SOLOFRA:L’ETA’ MEDIEVALE.

Il castello svevo del secolo XIII.

 

Il castello, situato sul lato nord del centro abitato, si eleva su una collina a 470 metri sul livello del mare ed è raggiungibile attraverso la strada omonima che termina a ridosso dei ruderi della fortificazione primaria.   Il feudo di Solofra, testimoniato da documenti fin dall’XI secolo, apparteneva a Roberto di Sanseverino, conte di Caserta. Da questi passò ai suoi eredi, Ruggiero, Giordano e Giacomo Tricarico, che lo tennero per tutto il periodo normanno. Un documento del 1252 riporta la notizia che Giacomo Sanseverino oltre che di altri feudi è anche signore di Solofra. Nei primi documenti del periodo, nei quali si fa riferimento esplicito anche al castello, troviamo Solofra infeudata a Giordana de Tricarico, madre di Riccardo Filangieri, signore di Candida, che le succederà nel possesso del feudo. Da un documento del 1321 si evince che Francesca della Marra, vedova di Riccardo Filangieri, possedeva ancora il castello di Solofra, che appartenne a questa famiglia fino al 1417, quando venne occupato con la forza da Francesco Zurlo, conte di Montoro. Nel 1495 il castello era in possesso di Ettore Zurlo, come si evince da documenti del periodo aragonese. La tipologia del castro solofrano è tipica delle fortificazioni campane dell’età sveva. Tuttavia non è da escludersi il rinvenimento di qualche traccia di antropizzazione militare del sito anche in tempi longobardo/normanni, a giudicare da rarissimi frammenti di ceramica altomedievale rinvenuta dall’Autore nell’area interessata. V’ è da aggiungere che l’area valliva del  locum Solofre, in età longobarda, era inclusa nella giurisdizione comitale del gastaldato di Rota e ad essa sottomessa. Nei tempi normanni il vico di Solofra dipendeva dal viceconte del castro di Montoro;non vi era, pertanto, edificato un vero castello di difesa, bensì qualche sparuto avamposto fortificato con dei militi. Solo in epoca sveva Solofra divenuta Università autonoma, vide erigere un modesto castello, i cui ruderi sono tuttora, in parte, conservati. Si deve, probabilmente, a Giacomo Sanseverino la struttura del castello a torri quadrate angolari e corte centrale, edificato a dominio del novello feudo;siamo intorno alla prima metà del XIII secolo. La fortificazione, in opera cementizia mista, è organizzata su due circuiti murari che occupano complessivamente un’area di circa mq. 5000, il primo dei quali è costituito dal castello vero e proprio. Elemento caratteristico del castello è la torre mastio, cioè la torre nord-est di dimensioni maggiori delle altre e discretamente conservatosi nel tempo. Nel livello inferiore è la localizzata la cisterna, caratterizzata da intonaco idraulico ancora in situ. Nel livello intermedio della torre mastio, al quale si poteva accedere attraverso una scala lignea proveniente dagli ambienti della corte di età successiva alla prima fase sveva della costruzione, è ubicato un  vano di passaggio, coperto con volte a crociera rette da archi gotici; da  qui   si   accede   ad un   secondo   piccolo   vano anch’esso con volte ed archi gotici e rari intonaci del XIV secolo. Il livello superiore del mastio era utilizzato come sala abitativa; vi si accedeva tramite una scala lignea o scalandrone. Annessa alla Torre principale si trova uno dei tre ambienti che costituiscono il nucleo principale abitativo del castello, di epoca successiva alla prima edificazione sveva. Sono tre avanti su tre livelli:l’inferiore, cantinato con carceri, il medio con sale abitate, camini e sala di rappresentanza;il superiore, con sale private e stanze per dormire. L’ingresso del castro vero e proprio era situato all’interno della corte fortificata dal primo circuito murario, provvisto da camminamenti di ronda e feritoie arciere e merli di gronda. Nell’angolo nord-ovest, collegato con il terzo ambiente abitativo era situata la seconda torre quadrata-angolare con funzione di rinforzo e vedetta, provvista di feritoie o saettiere, poi tompagnate nelle fasi posteriori con riutilizzo del castello a residenza temporanea in età aragonese o posteriore. Una terza torretta quadrata, di dimensioni minori, era posta nel vertice sud-ovest della corte principale, con specifica funzione difensiva ed avvistamento. Di questa struttura rimangono solo il livello inferiore della cisterna con intonaco idraulico conservato, ed una parte del livello superiore. Il primo circuito fortificato, merlato e con passaggi interni di ronda, si completava con una quarta torre pentagonale di età angioina, rilevata dall’Autore a seguito di indagine archeo/strutturale della cinta muraria. Nel  tratto più a nord della seconda cinta muraria si conservano i resti del muro fortificato racchiudente una modesta area trapezoidale ai piedi del mastio e costituiva il rivellino strategico del castro. Esso era caratterizzato da merlature di ronda e feritoie arciere per la  difesa  nord/est del  castello. Profonde sono state, inoltre, le trasformazioni subite dal modesto castello solofrano, sin dal XIV a tutto il XVIII secolo con il terremoto del 1731 e 1732.   Peggiore sorte, tuttavia, è stata inferta dalla  Solofra dei nostri tempi, con l’inurbamento massiccio e disordinato della collina a poche decine di metri dal  castro, distruggendo il secondo circuito fortificato nel tratto sud, ereditato integro al 1971.

Solofra (Av)  Castello svevo. Torre  mastio e  torre ovest  visti dal rivellino. ( © ) Francesco Guacci, 1999.

  

Per approfondimenti si rimanda al testo in allestimento: F. Guacci, il castello di Solofra, la storia, l’archeologia.