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Pugni di rabbia
Sono tanti i film che prendono spunto dalle biografie dei grandi dello sport, da episodi di razzismo, da atti di violenza eclatanti, e in generale che attingono dal reale; il rischio, sempre dietro l'angolo, è quello di creare delle opere lente, prolisse e prevedibili, dato che la storia già c'è nota, ma per fortuna con Hurricane questo non accade. Realizzato con stile compatto ed efficace, nonostante la durata (parecchio superiore alle due ore) il tutto scorre quasi senza intoppi (troppo il tempo dedicato all'indagine finale, che rallenta eccessivamente il ritmo), e la realizzazione dal punto di vista tecnico è soddisfacente sotto ogni aspetto. La regia, in perfetto stile americano, e di maniera ma risulta efficace in ogni sequenza, non cercando mai di strafare e attenendosi a quello che il film richiede; allo stesso modo la fotografia ed il montaggio reggono bene anche alla lunga. Ma il vero punto di forza dell'opera è sicuramente Denzel Washington, probabilmente vicinissimo, con quest'interpretazione, alla definitiva maturità artistica. Se nella notte degli Oscar non avesse dovuto gareggiare con Kevin Spacey, probabilmente si sarebbe aggiudicata la statuetta. La bravura di quest'attore di colore, sta nell'aver reso Hurricane, questa leggenda del pugilato, un personaggio credibile; sovente si assiste a dei film che mitizzano qualsiasi personaggio facendolo sembrare un santo in ogni occasione, ma qui questo non accade. Quest'uomo è vero, la notte dell'arresto stava per tradire la moglie, soffre spesso di scatti di rabbia incontrollata, e superbo ed odia i bianchi. Soltanto con il tempo, ed attraverso mille difficoltà, avverrà la catarsi che lo riporterà sulla strada della tolleranza e gli farà abbandonare il suo lato oscuro. Hurricane risulta un film curato, equilibrato, e che alla fine lascia la sensazione di aver assistito al racconto di una bella storia, senza la pretesa d'insegnarci qualcosa, ma con la speranza di spingerci ad una riflessione.
Matteo
Catoni |