OGNI MALEDETTA DOMENICA
  (Any Given Sunday)

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REGIA:    
Oliver STONE

PRODUZIONE: U.S.A.   -   2000   -   Dramm.

DURATA:  162'

INTERPRETI:
Al Pacino, Cameron Diaz, LL Cool J,
Ann Margret, Matthew Modine, Edward Burns,
Elisabeth Berkley, James Woods, Dennis Quaid

SCENEGGIATURA: John Logan 

FOTOGRAFIA:  Salvatore Totino

SCENOGRAFIA: Victor Kempster

MONTAGGIO:
Stuart Levy - T. J. Nordberg - Keith Salmon

COSTUMI: Mary Zophres

MUSICHE:
Robbie Robertson, Paul Kelly, Richard Horowitz

Trama

La squadra dei Miami Sharks è in crisi dopo due anni di successi. L'allenatore, Tony D'amato, è pressato dall'insuccesso, dai var infortuni e problemi dei giocatori, dai malesseri all'interno della squadra e, soprattutto, dalla proprietaria , la giovane Cristina Pagniacci, che vuole, costi quel che costi, sotto ogni profilo, vincere il campionato.

Recensioni

 

 

 

Protagonista: " la palla ovale"...

Intenso, provocatorio, polemico, nella pura tradizione del suo regista, questo film è un atto d'accusa alla societa' americana con la mediazione del football, attraverso il quale si snodano le vicende dei personaggi, i loro rapporti interpersonali ed il ritratto di una societa' cinica, corrotta e spietata, tematica nè nuova nè originale, ma registicamente trattata in maniera superba. Ogni domenica maledetta si compie il rito della lotta per la vittoria, che di puro non ha nulla; anche se il pubblico osanna e si diverte sa benissimo cosa di losco e sporco c'è dietro lo sport; il gioco è un affare miliardario intorno al quale ruotano notevoli e variegati interessi, anche politici. Ad ogni partita questi "novelli gladiatori" scorrono immagini del film "Ben Hur" ) si gettano nell'arena dello stadio pronti e disposti a " morire " in tutti i sensi, come gli antichi predecessori. Interessanti le inquadrature, effettuate con particolari e sofisticate attrezzature, gli stacchi sul pubblico, sui monitors, sulle majorettes, con ritmo incalzante, e sulla palla ovale in primo piano, suggestiva, che racchiude in quell'immagine la sintesi del racconto. Da notare anche le sovrapposizioni d'immagini color seppia relative ai flashback del protagonista, che si intersecano alle sequenze della narrazione.
La vicenda cosi' esposta riesce ad appassionare al gioco anche lo spettatore profano e non sportivo e a travolgerlo, senza mai annoiarlo, anzi rendendolo partecipe al gioco stesso, come se vi fosse presente.
Superba l'interpretazione di Al Pacino; impegnata Cameron Diaz, in un ruolo diverso dai soliti.

Mara Taloni


Cinema a 360 gradi

E' cinema allo stato puro quello che per due ore e mezza aggredisce lo spettatore durante partite di football americano, vissute e filmate come fossero battaglie in cui in palio c'e' la vita stessa dei giocatori. Immagini ricche, riprese con angolazioni e tecniche diverse, montaggio frenetico, sound assordante, parole a raffica! Ma questo e' lo stile personale di Oliver Stone: tutto al massimo! A cominciare dai caratteri dei personaggi e dai contrasti che si creano, attraverso una sceneggiatura che funziona grazie proprio alle forti contrapposizioni che costruisce, in grado di appassionare e coinvolgere anche chi, come il sottoscritto, non conosce le regole del football e non ne e' nemmeno interessato.
Il rischio e' quello di un cinema di grana grossa, che predilige le emozioni epidermiche rispetto alle diverse sfumature dei personaggi. Ma Oliver Stone, grazie anche a una retorica comunque funzionale (non dimentichiamo che la retorica e' uno strumento per trasmettere un messaggio!) riesce comunque a rendere bene l'idea di una logica sociale e di mercato sottesa al business del mondo sportivo. Indimenticabile la sequenza che contrappone lo scontro generazionale e ideologico tra vecchio e nuovo, nel confronto tra Al Pacino e l'astro sportivo nascente, inframmezzato da sequenze di "Ben Hur". Insomma, ridondante, eccessivo, retorico, ma in grado di ridare al cinema la dimensione di grande spettacolo.

Luca Baroncini


Una partita deludente

Sinceramente, viene da chiedersi come un cineasta del calibro di Stone si sia convinto a girare un soggetto brutto e abusato come quello "Ogni maledetta domenica", e a farlo per giunta, dopo il (mezzo) passo falso di "U-Turn". Ne è uscito infatti (come era abbastanza prevedibile per chi già conosce lo stile "bigger than life" del regista), un insulso giocattolone "alla Bruckheimer", che per quanto si sforzi (al contrario di "Armageddon" o "The Rock"), non riesce neanche a divertire. Poco da dire, dunque : Filosofia macho, parolacce, urla, misoginia, e testosterone in dosi da cavallo, sembrano le uniche cose rimaste da dire al cinema dell' ex talk-show director. Spero con tutta la mia ammirazione per Stone, comunque, che il suo "Any Given Sunday", sia da leggere soltanto come un secondo incidente di percorso, dovuto (come la volta precedente) alla scelta (indubbiamente stupida) di una materia narrativa, che soprattutto alla luce di opere complesse come il bellissimo "Heaven and Earth" o "Nixon", appare ai nostri occhi decisamente inferiore alla sua effettiva "bravura" : La tecnica non basta a fare un film, insomma . La cosa più azzeccata di tutte, è a mio avviso il nome "super-weirdo" dato al patetico personaggio di Cameron Diaz "Christina Pagniacci"... Una partita deludente. A domenica prossima, Oliver. 

Andrea Carpentieri

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