ALMOST BLUE
 

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REGIA:    
Alex INFASCELLI

PRODUZIONE:  Italia   -   2000   -   Thriller

DURATA:  135'

INTERPRETI:
Lorenza Indovina, Claudio Santamaria,
Rolando Ravello, Andrea Di Stefano, Regina Orioli

SCENEGGIATURA: 
Sergio Donati - Alex Infascelli 
(dall'omonimo romanzo di Carlo Lucarelli)

FOTOGRAFIA: Arnaldo Catinari

SCENOGRAFIA: Eugenia F. Di Napoli

MONTAGGIO: Valentina Girodo

COSTUMI: Lia Francesca Morandini

MUSICHE: Massimo Volume

Trama

A Bologna l'ispettrice Grazia Negro è sulle tracce di un serial killer che contatta le sue vittime attraverso internet e ne assume connotati e personalità. Un giovane cieco è in grado di riconoscere la voce del folle omicida: ciò fa di lui una vittima designata ma, per l'ispettrice Negri, egli è l'unica speranza. 

Recensioni

 

 

 

Almost Boo

Non è detto che se un film parla di cose di successo e alla moda, il film diventi automaticamente di successo. Internet, il "piercing", i tatuaggi, la musica techno, Luther Blisset e l'era multimediale in generale sono cose molto serie, o almeno più serie del film di Infascelli. Almost Blue sembra affetto dallo stesso male che si propone di indagare: la mancanza di personalità. Come protesi applicate ad un corpo monco, le espressioni della cultura underground sono state incollate in fretta e furia a una sceneggiatura a cui, forse, si può perdonare di aver scopiazzato troppo apertamente, ma non di averlo fatto con cinque, se non dieci, anni di ritardo. Non è mischiando Seduzione pericolosa, Il silenzio degli innocenti e Trainspotting che si ottiene la somma qualitativa dei tre fattori. Anzi. 
Lo script, prevedibile e dilettantesco, ha il grave difetto di peccare in superficialità nel voler trattare tanti (troppi) temi e problemi che caratterizzano la cultura giovanile di inizio millennio. Il naufragio è completato da una recitazione eccessivamente calcata e certamente non adatta al tipo cast giovanile scelto per il film. L'impressione è che ci si trovi di fronte ad un cortometraggio annacquato, a una storiella gonfiata, in breve all'errore di chi crede che un'opera organica possa essere fatta da tanti piccoli virtuosismi. In questo minestrone di banalità a buon mercato emergono poche note positive come alcuni interessanti spunti di regia (ad esempio il colloquio tra il questore e la protagonista o il suggestivo dolly del finale) e di montaggio (quando riesce ad affrancarsi dallo stile, ormai obbligatorio, di "videomusic"). La bellissima canzone "Almost Blue", tema del film, non riesce a far dimenticare le domande che tormentano lo spettatore, come: perché in Italia non si riescono a produrre thriller dignitosi? O, ancor meglio: perché se ne continuano a produrre di tali?

Massimo Innocenti


Molto fumo e poco arrosto

Nonostante la trama venga rispettata quasi alla lettera, mancano le parole del testo letterario a collegare in modo sensato l'azione e a motivare i personaggi. Interessante la collocazione in una Bologna invernale e cupa, e funzionale, anche se non particolarmente originale, l'estetica visiva, debitrice di video-clip e pubblicita'. Quello che proprio non regge e' la sceneggiatura. Gia' nel romanzo alcune situazioni erano risolte in modo facile, con personaggi che per caso si trovano nel posto giusto al momento giusto. Ma il film, anziche' smussare questi aspetti, li amplifica, e le scene irrisolte sono davvero troppe: Simone, il ragazzo cieco, che accende la radio proprio nel momento in cui si annuncia che la polizia sta cercando chi ha inviato il messaggio della "voce verde", Simone che riconosce in discoteca il serial-killer senza alcuna logica, il commissario capo che compare di colpo solo per spaventare inutilmente il pubblico, il serial-killer che incontra la madre di Simone, la gigiona incursione in commissariato di Regina Orioli con il solo fine di scoprire il nome in rete del serial-killer. E' come se in molte sequenze il collegamento tra gli eventi venisse dato per scontato, facendo leva su informazioni a disposizione del pubblico ma non dei personaggi, e ritmo serrato e cura formale non riescono a compensare la mancanza di approfondimento di psicologie e situazioni. Poco chiaro, rispetto al libro, anche il legame simbiotico che si crea tra il serial-killer e Simone. Legame che il film risolve sbrigativamente, in modo meccanico. 
Resta il tentativo di un cinema di respiro internazionale, riuscito, in parte, nel look, ma deludente nella sostanza.

Luca Baroncini

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Massimo
Innocenti
3

Matteo
Catoni

Luca
Baroncini
5

Andrea
Carpentieri
Giada
Bernabei
Gianluca
Pelleschi
4
Simone
Ciaruffoli
4
Manuel
Billi
3
Alberto
Zambenedetti
     
 

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