SOLOFRA STORICA.

IL RINASCIMENTALE PALAZZO ORSINI:

L’architettura, la storia.

 

Nel 1555 l’Università di Solofra, per circa un ventennio in regime di Autonomia come  libero demanio, oberata di debiti e stretta dalla morsa dei creditori, non ultimo il magnifico Alessandro de Antonori di Napoli, vende alla potente duchessa di Gravina e vedova di Ferdinando Orsini donna Beatrice Ferrella, il feudo con ogni prerogativa giuridico/economica annessa. La storia è lunga da raccontarsi in questa sintesi illustrativa; tuttavia maggiori e profonde argomentazioni si possono acquisire dai testi della storica Mimma De Maio, atteso l’allestimento dello studio di Francesco Guacci dal titolo: Il Palazzo Orsini di Solofra, la storia, l’architettura. L’idea di una residenza stabile nella terra di Solofra non è ben chiara;tuttavia la nobile duchessa intese erigere un grandioso palazzo con retrostante giardino, fontane e cinta di mura fortificate, sul sito dove era ab antiquo esistente un palazzetto gentilizio, fatto costruire dai predecessori baroni Zurlo di Napoli.   Quest’antica architettura  era non distante dalla chiesa matrice di sant’Angelo, separata dalla via consolare antica ( via  vetere) e da beni terrieri  burgensantici. Fu fatto demolire dalle fondamenta dalla duchessa Ferrella per la costruzione del primo palazzo residenziale su progetto dell’architetto Florio Campanile di Napoli. I lavori di costruzione furono affidati ad un manipolo di fabbricatori esperti da Cava, Giacomo Cafaro e da Roccapiemonte, Leonardo de Girardo . L’atto notarile è datato  5 maggio 1558  preceduto da altro rogito curato dal notaio Cesare Richerio di Napoli il 3 gennaio del medesimo anno. Il cantiere fu eretto non distante dalla chiesa di sant’Angelo;furono utilizzate, per economia, le pietre delle mura di cinta del castello; tuttavia l’edificio non giunse a compimento per le gravi lesioni, i cedimenti fondali che insorsero qualche tempo dopo. Le condizioni statiche erano così gravi da indurre la duchessa a far demolire questa prima versione e riprogettare, in forma più nobile e grandiosa, una seconda versione, affidando la revisione del progetto ad un illustre architetto di Napoli che operava sul cantiere della vicina chiesa matrice di sant’Angelo. Nel contempo fu raggiunto un accordo con l’Università che, lungimirante, volle approfittare del momento per far arretrare l’imponente fabbrica allineandola secondo il disegno di una  nuova strada, alternativa alla via vetere, angustra e stretta.    Fu stilato altro atto notarile verso il 1563, affidando la direzione dei lavori ad ingegneri ed esperti fabbricatori di Cava.    Ancora  furono  utilizzate le  pietre

delle mura del castello che furono definitivamente demolite (prima cerchia, verso la corte). La fabbrica fu ultimata verso il 1573 con il completamento del giardino fortificato retrostante verso la starza soprana, confinante con la chiesa di santa Croce. Sono stati riletti dall’Autore tutti gli atti notarili esistenti sulla storia di questa  importante architettura tardo/rinascimentale:dai magistri fabbricatori, dai lapicida ai magistri faberlignari che realizzarono le capriate, con legno di castagno dei boschi serinesi. Il palazzo ebbe fasi alterne evolutive; nato con apertura tradizionale verso nord, ed i giardini grandi, con corte centrale, pozzo, e fontane con acqua sorgente, fu parzialmernte danneggiato dal terremoto del 1688, ed ancora da quello più forte del 1732.

© F. Guacci, 1998, Palazzo Orsini e colonna litica del XVIII secolo conosciuta come “Calvanico”.

 

Fu realizzato il quarto di fabbrica mancante su ampi fornici e portale che dava nella strada interna carrozzabile verso la starza soprana. Il salone di rappresentanza nord fu fatto affrescare dal duca cardinale Domenico Orsini verso la seconda metà del XVIII secolo, con vedute dei feudi  nello stile in voga da ignoto artista napoletano. Lo stemma del cardinale degli Orsini d’Aragona con collare dell’ordine equestre di san Gennaro, capeggiava sugli architravi dei finestroni.

 

 © F. Guacci, 1998; Palazzo Orsini, salone del cardinale Domenico Orsini:affresco vedutista del XVIII secolo.

 

Questo ciclo di vedute, molto importante sul piano documentario, è stato distrutto dall’incuria degli uomini e dal terremoto del 14 febbraio del 1981. Anche le stalle ducali con rispettive mangiatoie erano illeggiadrite da affreschi con immagini sacre e profane, del XVII e XVIII secolo. Dell’importantissimo ciclo di vedute, comprese  quella del palazzo ducale di Solofra con  Calvanico e palazzotto gentilizio del XVI secolo e panorama della città, non rimangono che pochi frammenti a testimonianza di un patrimonio storico/artistico lasciato morire per insensibilità ed incompetenza.

 

Per approfondimenti si rimanda al testo in allestimento: F. Guacci, il Palazzo Orsini di Solofra.