Recensioni
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Come un caleidoscopio multicolore...
Colorato, solare, poetico, surreale, fantasioso... questi gli aggettivi che mi sembrano consoni a questo film rigoroso che, in prima battuta, potrebbe sembrare una commedia all'italiana, ma che poi ci porta ,invece, su altri fronti, all'insegna della distrazione, della gioia, del mutamento, dei profumi... E' un film sulla rinascita a seguito della scoperta consapevolezza dei quotidiani e tediosi compromessi familiari, che fa maturare nella protagonista la decisione di compiere la svolta della sua vita, per assaporarne ancora i piccoli piaceri, in una Venezia non fastosa e lucente, ma modesta, popolare, a volte degradata, dove incontra personaggi particolari: un anarchico fioraio (un cammeo di Felice Andreasi) che diverra' il suo datore di lavoro sui generis, dal cui negozio sembrano arrivare allo spettatore i profumi dei fiori, il cameriere islandese che si
esprime in un italiano aulico, frutto dell'amore per la poesia, ma nello stesso tempo dal passato conosciuto e che, attraverso la protagonista, si riappropriera' del valore della vita e reimparera' ad amare nuovamente; una
massaggiatrice olistica con la quale Rosalba entra subito in sintonia ( un rimando di intesa e coalizione tutto al femminile che è il perno de "Le acrobate"); il detective imbranato che le mette alle costole il
marito. Da sottolineare la fotografia che gioca soprattutto sui colori della natura, della citta', ma anche e forse soprattutto sulla vivacita' dei colori dei fiori, dei vestiti, dell'arredo, in contrapposizione ad alcune situazioni lente e cupe della vicenda. Licia Maglietta interpreta Rosalba in maniera splendida, come lei solare; Bruno Ganz, il cameriere islandese, ironico, comico e oscuro è perfetto.
Mara
Taloni
L'aria serena delle acrobate della vita
Soldini continua sulla strada di un cinema introspettivo in cui i dettagli
diventano quasi protagonisti, insieme ai fili del destino mossi da un millepiedi impazzito
che permettono incontri casuali in grado di rivoluzionare completamente la propria esistenza.
Il film ha un inizio avvincente con la brava Licia Maglietta, dimenticata in un autogrill da
figli e marito, che decide di prendersi una pausa dalla sua vita, diventata ormai da molti anni routine,
lasciandosi per caso trasportare dagli eventi fino a Venezia, citta' che non ha mai visto ma sempre sognato.
Penso scatti quasi subito l'immedesimazione con il suo personaggio, indipendemente dal grado di soddisfazione
della propria vita, rispondendo a una domanda interiore che porta a valutare ipotesi diverse. "Se fosse
capitato a me come mi sarei comportato?" Emoziona vedere la protagonista riscoprire il brivido di non sapere cosa
accadra' domani e anche gli incontri casuali sembrano dettati, piu' che dal fato, da una naturale predisposizione
alla vita in grado di filtrare automaticamente cio' che non e' affine. Dopo queste piacevoli intuizioni, pero',
il film un po' si perde. A parte un brillante Bruno Ganz, i personaggi di contorno tendono a prendere il sopravvento,
con le caratteristiche dello stereotipo e interpretazioni sopra le righe che risultano simpatiche, ma allontano dalla
realta' suggerita dallo spunto iniziale. Con un sorriso si coprono le varie problematiche e anche lo spessore
psicologico della protagonista diventa poco credibile e tutto proteso verso un finale conciliante ma poco incisivo.
Luca Baroncini |