C'ERA UN CINESE IN COMA

Scheda

Trama
Recensioni
Commenti
Voti

REGIA:    
Carlo VERDONE

PRODUZIONE: Italia   -   2000   -   Comm.

DURATA:  108'

INTERPRETI:
Beppe Fiorello, Carlo Verdone,
Marit Nissen, Antonella Mosetti, Roberta Mancino

SCENEGGIATURA:
Giovanni Veronesi - Carlo Verdone - Pasquale Plastino

FOTOGRAFIA:
Danilo Desideri

SCENOGRAFIA:
Franco Velchi

MONTAGGIO:
Antonio Siciliano

MUSICHE:
Fabio Liberatori

Trama

Un manager dello spettacolo di media categoria si ritrova senza un suo comico mentre il pubblico attende; per rimediare manda il suo autista alla ribalta: nasce così una stella 'sexy-comica' destinata al successo e a mandare in rovina quello stesso uomo che gli ha consentito di sfondare.

Recensioni

 

 

 

La forza di Ercole

Ercole Preziosi, l'ultima creatura di Carlo Verdone, è un personaggio riuscito e abbastanza comico; vero concentrato di vizi e virtù italiche, il protagonista di "C'era un cinese in coma" è una figura doppia, a partire dal nome che evidenzia il suo essere diviso tra la forza dell'uomo di spettacolo e l'entusiasmo infantile e disorganizzato che lo porta a fallire in ogni ambito della sua poco scaltra esistenza.
Ma è tutto il film a essere centrato sulla doppiezza e sui problemi dei rapporti tra individui. Due sono i personaggi principali della storia: Ercole Preziosi, il solito Verdone dalla recitazione ormai un po' stereotipata ma pur sempre buona; e Nicola Renda, interpretato dalla fotocopia fraterna di Fiorello, destinato a diventare prima l'asso dell'incredulo Preziosi e poi il suo definitivo tracollo.
C'era un cinese in coma si apre con una serie di quadri che fanno il punto della situazione sulla vita del protagonista e sulla situazione generale dello spettacolo italiano: nella prima, esilarante, scena (forse tra le più belle del film) assistiamo all'elezione di 'Miss Regina di cuori', sagra della bellezza provinciale; elezione che deve svolgersi nella più nera catastrofe di un acquazzone improvviso che arriva giusto poco prima dell'entrata di Ercole, costretto a simulare un contegno che in realtà non conosce, tra ombrelloni volanti, riflettori che scoppiano e avvilenti pernacchie che lo portano a mollare tutto accompagnando con il consueto invito al pubblico ad andarsene a quel paese.
Probabilmente è questa l'opinione di Verdone sulla comicità e lo spettacolo odierni che circolano nelle sale e nelle fiere italiane: 'personaggi' decisamente non all'altezza che invece di fare una seria autocritica "smadonnano" per 'l'assenza di condizioni climatiche ottimali' e 'l'impreparazione culturale del pubblico', pubblico sempre meno disposto a ridere pensando e sempre più contento di fagocitare comici e teatranti mediocri, superficiali o anche volgari. Infatti non sono le mezze tacche di Preziosi a farsi largo nel mondo dello spettacolo, ma gli autentici 'fenomeni' che casualmente sbucano fuori per incredibili colpi di fortuna: è questo il caso di Nicola Renda, spedito da Preziosi a riempire un palco vacante e destinato a finire sulle copertine dei quotidiani e sugli assegni dell'industria del televisore. Preziosi non sa e non può capire il talento del suo giovane autista: lo spedisce sul palco implorandolo di raccontare la barzelletta del 'cinese in coma' ma si ritrova tra le mani una vera e propria creazione. Niki Renda va alla ribalta e improvvisa uno spettacolo slacciandosi i pantaloni, parlando di orgasmi, dando numeri di cellulare e altre idiozie; non dice nulla di intelligente, anzi non dice nulla; si limita a parlare di argomenti da chat line adolescenziale aggiungendo convinzione e un gran bel fisico mediterraneo. Preziosi ha generato senza volerlo un fenomeno che non comprende (dopo aver detto alla stampa che il suo ragazzo è spettacolo per palati fini riceve una telefonata per Renda che sembra suggerire qualcosa di 'leggermente' diverso) e che non sa gestire: dal primo al secondo tempo si ritrova dal comodo sedile posteriore al posto di guida. Le cose si rovesciano e Preziosi comincia a diventare un personaggio meno allegro: in una scena lancia il telefonino al suo autista che lo prende al volo dicendogli poi che 'sapeva che l'avrebbe preso'; un attimo dopo è Nicola a tirare il telefono a Preziosi che, goffamente, lo 'liscia' guardandolo andare in frantumi davanti ai suoi occhi: Ercole Preziosi è così, dà occasione agli altri di fare ciò che non sa fare lui. La storia procede, a volte un po' stancamente ma mai annoiando, e arriva al finale senza troppe sorprese. L'autista lanciato verso lo star sistem; il manager che perde, oltre la sua miniera d'oro, anche quel pezzo di umanità che aveva: la sua ditta, la sua famiglia (della quale sente l'esigenza soltanto nel momento in cui non gli è rimasto veramente più nulla). Dopo aver picchiato e punito Nicola, reo peraltro di prendere in giro sua figlia, Ercole Preziosi si allontana totalmente sconfitto e perdente, ma prima di sparire definitivamente ci fa la grazia di raccontarci finalmente la barzelletta del 'cinese in coma' (che mai Nicola ha raccontato nei suoi spettacoli-spazzatura): è una barzelletta non troppo comica e, anzi, alquanto triste; ci racconta di un carabiniere che per salvarsi dalla galera cerca di far parlare il cinese che ha appena investito ottenendo come risultato di ucciderlo per essersi messo sul tubo dell'ossigeno: è la storiella di un uomo che per riparare un danno ne fa uno più grande: decisamente la cifra del talento comico di Carlo Verdone.
Il 'cinese in coma' è indubbiamente migliore di prove infami come "Sono pazzo di Iris Blond" o "Viaggi di nozze", ma non manca di difetti.
Lo svolgimento, certo divertente, è a volte troppo 'ordinato' (dalle stelle alle stalle per uno e viceversa per l'altro); il trattamento riservato alle donne è avvilente (quindi: o un personaggio stupendamente approfondito come la Buy o la figlia di Dario Argento oppure uno stuolo di oche dai facili costumi) e tante altre 'mancanze' ci fanno venire in mente quella sempre evocata 'crisi delle sceneggiature' che sembra perseguitare il cinema italiano.
Ma Carlo Verdone non è di certo l'ultimo arrivato e questo film diverte anche senza la 'donnona' di turno che dobbiamo sorbirci, invece, per quanto riguarda la quasi totalità degli altri comici italiani. 

Italo Tardiola


Un bravo cinese

Sotto un certo punto di vista, con "C'era un cinese in coma",Verdone registra un passo indietro rispetto alle sue ultime opere: se infatti, in "Sono pazzo di Iris Blond" e "Gallo Cedrone", era ancora ravvisabile da parte del regista-attore un (modesto) tentativo di recupero dei suoi esordi, qui non ve n'è minima traccia, e tutto sembra concentrarsi più che altro, in funzione di una comicità "sporcacciona" a metà strada tra i Pieraccioni natalizi e le americanate alla "Tutti pazzi per Mary" .Tuttavia, Carlo, si conferma ancora una volta, non solo (al contrario di molti dei suoi epigoni) un discreto "filmaker",pareggiando abbastanza bene il conto tra ovvietà e tocchi azzeccati, ma anche un ottimo intrattenitore, riuscendo con la vis comica di sempre, se non a rimediare alla forte disomogeneità della sua storia, almeno a farla passare in secondo piano. Bellissimo e intelligente il finale, un pezzo di bravura, che da solo vale la visione di tutto il film. Bravo il fratello di Fiorello, qui alla sua prima prova cinematografica. Buoni anche i contributi tecnici. 

Andrea Carpentieri


Il ruggito del Verdone

È forte la tentazione di liquidare questo film definendolo l'ennesima variazione sul tema "è nata una stella", con rimpianti ed ingratitudini a grappoli. Ma "C'era un cinese in coma" lascia, per qualche ragione, stupiti e un po' turbati. Sarà la rinuncia al finale lieto (anche se la trovata finale è un colpo di genio comico, quasi un ritorno agli esordi cabarettistici), la struttura narrativa più libera che nelle opere precedenti (niente storia d'amore obbligata e niente superflui paesaggi esotici), o forse la sensazione che, finalmente, il regista si preoccupi più della sceneggiatura che delle battute, realizzando una commedia quasi seria, ben poco "da ridere" al di là di qualche momento francamente scontato (il concorso di bellezza, la serata in albergo) e di pochi colpi azzeccati (le audizioni), concentrata sui personaggi, o meglio, sull'unico vero personaggio, quello dell'impresario, intorno al quale ruotano l'ex autista ora divo, la moglie, la figlia, gli artisti dell'agenzia: sta di fatto che questa requisitoria contro la comicità senza gusto, il divismo senza stile e le relazioni senza cuore dei nostri tempi volgari, potenzialmente ad elevato rischio di noia e moralismo, suona spaventosamente sincera, tanto da assicurarci che l'autore ed il personaggio siano la stessa persona, e non poco coinvolgente (e ce n'è anche per la critica dal linguaggio marziano e dai facili e risibili paraventi "culturali"). È Verdone il professionista stagionato ma ancora entusiasta del suo lavoro, che guarda con malinconia e silenzioso sarcasmo le nuove leve, è Verdone quello con la faccia da povero idiota che sembra nato per essere vittima degli scherzi del destino e dell'ultimo venuto, arrogante e "dannato" (singolare l'analogia con "Perdiamoci di vista", in cui la vita professionale del conduttore TV Gepy veniva sì disintegrata dalla giovane Arianna, ma per essere poi dall'amore di e per lei). Ed è sempre Verdone quello che, alla fine, vince, perché la sua forza sta nelle regole, quelle che oggi non sono rispettate forse perché sconosciute (l'unico artista "onesto" è il vecchio prestigiatore Tiepolo). Per così dire, "C'era un cinese in coma" dichiara in modo perentorio quello che "Iris Blond" aveva solo accennato: qui, la rappresentazione del conflitto generazionale, a livello sia artistico (con Nicky) sia familiare (con la figlia), è cruda, non stemperata dalla tenerezza indulgente di Romeo per la fedifraga Iris. Un'opera amara, in sottotono ma non fiacca, testimonianza della vitalità di un autore/attore che non ha nessuna voglia di fare largo ai giovani. E non fa bene, fa benissimo, perché ha ancora parecchie frecce al suo arco e, in ogni caso, i degni successori (sia come comici, sia come registi) latitano.

Stefano Selleri

Commenti

 

 


Italo
Tardiola
6

Matteo
Catoni

Andrea
Carpentieri
7

Stefano
Selleri
7
   
           
 

Torna all' indice dell'Archivio