|
Con questo CD che abbiamo intitolato "Campidano" si chiude - almeno per ora - la collana dei racconti tradizionali sardi Contami unu Contu. Figgia bella (TATTI, cat.11; AT 310) è una variante sarda de "La principessa nella torre" o "Raperonzolo" come viene chiamata la protagonista nel testo pubblicato da Grimm. La vicenda si snoda a partire dal motivo della donna incinta che ruba la verdura nel giardino dell'Orco; scoperta, per salvarsi la vita, promette al mostro la creatura che porta in grembo. L'Orco si presenta ad esigere il debito quando la bambina comincia ad andare a scuola e la rapisce col consenso della madre che però non la consegna personalmente. W.J. Propp (Le radici storiche dei racconti di fate, Torino, Boringhieri, 1972) individua in questa sequenza narrativa una traccia del rito di iniziazione, nella fase in cui i fanciulli venivano sottratti alla madre da "individui...mascherati da animali e da uccelli" per essere condotti nella foresta e segregati; nella fiaba la segregazione della protagonista è in una torre cui si può accedere solo arrampicandosi alla sua lunghissima chioma; è quanto fa il principe che dopo lunghe vicissitudini sposa "figgia bella". Il racconto, narrato in modo piacevole da Greca Tatti, casalinga ottantenne di Samugheo, è stato registrato nel 1974. Su contu de Ottighitta (che abbiamo reso in italiano con "Sugherina") (MARRAS cat. 21) è una variante della diffusissima fiaba di Cenerentola (AT 510 B). Il narratore, Raimondo Floris di Morgongiori, ottantenne all'epoca dell'inchiesta (1074), è abile nel raccontare, capace di mantenere sempre desta l'attenzione, di buona memoria nonostante l'età; come mostrano gli altri testi da lui forniti ed inseriti nel lavoro della Marras, possedeva un ricco repertorio di fiabe di magia. La Cenerentola sarda, come ha dimostrato Chiarella Addari in un suo ampio studio, è la più diffusa delle fiabe di magia attestate in Sardegna e si presenta nelle due forme internazionali, 510 A (Cenerentola) e 510 B (Pelle d'asino), entrambe a tutti note grazie alle rielaborazioni letterarie dei Grimm, di Perrault, di Basile. In Sardegna la fiaba di tradizione orale presenta alcune particolarità soprattutto nelle versioni del tipo 510 B ove hanno rilievo centrale il tema del padre incestuoso e persecutore dell'eroina ed il mascheramento con l'abito di sughero da cui prende il nome la protagonista. Su contu de sa fada Colombìa (MARRAS cat. 45) è una fiaba di magia fornita da Carmelina Marras di Marrubiu, casalinga di 59 anni nel 1974, che si dimostra una buona narratrice anche se la conclusione del racconto è affrettata. L'intreccio rientra tra quelli centrati sulla ricerca della sposa scomparsa e della sposa soprannaturale (AT 400), ma si sviluppa in modo originale in particolare per il motivo del tabù di toccare i capelli della moglie-fata. Interessante anche l'episodio, documentato in altri contesti, relativo alla madre dei venti: l'eroe alla ricerca della moglie-fata scomparsa in seguito all'infrazione del divieto, giunge alla casa della madre dei venti la quale indurrà Tramontana a mettere il protagonista sulle tracce della fata Colombina. Su contu de sa familia pobera (MARRAS cat 36) è un racconto religioso (AT 750 B) del ciclo, ad ampia diffusione in Sardegna, su Gesù "quand'era sulla terra"; si tratta di narrazioni semplici che si riannodano agli exempla medioevali per la finalità di esemplificazione morale, ma che sono anche caratterizzati da accentuati toni umoristici che si concentrano per lo più sulla figura di San Pietro. La narratrice, Emma Pilloni, casalinga di Terralba, all'epoca di 56 anni, racconta con disinvoltura ed immediatezza, soffermandosi spesso su particolari del contesto ambientale. Ben diverso il tono della Leggenda su Monte Arci e Marrubiu; la leggenda eziologica (nascita di Marrubiu in seguito all'abbandono di un paese sul Monte Arci) si risolve in una narrazione dai toni cupi sulla ricerca di un tesoro custodito da una serpe diabolica e su messe nere (MARRAS cat. 45; narratrice Carmelina Marras, cit.). Nonostante la brevità e la esiguità dell'intreccio, Pullighitta (TATTI cat. 78) è testo di particolare rilievo perché appartiene ad un genere scarsamente documentato per la Sardegna; le narrazioni di questo tipo si caratterizzano per una particolare struttura formale detta a sovrapposizione o a catena. La storia di Pullighitta, narrata dalla già citata Greca Tatti di Samugheo, si basa sul motivo della gallinella che si rifiuta di fare l'uovo e della padrona che fa intervenire vari oggetti ed animali (AT 2030). L'intreccio si costruisce con l'impiego di un'unica formula che va via via accrescendosi e gonfiandosi, ma senza aggiungere altre informazioni e che procede fino al momento in cui un anello della catena si spezza: l'ultimo intervenuto accetta di agire determinando lo scioglimento della catena. Come dice Thompson "il racconto a catena non manca mai di risolversi, per gradi, in un lungo riepilogo finale, che contiene l'intera sequenza" la quale basta da sola ad informare sul contenuto del testo il cui pregio sta soprattutto nell'abilità del narratore che riesce a portarlo a termine senza errori. Il lungo brano proveniente da Narcao che fu raccontato nel 1974 da Luigia Dessì, casalinga di 62 anni all'epoca (SANTEUFEMIA cat. 46), è in certo modo anomalo rispetto agli altri brani. Efisiu e Cristina infatti non è una storia di magia o un qualsiasi altro racconto tradizionale, ma è il resoconto di un grave fatto di sangue realmente accaduto alla fine dell'Ottocento. Lo abbiamo inserito in questa esemplificazione di forme del racconto orale sia perché oggi l'autobiografia e la memoria di vita vissuta sono sempre più spesso oggetto di studio da parte del demo-antropologo, dello storico sociale, del dialettologo, sia perché il nostro testo costituisce un chiaro esempio di come un avvenimento reale venga trasfigurato nel corso del tempo e nella memoria della gente, come - in altri termini - la vita divenga leggenda. Il lungo racconto è infatti sempre in equilibrio tra descrizione puntuale e realistica degli avvenimenti e loro inserimento in un'atmosfera fantastica; in tal modo, accanto ai motivi che riportano all'ambiente dei furriadroxus del Sulcis (si pensi ai rinvii alle attività ed alle strutture familiari e di comparatico, al pianto funebre, ai proverbi), si ritrovano motivi tipici della fiaba di magia, della leggenda religiosa, della novella, del romanzo d'appendice (ed oggi potremmo dire della telenovela). Il continuo sovrapporsi di elementi arcaici, motivi fiabistici internazionalmente diffusi ed elementi più attuali e tipicamente sardi, è caratteristico dei brani prescelti che, tra l'altro, attestano la capacità della fiaba e degli altri racconti di adattarsi via via a nuove situazioni pur mantenendosi fedeli alla struttura tradizionale. Specchio del conservatorismo, dell'evoluzione ma anche dell'attenuazione della narratività è la stessa lingua: la strutturazione del discorso ed il lessico, come può vedersi in particolare nel testo di Narcao, oscillano al pari dei contenuti tra forme conservative (oggi probabilmente non più vive) ed italianismi.
Chiarella Addari Rapallo
Annotazioni sul restauro sonoro
Ripercorrendo le due precedenti tappe del restauro di questa serie Contami unu Contu, voglio illustrarle a grandi linee per chi non possiede gli altri due lavori della collana e non ha letto le mie precedenti note sul restauro sonoro: nel nostro laboratorio utilizziamo computer dell'ultima generazione ad impiego multimediale, su piattaforma Macintosh: macchine velocissime e potenti che ci hanno permesso, sin dall'esordio di questo progetto, di lavorare agilmente e con una certa accuratezza con grandi masse di byte di cui hanno necessità i programmi di editing digitali di alta qualità ed il trattamento dei materiali sonori.
Oggi possiamo dire che tutti i documenti restaurati e conservati nel nostro archivio ed i CD della collana non hanno modificato la loro originaria caratteristica timbrica; l'intervento, infatti, si è limitato a garantire il mantenimento del segnale audio così come ci è giunto attraverso il tempo.
Qui termina per il momento il viaggio o l'avventura di questi documenti, partiti anni orsono dalla voce di un uomo o di una donna, attraverso un percorso fatto di condensatori e transistor nei piccoli registratori portatili, aggrappati poi sui nastri magnetici, trasportati in macchina nelle tortuose strade sarde e, dopo un prezioso lavoro di ripetizione continua per la realizzazione delle tesi di laurea, destinati forse ad una triste condanna: l' oblio su uno scaffale.
Enzo Favata
I Racconti
|