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Premessa
Restauro sonoro
I Racconti
Samples

Contami unu Contu. Vol III - Campidano

volume 3
Campidano

una produzione di Archivi del Sud
in collaborazione con la
Cattedra di Storia delle Tradizioni Popolari dell'Università di Cagliari
con il contributo della
Regione Autonoma della Sardegna
Assessorato della Pubblica Istruzione

Responsabili del progetto:
Consulenza scientifica: Enrica Delitala e Chiarella Addari Rapallo - Università di Cagliari
Restauro sonoro: Enzo Favata
Coordinamento generale: Enedina Sanna

Hanno collaborato inoltre:
Marina Favata, Antonella Sanna, Rita Marras, Filomena Santeufemia, Virgina Tatti


Premessa

Con questo CD che abbiamo intitolato "Campidano" si chiude - almeno per ora - la collana dei racconti tradizionali sardi Contami unu Contu.
Il termine "Campidano" deve essere inteso in senso linguistico più che geografico; i testi del disco, provenienti da località tra loro distanti ed amministrativamente appartenenti sia alla provincia di Cagliari sia a quella di Oristano, sono accomunati essenzialmente dall'essere narrati in varianti del campidanese. Come per i due precedenti CD (Logudoro e Baronie), la selezione dei brani è stata determinata in primo luogo dalla qualità sonora e testuale dei materiali posseduti; sebbene per tutta l'area del campidanese fossero state fatte, tra il 1960 e il 1980, numerose rilevazioni documentarie, all'archivio sonoro di Storia delle Tradizioni Popolari sono state cedute solamente tre delle raccolte fatte per tesi di laurea e cioè quelle dovute a Rita Marras, Filomena Santeufemia e Virginia Tatti. I racconti inseriti nel CD provengono da queste raccolte e documentano forme e modi di raccontare di Samugheo, Morgongiori, Marrubiu, Terralba, Narcao. Come si vede le località rappresentate non sono molte ed i brani sono in numero minore rispetto ai precedenti dischi; ma - a parte le limitazioni imposte dalla qualità delle registrazioni - abbiamo privilegiato i narratori più dotati e cioè quelli più atti a documentare la capacità di mantenere viva l'attenzione degli ascoltatori, di portare avanti un racconto lungo e complesso, di variare l'intreccio di base inserendo accanto ai motivi più magici ed arcaici elementi realistici e con riscontri nella quotidianità.
Anche in questo CD il nucleo più consistente di racconti appartiene alla categoria delle fiabe di magia che in Sardegna sono nettamente prevalenti sugli altri generi narrativi.

Figgia bella (TATTI, cat.11; AT 310) è una variante sarda de "La principessa nella torre" o "Raperonzolo" come viene chiamata la protagonista nel testo pubblicato da Grimm. La vicenda si snoda a partire dal motivo della donna incinta che ruba la verdura nel giardino dell'Orco; scoperta, per salvarsi la vita, promette al mostro la creatura che porta in grembo. L'Orco si presenta ad esigere il debito quando la bambina comincia ad andare a scuola e la rapisce col consenso della madre che però non la consegna personalmente. W.J. Propp (Le radici storiche dei racconti di fate, Torino, Boringhieri, 1972) individua in questa sequenza narrativa una traccia del rito di iniziazione, nella fase in cui i fanciulli venivano sottratti alla madre da "individui...mascherati da animali e da uccelli" per essere condotti nella foresta e segregati; nella fiaba la segregazione della protagonista è in una torre cui si può accedere solo arrampicandosi alla sua lunghissima chioma; è quanto fa il principe che dopo lunghe vicissitudini sposa "figgia bella". Il racconto, narrato in modo piacevole da Greca Tatti, casalinga ottantenne di Samugheo, è stato registrato nel 1974.

Su contu de Ottighitta (che abbiamo reso in italiano con "Sugherina") (MARRAS cat. 21) è una variante della diffusissima fiaba di Cenerentola (AT 510 B). Il narratore, Raimondo Floris di Morgongiori, ottantenne all'epoca dell'inchiesta (1074), è abile nel raccontare, capace di mantenere sempre desta l'attenzione, di buona memoria nonostante l'età; come mostrano gli altri testi da lui forniti ed inseriti nel lavoro della Marras, possedeva un ricco repertorio di fiabe di magia. La Cenerentola sarda, come ha dimostrato Chiarella Addari in un suo ampio studio, è la più diffusa delle fiabe di magia attestate in Sardegna e si presenta nelle due forme internazionali, 510 A (Cenerentola) e 510 B (Pelle d'asino), entrambe a tutti note grazie alle rielaborazioni letterarie dei Grimm, di Perrault, di Basile. In Sardegna la fiaba di tradizione orale presenta alcune particolarità soprattutto nelle versioni del tipo 510 B ove hanno rilievo centrale il tema del padre incestuoso e persecutore dell'eroina ed il mascheramento con l'abito di sughero da cui prende il nome la protagonista.

Su contu de sa fada Colombìa (MARRAS cat. 45) è una fiaba di magia fornita da Carmelina Marras di Marrubiu, casalinga di 59 anni nel 1974, che si dimostra una buona narratrice anche se la conclusione del racconto è affrettata. L'intreccio rientra tra quelli centrati sulla ricerca della sposa scomparsa e della sposa soprannaturale (AT 400), ma si sviluppa in modo originale in particolare per il motivo del tabù di toccare i capelli della moglie-fata. Interessante anche l'episodio, documentato in altri contesti, relativo alla madre dei venti: l'eroe alla ricerca della moglie-fata scomparsa in seguito all'infrazione del divieto, giunge alla casa della madre dei venti la quale indurrà Tramontana a mettere il protagonista sulle tracce della fata Colombina.

Su contu de sa familia pobera (MARRAS cat 36) è un racconto religioso (AT 750 B) del ciclo, ad ampia diffusione in Sardegna, su Gesù "quand'era sulla terra"; si tratta di narrazioni semplici che si riannodano agli exempla medioevali per la finalità di esemplificazione morale, ma che sono anche caratterizzati da accentuati toni umoristici che si concentrano per lo più sulla figura di San Pietro. La narratrice, Emma Pilloni, casalinga di Terralba, all'epoca di 56 anni, racconta con disinvoltura ed immediatezza, soffermandosi spesso su particolari del contesto ambientale.

Ben diverso il tono della Leggenda su Monte Arci e Marrubiu; la leggenda eziologica (nascita di Marrubiu in seguito all'abbandono di un paese sul Monte Arci) si risolve in una narrazione dai toni cupi sulla ricerca di un tesoro custodito da una serpe diabolica e su messe nere (MARRAS cat. 45; narratrice Carmelina Marras, cit.).

Nonostante la brevità e la esiguità dell'intreccio, Pullighitta (TATTI cat. 78) è testo di particolare rilievo perché appartiene ad un genere scarsamente documentato per la Sardegna; le narrazioni di questo tipo si caratterizzano per una particolare struttura formale detta a sovrapposizione o a catena. La storia di Pullighitta, narrata dalla già citata Greca Tatti di Samugheo, si basa sul motivo della gallinella che si rifiuta di fare l'uovo e della padrona che fa intervenire vari oggetti ed animali (AT 2030). L'intreccio si costruisce con l'impiego di un'unica formula che va via via accrescendosi e gonfiandosi, ma senza aggiungere altre informazioni e che procede fino al momento in cui un anello della catena si spezza: l'ultimo intervenuto accetta di agire determinando lo scioglimento della catena. Come dice Thompson "il racconto a catena non manca mai di risolversi, per gradi, in un lungo riepilogo finale, che contiene l'intera sequenza" la quale basta da sola ad informare sul contenuto del testo il cui pregio sta soprattutto nell'abilità del narratore che riesce a portarlo a termine senza errori.

Il lungo brano proveniente da Narcao che fu raccontato nel 1974 da Luigia Dessì, casalinga di 62 anni all'epoca (SANTEUFEMIA cat. 46), è in certo modo anomalo rispetto agli altri brani. Efisiu e Cristina infatti non è una storia di magia o un qualsiasi altro racconto tradizionale, ma è il resoconto di un grave fatto di sangue realmente accaduto alla fine dell'Ottocento. Lo abbiamo inserito in questa esemplificazione di forme del racconto orale sia perché oggi l'autobiografia e la memoria di vita vissuta sono sempre più spesso oggetto di studio da parte del demo-antropologo, dello storico sociale, del dialettologo, sia perché il nostro testo costituisce un chiaro esempio di come un avvenimento reale venga trasfigurato nel corso del tempo e nella memoria della gente, come - in altri termini - la vita divenga leggenda. Il lungo racconto è infatti sempre in equilibrio tra descrizione puntuale e realistica degli avvenimenti e loro inserimento in un'atmosfera fantastica; in tal modo, accanto ai motivi che riportano all'ambiente dei furriadroxus del Sulcis (si pensi ai rinvii alle attività ed alle strutture familiari e di comparatico, al pianto funebre, ai proverbi), si ritrovano motivi tipici della fiaba di magia, della leggenda religiosa, della novella, del romanzo d'appendice (ed oggi potremmo dire della telenovela).

Il continuo sovrapporsi di elementi arcaici, motivi fiabistici internazionalmente diffusi ed elementi più attuali e tipicamente sardi, è caratteristico dei brani prescelti che, tra l'altro, attestano la capacità della fiaba e degli altri racconti di adattarsi via via a nuove situazioni pur mantenendosi fedeli alla struttura tradizionale. Specchio del conservatorismo, dell'evoluzione ma anche dell'attenuazione della narratività è la stessa lingua: la strutturazione del discorso ed il lessico, come può vedersi in particolare nel testo di Narcao, oscillano al pari dei contenuti tra forme conservative (oggi probabilmente non più vive) ed italianismi.

Chiarella Addari Rapallo
Enrica Delitala
Università di Cagliari

Annotazioni sul restauro sonoro

I materiali restaurati in questo lavoro sul Campidano presentavano all'origine una buona conservazione e soprattutto una buona cura nella registrazione, in aggiunta si è verificata una fortunata situazione di buona conservazione dei supporti, benché fossero audiocassette della prima generazione, con una qualità del supporto magnetizzato ben lontana dai tecnologici nastri che oggi normalmente vediamo al supermercato, comunque questi nastri hanno permesso di conservare delle voci calde ed armoniose con una forza evocativa dirompente, timbri vocali che difficilmente oggi possiamo trovare, ma che la inevitabile perdita di informazione sonora dovuta alla lenta smagnetizzazione nel corso degli anni ha indebolito.

Ripercorrendo le due precedenti tappe del restauro di questa serie Contami unu Contu, voglio illustrarle a grandi linee per chi non possiede gli altri due lavori della collana e non ha letto le mie precedenti note sul restauro sonoro: nel nostro laboratorio utilizziamo computer dell'ultima generazione ad impiego multimediale, su piattaforma Macintosh: macchine velocissime e potenti che ci hanno permesso, sin dall'esordio di questo progetto, di lavorare agilmente e con una certa accuratezza con grandi masse di byte di cui hanno necessità i programmi di editing digitali di alta qualità ed il trattamento dei materiali sonori.
Con l'aiuto dei collaboratori che nel corso di questi tre anni si sono occupati del restauro, ho immesso all'interno di potenti hard disk una grande quantità di documenti che non avevano le stesse caratteristiche di perfezione dei moderni detentori della cyber-memoria: questi documenti erano sorretti da deboli memorie appigliate a labili nastri magnetici, registrate con macchine agli albori della diffusione di massa del registratore domestico, avvenuta proprio tra gli anni '60 e '70, apparecchi con difetti di riproduzione e rigorosamente monofonici, caratterizzati da un fastidioso e persistente rumore di fondo, dovuto ai motorini di avanzamento del nastro.
La prima tentazione fu quella di ricostruire le tessere mancanti del segnale sonoro e di dare splendore e presenza a quelle voci, eliminando totalmente tutti i fruscii e rumori di vario genere, insomma rinnovare secondo il nostro odierno gusto dell'ascolto sonoro, quei documenti che risultavano ad un primo impatto cosi improponibili in un'era che sembra (o crede di) aver raggiunto la perfezione della riproduzione sonora.
Ma non ho ceduto a questa tentazione e, a distanza di quattro anni dall'esordio di questo progetto, continuo a ribadire il concetto maturato durante il corso del lavoro: conservare quei documenti con i segni del tempo senza tradirne la collocazione cronologica (secondo le indicazioni della Carta Internazionale del Restauro del 1972).

Oggi possiamo dire che tutti i documenti restaurati e conservati nel nostro archivio ed i CD della collana non hanno modificato la loro originaria caratteristica timbrica; l'intervento, infatti, si è limitato a garantire il mantenimento del segnale audio così come ci è giunto attraverso il tempo.
Infine, al momento di andare in stampa, una riflessione ancora si è aggiunta in questo nostro work-in-progress: ripercorrendo a ritroso la storia delle registrazioni, siamo arrivati alla semplice conclusione che l'ascolto di quei documenti doveva essere trasformato da un normale ascolto stereofonico di un moderno CD allo stato originario in monofonia, rispettando dunque la piattaforma sulla quale furono registrati e riascoltati dagli studenti ricercatori di allora. È questa la principale novità rispetto ai due precedenti CD.

Qui termina per il momento il viaggio o l'avventura di questi documenti, partiti anni orsono dalla voce di un uomo o di una donna, attraverso un percorso fatto di condensatori e transistor nei piccoli registratori portatili, aggrappati poi sui nastri magnetici, trasportati in macchina nelle tortuose strade sarde e, dopo un prezioso lavoro di ripetizione continua per la realizzazione delle tesi di laurea, destinati forse ad una triste condanna: l' oblio su uno scaffale.
Per caso o per sorte il loro viaggio è ripreso circa 30 anni dopo, attraverso nuove strade fatte di silicio, microchip, circuiti digitali, memorie di massa, tutti ambienti nuovi, asettici, silenziosissimi e luminosi, quasi inquietanti, per poi arrivare dentro un supporto dal nome a loro sconosciuto: compact disc, un oggetto dal colore metallico e scintillante che permette quotidianamente, attraverso l'impercettibile strofinìo di una luce sulla sua superficie, di far arrivare le loro storie al nostro orecchio, ogniqualvolta esprimiamo il desiderio di ascoltarli, per stimolare la nostra immaginazione e/o la conservazione della nostra lingua.
Che strano, tutto questo mi fa venire in mente la ... lampada di Aladino. Beh!... In fondo che c'è di strano! ... Dopo tutto anche quella è una fiaba.

Enzo Favata
Responsabile del restauro sonoro

I Racconti

Racconti del Campidano

1. Su contu de Ottighitta (Morgongiori) (17.01)
2. Su contu de sa familia pobera (Terralba) (5.46)
3. Leggenda su Monte Arci e Marrubiu (Marrubiu) (3.58)
4. Figgia Bella (Samugheo) (11.07)
5. Pullighitta (Samugheo) (2.13)
6. Su contu de sa fada Colombìa (Marrubiu) (7.09)
7. Efisio e Cristina (Narcao) (22.11)

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