Recensioni
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Alla ricerca di emozioni perdute
Sponsorizzato da oltre un anno in tutte le sale cinematografiche, anticipato da moltissimi trailer, è giunto finalmente nelle nostre sale l'ultimo, ed evitabile, lavoro della Disney. Non ci sono dubbi che vedendo la spettacolare promozione che questo lavoro ha avuto, in molti si siano diretti nelle sale ansiosi e speranzosi di vedere una grande opera. La scena del furto dell'uovo, e del suo arrivo in una tribù di scimmie, aveva entusiasmato non pochi, ma dispiace dirlo, è l'unica cosa che si salva in tutto il film. Passati i primi minuti di stupore, dovuti ad una animazione semplicemente magnifica e perfetta, pian piano ci si accorge che il film ha veramente poco da mostrare e soprattutto da dire. L'assenza di veri momenti di pathos o di qualsivoglia emozione, è carenza troppo grave per un'opera che dovrebbe trascinarci nel mondo della fantasia, ma che ha come unico risultato quello di annoiarci. Si ha l'impressione che la Disney abbia lavorato esclusivamente sulla forma di questa produzione, tralasciando totalmente la sostanza dell'opera, con il triste risultato di fallire meramente. Certo, ci sono delle belle sequenze, e alcune volte ci si fa rapire dalla bellezza delle animazioni o dalle colossali scene di massa, ma i personaggi sono così mal caratterizzati che ci non si appassiona a loro, e figurarsi alla storia in sé e per sé. In definitiva vedere questo film d'animazione è come conoscere una donna o un uomo molto belli, ma che superato lo sbandamento dovuto all'aspetto, si scoprono vuoti e privi di qualsiasi attrattiva che non sia quella puramente estetica. La Disney, da molti anni purtroppo, non fa che proporci (tranne rarissime eccezioni) prodotti sempre più infantili e spettacolari, non capendo che neanche i bambini riescono ad affezionarsi alle loro storie, e non accorgendosi che i tempi in cui sapevano raccontare delle storie e commuovere anche i grandi sono passati. C'era una volta una casa di produzione che creava miti che duravano nel tempo, come i romantici "Lilli e il vagabondo", come i simpatici "Aristogatti" o come i teneri dalmati de "La carica dei 101", e questo giusto per citarne alcuni; abbiamo ora una ditta che sforna uno o più film all'anno, giusto per incassare dei bei soldi con i biglietti del cinema e con i gadget che vende nei Mc Donalds. I tempi sono cambiati, diceva qualcuno, e ce ne siamo accorti rispondiamo noi.
Matteo Catoni
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