Recensioni
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Di male in peggio
Oramai abbiamo gli occhi e le menti piene di questo genere di film,
e sinceramente questo ultimo romanzetto rosa da quattro soldi, non aggiunge nulla che non sia disturbo alla nostra conoscenza del genere. La storia è banale e quantomeno scontata, con il classico schema del vecchio playboy (Gere) immutabile nel suo ruolo, ed incapace di costruirsi una vita sociale "normale", che incontra una piccola ninfetta (Rider) pura e immacolata come un lenzuolo appena stirato. Il fatto che lui abbia già avuto una storia con la madre della ninfetta (ora morta), e che la nonna di lei prima gliela presenti e poi rimproveri il povero Gere di frequentarla, è solamente una delle seicento contraddizioni del film, che si trascina con stanco passo per le sue due orette. I personaggi che animano la storia sono di una piattezza e di uno squallore incommensurabili, e soltanto per citarne uno, viene in mente la figlia di Gere, che ha odiato tutta la vita il padre, ma che improvvisamente si fa viva e comincia ad amarlo ed aiutarlo, nella disperata ricerca di un medico. Già, un medico, perché non può esistere una vera storia d'amore senza pagare un caro dazio al destino: pagamento che magicamente si configura e prende forma nella malattia al cuore della povera Rider. Che commozione nella scena finale: neanche le appassionate di telenovelas avrebbero scritto una trama tanto scialba e superficiale, che infastidisce soltanto a pensarla. Ripercorrendo nei meandri delle nostre menti, quelli che potrebbero essere i ricordi di questo film, ci si accorge che queste due orette potevano essere spese in miglior modo, e si poteva risparmiare a noi stessi la visione di mandrie di teen ager civettanti alla solo vista del pur bravo Gere. Ciò che lascia l'amaro, ma sarebbe meglio dire il fiele, in bocca, è il fatto che il cast, e in definitiva l'intera componente tecnica del film, siano pienamente sufficienti, ma purtroppo sprecate per una produzione che non si regge in piedi neanche impalandola. Un'opera priva di qualsiasi innovazione sulle tematiche trite e ritrite del rapporto di coppia, priva del benché minimo spunto, sia esso narrativo o stilistico, incapace di creare la benchè minima attenzione su quello che sta accadendo sullo schermo. Si va avanti nella visone sapendo perfettamente quello che sta per accadere, e facendo scommesse in sala, sulla battuta che sta per essere pronunciata, riciclata da qualche Bignami per sceneggiatori in erba immaginiamo. In definitiva altro grande film della nuova Hollywood, avremmo voluto dire, ma come spesso capita stiamo qui a piangere sul nostro tempo sprecato.
Matteo Catoni
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