eXistenZ
(eXistenZ)

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REGIA:    
David Cronenberg

PRODUZIONE: Can/Gb   -   1999   -   Fantasc.

DURATA:  97'

INTERPRETI:
Jennifer Jason Leigh, Jude Law,
Ian Holm, Willem Dafoe, Sarah Polley,
Christopher Eccleston

SCENEGGIATURA:
David Cronenberg

FOTOGRAFIA:
Peter Suschitzky

SCENOGRAFIA:
Carol Spier

MONTAGGIO:
Ronald Sanders

MUSICHE:
Howard Shore

 

Trama

 

Allegra Geller è la misteriosa inventrice di un gioco di realtà virtuale che viene collegato direttamente al cervello del giocatore attraverso una “bioporta” situata in fondo alla schiena. Durante una dimostrazione del gioco, che riguarda un’esperienza collettiva ottenuta attraverso l’utilizzo di un “pod principale” (l’organismo bio-elettronico capace di entrare in relazione sensoriale con il giocatore) ed altri pod schiavi, Allegra Geller viene assalita da un fanatico che la ferisce alla spalla con una misteriosa arma biomeccanica. Affidata ad un giovane che aspira a “far carriera”, Allegra Geller fugge dall’attentato cercando di proteggere la sua invenzione. Tuttavia le due realtà, quella dei protagonisti e quella ricreata dal “pod”, iniziano a confondersi sempre di più.

Recensioni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quel che resta di David

Videodrome vent’anni dopo. Basterebbe forse questo a inquadrare l’ultimo lavoro di Cronenberg, che con eXistenZ torna a stratificare, confondere e contaminare diversi livelli di (ir)realtà in nome di un messaggio simile a quello del bel film dell’83 ma “traslato” dal mondo della televisione a quello dei videogiochi. Se però all’epoca (si fa per dire…) la constatazione che “la televisione è la realtà e la realtà è meno della televisione” faceva il suo bell’effetto profetico e dirompente, l’assunto eXistenZiale odierno (il rischio di svuotare di senso la realtà, di non saperla “cristallizzare” e riconoscere nell’epoca dell’homo tecnologicus votato alla virtualità), lascia quantomeno perplessi. Intanto ci sono anni e anni di letteratura cyber che girano intorno all’argomento, ma soprattutto c’è un cinema che si è già abbondantemente pronunciato in materia. Certo, si dirà, il canadese è (stato) una sorta di precursore cinematografico della mise en abyme “percettiva” dei livelli di rappresentazione…certo…è stato il primo a parlare in maniera credibile e rigorosa della contaminatio biologico-meccanica indotta della tecnologia…certo…è stato il primo a tentare una descrizione scientifica (meccanica?) della nuova sessualità anch’essa derivata dalle “nuove esigenze” dello tsukamotiano uomo-macchina sospeso nel limbo tra organico e inorganico. Certo. E’ stato. Ormai però il cinema di Cronenberg dà l’impressione di essere entrato in una sorta di virtuoso corto circuito, un loop nel quale gli stessi temi, ossessioni e intuizioni genialoidi sono reiterati più, pare, per coazione a ripetere che per una reale volontà di dotare di un messaggio un medium ormai perfetto e inattaccabile nella sua sterile autoreferenzialità. E’ proprio questo, credo, la grande forza e insieme il grande limite del cinema del canadese, l’aver perfezionato e codificato una propria architettura ormai tetragona, inattaccabile ma chiusa, autonoma, che sembra ignorare quello che gli accade intorno. Il risultato è che gli ammiratori acritici e incondizionati continueranno ad amarlo alla follia, gli altri avranno “l’ardire” di notare che cose simili a quelle cronenberghiane le hanno già viste in…Cronenberg ma anche in Tsukamoto e in “strange days”, “the game”, “nirvana”, “matrix” et cetera et cetera…; una sola, forse, la novità (vera o presunta) in eXistenZ…tra tanti marchi di fabbrica immediatamente riconoscibili (morbose sessualità “altre”, il fascino del disgustoso, la recitazione impersonale e straniante, la gelida fotografia di Suschitzky) sembra far capolino un variabile (X o Z naturalmente) che sa di corpo estraneo: un pizzico di (auto?)ironia.

Gianluca Pelleschi


Genio, pulsioni & ironia

Anche Cronenberg si avventura nel mondo della realtà virtuale, ma non dimentica le sue onnipresenti e un po' malsane pulsioni che si concretizzano in una efficace e fastidiosa commistione di carne, macchina e cervello.
Grande il fascino visivo e ammaliante il gioco di scatole cinesi in cui si sviluppa, senza perdersi, la sceneggiatura. Un gioco dall'apparenza effettistica ma, come spesso accade in Cronenberg, molto più sottile e insinuante (grazie anche a un'ironia inaspettata) che, attraverso continue e disturbanti trovate, trasmette ansie e inquietudini sulla realtà ormai prossima. Realtà reale o virtuale? Risposta difficile, in ogni caso, sottopelle.

Luca Baroncini


eXistenZ: torna l'originalità della "nuova carne"

Non vi è alcun dubbio sul fatto che David Cronenberg sia il regista più originale ed innovativo di quella folta schiera di autori che costituiscono il movimento della cosiddetta "nuova Hollywood" (etichetta dietro la quale si nascondono i nomi illustri di Martin Scorsese, Steven Spielberg, George Lucas, Francis Ford Coppola e tutti i più importanti autori americani dell'ultimo ventennio cinematografico), anche se spesso il suo cinema risulta piuttosto difficile da comprendere ed interpretare. A volte le misteriose tematiche sulla mutazione del corpo, presenti in ogni suo lavoro ed espresse al meglio con il concetto - oramai abusato - di "filosofia della nuova carne", sembrano non rimandare ad altro che a se stesse, mentre in altri casi si fanno portavoce di innumerevoli possibilità di interpretazione. Infatti Cronenberg, fin dai suoi esordi cinematografici nei bassifondi dell'horror di cassetta, ha sempre imposto una visione alterata della centralità del corpo nella pratica quotidiana, nonché un modo del tutto nuovo di intendere il rapporto tra il corpo stesso e le sue possibili mutazioni (che possono essere determinate da contaminazioni di natura biologica ma anche tecnologica). Così anche eXistenZ si inserisce prepotentemente in questo discorso, presentando però importanti innovazioni sulle quali vale la pena di soffermarsi.
Sono passati ben 18 anni da Videodrome - vero e proprio film manifesto del cinema di Cronenberg - ed ecco che il regista canadese realizza finalmente un nuovo prodotto basato su una sceneggiatura originale; questo è il motivo principale per cui eXistenZ va letto in una sorta di continuità con il ben più illustre predecessore. Infatti paragonare l'ultima fatica di Cronenberg a quel piccolo gioiello che fu (e che rimane tuttora) Videodrome può sembrare cosa presuntuosa o almeno velleitaria, poiché esiste una differenza oggettiva - ma non sostanziale - che ci impone di procedere con adeguata precauzione. Tuttavia è innegabile che vi sia una continuità spaventosa nella filmografia di Cronenberg, e ciò appare ancor più evidente se prendiamo in considerazione tutti quei film da lui stesso scritti: partendo da Il demone sotto la pelle, per arrivare fino a Videodrome, è possibile rintracciare tutti gli elementi centrali del cinema di Cronenberg, che possono essere riassunti in un'unica espressione condivisa, pressoché all'unanimità, dalla critica: quella della "nuova carne". In questa prospettiva è dunque facile inserire eXistenZ, poiché presenta un futuro (non troppo lontano) in cui il perfezionamento della tecnologia porta alla scomparsa della stessa come oggi noi la conosciamo, intendiamo ed utilizziamo.
Innanzitutto, con eXistenZ, Cronenberg vuole darci una visione - la sua visione, ancora una volta "mutata" - del concetto di realtà-virtuale. Se abbiamo usato l'espressione "mutata" è solo perché la realtà-virtuale - per quanto oggi ancora grezza e trascurabile - è qualcosa che rimanda in modo diretto alla tecnologia; ma, mentre in Videodrome tutta la vicenda ruota attorno alla tematica della mutazione del corpo in rapporto alle nuove realtà tecnologiche dei mass-media, in eXistenZ non c'è alcuna traccia di computers. Anche la tecnologia è mutata fino a costituire un organismo a se stante: il Pod. 
Il gioco che Cronenberg descrive nel suo film è "vivo" (nel senso che è fatto di muscoli, tessuti, liquidi organici), respira, si muove e reagisce agli stimoli. Si tratta di un ibrido tecno-biologico (uova di anfibio imbottite di DNA sintetico) capace di stabilire una relazione sensoriale con il giocatore. Il Pod, una volta collegato alla bioporta, diventa un tutt'uno con l'essere umano; tra i due si stabilisce una relazione che, prima ancora di essere sensoriale, è fisica, materiale.
Se si cercano le novità apportate dal nuovo film di Cronenberg, crediamo che si debba insistere soprattutto su questo punto: sempre mantenendo una visione apocalittica sul futuro dell'umanità "manipolata" (in tutte le accezioni possibili), Cronenberg mostra un perfezionamento tecnologico che porta l'invenzione stessa ad essere "nuova carne" e non solamente il corpo che subisce la mutazione. Quasi si direbbe un passo indietro nel concetto di innovazione tecnologica, mentre invece si tratta del perfezionamento della stessa.
Il film vuole dimostrare la costante incertezza nella quale ci proiettano tutte quelle realtà-non-realtà che di fatto tendono ad eliminare la materialità della realtà quotidiana creandone una equivalente; tuttavia il corpo subisce delle profonde alterazioni che lo portano a trasformarsi in un simulacro non più controllabile. Ed è a questo punto che il finale del film (tranquilli, non abbiamo intenzione di rivelarvelo) diventa estremamente importante. Seppur il tema centrale compie un passo a ritroso, avviene ciò che per gli spettatori di Videodrome, a suo tempo, rimase un'utopia: la comprensione diretta del messaggio, senza preoccuparsi (troppo) delle possibili interpretazioni.
Per il resto eXistenZ è tipicamente cronenberghiano: come già detto, in esso ritroviamo tutti i temi cari al regista, a cominciare da quella "sporcizia" che rimane la vera e propria protagonista di tutte le inquadrature che compongono i suoi film; anche i riferimenti, più o meno impliciti, sono quelli rintracciabili in gran parte della filmografia del regista: la mutazione del corpo e degli apparati tecnologici, certamente, ma anche la sfiducia nel progresso e nella medicina (ancor più forte rispetto ai primissimi film) a cui si aggiunge - con eXistenZ - orrore per la moderna (o futura) ingegneria genetica; ma anche la visione dell'esistenza umana in chiave sostanzialmente fallimentare ed il richiamo continuo all'atto sessuale deviato (la bioporta, in alcuni casi, viene mostrata coma un terzo organo sessuale che non "presuppone" alcuna distinzione fra maschio e femmina). 
Allora ci piace leggere la vicenda di eXistenZ secondo questa nuova prospettiva, considerando Cronenberg il regista più estremo fra gli estremi del cinema mondiale, che diviene sempre più cupo e sempre meno fiducioso nei confronti di tutto ciò che mira a trascendere la materialità e l'equilibrio del corpo umano. 
Quando la realtà-virtuale, ricreata dal Pod in simbiosi con l'organismo umano, proietta i corpi dei due protagonisti in un mondo ri-costruito, la realtà che essi si lasciano alle spalle gli appare decisamente inferiore, superata, noiosa; se, quindi, la conclusione ideologica del film è chiaramente quella di voler indurre ad una riflessione sulle minacce legate ad un utilizzo improprio delle scoperte scientifico-tecnologiche operate dall'uomo (e Cronenberg non si dimostra affatto fiducioso, poiché anche la più modesta capacità di discernimento fra ciò che è bene e ciò che è male secondo lui risponde alle leggi del mercato - vedi Videodrome), si fa largo una nuova tematica anch'essa ricca di tradizione nel cinema di Cronenberg: la droga ed i suoi effetti. Che sia di carattere farmacologico o tecnologico non ha importanza: è sempre lei che, promettendo un'improbabile fuga dalla realtà quotidiana, ci lascia seri dubbi sull'effettiva utilità di certi mezzi di cui dispone la specie umana.
Insomma, se siamo lontani dal delirio visionario di Videodrome, stiamo pur sempre parlando di David Cronenberg.

Claudio Dezi


Canadian Cowboy Gets Nowhere

«eXistenZ» (con X e Z variabili infinite dell'essere), l' ultima attesa fatica di David Cronenberg, non è altro che lo sviluppo confuso e criptomanierista di un' idea banale e ritrita : quella dell' improvviso moltiplicarsi dei livelli di realtà, con conseguente sbandamento dei soggetti coinvolti . Dopotutto, escludendo alcune divertenti (ma inutili) schifezze bio-meccaniche, realmente al film non resta molto da offrire : la sceneggiatura è scritta con i piedi, gli attori sono poco convinti oltre che diretti male, e la vena pseudodemenziale c' entra come i cavoli a merenda . A salvare il tutto dalla catastrofe ci sono le splendida scenografia, la bella fotografia del fido Suschitzky, e soprattutto il fisico della ancora dannatamente arrapante Jennifer Jason Leigh . 

Andrea Carpentieri

Commenti

 

 

L'interpretazione di Jennifer Jason Leigh in eXistenZ difficilmente potrà essere dimenticata: l'attrice in questo ruolo si pone a pieno titolo come il prototipo della dark-lady moderna (o del futuro), una sorta di "cyber-darklady" che sprigiona una dirompente sensualità permeata di mistero e di ambiguità, subdola ingannatrice e contemporaneamente vittima perseguitata, proprio come nella tradizione hollywoodiana che ha consacrato le varie Barbara Stanwyck, Rita Hayworth, Jane Greer. No. Non dimenticheremo quel personaggio insinuante e deviato che Cronenberg, sbeffegiandoci fin dall'inizio, ha chiamato con quell'ossimoro che è Allegra Geller.

Daniele Bellucci


Gianluca
Pelleschi

6

Daniele
Bellucci
8

Luca
Baroncini

8

Claudio
Dezi
7

Matteo
Catoni

6

Andrea
Carpentieri

5

Stefano
Trinchero
7
Marco
Saraga
7
Giada
Bernabei
8
Alessandro
Poli
6
Luigi
Garella
8
Luca
Pacilio
Simone
Ciaruffoli
Manuel
Billi
       
 

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