SOLOFRA: LA CHIESA DI SANT’ANGELO.

La collegiata: scrigno di fede, arte e storia secolari.

 

Nell’Archivio storico diocesano di Salerno si conserva il documento scritto più antico relativo alla primitiva chiesa matrice sotto il titolo di sant’Angelo. E’ una pergamena originale del giugno del 1042  sotto il principato di Guaimario e del figlio Gisulfo, in età longobarda, discretamente conservata. Il memoratorium sancì la cessione perpetua della pieve di sant’Angelo, contitolata a santa Maria, al presbitero di Solofra Truppoaldo, figlio del fu Diletto chierico del medesimo locum. Non si conservano notizie scritte anteriore al secolo XI . Tuttavia  appare certa  l’esistenza della pieve solofrana sin dal secolo  IX, fondata dalla  gente longobarda dimorante nella valle solofrana, a ridosso del vicino fiume e dell’antica strada consolare. La storia millenaria della chiesa matrice di sant’Angelo è oggetto di un profondo studio storico/scientifico ed archeo/palegrafico da parte di Francesco Guacci, di prossima pubblicazione. Altri Autori locali hanno profuso, negli ultimi tempi, notevoli contributi culturali di ricerca. Notevole anche il  recente contributo degli storici della Soprintendenza ai Beni architettonici, artistici, storici ed ambientali delle provincie di Salerno  ed Avellino, con la specialistica opera di restauro/consolidamento globale della chiesa collegiata  dissestata dal sisma del 1980 e l’edizione di studi storici interessanti. Testi  importanti sono stati profusi  anche dal solofrano avv. Francesco Garzilli, nel 1989  e da altri Autori non locali, attraverso lo sviluppo di tematiche affini (A. Braca, V. Pacelli, R. Lattuada ed altri). La storia della medievale chiesa di sant’Angelo, sorta poco distante dal fiume e posizionata  a ridosso del punto viario sannitico/romano, è legata a rari  documenti cartacei per lo più  risalenti alla fine del XIV e XV secolo. Piccola, angusta, con poche cappelle patronali  fondate da alcune famiglie nobili locali, la primitiva pieve  evolve in forma  basilicale a partire dal 1522, con un nuoovo progetto e l’abbattimento della preesistente obsoleta  struttura. La tipologia  della pianta del XV secolo mostra una pieve a tre navate e triabsidata di schietta matrice romanica.

La navata centrale era  il vero corpo della chiesa  con il suo titulus ovvero l’area del presbiterio, con le absidi e l’altare maggiore. Le navatelle laterali, strette, anguste e scarsamente illuminate, con  capriate a vista, accolsero le  prime cappelle patronali a partire dalla seconda metà del XIV secolo. Al 1389  risale il più antico atto diocesano che autorizzava al nobile Marzillo de Guarino di fondare la cappella gentilizia sotto il titolo di san Giovanni, successiva alla preesistente cappella angioina dei potenti e nobili Fasano, eretta sotto il titolo di san Filippo, poi contitolata a san Giacomo apostolo verso la fine del XV secolo. Nel 1459 l’arciprete solofrano d. Salvatore Papa erige la cappella patronale sotto il titolo di san Lorenzo martire:…ad manus dexteram quando intratire ad dictam ecclesiam. Nei primi anni del XVI secolo la chiesa medievale si era ingrandita con l’aggiunta, verso occidente, di una cappella/confraternita sotto il titolo di santa Maria delle grazie. Nell’interno della chiesa medievale, ormai insufficiente e contrastata dalla mole della viciniora magnifica chiesa di sant’Agostino, accolse le cappelle patronali  di don Paolo Papa, sotto  il titolo dell’Epifania, del feudatario Ettore Zurlo, fratello del rettore di sant’Angelo, l’abbate don Giovanni Zurlo, e dell’arciprete/cappellano della detta chiesa don Cosmo Guarino ronca sotto il titolo di san Pietro e Paolo. Erano situate nelle absidiole di sinistra (Zurlo) e di destra (Guarino ronca) del titulus. L’arciprete, ricco e dotto, aveva già  contribuito al restauro dell’antica chiesa, ormai cadente ed angusta; con proprio denaro aveva costruito un pulpito di legno. Più tardi, nel 1520, farà scolpire da abile artista napoletano della cerchia del Malvito, il suo sarcofago marmoreo sito nell’attigua cappella  verso  occidente  con  proprio  altare, cancello ligneo/dorato   e   pavimento  maiolicato  ad esagonette con stemma  nobiliare. Nella cappella dei nobili Zurlo, sotto il titolo di santa Maria della neve, eretta nel 1516/19, è certa la sepoltura del Suo figlio più illustre, morto nel 1536 :don Giovanni Zurlo, per decenni rettore di sant’Angelo e di sant’Agata di Serino. La medievale chiesa di sant’Angelo, accresciutosi delle nuove cappelle patronali riccamente ornate, fu demolita dalle fondamenta  verso la metà dell’anno 1522. Il nuovo progetto, amplissimo, si deve, verosimilmente, ad  un architetto cavese; della medesima città sono i fabbricatori esperti utilizzati,   nonostante vi fossero a Solofra bravi  magistri experti nell’arte del fabbricare . Tuttavia il  poderoso cantiere, sostenuto dall’Università solofrana titolare ab antiquissimo tempore dello jus patronato della chiesa mater et matrice di sant’Angilo, e controllato dai magistri  costituenti la fabrice omonima, con economi e procuratori, eletti annualmente, conobbe seri momenti di crisi, in particolare verso l’anno 1528 con la fine del feudatario Ercole Zurlo, catturato  dagli spagnoli perché filofrancese nella guerra del Lautrec. Durante tutto l’anno vi fu carestia e peste con centinaia di morti, proseguita per altri mesi dell’anno 1529.   Il cantiere fu sull’orlo del fallimento più volte, tanto che il primicerio Cosmo levò il Suo grido contro tutti, in particolare contro l’Università, il sindaco e gli eletti, per la trascuratezza e la cattiva sorveglianza  dei lavori:…male fatti…!  La basilica, nel frattempo, fu elevata a rango di vera collegiata con bolla dell’ordinario diocesano nel 1526 e confermata dal santo padre Clemente VII con bolla e sigillo plumbeo del 1529. Vi fu insediato un Capitolo canonicale di 12 sacerdoti solofrani con a capo un primicerio; furono stabilite le quote delle prebende ed ogni altra prerogativa spettante ad un Capitolo collegiale, compreso l’uso del sigillo proprio. Un esemplare, tra i più antichi,   è stato ritrovato dall’Autore nell’Archivio diocesano salernitano. La grande chiesa fu completata a pezzi ed in modo non sempre efficiente;solo nel 1544 furono elevati i pilastri di una delle navate laterali e nel 1553 fu coperta con tetto a capriate a vista l’imponente navata centrale. Qualche anno più tardi furono coperte anche le navate laterali. La grande chiesa madre si completò con la costruzione del turrito campanile , eretto tra il 1565 ed il 1572;due campane magne vi furono poste nella mai completata cella campanaria nel 1576, donate dall’Università titolare del patronato. Tuttavia l’imponente cantiere non ebbe fine; tra il 1578 ed il 1583 furono realizzati il gruppo ligneo/dorato del pulpito, della cantoria, dell’organo  e del portale centrale. Nel 1594 il pittore napoletano Giovan Bernardo Lama dipinse la pala dell’incoronazione della Vergine e dei sette arcangeli. Per il tutta la seconda metà del XVI secolo si alternarono magistri fabbricatori cavesi, scalpellini da Calvanico, artisti napoletani. Durante il XVII secolo dominarono artisti locali con la bottega dei Guarino ed il grande cassettonato ligneo/dorato ed i dipinti vetero/testamentari di Giovantommaso Guarino (1573-1637) completati dal figlio Francesco nella crociera (1536/1642 ed oltre). Nel 1614 fu finalmente completato il magnifico apparato lapideo del portale centrale, già commissionato nel 1553 e mai eseguito per il completamento della copertura lignea, urgente ed irrinunciabile. Notevole appare anche il magnifico pavimento maiolicato a modulo complesso di fabbrica napoletana, ascrivibile al maestro dei profili corrucciati, riscoperto da Francesco Guacci già nel 1978 e ricomposto da più saggi  del 1988, eseguiti sotto il pavimento marmoreo del 1876.

La collegiata è uno scrigno di fede, di opere d’arte importanti, alcune ereditate miracolosamente dalla distrutta chiesa medievale, la stragrande presenza  è opera dell’immenso cantiere di arricchimento decorativo, terminato solo nel 1750, con il grande restauro post terremoto del 1688, 1731 e 1732. Lunga e complessa è la storia dei suoi primiceri e degli antichi arcipreti e rettori; una pagina di rara suggestione ricomposta  dall’Autore e di prossima pubblicazione. Il secolo XVIII vide esplodere la grande fede popolare; Solofra elesse in sant’Antonio da Padova il suo secondo patrono. Si incentivano le feste sacre e le processioni con  i simulacri ligneo/dorati dei santi portati a spalla;primo fra tutti  il bel san Michele, opera squisita di Giacomo Colombo. Tradizioni, fede, folclore ereditate con orgogliosa  forza  campanilistica. Tuttavia nei tempi recenti  confinate a pura esibizione estetico/visiva, annualmente cadenzata da stereotipe scenografie viventi  neo/pagane.  Il testo dell’Autore, in allestimento, è frutto di una meticolosa ricerca a 360°, durata oltre 16 anni con fruttuosa e stravolgente rilettura di documenti cartacei inediti o sconosciuti. Una miniera inesauribile di informazioni storiche sulla vicenda del lungo cantiere della nuova chiesa collegiata, durato oltre 2 secoli, sui personaggi più eminenti, fra cui il rettore Giovanni Zurlo e l’arciprete Cosmo Guarino ronca, primo primicerio, veri artefici della rinascita della nuova collegiata. A loro è dedicata una biografia  molto approfondita, ricomposta attraverso la puntigliosa lettura di decine di atti cartacei epocali, confrontati e miscelati con eventi storici collaterali, con una metodologia analitico/descrittiva  innovativa. Della nuova collegiata si conosceranno gli architetti illustri, i magistri scalpellini, i decoratori, i pittori  illustri del viceregno e quelli locali, sconosciuti ma non di mediocre estro, tanto da costituire in Solofra una vera fucina d’arte rinascimentale a diffusione provinciale. Così si conosceranno pittori e scultori  solofrani della prima metà del XVI secolo di illustre prestigio, personaggi nobili, ricchi ed acculturati fautori della costruzione di palazzi importanti ed opere artistiche notevoli, donate alle numerose chiese e confraternite di Solofra. Straordinaria  quanto stravolgente è la storia ricomposta della magnifica (…. . distrutta nel 1887 !) chiesa di sant’Agostino e dell’annesso convento (…distrutto nel 1985…. sic!), così lontana dalla tradizionale fonte storica sulla  loro origine e fondazione. Dati storici di notevole suggestione, scientificamente documentati ed annotati, per le numerose chiese minori, monasteri, palazzi gentilizi oltre al poderoso palazzo ducale degli Orsini, e la storia archeologica alle Origini, la genealogia ricomposta dei feudatari, degli artisti minori, degli uomini illustri che hanno fatto la vera Storia di Solofra, sono descritti meticolosamente nel testo sulla Collegiata di  san Michele, con grafici e foto inediti, di prossima pubblicazione.

 

Per approfondimenti si rimanda al testo in preparazione: F. Guacci, la Collegiata di Solofra, un millennio di fede, arte, storia ed archeologia.