A RUOTA LIBERA
 

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REGIA:    
Vincenzo SALEMME

PRODUZIONE:  Italia   -   2000   -   Commedia

DURATA:  90'

INTERPRETI:
Vincenzo Salemme, Sabrina Ferilli, Manuela Arcuri, 
Massimo Ceccherini, Carlo Buccirosso, Nando Paone

SCENEGGIATURA: Vincenzo Salemme

FOTOGRAFIA: Mauro Marchetti

SCENOGRAFIA: Sonia Peng

MONTAGGIO: Patrizio Marone

COSTUMI: Claudio Cordaro

MUSICHE: Antonio Boccia

Trama

Pericle, paralizzato in seguito ad un'operazione di ernia del disco e deciso a fare causa al chirurgo francese responsabile dell'intervento, conta sulla testimonianza dell'amico e ortopedico Mario, che però vorrebbe evitare lo scontro con l'illustre e potentissimo collega…

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Il nemico del cinema

La cosa più buffa del film è il fatto che si debba pagare per vederlo. La sensazione è quanto meno suggestiva, la trovata quasi machiavellica: lo spettatore entra in sala, si siede mentre le luci si spengono e si accende il proiettore, ed ecco, si ritrova in salotto, davanti alla Tv. Perché il livello di "A ruota libera" è quello di uno show del sabato sera, con battute fiacche e inutili bellezze al bagno. La storia è quella di un "uomo che amava la vita" (che poesia, signore e signori!) cui un macellaio d'oltralpe (tanto per non offendere i medici che potrebbero fare parte del pubblico) ha tolto l'uso delle gambe: il poveretto, rimasto pur sempre brillante e pazzerello (bisogna pur rispettare la macchietta del napoletano allegro), rimpiazza la possibilità di muoversi con l'emissione di fiumi di parole. Attorno a lui, la solita corte di parenti, amici e nemici: un avvocato farfallone e imbranato, un ortopedico un po' vigliacco (si chiama Pecorella, perché "nomen est omen" sempre e comunque) con moglie e figlio adolescente obeso (e invisibile) al seguito, due zie petulanti e racchie, l'infermiera, bella, sensibile e alla fine (ma no!) pure innamorata del paziente, il mellifluo professor Volpetti (vedi sopra) e la sua giovane consorte, ninfomane e sadica senza un perché. Questo circo, in potenza un discreto serbatoio di battute e situazioni grottesche e polemiche (o almeno tragicomiche), affoga nella prevedibilità e ripetitività dell'intreccio e nella sciatteria della realizzazione (più che un film completo, sembra una serie di appunti su un film da fare, una successione di ciak sbagliati girati in due settimane e montati in fretta e furia). Ma, il che è più grave, "A ruota libera" non è cinema, è solo teatro filmato, e per di più di mediocre qualità. Lasciando da parte i dialoghi invadenti e prolissi, che tentano disperatamente di echeggiare De Filippo, basta considerare la scelta delle inquadrature: all'inizio di una scena, la macchina da presa riprende tutto l'ambiente, dando il "colpo d'occhio" sul palcoscenico come se si alzasse un sipario. I primi piani sono ridotti al minimo, rari, allo stesso modo, i movimenti di macchina: le scene sono costruite con il solito campo e controcampo, e alla fine l'unica eccezione (ben poco originale, comunque) è il ciak sbagliato inserito nei titoli di coda, in cui appare la troupe. Salemme deve essersi convinto che basta usare sempre gli stessi attori nelle medesime parti e ammiccare alla grande commedia italiana (la scena della lettera in "Totò, Peppino e… la malafemmina", il negozio di articoli religiosi de "I vitelloni") per realizzare un buon film comico. Ma le battute sanno di muffa, i giochi linguistici, protratti per delle ore, suscitano a stento una smorfia di compatimento, i buoni sentimenti di polistirolo nauseano anche per la mancanza di introspezione psicologica cui si accompagnano, le belle di turno si spogliano ma con moderazione (vogliamo forse giocarci il pubblico infantile e soprattutto quello costituito dai genitori?). A proposito di belle: la Arcuri è meglio che torni nel calendario (quando apre bocca un brivido, non di ammirazione, percorre la platea), mentre la Ferilli dovrebbe prendersi un anno sabbatico per decidere se vuole restare la "valletta di Sanremo" a vita. L'unico del cast che risulta sopportabile (nei limiti) è Massimo Ceccherini, che si esibisce "en travesti" nei panni dell'orrenda e malevola zia Natalizia. Terribile il finale, dilettantesco e approssimativo come ciò che lo precede, persino più becero e volgare: non sarà comunque difficile dimenticarlo. Come tutto il film.

Stefano Selleri

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