BOYS DON'T CRY
(Boys don't Cry)

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REGIA:    
Kimberly PIERCE

PRODUZIONE: U.S.A.   -   1999   -   Dramm.

DURATA:  114'

INTERPRETI:
Chloe Sevigny, Hillary Swank, Peter Sarsgaard, Alicia Garanson, Matt McGrath, Allison Folland, Brendan Sexton Jr.

SCENEGGIATURA:
Kimberly Pierce - Andy Bienen

FOTOGRAFIA:
Jim Denault

COSTUMI:
Victoria Farrell

MONTAGGIO:
Lee Percy, Tracy Granger

MUSICHE:
Nathan Larsen

Trama

Brandon Teena, una ragazza con un look mascolino, si finge uomo, e conquista parecchie sue coetanee. Ma questa finzione la porterà lontano dalla sua città, e la farà cadere in una storia più grande di lei.

Recensioni

 

 

 

Questa è la realtà

Boys don’t cry è un film vero. Vero perché non cerca di accattivare lo spettatore con virtuosismi tecnici, vero perché non ha paura di mostrare la realtà, spesso e volentieri misera, di un America irriconoscibile. L’America di provincia, piccola come la mentalità dei suoi abitanti, che non sanno vedere al di là dei loro nasi. Accade allora, che una ragazza con serissimi problemi d’identità sessuale, Teena, si finga uomo, e nonostante questo, sembri la persona più normale in mezzo ad una massa di gente unidimensionale, priva di spessore ed incapace di vivere. C’è un mondo fuori che scorre impazzito, eppure così vicino e raggiungibile; bisognerebbe avere il coraggio di prenderlo ed insieme ad esso la propria esistenza. Ma c’è un muro invisibile fatto di debolezze, che attanaglia tutti i personaggi di questo lavoro, e che gli impedisce d’essere reali. Non resta che chiudersi nel proprio privato, fatto di vizi, di retorica, di finti ideali, ed è tutto qui. Che effetto può avere in questo contesto una donna che non riesce ad esserlo? E che succede se qualcuno s’innamora di lei, Lana, e lotta contro la verità, fugge dal suo mondo, e si convince, che quell’amore impossibile, sia in realtà fattibile e bellissimo? Andrebbe tutto bene, probabilmente, se si vivesse in un luogo normale, ma il reato dell’ignoranza, è in questo luogo il più comune. Qualcuno si sente in dovere di fare giustizia, di eliminare quell’errore della natura, che appare così diverso alle loro menti ottuse. E Teena sarà uccisa, da due ragazzi del luogo, in un omicidio che più che di giustizia, sa di rivalsa. Persone che non hanno avuto niente dalla vita, diventano gli unici custodi dell’esistenza di qualcun altro, che ha come unica colpa, il manifestare la sua vera natura. Gente che non vale nulla, si arroga il diritto di decidere la vita e la morte d’innocenti, in un finale così tragico che ti gela il sangue. E questa è l’America, questa la morte, questa la tragedia di un film crudo, che ti butta addosso la verità, e che ha veramente poco della “ Bellezza americana”.

Matteo Catoni


Virtuosismo d'attrice in un film scomodo e attuale

Com'e' triste la provincia americana nell'interessante film di Kimberly Pierce tra giornate in cui, nonostante la noia latente, non c'e' alcuno spazio per la realizzazione dei propri sogni e tutto pare ruotare intorno a tacite leggi di apparente equita', tramandate di generazione in generazione. Non c'e' spazio in questo deserto per Brandon, che si sente uomo in un corpo di donna e segue con spontaneita' le sue pulsioni senza lasciarsi vincolare dal possibile giudizio degli altri. Il film segue il cammino di Brandon con un taglio un po' a tesi che contrappone la purezza della protagonista allo squallore delle persone che la circondano. Dopo una prima parte preparatoria, che ben caratterizza l'atmosfera in cui si muovono i personaggi, la degenerazione degli eventi e' ben calibrata e la tensione sale gradualmente rendendo tangibile la violenza psicologica e fisica che subisce la protagonista per la sola colpa di essere se stessa. Restano alcuni dubbi sulla dinamica dell'atto sessuale per Brandon e risulta poco chiara la scansione temporale in cui si svolge il tragico epilogo, ma il film funziona e sembra fatto apposta per scuotere il pubblico dal facile torpore delle scelte per forza giuste o per forza sbagliate. Nella provincia americana come dovunque!

Luca Baroncini

Commenti

 

 

Parabola "verista" sulla diversità? Ma quando mai... "Boys Don't Cry", opera prima della trentunenne Kimberly Peirce, è più che altro un' ignobile versione "exploitation" dei furbi filmetti da un po' di tempo tanto di moda (o almeno così pare, visti gli incassi) tra i ragazzini tele-sessodipendenti. A sfatare ogni dubbio sul film poi (ammesso che ce ne siano), fanno a gara la presuntuosa estetica (a base di saccheggi da Lynch e Van Sant), e l'ipocrisia delle sue "facce" (quella di Chloe Sevigny in particolare, è davvero insopportabile). Comunque sia, la Swank (premio Oscar), ha una forza di immedesimazione realmente straordinaria: Viene da pensare che si senta davvero un ragazzo.

Andrea Carpentieri


Matteo
Catoni
7

Stefano
Trinchero

Luca
Baroncini

Daniele
Bellucci
Andrea
Carpentieri
5
Giada
Bernabei
5
Oboo
 
Angelo
Taglietti
5
Luca
Pacilio
     
 

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