Recensioni
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Paradisi di massa
Danny Boyle, oramai in pianta stabile oltre oceano, si presenta con quest'opera che sicuramente non è rivoluzionaria, non è il manifesto di una generazione, ma non è neanche il film scontato che molti pensano. L'avere a disposizione dei mezzi produttivi così elevati a dato i suoi frutti, e il risultato e un'opera sufficiente sotto ogni punto di vista, che però pecca di superficialità in parecchi punti. Le tematiche care al romanticismo, quali la fuga dalla propria realtà, il gusto dell'esotico e dello sconosciuto, sono la colonna portante del film, ma in qualche modo non emergono con la dovuta forza. La fuga di Richard (Di Caprio) dalla sua vita, il suo voler
superare le normali concezioni di divertimento, di vacanza, questa voglia d'andare oltre, lo porteranno ad una crisi interiore fortissima. Una volta su quest'isola, reale, concreta, non rimarrà altro per lui che rifugiarsi in un mondo di fantasia, che immagina come un enorme videogame. Scherzerà con la sua vita e con la morte degli altri, finche non si renderà conto che quello che sta facendo è tremendamente vero. L'abitudine a vivere in un mondo in cui tutto è mediato, ci fa perdere le distanze tra la realtà e l'irrealtà, e a fatica si è consapevoli delle proprie azioni. Gli stessi abitanti di quest'isola, così fieri della loro diversità, non sono altro che turisti di una stazione balneare (così sono definiti nel film); schiavi delle loro cose materiali, e completamente incapaci d'affrontare situazioni d'emergenza. Il rispetto del loro segreto, la voglia di rimanere sconosciuti al mondo li spinge a compiere delle vere e proprie barbarie. Il loro ideale li ha resi ciechi alle grida di sofferenza dei loro compagni, e niente conta, se non preservare quello che si ha. Quest'isola è lo spaccato della nostra società, in cui ognuno si tiene stretto quello che ha guadagnato, e cambia strada se incrocia qualcuno che soffre: l'uomo è uomo ovunque anche in un luogo che assomiglia al paradiso. Danny Boyle, è un regista di talento, che però si manifesta tale a sprazzi, e il tutto oscilla tra una cruda storia, ed una favoletta per teen-ager, che non aspettano altro che vedere il "bel" Di Caprio. Peccato, perché le potenzialità c'erano.
Matteo
Catoni |