, per simgoli rioni. I beni Culturali sono stati suddivisi per categoria: palazzotti gentilizi, chiese, conventi/monasteri, fontane, cippi battiloro, stemmi nobiliari, bassorilievi, portali monumentali, affreschi, scale, finestre decorate, cisterne antiche, reperti medievali, reperti archeologici, mura di cinta, cippi epigrafici, chiostri, edicole votive, lapidi epigrafiche. Il rapporto tra conservato e distrutto è, in alcuni casi, verso lo zero al 1998, inversamente proporzionato al 1970/80. Alcuni esempi; palazzi gentilizi di rilievo ereditati al 1970/80: censiti n°20, restaurati n°01; al 1998 gli stessi palazzi risultano: restaurati n°08, distrutti definitivamente n° 12. Stemmi gentilizi importanti, censiti al 1970/80 n° 26, tutti in sito originale (chiave d’arco). Gli stessi, al 1998: conservati n° 04, distrutti o dispersi n° 22. Lapidi epigrafiche antiche, censite al 1970/80 n° 12; al 1998 risultano conservate solo n°02 lapidi e n°10 distrutte o disperse. Edicole votive maiolicate (Fine XVIII-seconda metà del XIX secolo);censite al 1970/80 n° 07, conservate n°07 in sito. Al 1998  risultano conservate solo n°03  e n°04 definitivamente distrutte o disperse. Cippi battiloro( alcuni datati 1543), censiti al 1970/80 n° 09 in siti diversi; al 1998 un solo cippo è stato recuperato, mentre n°08 risultano distrutti o dispersi. Portali in pietra scolpita del XVI/XVIII secolo;censiti al 1970/80 n°18 portali di notevole valore storico/artistico;al 1998 risultano conservati solo n°04 e distrutti/dispersi n°14. E così via, un lungo elenco di opere che caratterizzavano l’antico tessuto urbano ereditato intatto alle soglie del terremoto del 1980 con qualche rara distruzione/dispersione. Tuttavia il dato più drammatico riguarda la definitiva sorte del cinquecentesco chiostro agostiniano, sopravvissuto ad incendi, saccheggi, terremoti epocali ma non alla furia dell’uomo dei nostri Tempi. Un uomo che si definisce civile e conservatore della  Memoria Storica  dei luoghi  ma che sa cogliere la giusta occasione per disfare quanto nei secoli gelosamente conservato;che sa distruggere nel nome del progresso come accadde nel 1887 con la distruzione della magnifica chiesa di sant’Agostino, vero museo d’arte e storia solofrana. Tutti complici della distruzioni/dispersione del pur martoriato patrimonio storico/artistico solofrano. Parafrasando una lettera del prof. Vittorio Sgarbi, inviata nel 1996 a Francesco Guacci, si può ben dire che:. . un Uomo senza radici non può esistere…; purtroppo Solofra ha affondato radici  ben diverse da quelle che generano frutti saporiti e nutrienti.

 

© 1981, F. Guacci : il chiostro del 1530  degli eremitani di sant’Agostino, integro alle scosse del sisma del 1980.

 

© Chiesa dello Spirito:portale del 1733.  

© Giacomo Colombo:1722 (s. Giuseppe)

 

Così ora si ritrova  un popolo senza  radici e privo di quella genuina identità ereditata con      orgogliosa ostentazione. Una   Memoria Storica   violata   e violentata  gratuitamente  durante la ricostruzione del dopo terremoto del 1980, azzerando interi casali  ed i segni tangibili  della storia secolare, con i portali  cesellati, gli stemmi nobiliari, le edicole votive, le fontane, i palazzi gentilizi con portici e giardini monumentali. Chiese importanti, ricche di opere d’arte, abbandonate ad un destino inglorioso quanto immeritevole come nel caso della pregevole ex chiesa dello Spirito Santo, sita nell’antico casale dei Burrelli.
Indifferenza  ed ostentata ignoranza per la tutela dei Beni Culturali ereditati, contrapposte all’opulenza di un benessere che nasce dall’antichissima attività conciaria, il cui frutto benigno fu nei secoli passati  sinonimo di benessere e ricchezza culturale; frutto acerbo in questo nuovo millennio!

 

© F. Guacci, scala monumentale del XVIII secolo al casale Toppolo, dopo il sisma del 1980 ( distrutta).

 

 

Per approfondimenti si rimanda al testo: F. Guacci, Il Museo di Solofra (studio prototipo, 1998).