MICKEY OCCHI BLU
(Mickey Blue-Eyes)

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REGIA:    
Kelly MAKIN

PRODUZIONE: U.S.A.   -   1999   -   commedia

DURATA:  100'

INTERPRETI:
Hugh Grant, Jeanne Tripplehorn,
Burt Young, James Fox, Joe Vieterelli,
 James Caan

SCENEGGIATURA:
Adam Scheinman

FOTOGRAFIA:
Donald E. Thorin

SCENOGRAFIA:
Gregory P. Keen

MONTAGGIO:
David Freeman

MUSICHE:
Basil Poledouris

Trama

Il gestore di una casa d'aste decide di chiedere alla sua fidanzata di sposarlo ma lei rifiuta misteriosamente. Quando il giovanotto cerca di capirne le ragioni fa la conoscenza della famiglia della ragazza e scopre che si tratta di un clan mafioso.

Recensioni

 

 

 

La mafia fa ridere

Ultimamente sembra proprio che sia così, in Italia ma soprattutto in America: la mafia è diventata uno spunto gustoso per commedie esilaranti e parodie.
Dopo il riuscito Terapia e pallottole ecco l'incontro burrascoso tra Cosa Nostra e l'inglesino Hugh Grant (abbinamento piuttosto buffo già sulla carta, è innegabile). Immancabilmente, come in ogni film di Grant, ecco la storia d'amore (con prospettiva matrimoniale) come elemento centrale dell'intreccio. Il romanticismo è obbligatoriamente venato di ridicolo e quasi offuscato dalla sequenza di gag comiche che costellano la pellicola fin dalle prime scene. Mickey-Grant sa far sorridere anche regalando un anello di fidanzamento, figuriamoci quando entra in rapporto con una famiglia mafiosa e, in seguito, quando viene coinvolto direttamente nei loro traffici. Le sue prestazioni da finto mafioso sono forse scontate ma talvolta irrestibili (come anche la trovata della scimmia parlante, gli interventi del superiore di Mickey e la battuta d'asta con la vecchina). Il problema maggiore del film si fa sentire nella seconda parte, dopo l'omicidio e le inevitabili minacce di vendetta. A questo punto nessuno può più guardare le simpatiche acrobatizie dei protagonisti senza pensare che questo tipo di parodia consolatoria e semplificata si sposa difficilmente con la materia in discussione. Meno che mai risulta convincente un finale lietissimo e senza problema alcuno: anche considerando il genere a cui il film appartiene la sceneggiatura non regge il peso di tanto inverosimile ottimismo. Senza contare che ormai nell'attore Grant i pregi ed i difetti rischiano di coincidere. E' sempre, completamente, lo stesso personaggio. Un personaggio gradevole e riuscito, ma immutabile, e questo costituisce un limite per la sua carriera. Anche se molti (come chi scrive), lo apprezzano talmente tanto nel suo ruolo da non avvertire la noia: imbranato, impacciato, buffo con classe, quasi sempre innamoratissimo, in questo caso anche di un'ingenuità sconfinata (decisamente troppa). E dire che guardando il fallito tentativo di rivestire un ruolo diverso (Extreme measures) viene da pensare che Grant era piuttosto credibile, peccato solo che il film fosse brutto. La presenza della Tripplehorn è senza lode e senza infamia, quella di James Caan decisamente piacevole. Come sottofondo a tutto il film è stato inserito il campionario completo delle canzoni italo-americane, e sarebbero anche gradevoli se unite a tutti i possibili luoghi comuni suoi mafiosi (dalla gelosia al senso della famiglia) ed agli accenti siculi non risultassero un po' scontate ed eccessive.
Insomma se si sta al gioco e si sopportano personaggi esilissimi, paradossi, e totale assenza di riflessioni, con molta probabilità non mancheranno le risate.

Oboo

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Oboo
 
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