Nara Convention Hall

Nara, Giappone 1996-1998

Arata Isozaki

costruzione

Arata Isozaki concepisce questa architettura come un monolite indipendente perché la città di Nara è caratterizzata dai suoi edifici isolati. I muri esterni dell'edificio sono ricoperti da tegole grigio scuro come quelle che ricoprono i templi.

Il teatro è dotato di un palcoscenico mobile che consente usi molteplici a seconda delle attività e della quantità di pubblico. Attraverso la rotazione e lo slittamento dei posti a sedere, il palcoscenico può così configurarsi: poco profondo per conferenze, simposi, proiezioni cinematografiche; profondo dotato di quinte per rappresentazioni teatrali; centrale per manifestazioni sportive come il sumo o la boxe.

Ruotando verso l'esterno una parte dell'ellissoide è stato creato un muro che racchiude uno spazio neutro, ne esterno ne interno. Questo spazio si apre verso la passerella pedonale che si conclude con ampi gradini che possono funzionare da posti a sedere per rappresentazioni all'aperto.

Vedi la pianta

 

Di particolare interesse è il metodo costruttivo detto "panta-up", che consente di posare grandi coperture senza costruire un'impalcatura interna. I pannelli prefabbricati in cemento armato dell'ellissoide sono stati piegati e  posati sul terreno e poi issati, nell'arco di sei giorni, e infine fissati in posizione.

 

Lo stesso Isozaki in un'intervista rivela: "...quando le pareti del guscio erano ripiegate, sembrava un enorme insetto, che poi ha subito una graduale metamorfosi, attraverso le sembianze di una crisalide..."

 

La metamorfosi è il concetto chiave di questo progetto, non tanto l'oggetto finito, quanto il procedimento che l'ha generato; al suo interno l'oggetto architettonico continua a mutare adattandosi alle varie esigenze dei fruitori. Così le nuove architetture si appropriano di nuove caratteristiche non solo informano, ma sono iperfunzionali.

 

Questo modo di vedere l'architettura, mutevole, camaleontica, chissà che non sia la strada da seguire per il futuro. ESISTO IN QUANTO MI TRASFORMO potrebbe diventare l'assioma del futuro. Gli edifici cambiano per accogliere qualsiasi manifestazione, si sviluppa la tipologia del dome, queste grandi strutture che accolgono le funzioni più disparate.

 

 

Bibliografia:

Casabella 657/1998 p.4, Electa.

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